Omceo Padova: ecco come devono vestirsi i medici e come apparire in foto

(da DottNet – riproduzione parziale)   Da Padova arriva la stretta sul look dei camici bianchi. “Medici con barbe sfatte, canottiere, maglie della salute, trecce, piercing, gente spettinata. Molti proponevano un’immagine poco decorosa e non in linea con l’etica medica, che prevede proprio da codice deontologico un habitus preciso. Allora ho pensato che è il momento di dare un segnale preciso, perché poi quelle foto finiscono nel tesserino”, afferma senza mezzi termini Domenico Crisarà, presidente Omceo della città veneta. “Ho fatto inserire all’interno della domanda chiare indicazioni su come debbano vestirsi per la foto: giacca e cravatta, stop. Niente scolli strani, anelli al naso, insomma, chiedo che tutti abbiano un aspetto pulito e rispettabile: un volto curato con capelli in ordine e pettinature consone, visto che si tratta di un documento ufficiale e molto importante. Del resto, anche per altri titoli identificativi si richiedono dei parametri, altrimenti il documento non può essere rilasciato e per il tesserino dell’Ordine deve valere il medesimo rispetto”.

Chi si vuole iscrivere, dovrà attenersi alle regole altrimenti sarà confinato ma non escluso dalla professione. .L’operazione decoro delle fototessere si inserisce in un campo molto più ampio, che riguarda la proiezione esterna di dottoresse e dottori che lavorano in ambulatori e reparti. “In questa professione anche l’immagine è sostanza”, continua Crisarà. “La prima impressione che ha un paziente quando ci si presenta, è fondamentale. A maggior ragione in una società in cui l’immagine è così centrale. Del resto, il concetto di decoro professionale c’è anche nel giuramento di Ippocrate”.    In questo contesto s’inserisce l’utilizzo dei social network. “Profili Facebook in cui medici postano foto delle vacanze e compaiono in costume da bagno: anche questo è sbagliato. Un medico lo è sempre, anche quando non è in servizio. Tutto quello che fa, dice o posta, deve essere consono alla professione che rappresenta. Vedere un medico in mutande è poco decoroso e delude profondamente il potenziale paziente. Un altro problema sono i selfie in corsia: magari non ci si pensa, ma dietro una foto scattata in reparto ci sono molte implicazioni”. Crisarà sta quindi avviando con l’Università di Padova una serie di incontri per gli iscritti agli ultimi due anni di corso: l’obiettivo di queste sessioni extra curricolari è insegnare ai futuri camici bianchi come utilizzare i social, ma soprattutto ciò che sia o meno etico diffondere, specialmente se un profilo è pubblico e quindi visibile da chiunque.