Autodichiarazione dei primi tre giorni di malattia: perché non decolla?

(da M.D.Digital)  “Certificati di malattia: Scotti (Fimmg) Per l’autodichiarazione c’è il no di Confindustria e dell’Inps i Mmg terminalisti per far risparmiare personale all’ente”. È questo il titolo di un articolo pubblicato sul sito www.fimmgroma.org con cui si riporta alla ribalta un nodo mai sciolto che riguarda le innumerevoli mozioni di modifica della legge Brunetta incentrate sul tema dell’autodichiarazione della malattia per i primi tre giorni di assenza dal lavoro da parte del lavoratore. È chiaro che continua a preoccupare i medici, oltre l’incombenza burocratica, l’automatismo tra la sentenza definitiva di condanna del medico reo di aver prodotto giustificativi falsi e la radiazione dall’albo, soprattutto quando si tratta di redigere certificati di malattia legati a sintomi riferiti dal paziente, difficilmente verificabili dal medico sul piano clinico come quelli per cui generalmente vengono riconosciuti al massimo tre giorni di assenza dal lavoro.  Il tema è molto sentito e a testimoniarlo è l’ennesima domanda sulla questione rivolta a un rappresentante di categoria, per l’esattezza al segretario generale della Fimmg a margine dell’intervento tenuto al recente Congresso regionale della Fimmg Lazio- Scuola di Formazione in Medicina Generale. “La possibilità di auto dichiarare l’assenza di malattia da parte dei lavoratori è da tempo all’attenzione sul tavolo di Confindustria che non vuole questa metodica in quanto non si fida dei lavoratori italiani”.  “Sull’argomento abbiamo proposto un metodo all’americana – continua Scotti – dove la malattia è retribuita se non utilizzata, come le ferie, ma è complicato agire sui contratti di lavoro. Confindustria ha paura che aumenti l’assenteismo anche se in alcuni contratti è gia presente un metodo premiante”. Ma non c’è solo Confindustria a mettersi di traverso.  “Anche l’Inps stessa crea problemi sull’autodichiarazione, che nella prassi dovrebbe essere inviata dal lavoratore per via telematica”. Al momento questa eventualità è difficile da realizzare, mentre i medici di famiglia con le loro interconnessioni di rete indispensabili all’esercizio della professione in convenzione rendono tutto più facile”. “Con il certificato telematico l’Inps ha demandato ai medici l’onere della compilazione – ha infatti sottolineato Scotti – risparmiando sugli impiegati e terminalisti”.  Le possibilità che restano per rendere fattiva l’autodichiarazione del lavoratore e l’invio telematico trovano molti ostacoli come ha spiegato il segretario generale Fimmg: “Restano varie possibilità o che il datore di lavoro invii l’autodichiarazione, ma Confindustria non è d’accordo, o che sia il cittadino stesso ad inviarlo telematicamente, ma questo non sempre è possibile. Toccherebbe quindi al medico di famiglia inviare l’autodichiarazione, allora che cambia”?  “Purtroppo  – conclude Scotti – la realtà ci dice che i Mmg oggi sono diventati terminalisti che fanno risparmiare l’Inps in termini di personale”.