Scotti (Omceo Napoli): su pubblicità diffamatoria servono regole

(da AdnKronos)   «È fondamentale che il legislatore intervenga per regolamentare un settore ormai fuori controllo e porre freno a sgradevoli lotte di quartiere basate sulla logica del profitto». Così Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei medici di Napoli, commenta la polemica scoppiata per la diffusione di alcuni manifesti pubblicitari che ritraggono camici bianchi in manette. L’immagine è accostata alla descrizione dell’attività svolta dallo studio in questione, vale a dire tutela legale dei diritti del malato. «Al di là di quelle che sarebbero considerazioni personali e di stile – dice Scotti – ritengo che simili manifesti non facciano altro che aumentare la tensione sociale tra medici e pazienti, creando artatamente un presupposto secondo il quale i primi vogliano mettere in atto chissà quali comportamenti fraudolenti e criminosi». Il presidente dell’Ordine dei medici di Napoli evidenzia come, invece, una percentuale enorme dei contenziosi ai danni dei medici finisca con un’assoluzione con formula piena e comporti solo un esborso di denaro che viene sottratto al Servizio sanitario nazionale. «Premesso che chiunque subisca un danno alla propria salute per un comportamento colpevole di un medico ha diritto di rivalersi nelle sedi più opportune, ove invece le azioni siano temerarie si rischia solo di aggiungere alla tragedia la beffa. Ogni euro – osserva Scotti – che un’azienda sanitaria pubblica o un medico, anche se poi assolto, deve spendere per la propria difesa è un euro che viene sottratto al fondo sanitario e all’investimento formativo e strumentale professionale individuale del medico da cui si ricava solo beneficio dei cittadini nel loro momento di bisogno assistenziale». «Oltretutto un modello siffatto, alla luce della carenza di medici nelle aree mediche a maggior rischio contenzioso anche per crisi vocazionale, prima ancora che una difesa della categoria – conclude Scotti – rappresenta una difesa dei cittadini e del loro diritto alla salute, a meno che questi ultimi non pensino domani di trovare assistenza sanitaria per paradosso nelle aule dei tribunali».