La dieta iposodica è davvero sempre salutare?

(da M.D.Digital)  Così si è sempre pensato ma alcuni dati sembrano suggerire che, in realtà, uno stretto controllo delle quantità di alimenti salati che vengono consumati non sia così utile e benefica per la salute cardiovascolare. A lanciare il provocatorio messaggio è un recente studio, che un gruppo di epidemiologi dell’Università di Boston ha presentato al congresso annuale dell’ American Society for Nutrition di recente conclusosi a Chicago. Secondo le parole di uno degli autori dello studio, Lynn Moore, professore associato alla Boston University School of Medicine, i partecipanti a uno studio a lungo termine non hanno ricavato vantaggi, in termini di riduzione della pressione arteriosa o del rischio di sviluppare malattie cardiache, da una dieta a basso contenuto di sodio. Un eccessivo controllo della quantità di sale consumato comporterebbe anche una riduzione dell’intake di potassio. I ricercatori sottolineano che i soggetti che assumono maggiori quantità di potassio godono di una migliore salute in quanto la maggiore assunzione di questo elemento è stata fortemente associata con una pressione sanguigna più bassa e con un minore rischio di malattie cardiache. E lo stesso vale per il magnesio. Va aggiunto che, alla luce di questi dati, l’American Heart Association (AHA), si è interrogata sulla validità dello studio e ha dichiarato che continuerebbe a raccomandare la limitazione dell’assunzione di sale (non più di 2.3 g/die, con un limite ideale di non più di 1.5 g/die). Secondo i nuovi dati invece, non sembra emergere alcuni rischio reale con il consumo di 3-3.5 g, soprattutto in presenza di una adeguata assunzione di potassio e magnesio. Quest’ultimo aspetto deve essere ben verificato, e l’obiettivo può essere raggiunto introducendo nell’alimentazione quotidiana una buona quantità di quegli alimenti ricchi di potassio (verdure a foglia scura, patate, fagioli, zucca, yogurt, salmone, avocado, funghi e banane).
Le scoperte del gruppo di Moore sono basate su dati provenienti da oltre 2.600 uomini e donne del Framingham Heart Study che al basale avevano valori normali di pressione arteriosa. I ricercatori hanno riferito che nel corso di un periodo di osservazione di 16 anni coloro che consumavano meno di 2.500 milligrammi di sodio al giorno tendevano ad avere valori pressori superiori ai soggetti che consumavano più sodio. Tuttavia la stima delle quantità di sodio e altri minerali assunte giornalmente è stata effettuata utilizzando dei diari alimentari mentre per una stima più precisa sarebbe opportuno ricorrere al dosaggio dei livelli di sodio nelle urine. I dati positivi relativi al potassio sono comunque confermati anche da altri studi: questo minerale favorirebbe l’eliminazione renale del sodio e quindi ne ridurrebbe i livelli ematici. Inoltre agisce favorendo la vasodilatazione e quindi contribuisce a ridurre la pressione.