Tamponi da Mmg, Fimmg e Intesa sindacale dicono sì. Accordi validi per tutti. Ecco quali sono

(da Doctor33)   I medici di famiglia eseguiranno i tamponi sui pazienti sospetti Covid, obbligati se hanno camici, guanti, visiere e mascherine. Saranno pagati 12 euro negli uffici del distretto o comunque se agiscono fuori dai propri studi, 18 se nel proprio studio. Si sbloccheranno intanto i fondi per fare diagnosi in studio. L’accordo è stato firmato prima da Fimmg e poi da Intesa sindacale (che raggruppa Cisl Medici, Fismu e Sumai) e a questo punto rappresenta quasi il 70% delle 37 mila deleghe di medici di famiglia iscritti a sindacati. Non hanno firmato Snami e Smi che, per come è congegnato il testo dell’intesa, rischiano di non essere ammessi alle trattative regionali preposte a valutare le modalità dell’esecuzione dei tamponi e della consegna degli apparecchi diagnostici.
Test – Per alleviare i servizi di igiene delle Asl, oberati, i medici e i pediatri praticheranno tamponi antigenici rapidi o altri test di sovrapponibile capacità diagnostica, sulla base delle autorizzazioni Asl-Ats, tra i compiti convenzionali per il periodo dell’influenza. Le regioni potranno coinvolgere anche medici di continuità assistenziale, servizi, 118, attività programmate, Usca. I mmg potranno usare strutture Asl (anche mobili o della Protezione Civile o del Comune) o di aggregazioni della medicina generale o anche eseguire il tampone a casa del paziente. Se il medico è in grado di effettuare il tampone nel suo studio lo comunica all’Asl. La fornitura dei test sarà assicurata dal Commissario per l’emergenza Covid-19 insieme ai Dispositivi di protezione individuale: mascherine, visiere e camici. Le modalità le comunicheranno Regione o Asl, i Dpi saranno assicurati in ogni caso. I tamponi vanno eseguiti sui contatti stretti asintomatici di pazienti positivi individuati dal medico o segnalati dal Dipartimento di prevenzione Asl in attesa di tampone rapido; su casi sospetti di contatto che il mmg si trova a dover visitare e decida di sottoporre a test rapido; per assistiti dei colleghi, se il medico opera nelle strutture Asl; e per contatti stretti asintomatici allo scadere dei 10 giorni di isolamento. Il medico che esegue il tampone registra prestazione e risultato sul sistema informativo regionale e in caso di esito positivo lo comunica al servizio di igiene Asl per i provvedimenti conseguenti invitando all’isolamento a casa in attesa dell’esito del tampone molecolare di conferma. Se non ha i Dpi, non è tenuto ad eseguire i tamponi.
Diagnostica – Il Ministro della Salute ha chiesto 15 giorni fa al Commissario Arcuri di comprare e distribuire alle regioni le apparecchiature per le diagnosi in studio e il tele-monitoraggio. Le regioni le gireranno previ accordi regionali con medici di famiglia e pediatri. Le prestazioni saranno destinate ai pazienti cronici, a ridurre le liste d’attesa, ad evitare accessi nei pronti soccorso e per perseguire obiettivi di programmazione regionale. Nel distribuire gli strumenti le regioni privilegeranno “prioritariamente e non esclusivamente” le unità complesse di cure primarie (Case della Salute ecc.) e/o le sedi delle forme associative di mmg ove l’accesso ai pazienti risulti più agevole e sicuro. Saranno gli accordi regionali a individuare le modalità di assegnazione ai medici, che dovranno fare un training. I costi di consumo, assicurazione, piattaforma informatica sono a carico dei medici che useranno le apparecchiature affidate solo per migliorare il processo di presa in cura degli assistiti propri e dei colleghi associati (appare esclusa la libera professione).
Il fronte del “sì” – Per i bambini e i ragazzi, hanno firmato anche le tre sigle sindacali dei pediatri di libera scelta Fimp, Simpef, Cipe che coprono il 100% della categoria. Tra i mmg, gli iscritti ai sindacati non firmatari dovrebbero soggiacere all’accordo. Gli accordi sono infatti validi se stipulati da sigle in rappresentanza del 50% più uno dei “sindacalizzati”. «In un momento così drammatico la medicina generale non poteva, e non ha mai pensato, di tirarsi indietro. Abbiamo però preteso che i medici non siano mandati a combattere a mani nude, come purtroppo è accaduto nei mesi scorsi», dice il segretario Fimmg Silvestro Scotti. «Gli studi – rassicura Scotti – non diventeranno “centri diagnostici”. Ciascun medico di famiglia sarà un punto di riferimento per i propri assistiti e potrà, in caso lo studio non lo consenta, effettuare i tamponi in strutture messe a disposizione dal proprio distretto. I medici saranno tenuti ad effettuare i tamponi antigenici solo a fronte delle forniture di Dpi. Con questo accordo saremo in grado di assistere i pazienti in sicurezza, consapevoli che a prescindere dai tamponi con l’attuale circolazione del virus ogni assistito va considerato potenziale caso positivo». L’accordo – osserva Fimmg – non prevede volontarietà per evitare diseguaglianze per i cittadini e stanzia per i medici le risorse necessarie ad assorbire la complessità organizzativa, necessaria premessa alle risorse che servono per il personale di studio. «Sarà fondamentale – ammonisce Scotti – che le regioni si muovano rapidamente per declinare su base territoriale quanto previsto, contemplando oltre alla fornitura di Dpi le fragilità di ciascun medico su cui abbiamo preteso massima attenzione. L’auspicio è che questo sia un primo passo verso la creazione di una medicina di famiglia sostenuta dall’apporto di strumentazioni e personale, recuperando subito negli Accordi regionali i 10 milioni di euro per il personale ancora fermi del decreto Rilancio».
Francesco Esposito, segretario Fismu, parla di firma avvenuta “in emergenza”. «Consapevoli del momento difficile che attraversa il paese, Fismu ha demandato ad Intesa sindacale ogni valutazione politica sulla firma dell’accordo». A conti fatti si parla di 1-2 tamponi di media al giorno da eseguire probabilmente, se si considerano gli spazi degli studi, in una struttura pubblica o dell’Asl», dice Esposito. E aggiunge: «In medicine associate, Ucp e Case della salute stiamo già facendo i test» ma la soluzione ottimale «resta quella che avanziamo da mesi: potenziare la medicina dei servizi assumendo 10 mila medici precari».