Coronavirus, in vigore il decreto Cura-Italia. Gli interventi economici lasciano indietro i medici

(da Doctor33)    Il decreto Cura-Italia, fatto per salvare l’economia in tempi di coronavirus, rischia di andare di traverso a chi l’Italia la cura davvero e cioè ai medici. Sia agli autonomi sia ai dipendenti. Ai primi, se liberi professionisti iscritti Enpam, nega di appoggiarsi al Fondo di garanzia al quale attingono tutte le categorie iscritte Inps ma contribuiscono tutte le casse previdenziali, inclusa la Fondazione. Ai secondi, iscritti Inps, se pubblici dipendenti aumenta l’importo degli straordinari, che però di rado sono fruibili e se fruiti sono stangati fiscalmente.
Liberi professionisti – In base al DL 9 del 2 marzo scorso, ai lavoratori autonomi iscritti Inps spetta un assegno di inattività già da marzo di 600 euro al mese per 3 mesi. Come ha scritto il presidente Enpam Alberto Oliveti al premier Conte, l’assegno doveva andare anche agli iscritti Enpam perché sia Inps sia Enpam contribuiscono al Fondo sociale per l’occupazione e la formazione da cui sono tratte le risorse per l’assegno. Ci si aspettava una correzione. Invece, annuncia ora Oliveti, non c’è stata. I soldi arriveranno agli iscritti Inps, «per tutti gli altri iscritti a Ordini e collegi (compresi medici, odontoiatri e sanitari liberi professionisti e convenzionati), è stato istituito un “Fondo per il reddito di ultima istanza”, con una dotazione pro-capite molto inferiore e con tempi, criteri e modalità di attribuzione lasciati all’incertezza». Commento di Oliveti, che è anche presidente dell’associazione delle casse dei professionisti (Adepp): «E’ uno schiaffo a chi sta mettendo a rischio la propria vita per arginare la pandemia. Non solo ci vengono negati gli stessi diritti riconosciuti a tutti gli altri contribuenti, ma addirittura agli Enti previdenziali dei professionisti viene impedito di utilizzare risorse proprie per fronteggiare l’emergenza. Sembra che lo Stato consideri il patrimonio delle Casse intoccabile solo dai legittimi proprietari, mentre è toccabilissimo quando si tratta di sottoporlo a tassazione. Solo l’Enpam l’anno scorso ha pagato 180 milioni di euro di imposte sul proprio patrimonio. E ci vengono a dire che ai sanitari in prima linea non possiamo dare nemmeno una frazione di questi importi?».
Dipendenti – Il decreto Cura-Italia all’articolo 1 per i dipendenti del Servizio sanitario incrementa i fondi contrattuali per le condizioni di lavoro della dirigenza medica e sanitaria e per il personale del comparto. Non dice quanto prenderà ogni medico o infermiere in più all’ora: si tratta di 750 milioni e li suddivide tra le regioni secondo criteri preesistenti: 124 milioni alla Lombardia, 72 al Lazio, 70 alla Campania e poi a scendere. Le richieste dei medici in corsia erano un po’ diverse. Le ha riassunte in una lettera Giuseppina Fera della segreteria nazionale Cisl Medici: «Ricominciamo con una detassazione immediata delle retribuzioni e continuiamo, se e quando finirà l’epidemia, con un immediato rinnovo contrattuale adeguato, dando il giusto riconoscimento a chi lo merita». «La detassazione – dice Fera – dovrebbe avvenire su tutto il reddito, o almeno su quella parte di quota variabile rappresentata dagli incentivi, come l’indennità di risultato che ci viene versata annualmente e che però, nell’Irpef, cumulandosi con il reddito è tagliata di oltre il 50%. La risposta giunta dal Cura-Italia persiste nell’errore di premiare la produttività con incrementi su ore di lavoro straordinario. Ma per lo più gli straordinari non vengono pagati e se lo sono vengono supertassati a differenza che nel privato; giusto qualcosa si vede per gli straordinari in guardia, alimentati dal Fondo di disagio. A differenza degli infermieri, che se li vedono riconosciuti (a fronte di un lavoro spesso ancor più massacrante del nostro) noi medici in genere non ne fruiamo. Le ore, passato un po’ di tempo, ci vengono azzerate. In alcune aziende abbiamo ottenuto di recuperarle al momento di pensionarci. Darci soldi che poi non vediamo non serve a niente».
Meno critica Cosmed; la confederazione guidata da Giorgio Cavallero che raggruppa Anaao-Assomed, Aaroi-Emac, Fvm, Fedirets, Anmi Assomed-Sivemp Fpm, Aiic comunica: « È un primo limitato intervento ma non dobbiamo accontentarci: il Paese deve ripartire dai servizi pubblici. Tutti gli straordinari vanno retribuiti, inclusi quelli dei dirigenti; il 23 comma 2 del D.lgs. 75 (tetto al trattamento accessorio ndr) va abolito per tutte le categorie perché contiene penalizzazioni assurde su disagio, produttività e merito; sono necessari più medici specialisti e più dirigenti; vanno sospese le penalizzazioni dei dipendenti pubblici in caso di malattia. E va perseguita l’evasione».