Omceo Roma, preoccupati da sistemi informatici e certificazioni

(da AdnKronos Salute)  Informatizzazione in sanità e applicazione del sistema Tessera sanitaria (Ts). E insieme la preoccupazione per un “sistema che fa gravare sul medico incombenze improprie” e sul “sistema di certificazione delle malattie”. Questi i punti al centro del focus dell’Ordine provinciale dei medici-chirurghi e degli odontoiatri (Omceo) di Roma, che si è concluso la scorsa settimana.  L’iniziativa di formazione continua (Ecm) si è articolata in due giornate di lavoro e ha affrontato vari aspetti: dagli adempimenti informatici correlati alla compilazione della ricetta in modalità dematerializzata, alle complessità dei sistemi delle reti pubbliche e private (quella regionale Sismed e quelle connesse al sistema Ts), agli invii delle certificazioni di malattia, la sicurezza e la riservatezza dei dati dei pazienti. Procedure che “seppur utili sotto molti aspetti, distolgono troppa parte del lavoro principale del medico”, lamentano gli esperti.  “Oltre il 20% del tempo a disposizione dei clinici, specialisti ambulatoriali e medici di medicina generale si perde battendo sui tasti di un computer e interfacciandosi con collegamenti di rete. E questo nelle migliori delle ipotesi”, commenta Cristina Patrizi, consigliere dell’Ordine e organizzatrice del focus. Ma oltre alla “preoccupazione per un sistema che fa gravare sul medico incombenze improprie” altro tasto dolente riguarda la “certificazione di malattia”.  I presidenti dell’Ordine di Roma, Giuseppe Lavra, e di Piacenza, Augusto Pagani, hanno ribadito la necessità di intervenire sull’attuale normativa, richiamando anche l’impegno assunto a dicembre scorso dalla Federazione nazionale (Fnomceo) di farsi portavoce di un disegno di legge che modifichi il sistema di certificazione delle malattie e preveda l’autogiustificazione per quelle brevi, in quanto non rientranti per la quasi totalità nei criteri e nelle definizioni previste per le malattie che possono essere direttamente constatate e certificate dal medico curante.  “Non è possibile sovraccaricare i clinici degli oneri telematici e difformemente applicati nel nostro Paese di una certificazione che nel 2015 ha determinato, secondo dati Inps, oltre 18 milioni di certificati trasmessi online al sistema Ts – evidenzia Lavra – Atti medici che si sarebbero potuti evitare o limitare dando al cittadino la possibilità di autogiustificare i primi giorni di malattia”. Dal confronto è emersa inoltre la richiesta di una “revisione della normativa Brunetta che ora prevede il licenziamento o la revoca della convenzione per il medico interessato da un provvedimento correlato a una certificazione di malattia che risulti non legittimamente formulata”.  “Siamo favorevoli all’informatizzazione se questa concorre al miglioramento del lavoro di migliaia di medici della sanità pubblica e privata – ha concluso Cristina Patrizi – ma non a sistemi troppo complessi che comportano una riduzione dell’attività clinica e distolgono tale lavoro e l’attenzione ai pazienti con compiti e mansioni che non sono proprie del medico”.