Appropriatezza prescrittiva, troppi farmaci preventivi prescritti ai pazienti nel fine vita

(da Doctor33)   Negli hospice, a circa metà dei pazienti giunti nella fase di fine vita vengono prescritti farmaci evitabili, ma sul territorio la situazione è presumibilmente peggiore. Lo evidenzia uno studio italiano pubblicato sull‘American Journal of Hospice & Palliative Medicine e frutto della collaborazione di ricercatori tra la Fondazione Vidas e l’Istituto di Ricerche Farmacologche Mario Negri IRCCS, che hanno esaminato retrospettivamente le prescrizioni farmacologiche in 589 soggetti assistiti presso l’hospice Casa VIDAS nel periodo compreso tra marzo 2015 e febbraio 2017.   «Abbiamo valutato la terapia in due momenti, – spiega Luca Pasina, farmacologo dell’Istituto Mario Negri e primo autore dello studio – in primo luogo quello della presa in carico dell’ospite nella struttura, in cui i farmaci somministrati riflettono sostanzialmente quelli prescritti al domicilio, e poi l’ultima terapia somministrata prima del decesso»   Lo studio fornisce quindi una fotografia delle abitudini prescrittive che si producono durante il passaggio nell’hospice.  «Abbiamo visto – continua Pasina – che il trattamento palliativo viene dato correttamente a tutti gli ospiti, mentre i farmaci preventivi vengono ridotti nettamente, passando dall’86.8% al 48.6%. Si tratta di un risultato positivo: dal punto di vista dell’appropriatezza prescrittiva, si va nella direzione giusta; ma è un risultato che può comunque essere migliorato, infatti i farmaci che svolgono una funzione preventiva non servono più per questi pazienti, perché il tempo necessario per produrre benefici è decisamente superiore alla durata di vita dell’ospite».  Tra i farmaci preventivi e quindi non più utili, quelli più frequentemente prescritti sono gli inibitori di pompa e gli antiaggreganti piastrinici, che espongono i pazienti nel fine vita a interazioni tra farmaci potenzialmente gravi ed evitabili.  Come si diceva, dal punto di vista dell’appropriatezza prescrittiva la situazione al momento dell’ammissione nell’hospice è decisamente peggiore, perché gran parte dei pazienti assume farmaci preventivi. Sarebbe quindi estremamente interessante valutare la situazione sul territorio, nei pazienti trattati a domicilio; e probabilmente lo stesso gruppo di ricerca approfondirà questo aspetto in un nuovo studio.