Ricette online, invio in farmacia è reato. Ecco cosa si rischia. I chiarimenti dopo il parere del Garante privacy
(da Doctor33) Il medico di famiglia non può inviare direttamente in farmacia la ricetta dematerializzata di un suo assistito: non lo stabilisce fin qui nessun Decreto vigente, né può avere valore normativo una risposta FAQ del Garante della Privacy. Il rischio comparaggio è sempre dietro l’angolo. Sono diverse le prese di posizione di medici e farmacisti dopo che il Garante della Privacy ha pubblicato sul suo sito un parere espresso al Ministero dell’Economia su uno schema di decreto da trasmessogli “con nota del 1° aprile 2020 (prot. n.45020)». Secondo tale parere il mmg potrebbe inviare in farmacia la ricetta per un suo paziente durante l’emergenza Covid-19, cioè fino al 31 luglio. Lo schema di decreto non ancora uscito prevede che l’interessato possa delegare per telefono il medico prescrittore, al momento della compilazione della ricetta elettronica, all’invio del promemoria nella farmacia che lo stesso cittadino, ha scelto tramite e-mail o “specifica funzionalità da implementare sul Sistema TS”. Il Garante ha risposto al Mef che fino al perdurare dello stato di emergenza, a tale delega si possa acconsentire.
Ne avevamo riferito nel nostro articolo del 15/5 (“Ricette online, le regole in vigore per i medici di famiglia per tutta l’emergenza Covid-19”), al quale oggi replicano con una nota il medico di famiglia pescarese Massimo Calisi e Florindo Lalla, medico legale di Chieti, del Tribunale dei Diritti del malato e del medico.
Che ricordano un recente fatto di cronaca avvenuto a Pescara. «il 3 aprile si legge su “il Centro”: “Denunciati medico di famiglia e farmacista denunciati dai Nas. Secondo i militari per la Tutela della salute, i due professionisti avrebbero eluso la prassi della ricetta elettronica indicata dal ministero”». «Nessuna Istituzione, nessuna Autorità di Polizia né i Nas mai hanno preso in considerazione una FAQ specie se questa non è poi in linea con le normative che tutelano la buona pratica medica», sottolineano i due medici abruzzesi. «Sono sempre sanzionabili scenari di comparaggio tra medici e farmacisti anche quelli di accaparramento delle ricette mediche».
Calisi sottolinea poi a DoctorNews che «nelle ordinanze nazionali sulla ricetta dematerializzata, fino ad ora, non si è mai stabilito e giustamente che il medico invii alla Farmacia le ricette. In quei testi – che i Nas prendono in considerazione quando verificano eventuali violazioni di legge da parte del medici – si parla specificamente di invio all’assistito del Numero di ricetta elettronica o di inserimento della ricetta elettronica nel fascicolo sanitario dell’assistito tramite Sistema di accoglienza centrale o regionale. Né ci può essere alcun conflitto tra normative perché i pareri non possono essere considerati in competizione con decreti vigenti».
Anche le regioni hanno legiferato in modo da sostenere il principio che il medico di famiglia non possa spedire la ricetta a una “precisa farmacia”. Sul tema hanno legiferato la Sardegna, come sottolineato nel servizio di Doctor 33, e anche la Puglia, con nota regionale 1627 del 20 marzo 2020. Sulla lettura di tale nota prende posizione il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici Filippo Anelli che è anche presidente dell’Ordine dei medici di Bari, insieme al presidente dell’Ordine dei farmacisti Luigi D’Ambrosio Lettieri (vicepresidente della Federazione nazionale Fofi) e al presidente dell’Ordine farmacisti Barletta Andria Trani Benedetto Del Vecchio.
Nel dare un’interpretazione condivisa sui profili strettamente ordinistici del tema, la nota ricorda che la nota «ammette solo che il medico si indirizzi all’assistito o al tutore o a chi esercita la responsabilità genitoriale (per i minori)». Gli Ordini firmatari dunque «invitano i propri iscritti al rispetto delle predette disposizioni regionali e ad astenersi dal definire accordi finalizzati alla trasmissione delle ricette direttamente dal medico prescrittore alla farmacia». Del resto, «quale è la difficoltà di inviare al paziente una mail o un sms o whatsapp?», si chiedono Calisi e Lalla. «Si è vero esistono anziani soli e fragili, ma in Italia nessuno è abbandonato. Familiari, volontari istituzioni, servizi sociali oltre portare la spesa e portare farmaci dalla farmacia a casa del paziente, e altri servizi, tali terze persone possono dare il proprio aiuto anche il proprio indirizzo email».