Gotta? Più dell’alimentazione sembra colpa della genetica

(da M.D.Digital)   La dieta è sostanzialmente meno importante della genetica nello sviluppo di una elevata uricemia, che spesso precede la comparsa della gotta. La convinzione largamente diffusa che la malattia sia causata principalmente dalla dieta non è infatti supportata dai nuovi dati pubblicati sul ‘British Medical Journal’, che suggeriscono che la dieta è sostanzialmente meno importante della genetica.  La malattia articolare, caratterizzata da dolore e gonfiore estremi delle articolazioni, è più comune negli uomini di età pari o superiore a 40 anni ed è, appunto, causata da un eccesso di acido urico nel sangue con produzione di cristalli che si accumulano intorno alle articolazioni.  Per capire meglio come la dieta e i geni potrebbero influenzare lo sviluppo della gotta, un team di ricercatori ha analizzato i dati di un sondaggio alimentare condotto in 8.414 uomini e 8.346 donne di origine europea, provenienti da cinque studi di coorte statunitensi.
I partecipanti avevano più di 18 anni, non avevano malattie renali o gotta, e non stavano assumendo farmaci per abbassare i livelli di urati o diuretici.  Sono state registrate uricemie e profili genetici e sono stati presi in considerazione anche fattori che potrebbero aver influenzato i risultati, come sesso, età, indice di massa corporea, apporto calorico giornaliero, istruzione, livelli di esercizio e stato di fumatore.
L’analisi dietetica ha rivelato sette alimenti associati a livelli di elevati di urati (birra, liquori, vino, patate, pollame, bevande analcoliche e carne) e otto alimenti associati a livelli ridotti (uova, arachidi, cereali, latte scremato, formaggio, pane nero, margarina e frutti che non fossero agrumi). Ciascuno di questi alimenti però ha spiegato meno dell’1% nella variazione dei livelli di urati. Le valutazioni dei punteggi delle diete, tre delle quali basati su linee guida dietetiche salutistiche e una quarta che includeva cibi poco salutari, hanno indicato per i primi tre regimi una riduzione dell’uricemia e, in confronto, un aumento del parametro con la quarta tipologia di dieta. Ma, ancora una volta, ciascuno di questi punteggi ha spiegato una variazione molto bassa (meno dello 0.3%) nei livelli di urati. Al contrario, l’analisi genetica ha rivelato che fattori genetici comuni spiegavano quasi un quarto (23.9%) della variazione uricemiche. Questo studio, commentano gli autori, fornisce importanti prove del fatto che gran parte della propensione di alcuni soggetti a sviluppare iperuricemia gotta è non modificabile, fornendo anche una diversa visione di come poter affrontare la malattia e soprattutto i questi gravi ostacoli alla riduzione dell’onere che questo condizione comporta.
(Major TJ, et al. Evaluation of the diet wide contribution to serum urate levels: meta-analysis of population based cohorts. BMJ 2018; 363: k3951; doi: 10.1136/bmj.k3951)