La rivincita della scienza sulla classe politica

(da Clinical Network – Danilo Ruggeri)  In Italia sale ai più alti livelli la fiducia nei medici, nei ricercatori e in generale nei professionisti della salute, mentre è in caduta libera quella nei politici. E’ uno degli effetti della COVID-19. Lo rileva un’indagine Omnibus su oltre 63.000 cittadini di Germania, Spagna, Regno Unito e Italia condotta dall’istituto di ricerche tedesco YouGov Deutschland GmbH, per conto del Gruppo STADA.

Solo 1 italiano su 7 (meno del 15%) dei 1.018 intervistati ritiene che i propri politici siano veramente in grado di condurli fuori dall’attuale emergenza sanitaria. È la percentuale più bassa tra i 4 Paesi europei coinvolti nell’indagine.   La fiducia degli italiani nei confronti della politica è inferiore a quella rilevata in Spagna e meno della metà della fiducia riposta nei politici dai tedeschi (34%) e dai britannici (35%).  Al contrario, due terzi degli italiani ripongono le proprie speranze nei medici e nelle altre professioni sanitarie. Soprattutto le donne: che nel 70% dei casi – contro un 63% degli uomini – manifestano piena fiducia per i professionisti della salute.  Quasi due terzi degli italiani (62%) ritengono poi che la risposta all’emergenza sanitaria possa venire dagli istituti di ricerca e dalle case farmaceutiche, che stanno concentrando gli sforzi per arrivare alla individuazione di un vaccino. Inoltre, più di tre quarti (78%) degli abitanti del Bel Paese ritengono che il Servizio Sanitario Nazionale stia reggendo bene all’attuale crisi. Meno della metà degli italiani (45%) ritiene tuttavia che i propri concittadini seguano rigorosamente le regole e le nuove normative, come quelle sul distanziamento sociale.

Gli italiani sono risultati anche i più preoccupati, tra i quattro Paesi esaminati, sulla durata di questo periodo di incertezza, con particolare riguardo alle misure di contenimento (71%) e per il futuro delle loro famiglie e dei loro amici (68%). Poco meno di un terzo (32%) in media ha espresso preoccupazione per il proprio lavoro: dato più elevato della media, del 25%, rilevata nei quattro Paesi coinvolti nell’indagine. In realtà se si esamina la fascia di età tra 35 e 54 anni le preoccupazioni lavorative sono riferite dal 42% dei connazionali.  Salvatore Butti, General Manager di EG STADA Group nel commentare i dati afferma che: “Se da una parte, la preoccupazione per il futuro è il sentimento che accomuna gran parte dei nostri connazionali, dall’altra, la ricerca sottolinea la fiducia che gli italiani ripongono sui professionisti del settore sanitario, riconoscendo il loro coraggio e dedizione messi in campo nella lotta in prima linea contro il coronavirus”.  Verissimo. Ma il popolo italiano ha una memoria corta. Oggi vengono osannati i medici per l’impegno profuso anche a costo della propria vita pur di salvare quella dei propri pazienti. Quella stessa categoria professionale aggredita nelle guardie mediche, nei prontosoccorso e nei reparti ospedalieri. Quella stessa categoria professionale verso cui ogni anno si aprono 35.600 nuove azioni legali, mentre ne giacciono 300 mila nei tribunali ancora da discutere contro medici e strutture sanitarie pubbliche. Cause che nella maggior parte dei casi si traducono in un nulla di fatto, considerando che il 95% nel penale e il 70% nel civile si concludono con il proscioglimento.  Auguriamoci allora che passata la fase di emergenza si ritrovi il rispetto dovuto a tutti gli operatori sanitari, pur nel sacrosanto diritto di fare valere le proprie istanze nelle sedi opportune qualora si palesi un chiaro vulnus da imperizia professionale. Lo stesso rispetto che avrebbe dovuto mostrare la classe politica governante – bocciata sonoramente dal sondaggio appena riportato – quanto meno dotando di adeguate protezioni i professionisti della salute mandati in prima linea a combattere un nemico pericoloso.

Come ricorda il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, sul portale della Federazione: “Oggi più che mai è necessario ricomporre la frattura tra chi amministra e i professionisti della salute, figlia della mancata adozione di misure di sicurezza sul posto di lavoro”.  E aggiunge: “Lo snodo principale è assicurare cure ai malati di Covid-19 sul territorio e a domicilio per ridurre per quanto possibile i ricoveri”.  E’, in buona sostanza, arrivato il momento di ascoltare di più la voce di chi si trova sul campo. E chi ha orecchie per intendere, intenda.