Rischi del 5G, ISDE chiede al governo una maggiore cautela

(da Doctor33)    «Il percorso per il 5G nel nostro Paese, ma anche a livello internazionale, è stato intrapreso senza le dovute cautele; sono stati valutati tutti gli aspetti tranne quello ambientale e sanitario, che dovrebbe stare più a cuore a tutti quanti». Lo denuncia il presidente del Comitato scientifico dell’Associazione italiana medici per l’ambiente Isde, Agostino Di Ciaula, che ha indirizzato nelle scorse settimane una lettera aperta al ministro del Lavoro Luigi Di Maio.   «Ci sono ormai innumerevoli evidenze che i campi elettromagnetici ad alta frequenza in generale, e il 5G in particolare, causano effetti biologici di vario tipo. Chi sostiene che non c’è molta letteratura riguardo ai danni possibili dei 5G o non è medico o non conosce la letteratura scientifica esistente» dichiara Di Ciaula, che lo scorso anno ha pubblicato su ‘The International Journal of Hygiene and Environmental Health’  una revisione degli studi esistenti sul tema.   Isde non è una voce isolata nella raccomandazione a una maggiore cautela e Di Ciaula ricorda che esiste un appello internazionale firmato già da qualche anno da scienziati che hanno speso la propria vita a studiare gli effetti dei campi elettromagnetici. «Nessuno di noi vuole bloccare il progresso o evitare avanzamenti nella tecnologia delle comunicazioni, ma appare quantomeno singolare che, nonostante ci siano degli effetti biologici accertati, questi non siano stati minimamente considerati; nell’iter precedente la piena operatività del 5G avrebbero dovuto essere coinvolti gli enti deputati alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica, come il ministro della Salute, l’Istituto superiore di sanità, il ministro dell’Ambiente, le agenzie ambientali, e avrebbero dovuto essere previsti adeguati protocolli di monitoraggio per i livelli di esposizione delle comunità».   L’esponente Isde ritiene che bisognerebbe rivedere in senso più cautelativo la normativa vigente, «che è basata su criteri che sono ormai irrazionali alla luce delle evidenze scientifiche disponibili: invece di pensare ad aumentare i limiti di legge come stanno chiedendo gli operatori telefonici, se si vuole tutelare la salute pubblica, bisognerebbe ridurli».   Secondo Di Ciaula dovremmo cercare di imparare dalle lezioni del passato: «quando sono stati introdotti l’amianto o il benzene, c’è stato sempre qualcuno che ha avvertito dei possibili rischi, ma sono stati ignorati. È successo anche nel caso dei cellulari, per cui dalle evidenze di possibili rischi siamo arrivati a registrare gli effetti epidemiologici, ma oggi ci sono studi che ne documentano i danni in termini di cancerogenesi e altre patologie non oncologiche. Prima di esporre l’intera popolazione a inquinanti, un minimo di precauzione sarebbe dovuta».