Agenas: «Il 60% dei pazienti dice no alla prima disponibilità per le visite»

(da fimmg.org)   Il 60% dei cittadini non ha accettato data e struttura di prima disponibilità per le prestazioni strumentali e le visite specialistiche. Sono i dati resi noti oggi da Agenas in collaborazione con la Fondazione The Bridge sul monitoraggio delle prenotazioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale in modalità ex ante. L’indagine ha fatto emergere anche le motivazioni alla base della scelta degli utenti: sul fronte delle prestazioni strumentali, il 70,63% degli utenti ha preferito andare in un ospedale o struttura diversi a quello della prima disponibilità; dato che sale al 76,33% per le visite specialistica.

Come si calcola la pensione dei medici ospedalieri

(da enpam.it)    I medici ospedalieri appartengono al sistema pensionistico pubblico che un tempo faceva riferimento alla Cassa pensioni sanitari (Cps), dal 1996 confluita nell”Inpdap e successivamente, dal 2012, nell”Inps. Il sistema di calcolo previdenziale applicato loro (retributivo o contributivo), dipende dall”anno di inizio dell”attività lavorativa.  Per coloro che hanno maturato entro il 31 dicembre 1995 almeno 18 anni di contributi, il sistema di calcolo retributivo si applica per gli anni maturati sino al 31 dicembre 2011. Per coloro che non hanno maturato tale anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, il calcolo con il sistema retributivo viene utilizzato per gli anni maturati fino 1995 e con il sistema contributivo per gli anni successivi.

Il governo propone ora una riforma che prevede che chi ha un”anzianità inferiore a 15 anni nel sistema retributivo, si veda applicate (per la quota di contributi maturati prima del 31/12/1995) non più le aliquote di rendimento previste dalle attuali tabelle, ma quelle nuove allegate alla Legge di Bilancio 2024.

COME FUNZIONA IL RETRIBUTIVO (QUOTA A INPS)     Il sistema di calcolo retributivo dei medici ospedalieri si basa riferendosi all”ultimo stipendio percepito per le anzianità di servizio maturate sino al 31 dicembre 1992 (Quota A della pensione Inps) e sulla media degli stipendi degli ultimi 10 anni, per le anzianità maturate dal 1° Gennaio 1993 (Quota B della pensione Inps).  All”inizio della carriera si ha un coefficiente elevato del 24% dell”ultimo stipendio per il primo anno di servizio con successiva riduzione nel tempo. Condizione che consentiva comunque di maturare il 100 per cento dell”importo dell”ultimo stipendio con il raggiungimento dei 40 anni di contribuzione.

Dall” 1/1/95 l”aliquota di rendimento è del 2 per cento costante per ogni anno di Servizio, come già era in precedenza per i dipendenti privati. Ciò consente, di conseguenza, di maturare – con 40 anni di contribuzione – il massimo dell”80 per cento dell”ultima retribuzione.

COME FUNZIONA IL CONTRIBUTIVO (QUOTA B INPS)     Il Calcolo della pensione con il sistema contributivo, si basa sulla contribuzione accreditata nel corso di tutta la carriera lavorativa, rivalutata annualmente sulla base dell”importo del Pil quinquennale e sull”età dell”interessato.  Si applicano infatti dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo in assegno pensionistico, valori che, espressi in percentuale, aumentano con l”età del pensionamento.  Per calcolare quanto si prenderà di pensione lorda mensile, bisogna: calcolare il montante contributivo complessivo; moltiplicare il montante individuale per il coefficiente di trasformazione legato all”età anagrafica in cui si esce;

Dall”ultimo decreto del Ministero del Lavoro l”effetto dei coefficienti di trasformazione si riferisce esclusivamente sulle quote di pensione il cui calcolo è basato sul sistema contributivo.

NORMA PENALIZZANTE

Come detto, l”importo finale della pensione Inps spettante si ottiene dalla somma delle Quote A e B dell”Inps. Proprio il ricalcolo della parte retributiva (Quota A Inps) così come indicato dalla riforma in discussione, comporterebbe una riduzione sulla quota retributiva dell”assegno pensionistico, con una penalizzazione che – secondo le stime dei sindacati – potrebbe arrivare in alcuni casi anche oltre il 20 per cento.(per visualizzare anche le tabelle si può accedere a questo LINK https://www.enpam.it/2023/come-si-calcola-la-pensione-dei-medici-ospedalieri/

