Ordini Medici, ‘no a stop numero chiuso Medicina, programmare bene’
(da Adnkronos Salute) – Un fermo no al superamento del numero programmato per la facoltà di Medicina. Apertura, invece, sull’ampliamento dei posti disponibili per gli aspiranti medici. Ma a due condizioni: che siano pianificati di conseguenza anche i posti nelle scuole di specializzazione e gli sbocchi lavorativi all’interno del Servizio sanitario nazionale, per non creare un nuovo ‘imbuto formativo’, né una nuova pletora medica senza occupazione. E’ questa, in estrema sintesi, la posizione della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), espressa dal Filippo Anelli, in merito alle dichiarazioni di esponenti del Governo che, in questi giorni, hanno espresso la volontà di ‘superare il numero chiuso’ per gli aspiranti camici bianchi.
“Una corretta programmazione – spiega Anelli – andrebbe fatta sui fabbisogni, da qui a 11 anni, di specialisti e medici di medicina generale. I ragazzi che a settembre entreranno a Medicina, infatti, solo tra 9-11 anni saranno completamente formati e pronti per entrare a pieno titolo nel nostro Servizio sanitario nazionale. Le proiezioni, al contrario, mostrano che, per allora, la gobba pensionistica sarà superata, mentre saranno pronti i nuovi specialisti, creati grazie all’aumento delle borse”.
“Il progetto del ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e del Governo di un’apertura ‘sostenibile’ della facoltà di Medicina – aggiunge – con un aumento graduale dei posti, legato da una parte alla capacità formativa degli atenei, dall’altra a un aumento delle borse nelle Scuole di specializzazione, può essere accolto, purché entrambe queste condizioni vengano effettivamente soddisfatte. E, soprattutto, purché si tenga conto anche del contesto lavorativo che attenderà i futuri colleghi e si crei, già da oggi, un modello organizzativo adeguato, parametrato alle esigenze assistenziali della popolazione e in grado di assorbire tutti i professionisti”.
“Far saltare il numero programmato – sottolinea Anelli – significa, in definitiva, consentire a tutti di poter accedere a Medicina, senza salvaguardare la qualità della formazione, che oggi il mondo ci invidia. Significa non poter garantire a tutti una borsa di specializzazione, ricreando l’imbuto formativo. Significa, alla fine della catena, trovarci con più medici di quanti il Servizio sanitario nazionale sia in grado di assorbire”.
“Già oggi, in Italia – precisa – sempre secondo l’Ocse, ci sono 4 medici ogni mille abitanti: una delle proporzioni più alte tra tutti i paesi europei. Mentre i medici all’interno del Servizio sanitario nazionale, come evidenzia Agenas, sono circa 145mila. Ed è la stessa Agenas a ribadire l’importanza di una attenta pianificazione, che permetta di disporre di risorse sufficienti e di evitare ridondanze che comprometterebbero l’efficienza del sistema in condizioni ordinarie”.
“Ed è ancora l’Agenas ad avvertire che la pianificazione dell’offerta formativa, per essere efficace, deve essere coordinata con l’adozione di un sistema di incentivi in grado di rendere più attrattivi i profili di impiego in cui si prevedono fabbisogni più consistenti. Per questo, ribadiamo l’importanza di una programmazione efficace ed efficiente, e del coinvolgimento dei medici nel metterla in atto, rapportandola con modelli organizzativi e assistenziali altrettanto efficaci ed efficienti. Rinnoviamo pertanto l’appello affinché le rappresentanze esponenziali dei medici possano sedere ai tavoli dove si decide il futuro della formazione”, conclude.