Pressione arteriosa troppo bassa: nell’anziano può avere serie conseguenze
(da M.D.Digital) Aumento della mortalità e comparsa di problemi di memoria potrebbero essere le conseguenze derivanti da una eccessiva riduzione con farmaci della pressione arteriosa in soggetti anziani fragili. Le terapie antipertensive contribuiscono a ridurre eventi e mortalità in maniera significativa, in particolare tra i pazienti di età pari o superiore a 60 anni. In questa popolazione di soggetti si può osservare una marcata variabilità di caratteristiche che vanno da soggetti che a 75 anni presentano un elevato grado di disabilità e sono ricoverati presso strutture di lunga degenza ai novantacinquenni che ancora praticano attività sportiva. Questa variabilità non sempre viene considerata e le raccomandazioni stilate dalle società scientifiche si limitano a indicare i target: per esempio negli Usa gli obiettivi indicati come desiderabili sono di ridurre la PAS al di sotto di 130 mmHg in tutti gli over 60. “The lower the better” è una raccomandazione valida per molte persone, compresi gli anziani, ben dimostrata dagli studi clinici. Va però detto che questi studi in genere escludono persone molto vecchie e fragili, con numerose comorbilità e che stanno assumendo più tipi di farmaci: ne deriva che anche i risultati dei migliori studi possono essere applicati solo in una certa misura alle persone anziane. Nell’ambito delle medicina generale il medico si confronta con l’intero spettro di persone anziane e molto anziane, che di fatto include i soggetti che vengono esclusi dagli studi clinici. In questo nuovo studio condotto nei Paesi Bassi sono stati invece presi in considerazione soggetti di 85 anni di età, inclusi pazienti con demenza, che vivono in case di cura o che sono altrimenti fragili. I ricercatori hanno scoperto che le terapie antipertensive hanno determinato un aumentato rischio di mortalità e un più rapido declino cognitivo tra questi pazienti. Nello studio, al 44% dei partecipanti era stata prescritta una terapia antipertensiva e la mortalità per tutte le cause è risultata più alta nei soggetti trattati in maniera aggressiva per raggiungere un obiettivo pressorio inferiore. In questi soggetti è emersa anche un’associazione tra declino cognitivo accelerato e abbassamento della PA, che diventava tanto più rapido quanto più aggressivo era il trattamento antipertensivo. Al contrario, tra i soggetti che non ricevano queste terapie non sono state osservate associazioni significative tra pressione arteriosa e mortalità o declino cognitivo. Con questo studio, i ricercatori hanno confermato ciò che era già stato ipotizzato in precedenti studi osservazionali e l’atteggiamento di molti medici è quello di riservare una strategia antipertensiva aggressiva solo a soggetti selezionati dopo una valutazione dei benefici e dei rischi, soprattutto se il soggetto già presenta una condizione di fragilità. Va specificato che le linee guida europee raccomandano invece, nei soggetti di otre 65 anni, dei target leggermente più “permissivi” e fissano gli obiettivi pressori al di sotto di 140/90 mmHg.
(Streit S, et al. Lower blood pressure during antihypertensive treatment is associated with higher all-cause mortality and accelerated cognitive decline in the oldest-old. Data from the Leiden 85-plus Study. Age and Ageing 2018; 47: 545–550.)