Covid-19: l’assistenza a casa dopo la dimissione può fare la differenza per alcuni pazienti

(da Doctor33)    Secondo uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine, diversi pazienti dimessi dall’ospedale dopo COVID-19 hanno presentato sintomi come dolore, stanchezza e dispnea, e una certa dipendenza funzionale, ma con l’aiuto dell’assistenza sanitaria domiciliare sono migliorati nella gran parte dei casi. «Finora non erano disponibili dati sugli esiti dei pazienti COVID-19 dimessi a casa dopo il ricovero e sulle loro esigenze di recupero. Noi abbiamo osservato che comorbilità quali insufficienza cardiaca e diabete, nonché alcune caratteristiche presenti al ricovero, hanno identificato i pazienti a maggior rischio di un evento avverso» spiega scrive Kathryn Bowles, della University of Pennsylvania School of Nursing, prima autrice dello studio. I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 1.400 pazienti con COVID-19 seguiti con assistenza sanitaria a domicilio dopo la dimissione dall’ospedale. Dopo una media di 32 giorni di assistenza a domicilio, il 94% dei pazienti non ha avuto più necessità del servizio, e la maggior parte ha ottenuto miglioramenti statisticamente significativi nei sintomi e nella funzionalità. Il rischio di nuovo ricovero o di decesso è stato più alto per i pazienti maschi, bianchi, e per gli individui con insufficienza cardiaca, diabete con complicanze, due o più visite al pronto soccorso negli ultimi sei mesi, dolore quotidiano o continuo, deterioramento cognitivo, o dipendenze funzionali. Tra i pazienti, 11 sono deceduti, 137 sono stati ricoverati di nuovo e 23 hanno avuto necessità di continuare l’assistenza domiciliare oltre la fine del periodo considerato dallo studio. Secondo gli esperti, i risultati dello studio indicano che i fornitori di cure per acute dovrebbero considerare attentamente quali sopravvissuti al COVID-19 potrebbero trarre beneficio dall’assistenza sanitaria a domicilio dopo il ricovero. «A questo proposito, sarebbe molto utile uno strumento di supporto decisionale per identificare i pazienti ricoverati che dovrebbero essere inviati all’assistenza sanitaria domiciliare» conclude Bowles.

(Annals Internal Medicine 2020. Doi: 10.7326/M20-5206)