Messaggi elettronici ai pazienti, medici statunitensi invitano alla cautela

(da Doctor33)  I medici dovrebbero fare molta attenzione nell’invio di messaggi elettronici ai propri pazienti: lo ha sollecitato in un apposito report la American medical association (Ama). In una sessione formativa, gli esperti dell’associazione hanno enfatizzato la necessità di agire con estrema prudenza, fornendo anche molti esempi delle conseguenze indesiderate di comunicazioni inviate con superficialità.  Ingrid Hubbard ReidyeMike O’ Neill, risk manager di una importante assicurazione medica statunitense, hanno raccomandato di utilizzare numeri di telefono e indirizzi e-mail riservati all’attività professionale e distinti da quelli privati e di assicurarsi che nessuno possa accedere alle informazioni che vengono scambiate con i pazienti. Nei luoghi di lavoro, anche quelli con un numero ridotto di collaboratori, è poi essenziale stabilire delle policy comuni da seguire in merito alle comunicazioni elettroniche, rivedendole annualmente e aggiornandole alle nuove tecnologie. Inoltre, quando c’è la necessità di discutere di informazioni sensibili con i pazienti, l’Associazione medica americana suggerisce di ricorrere il meno possibile a strumenti elettronici intercettabili, come cellulari o posta elettronica, e tornare alla vecchia abitudine del colloquio faccia a faccia.  Reidy ha descritto il caso di una paziente che ha scoperto di avere la recidiva di un tumore accedendo ai propri dati sanitari attraverso un portale Internet, prima che il proprio medico discutesse con lei i risultati delle analisi: una modalità certo non ideale su cui fondare lo scambio di informazioni tra medico e paziente. «Bisogna essere consapevoli – sostiene Reidy – del fatto che qualunque dato registrato in formato elettronico, permane per un periodo di tempo indefinito ed è soggetto a essere scoperto»  O’Neill ha enunciato un semplice criterio generale: «se siete in dubbio sull’opportunità di inviare un messaggio elettronico su temi sensibili, vuol dire che probabilmente è meglio non farlo».