Prestazioni in medicina generale, conta anche il genere del medico

(da MSD Salute)    Il genere di appartenenza del medico di medicina generale può influire sulle modalità di gestione dei problemi di salute. È quanto risulta da una ricerca francese, pubblicata su BMJ Open, basata sui dati di uno studio condotto tra il 2011 e il 2012.   Lo studio originario ECOGEN (Eléments de la COnsultation en médecine GENérale) aveva l’obiettivo di descrivere le attività dei medici di medicina generale francesi rispetto al tipo di disturbi trattati e alle relative cure, e aveva preso in esame 128 studi di medici di medicina generale, considerando sia visite ambulatoriali che domiciliari.    Il generale aumento delle donne che svolgono la professione di medico, ha successivamente portato a interrogarsi sull’esistenza di eventuali differenze nell’affrontare la pratica clinica legate al genere. Dalla letteratura risulta che le donne sono più inclini a prescrivere prestazioni legate alla prevenzione rispetto agli uomini, specialmente in ambito cardiovascolare e ginecologico, inoltre tendono ad adottare un modello di comunicazione più incentrato sul paziente. Alcuni studi hanno poi messo in evidenza come il genere del medico influenzi anche l’uso ordinario delle procedure diagnostiche, la cui appropriatezza determina la qualità e i costi dell’assistenza. 

Questa analisi ha coinvolto 54 medici, praticanti presso studi di medicina generale, che dopo un apposito training hanno osservato i loro supervisori e raccolto i dati relativi ai pazienti e ai consulti medici, secondo le metodiche previste dall’ICPC-2 (International Classification of Primary Care).  Il campione di medici, composto da 85 uomini e 43 donne, è sovrapponibile, in termini di caratteristiche generali, alla popolazione dei medici di famiglia francesi, in maggioranza uomini (66,4%), con una età media di 53 anni e una media di consulti annuali pari a 5.188, per lo più erogati in aree urbane.  In totale sono state analizzate 20.613 prestazioni, corrispondenti alla gestione di 45.582 problemi di salute. A livello generale nel 64,1% dei casi è stato eseguito un esame clinico, nel 12,7% un test di laboratorio e nel 5% una procedura di diagnostica per immagini. La quota restante riguardava test fisici funzionali, endoscopie, e test di attività elettrica.   L’analisi dei dati, relativa alla gestione della totalità dei problemi di salute considerati, ha mostrato che le donne hanno prescritto un numero maggiore di esami clinici rispetto agli uomini, sia come screening che a fini diagnostici o di follow-up.   Anche i test di laboratorio sono risultati più frequentemente prescritti dai “medici-donna”, così come gli esami clinici eseguiti per diagnosticare e seguire l’evoluzione di eventi dannosi.  Sono stati poi esaminati i principali problemi di salute che i medici si sono trovati a dover gestire. In particolare, sono stati trattati: ipertensione non complicata, infezioni acute del tratto respiratorio superiore, dislipidemie, disturbi depressivi, diabete di tipo 2, bronchite acuta/bronchiolite, disturbi del sonno, ipotiroidismo, osteoartrosi, mal di schiena senza dolore radiante, disturbi di ansia, stitichezza, borsite/tendinite/sinovite, mal di schiena con dolore radiante, fibrillazione atriale, malattie dell’esofago, osteoporosi, deficit vitaminici/nutrizionali.

È stata riscontrata un’associazione, relativamente alla prescrizione degli esami clinici, tra l’appartenenza del medico al genere femminile e l’atteggiamento verso la medicina preventiva, il mal di schiena senza dolore radiante e la stitichezza.  Le dottoresse sembrano essere più portate a prescrivere esami clinici rispetto agli uomini nella gestione di questi problemi, e anche rispetto a tutti gli altri problemi di salute considerati. È stata, inoltre, riscontrata un’associazione riguardante i test di laboratorio: le dottoresse sono più portate a prescriverli per la gestione di dislipidemie e osteoporosi.  Dal lavoro emergono alcune indicazioni per la pratica clinica e per la ricerca, che gli Autori hanno sottolineato.  Dal momento che l’analisi statistica ha tenuto conto delle diverse caratteristiche relative ai pazienti e ai problemi di salute osservati, è probabile che le differenze riscontrate tra uomini e donne, rispetto alla quantità di esami clinici e test di laboratorio prescritti, siano dovute a un loro uso inappropriato da parte di una delle categorie di medici. 

Una possibile spiegazione di questo riguarda le raccomandazioni circa l’uso delle procedure diagnostiche, spesso imprecise e non sempre facilmente applicabili. In questo senso, il miglioramento della qualità delle linee guida potrebbe essere utile per ottimizzare le procedure di appropriatezza, e ridurre quindi queste differenze.  Per la stessa finalità, sarebbe inoltre utile sviluppare programmi di educazione continua in medicina: una formazione specifica sulle modalità di utilizzo dei testi di laboratorio potrebbe portare nel lungo periodo a un miglioramento nell’uso degli stessi. In generale, interventi mirati sia ai pazienti che ai medici (come remainders, audit o feedback) potrebbero contribuire a ridurre l’uso di procedure diagnostiche di scarso valore.

(Bouissiere A et al. General practitioner gender and use of diagnostic procedures: a French crosssectional study in training practices. BMJ Open 2022;12:e054486. doi:10.1136/bmjopen-2021-054486)