Sistemi sanitari sotto stress: smarrimento e rabbia tra gli operatori sanitari europei

Sistemi sanitari sotto stress: smarrimento e rabbia tra gli operatori sanitari europei

(da Univadis – Vincent Richeux – riproduzione parziale)   In un contesto di inflazione record dopo due anni di sforzi per combattere l’epidemia di Covid-19, monta la rabbia degli operatori sanitari europei che si trovano ad affrontare difficoltà crescenti a causa della diminuzione del personale, di un carico di lavoro diventato insostenibile e di una retribuzione ritenuta insufficiente. Mentre i sistemi sanitari sembrano più che mai allo stremo, in diversi Paesi si osservano movimenti di protesta senza precedenti da parte del personale medico e paramedico.  Per comprendere queste richieste, Univadis Medscape presenta una panoramica basata sulle pubblicazioni delle sue edizioni internazionali, concentrandosi su cinque Paesi europei: Regno Unito, Spagna, Francia, Germania e Italia.  

100.000 infermieri in piazza nel Regno Unito    Nel Regno Unito, la rabbia degli operatori sanitari è illustrata in modo eccezionale da uno storico sciopero degli infermieri. A novembre, per la prima volta da più di un secolo, il loro sindacato, il Royal College of Nursing (RCN), ha indetto uno sciopero nazionale per chiedere un aumento salariale del 5% al di sopra dell’inflazione, mentre si stima che i salari reali degli infermieri siano diminuiti del 20% dal 2010, dopo anni di austerità e a causa di un’inflazione record, che attualmente supera l’11%.  Il 15 dicembre, il primo giorno di sciopero, quasi 100.000 infermieri del servizio pubblico hanno interrotto il lavoro. Mentre l’RCN ha garantito che l’assistenza di emergenza è continuata, lo sciopero ha comportato la cancellazione di diverse migliaia di appuntamenti e interventi.

Situazione precaria per i paramedici del Regno Unito   Lo sciopero degli infermieri fa parte di una serie eccezionale di azioni sindacali in tutto il settore pubblico e privato del Regno Unito, in risposta all’aumento del costo della vita. Per gli infermieri e i paramedici britannici in generale, la situazione sta diventando drammatica. Secondo un recente sondaggio, quasi due terzi degli infermieri e dei paramedici del Regno Unito hanno dichiarato di dover scegliere tra l’acquisto di cibo e il risparmio per pagare le bollette energetiche. Un altro 14% si è rivolto ai banchi alimentari per far fronte alle proprie necessità. Più di un quarto sta pensando di lasciare il proprio lavoro per cercare un impiego meglio retribuito.

Aumenta il numero di scioperi in Francia    In Francia gli operatori sanitari sono sempre più “stanchi, stressati e insoddisfatti”, secondo un recente sondaggio che evidenzia ancora una volta le difficoltà fisiche e psicologiche legate alla professione sanitaria. Tra gli operatori sanitari intervistati, la maggior parte dei quali sono infermieri, un quarto ritiene che la propria salute sia compromessa, una percentuale quasi doppia rispetto alla popolazione lavorativa francese. Di conseguenza si moltiplicano le minacce di sciopero. Lo scorso ottobre il personale infermieristico dei servizi e delle emergenze pediatriche, descrivendo un sistema allo stremo, ha lanciato l’allarme attraverso il quotidiano Sud-Ouest sulla mancanza di mezzi e di personale nei servizi ospedalieri, allora saturi di fronte a un’epidemia di bronchiolite.

Germania: sciopero nel più grande ospedale europeo   In Germania, dove un’epidemia di bronchiolite sta colpendo i reparti di terapia intensiva pediatrica, la situazione è molto tesa. Quest’autunno, per la prima volta in 15 anni, 2.700 medici del più grande ospedale universitario d’Europa, l’ospedale Charité di Berlino, hanno scioperato a causa di trattative salariali insoddisfacenti.  Lo sciopero è avvenuto in un momento in cui i medici di base del Brandeburgo protestavano contro i piani del governo federale di limitare il loro orario di lavoro. Più recentemente, gli operatori sanitari della regione del Baden-Württemberg hanno scioperato dal 28 novembre all’1 dicembre, sempre a causa di discussioni sui salari. L’azione si è svolta negli ospedali universitari di Heidelberg, Tubingen, Ulm e Friburgo. Secondo la Società Ospedaliera Tedesca (DGK), è necessario un aumento dei mezzi finanziari per tenere a galla il settore ospedaliero, al fine di contribuire al rafforzamento delle équipe, ma anche per far fronte all’aumento delle spese energetiche legate all’inflazione, dato che la stragrande maggioranza degli ospedali tedeschi è riscaldata a gas.

Italia: una bomba a orologeria   In Italia non sono state annunciate manifestazioni o scioperi, ma anche gli operatori sanitari italiani stanno subendo le conseguenze della carenza di personale e di un’organizzazione assistenziale ormai inadeguata.   Secondo un recente sondaggio, il 65% dei professionisti denuncia il burnout, che sta portando molti operatori sanitari a voltare le spalle al servizio pubblico. “Ogni giorno, sette medici lasciano il Servizio sanitario nazionale”, ha dichiarato il segretario generale del principale sindacato degli ospedali pubblici, l’ANAAO-ASSOMED.  La situazione è destinata a peggiorare rapidamente con i prossimi pensionamenti. Nei prossimi cinque anni si prevede che 40.000 medici ospedalieri lasceranno l’Italia.