Lavorare all’estero, ci provano sempre più medici. Ecco come si fa
(da Doctor33) Dei 90 mila italiani che si sono trasferiti all’estero nel 2014, 2363 erano medici contro i 396 di cinque anni prima. Il tasso di incremento, per uno spopolamento che colpisce soprattutto il Nord, si arriverebbe a 5 mila richieste in tre anni. Per andare dove? In Gran Bretagna, dove c’è carenza di camici, ma non solo: anche in Germania e Scandinavia. Al di là dei requisiti della conoscenza della lingua, materia dove ciascun paese alza e abbassa l’asticella secondo necessità, esistono regole fisse per chi dall’Italia vuol trasferirsi per esercitare fuori, le ricordiamo con l’aiuto degli Uffici Estero – Legale e Legislativo della Federazione degli Ordini. Le Autorità estere chiedono ai nostri camici una domanda di riconoscimento di laurea e specialità, un “attestato di conformità” per la libera circolazione nei paesi dell’U.E, in Svizzera o nell’Area SEE (Islanda, Liechtenstein, Norvegia) e un certificato di onorabilità professionale (“good professional standing”). Quest’ultimo è rilasciato dal Ministero della Salute per i paesi europei citati mentre per gli altri paesi può essere rilasciato in alternativa anche dagli Ordini provinciali e/o dalla Fnomceo.
Autocertificazioni – La domanda di riconoscimento si fa come medico specialista (modello G1) o come medico di medicina generale (modello G3), la modulistica è scaricabile dal portale del Ministero della Salute. Va presentata al Ministero della Salute, Direzione Generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del S.S.N. Uff. VII, Viale G. Ribotta 5, Roma o consegnata all’Ufficio Accettazione Corrispondenza allo stesso indirizzo. Alla domanda su modello G1 si allegano fotocopia della carta identità più autocertificazione (dpr 445/2000 art 46) che attesta il possesso del titolo di laurea, la denominazione, l’elenco degli esami sostenuti, date di immatricolazione e di conseguimento del diploma di laurea, informazioni sulla durata legale del corso e sull’Università che lo ha rilasciato, se si è svolto interamente in Italia (non lo fosse va allegata documentazione della delibera dell’Università di convalida degli esami sostenuti all’estero con firma del Rettore più elenco esami sostenuti in Italia). In autocertificazione vanno poi indicati il possesso del titolo di abilitazione con data di conseguimento; l’iscrizione all’Ordine con data e numero, eventuali cancellazioni precedenti da altri Ordini. Bisogna infine indicare se si sono riportate misure o sanzioni disciplinari “o amministrative”. Su ogni domanda a uno stato estero si paga una marca da bollo di 16 euro.
Particolarità – I medici specialisti di cui al modello G1 in autocertificazione devono indicare anche il possesso del titolo di specialità con denominazione, date di immatricolazione e conseguimento del diploma, durata legale del corso, Università che lo ha rilasciato e stato di servizio specificando le strutture pubbliche dove si è lavorato e, per le strutture private, si allega la documentazione direttamente prodotta. Se il corso di specializzazione è iniziato entro il 1983 o ci si è specializzati in oncologia medica con un corso di 4 anni anziché 5 (durata “Ue”), si deve dimostrare di avere lavorato in Italia almeno 3 anni consecutivi negli ultimi 5 nella specialità per la quale si chiede il rilascio dell’attestato. Chi aspira a fare il medico di famiglia Oltralpe deve compilare il modulo G3, inviando carta d’identità ed autocertificazione dove attesta la laurea, l’abilitazione, l’iscrizione all’ordine e il possesso dell’attestato di formazione triennale indicando denominazione e data di conseguimento del titolo e della regione che lo ha rilasciato.
Per chi viene dall’estero – Sia i medici e gli odontoiatri con titoli di laurea e/o specializzazione conseguiti sia in Paesi comunitari, Svizzera o in Paesi SEE sia quelli di paesi “non comunitari”, devono fare domanda al Ministero della salute e sottoporre il loro titolo di studio all’esame di una Conferenza dei Servizi. La procedura di riconoscimento della qualifica professionale è molto più rapida per i medici provenienti da Paesi comunitari. E’ invece più lunga per i medici provenienti da Paesi non comunitari e può concludersi con un rinvio ad una specifica prova attitudinale – questionario scritto ed esame orale – o con l’obbligo di seguire un tirocinio in una struttura sanitaria pubblica.
Tessera professionale alle porte – Per medici e odontoiatri con un titolo comunitario conseguito in un Paese UE, della Confederazione svizzera o dell’Area SEE (Norvegia, Islanda, Liechtenstein), o riconosciuto da un Paese comunitario, la situazione cambierà in un prossimo futuro quando entrerà a regime anche per la professione medica l’European professional card che certificherà la legittimità dei titoli posseduti dal professionista ed è la prova elettronica che il professionista ha superato i controlli amministrativi e ottenuto il riconoscimento delle proprie qualifiche professionali nel paese ove intende esercitare, o che risponde alle condizioni necessarie per prestare temporaneamente i suoi servizi in tale paese.