Sigarette elettroniche: dimostrati gli effetti nocivi per la salute

(da DottNet)    Fumare sigarette elettroniche non è meno rischioso delle sigarette tradizionali. È stato dimostrato, infatti, che l’uso di queste sigarette a lungo termine può avere un impatto negativo sulla salute del cuore e dei polmoni. Un ultimo rapporto pubblicato sulla rivista “Circulation” dell’American Heart Association descrive in dettaglio le tendenze di utilizzo più recenti e gli effetti sulla salute. Per il momento le ricerche stanno trovando riscontro su esperimenti molecolari fatti in vitro, essendo entrate in commercio solo 15 anni fa non si dispone ancora di effetti a lungo termine di questi sistemi di “vaping”. I prodotti di questo tipo hanno forti proprietà di dipendenza e possono contenere diverse sostanze chimiche (oltre ad aromi e dolcificanti) come tetraidrocannabinolo, metanfetamina e metadone. Gli studi, come spiega Jason J. Rose (presidente volontario del comitato di redazione della dichiarazione scientifica e professore associato la University of Maryland School of Medicine di Baltimora) indicano che «anche quando non è presente la nicotina, gli ingredienti delle sigarette elettroniche, in particolare gli aromi, comportano rischi associati a malattie cardiache e polmonari». I prodotti con nicotina, invece, sono associati a cambiamenti acuti in diverse misure emodinamiche, tra cui aumenti della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca. Il dato preoccupante è che l’uso delle sigarette elettroniche è cresciuto in modo esponenziale tra i giovani, attratti maggiormente da quelle aromatizzate.

Ausl Romagna vince ‘Oscar’ Lean Healthcare Award 2023

(da Adnkronos – riproduzione parziale)   E’ l’Ausl Romagna a vincere la sesta edizione del Lean Healthcare Award 2023, il premio delle eccellenze sanitarie pubbliche e private italiane, giunto quest’anno alla sesta edizione. Oltre 90 aziende sanitarie partecipanti da tutta Italia e 31 progetti finalisti su 222 in concorso, selezionati da una giuria altamente qualificata, composta da sessanta esperti fra direttori generali di aziende sanitarie, professori universitari e amministratori delegati del settore healthcare.

Con il progetto ‘Digital (he)ART Network’, l’Ausl Romagna si è aggiudicata l’‘Oscar della sanità’ 2023 per aver migliorato il percorso del paziente con scompenso cardiaco, monitorandolo con un device cardiaco gestito da remoto. Un esempio di innovazione digitale applicata alle cure sanitarie di alta complessità. Grazie a questo programma l’Asl Romagna è la realtà che quest’anno ha saputo meglio rappresentare lo spirito del Lean Healthcare Award il cui scopo è promuovere una sanità efficiente a misura di paziente e di personale sanitario, riducendo gli sprechi laddove esistano.

Con la sesta edizione del Lean Healthcare Award è arrivata una nuova spinta all’innovazione e alla creatività grazie alle aziende sanitarie pubbliche e private che hanno già dimostrato con i progetti in gara di aver contribuito a rafforzare il sistema sanitario e, più in generale, a rimodellare e innovare i processi nel mondo dell’Healthcare. Ampli e qualificati i progetti giunti in finale. Dalla realizzazione di una piattaforma per il monitoraggio delle infezioni correlate all’assistenza, fino a un progetto per ridurre l’attesa della chirurgia oncologica. E ancora l’efficientamento del percorso di presa in carico del paziente affetto da malattia rara, la trasformazione da casa della salute in casa della comunità e i nuovi modelli organizzativi dell’assistenza di prossimità per le aree interne. 

Ecm. Ecco tutte le novità deliberate dalla Commissione Nazionale

(da Quotidiano Sanità)   Dalle nuove tematiche didattiche d’interesse nazionale, alle misure riguardanti i massofiosioterapisti fino alle agevolazioni per il personale sanitario dei comuni colpiti dall’alluvione dello scorso maggio in Emilia Romagna, Marche e Toscana. Sono alcuni dei temi delle 4 delibere approvate dalla Commissione nazionale Ecm.

La prima riguarda l’inserimento di alcune tematiche d’interesse nazionale per il triennio 2023-2025. Si tratta del Dm 77 sugli standard territoriali, la sanità digitale, la formazione in infezioni ospedaliere e il Pan Flu 2021-2023.

Altra delibera stabilisce che sono sottoposti all’obbligo ECM anche i massofisioterapisti iscritti con riserva agli elenchi speciali ad esaurimento di cui all’art. 5 del D.M. 9 agosto 2019, in virtù di quanto previsto dall’art. 15 bis del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34 a far data dal 01.01.2023.

Per quanto riguarda i professionisti sanitari residenti nei comuni colpiti dall’alluvione dello scorso maggio in Emilia Romagna, Marche e Toscana il quantum di crediti da ottenere nel triennio formativo 2023-2025 è ridotto del 30% sull’obbligo formativo individuale triennale.

