Idrossiclorochina in prevenzione? Al via uno nuovo studio
(da M.D. Digital) L’Henry Ford Health System di Detroit ha recentemente annunciato che sta conducendo lo studio WHIP COVID-19, che valuterà se l’idrossiclorochina è in grado di prevenire il Covid-19 negli operatori sanitari e nei primi soccorritori. I ricercatori mirano a arruolare 3000 volontari per questo studio randomizzato, in doppio cieco, e i risultati preliminari potrebbero essere pronti entro 4 mesi, secondo quanto annunciato dall’istituzione. L’ipotesi che ha spinto a disegnare questo studio, ha commentato William W. O’Neill, MD, direttore medico del Center for Structural Heart Disease all’Henry Ford Hospital in Detroit e uno dei ricercatori dello studio WHIP COVID-19, è partita dalle segnalazioni presenti in letteratura secondo cui un gruppo di 187 pazienti cinesi affetti da lupus che stavano assumendo idrossiclorochina non si sono ammalati di Covid-19. Con l’obiettivo finale di arruolare 3.000 operatori sanitari e primi soccorritori lo studio per ora dispone di una coorte di 1.300 operatori sanitari nel sud-est del Michigan che si sono offerti volontari per partecipare allo studio. I ricercatori prevedono di completare lo studio fra circa 3 mesi. Ad oggi sono ancora molti i dubbi e le incertezze relative al SARS-CoV-2, alla possibilità che l’infezione riprenda vigore nel prossimo autunno, all’improbabilità che per allora sarà disponibile un vaccino ed è quindi indispensabile la necessità di sviluppare misure terapeutiche, con l’auspicio che una o più di queste terapie offra garanzie di efficacia. Il vantaggio dell’idrossiclorochina è che si tratta di un farmaco disponibile da decenni, economico, facilmente disponibile, con un profilo di rischio ben noto: tutti elementi che lo rendono attraente come misura profilattica, soprattutto per le persone ad alto rischio di infezione da Covid-19. A differenza della clorochina, dalla letteratura sull’idrossiclorichina non emergono rilievi di un prolungamento dell’intervallo QT associato al suo utilizzo. E comunque la somministrazione di questi principi attivi deve tenere in considerazione le caratteristiche cliniche del paziente (con esclusione quindi dei soggetti con compromissione miocardica); inoltre gli autori sono convinti che il farmaco sia sia efficace nelle prime fasi del decorso della malattia, prima di che compaia qualsiasi coinvolgimento miocardico.
(Gautret P, et al. Hydroxychloroquine and azithromycin as a treatment of COVID-19: results of an open-label non-randomized clinical trial. Int J Antimicrob Agents 2020;doi: 10.1016/j.ijantimicag.2020.105949)