Tamponi, Mmg obbligati e senza standard di sicurezza. Le ragioni di chi dice no

(da Doctor33)    Non ci saranno firme tecniche sull’accordo dei tamponi. Anche se ai sindacati il no dovesse costare l’esclusione da tutte le trattative regionali. Angelo Testa, presidente Snami spiega che «sulla volontarietà abbiamo mantenuto ferma la nostra pregiudiziale. Non eÌ possibile che ci sia una costrizione mentre il comparto vive un aumento esponenziale dei carichi di lavoro e la maggior parte degli studi è inidonea all’effettuazione di una prestazione laboratoristica a rischio». Salvatore Santacroce tesoriere Snami parte dall’esclusione dei sindacati del “no” dai tavoli per gli accordi regionali che indicheranno chi deve vaccinare e chi può. «È incostituzionale, sancisce la dittatura assoluta della Fimmg e la impugneremo».    
Nel merito Santacroce è amaro: «Ai pompieri si insegna che in casi di emergenza il primo a doversi mettere in sicurezza è l’operatore. Noi lavoriamo oggi 11 ore al giorno, aderendo all’accordo saremo chiamati ad aggiungere del tempo per una prestazione che, ad esempio, io non so fare e non mi spetterebbe; non solo, la sua effettuazione mette a rischio la sicurezza mia e dei miei pazienti; come il pompiere che resta tra le fiamme non può più salvare nessuno, se io medico di famiglia divento positivo al Covid-19 – anche solo asintomatico – lascio 1500 pazienti a piedi per due settimane. In una regione come la Lombardia, dove i sostituti non si trovano, 100 medici positivi su 8 mila vogliono dire 150 mila pazienti che non possono continuare a curarsi con il Servizio sanitario per qualsiasi cosa, e non potranno fare il vaccino antifluenzale. Il tampone a domicilio, poi, tutti voi avrete visto come ci si deve bardare per effettuarlo, in quanti si deve essere per vestirsi, svestirsi, sanificare l’auto. La maggior parte degli studi non offre gli standard di sicurezza. Il segretario Fimmg, nel perorare l’obbligo ha affermato di non poter permettere che la medicina generale appaia poco incline all’impegno in periodo di epidemia. Evidentemente è abituato a frequentare studi che hanno bisogno di fare i tamponi per dimostrare di esistere».
Il tesoriere Snami si toglie anche qualche sasso dalla scarpa sotto il profilo economico e dei dispositivi di protezione. «I Dpi spesso ci arrivano non solo con il contagocce ma senza certificazione, le mascherine dell’azienda da me a Pavia fino a prova contraria non sono ad uso medico ma contro le polveri, dovrebbe essere l’Ats a girarci certificazione Inail o idonea, ma fin qui non ha dato una risposta. Sia sui vaccini sia sui tamponi in prospettiva c’è la questione dello smaltimento dei rifiuti potenziali infettivi: dispositivi e strumentazione utilizzati. Non sono a nostro carico. Noi -dice Santacroce – eroghiamo vaccini e, da oggi, siamo tenuti ad eseguire tamponi nell’ambito dei compiti convenzionali previsti dalla legge 833/78 e seguenti e perciò in base al Dpr 254/2003 anche se i rifiuti sono prodotti nei nostri studi si considera luogo di produzione la struttura dell’azienda come definite dal dlgs 22/97 articolo 58 comma 7 ter. In merito, ho inviato diffida all’Ats».
Critico anche il Sindacato medici italiani con la leader Pina Onotri, pure disponibile (come Testa) all’incombenza su base volontaria: «Abbiamo espresso perplessità soprattutto di tipo organizzativo. Non è possibile effettuare i tamponi negli studi medici, come non è possibile effettuarli nelle farmacie, mentre le Asl stanno già esprimendo perplessità nell’inserire nella loro organizzazione lavorativa chi non fa parte dei loro organici. Si possono obbligare a fare i tamponi le colleghe incinte e i colleghi neoplastici, cardiopatici e con insufficienza respiratoria? Siamo pronti a proclamare lo stato di agitazione se non verremo ascoltati». Per Enzo Scafuro, Smi Lombardia, ex capodelegazione di categoria, siamo di fronte ad «un accordo di facciata che inserisce nuovi obblighi e mette fuori chi non firma dai tavoli regionali. È ora di finirla con queste operazioni simil mafiose e di svolgere le trattative al ministero anziché in un carrozzone costoso come Sisac. I tamponi saranno in totale 2 milioni divisi tra 37 mila Mmg: tra contatti stretti di positivi asintomatici (a volte intere famiglie), casi sospetti, e sintomatici allo scadere dei 10 giorni di isolamento, non basteranno a coprire il fabbisogno di 2 settimane. Tutto questo vale un obbligo? O si vuole creare ulteriore contrasto tra medici e pazienti?»