Infine viene ribadita la scadenza al 31 dicembre 2023 per recuperare i crediti del triennio 2020-2022.

le quattro delibere sono consultabili a questo LINK

In Italia meno ricoveri che nel resto del mondo. Il Rapporto Ocse rivaluta il medico di famiglia

(da Doctor33)   Che l’Italia spendesse troppo poco per la salute dei suoi cittadini – con finanziamenti sotto il 6,5% del Prodotto interno lordo le sanità non sopravvivono – si sapeva. Ce l’aveva detto l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Oggi l’Ocse ci dice un’altra cosa: a dispetto dei pronti soccorso pieni e delle lunghe attese, i residenti del nostro paese “anziano” frequentano gli ospedali meno dei cittadini di altre nazioni. In altre parole, la medicina territoriale fa da argine a patologie altrove curate a suon di ricoveri.

La “notizia” è contenuta nel rapporto ‘Health at a glance’ che annualmente confronta sia indicatori di salute della popolazione sia indicatori di performance dei paesi membri Ocse oltre che dei paesi partner o candidati ad associarvisi. L’edizione 2023 offre gli ultimi dati raffrontabili, indagando anche diseguaglianze, accesso alle cure, fattori di rischio per la salute, qualità dell’assistenza, risorse dedicate alla sanità (si ricorderà che per l’Ocse non devono essere meno del 6,5% del Prodotto interno lordo). Sugli indicatori di esito (sesto capitolo), il Report è sorprendente.

L’Italia sul diabete registra i tassi più bassi di ricovero insieme a Giappone e paesi scandinavi. E anche per asma e broncopneumopatia ostruttiva offre negli ultimi 10 anni i tassi di ospedalizzazione più bassi al mondo, insieme a due paesi sudamericani (Messico e Cile), classificandosi terzo. Più o meno la stessa cosa vale per l’insufficienza cardiaca dove tra il 2019 e il 2021 oltre al trend in miglioramento analogo a quello del resto dei paesi della statistica, vantiamo tassi di ricoveri impropri sotto la media Ocse. Tutti dati che secondo il segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti «smontano una narrazione della sanità territoriale italiana fatta di inappropriatezza dei ricoveri e, indirettamente, certificano invece una capacità di problem-solving molto spiccata da parte dei medici che sul territorio rispondono alle richieste dei cittadini, evitando che siano costretti a ricorrere ad ospedalizzazioni improprie».

Per Scotti, il report certifica l’efficacia della medicina del territorio e rende «ancor più evidente come, rispetto al racconto che solitamente si propone ai cittadini, qualcosa non torni». Ad esempio, nella parte del Report relativa alla Health Workforce basta poco «per rendersi conto di un pesante squilibrio a carico dei medici del territorio, che sono solo il 14% del totale con gli specialisti all’80%» (i due dati della media dei paesi Ocse relativa al 2021 sono rispettivamente il 20 e il 64%). «La vera programmazione in questo paese parte dal rendere nuovamente attrattiva la medicina generale, potenziandola nel ruolo e valorizzandone i risultati professionali. Incredibile che la realtà debba emergere dai dati OCSE e che nel dibattito interno, come accaduto negli ultimi anni post-Covid, la medicina del territorio appaia invece come responsabile di un fallimento di gestione del territorio. Esiste, evidentemente, un’altra storia da raccontare e di certo esistono altri colpevoli». Il segretario generale Fimmg accenna poi al contratto in discussione: «Oggi grazie all’impegno di Sisac e delle Regioni ci aspettiamo di definire il contratto 2019-21 entro fine anno. Qualunque ostacolo troveremo a questo nostro intendimento lo considereremo pretestuoso e responsabile della scomparsa del nostro ruolo nel Servizio sanitario nazionale. Ma prima di scomparire, si stia certi che ci faremo sentire».

Sul tema della discrepanza tra risultati ottenuti e bassa spesa sanitaria DoctorNews raccoglie la voce di Luca Puccetti, presidente della società scientifica Promed Galileo: «La medicina generale sottorganico (e nel mirino mediatico), in questi anni sta evitando problemi di salute ai cittadini, economici al servizio sanitario, organizzativi all’ospedale. I progetti di riorganizzazione dell’assistenza territoriale in case di comunità in qualche caso tenderebbero a cancellare la medicina di famiglia di prossimità quale la conosciamo. Ma come si vede la nostra professione diffusa su tutto il territorio sta compiendo imprese per cui difficilmente risulterà sostituibile da altri modelli. Tutto questo in un paese che ha una spesa sanitaria pro-capite sotto la media Ocse (9% contro 9,2% rispetto al prodotto interno lordo se sommiamo spesa pubblica e privata) ed è fra i tre più anziani dell’Organizzazione con Giappone e Germania (come si legge nel 7° capitolo del Rapporto)».

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