Nuovi anticoagulanti orali: linee guida pratiche con attenzione a pazienti con necessità particolari
(da Doctor33) Una nuova versione della guida pratica della European Heart Rhythm Association (EHRA) sulla gestione degli anticoagulanti orali non antagonisti della vitamina K (NOAC) in pazienti con fibrillazione atriale (AF), pubblicata sull’European Heart Journal, si propone come aiuto per i medici nella gestione di questo complesso contesto clinico in continua evoluzione. «Mano a mano che i fornitori di servizi sanitari prendono confidenza con i NOAC, diventa più comune il trattamento di pazienti complessi. Abbiamo quindi pensato che non fosse opportuno un semplice aggiornamento del documento, ma che servisse una versione completamente rivista» afferma Jan Steffel, dello University Heart Center di Zurigo, Svizzera, a capo della commissione di lavoro. La guida include un nuovo capitolo su come trattare con i pazienti che presentano un ictus acuto e patologie diverse dalla fibrillazione atriale, quali la cardiopatia ischemica e il tromboembolismo venoso, e descrive l’uso dei NOAC nella prevenzione della trombosi venosa profonda. Uno dei concetti recenti che gli autori sottolineano è la raccomandazione del controllo del livello plasmatico che, pur non essendo necessario per la stragrande maggioranza dei pazienti, lo diventa in alcune situazioni molto particolari. Tra queste gli autori citano sanguinamenti gravi o pericolosi per la vita, interventi in emergenza o elettivi con alto rischio emorragico, ictus ischemico, interazioni farmaco-farmaco, o trattamento delle persone molto obese o sottopeso. «Dobbiamo comunque tenere a mente che mancano ancora dati derivati da endpoint di studi clinici per tali strategie, e che l’interpretazione dei valori deve essere eseguita nella conoscenza di questa limitazione e solo da chi è abituato a valutare e a gestire questi indicatori» spiega Steffel. La guida include informazioni aggiornate sulle misure da adottare in pazienti con sanguinamento attivo, con l’uso di agenti antagonisti quali idarucizumab (Praxbind, Boehringer Ingelheim) per dabigatran e Andexanet Alfa (AndexXa, Portola Pharmaceuticals), antidoto in fase di sperimentazione che ha dimostrato una rapida inversione dell’attività anti-fattore Xa per 12 ore nello studio ANNEXA4. Il documento mira a fornire inoltre informazioni aggiornate sull’uso combinato di antipiastrinici e NOAC nei pazienti con coronaropatia, in particolare in quelli con una sindrome coronarica acuta o nei candidati a ricevere uno stent. Tra le nuove informazioni si è cercato anche di schematizzare e approfondire la raccomandazione della European Society of Cardiology rispetto all’interruzione dei NOAC almeno 24 ore prima di un intervento elettivo, sottolineando con forza che non sono necessarie terapie ponte. Infine, il capitolo sulle interazioni tra farmaci è stato ampliato in maniera consistente e include ora due ulteriori tabelle che affrontano in maniera specifica le interazioni con antitumorali e farmaci antiepilettici. «Grazie al coinvolgimento di tutte le società mediche interessate, pensiamo di essere arrivati a preparare un documento che, nonostante sia piuttosto imponente dal punto di vista del numero delle informazioni trasmesse, riesca a essere ancora di grande utilità pratica» concludono gli autori. (Eur Heart J. 2018. doi: 10.1093/eurheartj/ehy136 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29562325)