OMS, il cambiamento climatico è la principale minaccia alla salute umana
(da Unvadis) L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha nuovamente messo in guardia la comunità medica sull’importanza dei negoziati in corso in Egitto sulle contromisure da adottare per contrastare il riscaldamento globale e limitare i suoi effetti anche dal punto di vista della salute umana: è in atto da tempo una grave crisi sanitaria responsabile della morte di molte persone, ha ricordato il Direttore Regionale per l’Europa Hans Henri P. Kluge, e si sta facendo ancora troppo poco, e troppo lentamente. L’estate appena trascorsa è stata la più calda di sempre, e anche le temperature medie del mese di agosto sono senza precedenti, secondo le rilevazioni del sistema comunitario Copernicus che segue via satellite l’andamento del cambiamento climatico. Le alte temperature, a loro volta, hanno contribuito a scatenare ampi incendi che hanno fatto impennare le emissioni di carbonio ai livelli del 2007, e causato direttamente e indirettamente altri decessi, tra i professionisti delle emegenze e nelle popolazioni costrette ad abbandonare le proprie case devastate dal fuoco. Secondo i calcoli dell’OMS, nei tre mesi estivi le sole ondate di calore hanno causato la morte di almeno 15.000 persone (ma è una cifra relativa solo a pochi Paesi, destinato ad aumentare via via che gli altri Paesi comunicheranno i propri eccessi di mortalità), aggravando le condizioni di salute di molte persone con malattie cardiocerebrovascolari e respiratorie croniche, e con diabete. Il continente europeo è particolarmente a rischio perché è quello che tra il 1961 e il 2021 ha registrato gli aumenti più marcati della temperatura, secondo un rapporto appena pubblicato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO). “Le temperature estreme hanno causato la morte di oltre 148.000 persone nella regione europea in cinquant’anni. Poi nel solo ultimo anno il bilancio è stato di altri 15.000” ha ammonito Kluge, invitando ad aumentare decisamente gli sforzi per adottare misure di adattamento e anche di mitigazione.
Esempi di misure di adattamento sono i piani d’azione per tutelare la salute in caso di ondate di calore, per proteggere le comunità e in particolare i soggetti più fragili. Oltre 20 Paesi hanno adottato piani di questo tipo, il che, secondo il direttore dell’OMS per l’Europa, è certo incoraggiante ma rimane insufficiente. Altrettanto insufficienti sono gli attuali sforzi di mitigazione, che devono portare a società – e a sistemi sanitari resilienti e sostenibili, quindi con basse emissioni. “Occorre continuare a ripeterlo: abbiamo bisogno di fronteggiare insieme e con efficacia il mutamento climatico. Abbiamo bisogno di più azioni concrete in Europa e non solo” ha concluso Kluge. L’allarme per le conseguenze sanitarie del cambiamento climatico traspare anche dai risultati di un recento sondaggio condotto dalle testate del gruppo Medscape su medici di tutto il mondo. Il sondaggio pubblicato dalla testata mericana vede il cambiamento climatico al primo posto tra le preoccupazioni dei medici, con il 61% dei rispondenti che si dichiara preoccupato o molto preoccupato. Sette su 10 ritengono che il clima debba essere una delle priorità di intervento a livello globale, pena la diffusione di malattie infettive, respiratorie e cardiovascolari.