Cambiamenti climatici, Isde: principale problema sanitario globale

(da Doctor33)   Mentre un rapporto presentato dall’Onu a Nairobi attribuisce un quarto delle morti premature e delle malattie in tutto il mondo all’inquinamento e ai danni all’ambiente causati dall’uomo, per venerdì 15 marzo è stata indetta la giornata di protesta ‘Global climate strike’ per chiedere impegni concreti ai capi di stato e di governo contro i cambiamenti climatici. Alla giornata ha aderito anche Slow Medicine che, per l’occasione, ha ricordato le cinque raccomandazioni definite dall’associazione Medici per l’ambiente Isde nell’ambito della campagna “Fare di più non significa fare meglio – Choosing Wisely Italy” a tutela dell’ambiente e del clima. Il documento sollecita misure a tutela dell’aria, ricorrendo a energie rinnovabili e riducendo l’uso di autoveicoli privati in città, e dell’acqua, bevendo preferibilmente quella del rubinetto, spesso migliore di quella in bottiglia. Gli esperti tornano a raccomandare un utilizzo appropriato e responsabile degli antibiotici e delle radiografie e, infine, consigliano di limitare i cibi di origine animale a favore di frutta, verdura e cereali integrali, meglio se freschi, locali, di stagione e coltivati in modo biologico. Maria Grazia Petronio, membro della Giunta esecutiva nazionale dell’Isde rileva che «l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici sono due facce della stessa medaglia e rappresentano oggi il principale problema sanitario a livello internazionale. È chiaro che il cambiamento climatico è accelerato dall’inquinamento atmosferico e, contemporaneamente, lo fa aumentare perché favorisce la stagnazione degli inquinanti; si produce quindi un terribile circolo vizioso che deve essere interrotto. Ne abbiamo la possibilità, ed evidenziare gli effetti sulla salute può essere la chiave di volta per spingerci all’azione, anche se non abbiamo più molto tempo».   Secondo l’esponente Isde, dobbiamo interrogarci sul futuro e imboccare strade completamente diverse, dall’agricoltura all’utilizzo di energie rinnovabili fino all’edilizia e all’assetto urbano delle città. Le azioni concertate dei governi appaiono del tutto insufficienti: «per la vastità dei problemi ritengo che difficilmente si arriverà a una strategia internazionale valida, ma molto si può fare a livello locale, bisogna sperimentare, imparare dagli errori, e soprattutto essere consapevoli delle scelte che si fanno». A guidare queste scelte dovrebbero essere «la garanzia di un miglioramento in termini di qualità delle matrici che supportano la vita, come l’aria e l’acqua. Insomma, – conclude Petronio – non si può parlare di sviluppo senza considerare la salute e il benessere».