Mantenersi attivi aiuta a dormire meglio

(da Univadis)     L’attività fisica portata avanti con costanza negli anni riduce il rischio di insonnia e quello di dormire troppo o troppo poco. È quanto riportano sulla rivista BMJ Open i ricercatori guidati da Eva Bjornsdottir del dipartimento di psicologia all’Università di Reykjavik, in Islanda, che hanno portato avanti uno studio di coorte su oltre 4.300 persone arruolate in 21 centri di 9 paesi europei.   “I disturbi del sonno sono molto comuni nella popolazione generale e hanno un impatto su salute e qualità di vita” esordiscono gli autori. “Numerosi studi suggeriscono che l’attività fisica possa migliorare i sintomi dell’insonnia cronica ma ad oggi non sappiamo quanto siano significativi tali benefici e quali fattori possano influenzarli” aggiungono, spiegando che ci sono anche dati a sostegno di un’associazione tra attività fisica e ridotta sonnolenza diurna. 

Parola d’ordine: costanza

I dati oggi disponibili non dispongono di un follow-up sufficientemente esteso e difficilmente gli studi precedenti hanno valutato più esiti legati al sonno contemporaneamente. Proprio per colmare queste lacune e valutare in dettaglio l’associazione tra attività fisica e sonno, Bjornsdottir e colleghi hanno valutato le risposte dei partecipanti a domande sull’attività fisica al basale e su attività fisica, sintomi dell’insonnia, durata del sonno e sonnolenza diurna a 10 anni di follow-up. “Sulla base dei cambiamenti nell’attività fisica, abbiamo identificato quattro gruppi di partecipanti: costantemente non attivi; diventati inattivi; diventati attivi e costantemente attivi” scrivono i ricercatori.

Dopo aggiustamenti per età, sesso, indice di massa corporea, storia di fumo e centro di studio, chi era rimasto costantemente attivo aveva meno probabilità di riportare difficoltà nell’addormentarsi (OR 0,60) e di avere una durata del sonno particolarmente breve (≤ 6 ore/notte; OR 0,71) e particolarmente lunga (≥ 9 ore/notte; OR 0,53) rispetto a chi era rimasto costantemente inattivo.    Come ricordano gli autori, una limitazione dello studio è rappresentata dal fatto che i dati sui disturbi del sonno sono stati riferiti dai partecipanti e non erano disponibili diagnosi mediche o misurazioni oggettive. Di contro, però, il follow-up di 10 anni ha permesso di valutare l’impatto della costanza nell’attività fisica sul sonno. “I nostri risultati sono in linea con quelli di altri studi che mostrano un beneficio dell’attività fisica sui sintomi dell’insonnia, ma aggiungono un dato importante, ovvero l’importanza di mantenere un’attività fisica costante nel tempo” affermano Bjornsdottir e colleghi, precisando che chi è fisicamente attivo in generale ha anche maggiori probabilità di adottare uno stile di vita più sano, comportando un effetto anche sul sonno.