Tumori, ogni anno costano 20 miliardi di euro. Gli esperti: servono più risorse, potenziare assistenza territoriale

(da Doctor33)   In Italia ogni anno i tumori costano circa 20 miliardi di euro, nel 2018 le uscite per i farmaci antineoplastici hanno superato i 5 miliardi e i costi diretti a carico dei pazienti e delle famiglie sono stimati a 5,3 miliardi; “servono più risorse da destinare alla cura del cancro per affrontare la fase 3 della pandemia e un’eventuale seconda ondata”. Questo l’appello lanciato alle Istituzioni dai pazienti oncoematologici, dagli oncologi e dagli ematologi nel Documento sulle modalità organizzative per ridurre al minimo il rischio di infezione nei pazienti e nel personale sanitario, presentato in un webinar. Il Documento è stato redatto dal Tavolo tecnico istituito dal ministro della Salute Roberto Speranza, ed è formato da oncologi, ematologi e cardiologi, per gestire i pazienti colpiti da queste tre patologie durante la pandemia.
«È forte la preoccupazione dei pazienti che un’eventuale seconda ondata del virus in autunno possa provocare gli stessi danni a cui abbiamo assistito nella fase 1, in assenza di provvedimenti migliorativi dell’assistenza sia territoriale che ospedaliera – afferma Francesco Cognetti, presidente di Fondazione insieme contro il cancro e coordinatore del Tavolo tecnico -. Come affermato in molte occasioni dal Ministro Speranza, serve un significativo e immediato aumento delle risorse da destinare alla sanità. Le malattie croniche hanno un impatto enorme sulla spesa sanitaria. Basta pensare che, in Italia, quasi 11 milioni di persone vivono con patologie oncologiche, ematologiche e cardiovascolari». Dai dati Ocse emerge che la spesa sanitaria pubblica in Italia, nel 2018, è stata pari al 6,5% del Pil, inferiore a quella di altri Stati europei come Germania (9,5%), Francia (9,3%) e Regno Unito (7,5%). «Buona parte delle criticità, emerse durante l’emergenza Covid-19, si riferiscono a carenze relative alla sanità pubblica territoriale, che inevitabilmente hanno determinato un sovraffollamento degli ospedali – afferma Giordano Beretta, presidente nazionale Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) -. Nel 2019, in Italia, sono stati stimati 371mila nuovi casi di cancro. Per quel che attiene all’assistenza oncologica, riteniamo, come spiegato nel Documento, che una serie di attività quali i follow-up dei pazienti non più in trattamento, le attività di screening e di riabilitazione oncologica e tutte le problematiche attinenti alla gestione delle cronicità possono essere gestite in strutture sanitarie territoriali ad hoc di nuova istituzione, con una forte e strutturata collaborazione tra specialisti ospedalieri e medici di medicina generale». «L’improvvisa emergenza determinata dalla pandemia ha causato uno stravolgimento dell’organizzazione delle strutture ospedaliere – dichiara Paolo Corradini, presidente Sie (Società italiana di ematologia) -. La telemedicina è stata svolta in modo del tutto “artigianale”, ma ha offerto un supporto importante e va senza dubbio strutturata ed incentivata, soprattutto per i pazienti in follow-up o per quelli sottoposti a terapie orali in trattamento presso il loro domicilio. Queste modalità di monitoraggio, però, dovrebbero prevedere piattaforme omogenee tra i vari ospedali e meccanismi amministrativi che regolino questa attività, che durante la pandemia è stata impropriamente svolta via telefono o email».
«Inoltre – conclude il prof. Cognetti – serve forte impulso alla ricerca traslazionale e clinica, soprattutto nel settore della medicina personalizzata, privilegiando soltanto i progetti più validi e promettenti al fine di aumentare la selettività dei trattamenti con il risultato della massima efficacia e minore tossicità. Dovrà essere previsto un uso più esteso dei test genomici con capacità già dimostrata di markers prognostici e predittivi dei trattamenti oncologici, anche al fine di evitare, per esempio, la chemioterapia adiuvante in molte pazienti con cancro della mammella operato, così ponendo fine alle assurde discriminazioni attualmente in atto tra le Regioni a questo riguardo».