L’obesità deve essere riconosciuta come vera e propria malattia

(da M.D.Digital)   Quando si parla di obesità la definizione corretta è quella di malattia cronica multifattoriale. Errato considerarla un semplice accumulo di chili di troppo, e che si tratti di una condizione che può essere gestita sotto il controllo dell’individuo (o che sfugge alla sua capacità di disciplinare il peso in eccesso). E in quanto vera e propria patologia va affrontata e gestita sotto il controllo medico.  L’obesità è un problema crescente nella maggior parte dei paesi, compresa l’Italia. Ed è associata ad un aumento del rischio di morbilità e mortalità a causa delle comorbilità associate, che rappresentano un problema critico per la salute pubblica. Le sue conseguenze hanno una dimensione importante che include effetti sulla salute e sulla qualità della vita, ma anche significativi impatti socioeconomici. Diversi studi hanno dimostrato che l’obesità – e le numerose comorbilità ad essa associate – danno luogo a maggiori costi sanitari diretti e indiretti, imponendo un onere significativo ai soggetti obesi.
“L’obesità deve essere considerata come una malattia cronica, a patogenesi multifattoriale, che necessita di cure e attenzioni adeguate. – afferma Paolo Sbraccia, Vice Presidente IBDO Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma “Tor Vergata” – La gestione terapeutica è complessa e richiede un approccio multidimensionale. Le principali linee guida dell’obesità indicano che il primo passo della terapia è rappresentato dalla modificazione degli stili di vita attraverso l’intervento nutrizionale, l’incremento dell’attività fisica strutturata e le modifiche comportamentali. Tuttavia, quando questa prima strategia risulta insufficiente o del tutto inefficace è possibile ricorrere alla terapia farmacologica e in alcuni casi alla chirurgia bariatrica”,
Al congresso ECO-ICO 2020 sono stati presentati i dati dello studio internazionale ACTION IO (Awareness, Care, and Treatment In Obesity MaNagement – an International Observation), che ha coinvolto 11 paesi in cinque continenti, oltre 14.500 persone con obesità e quasi 2.800 operatori sanitari, con l’obiettivo di identificare le percezioni, le attitudini, i comportamenti e gli ostacoli per la cura dell’obesità e capire in che modo questi fattori influenzino la gestione dell’obesità.  Dalla survey è emerso che molte persone con obesità sottovalutano la gravità della loro malattia, per questo tendono a non cercare l’aiuto di cui hanno bisogno per perdere peso in maniera efficace o per la cura di complicazioni legate alla malattia.   Lo studio ha anche dimostrato l’urgenza di un intervento precoce: problemi di peso in giovane età (<20 anni) sono associati a una malattia più grave e rassegnazione. Il gruppo più giovane ha visto infatti una percentuale maggiore di obesità di classe II (23% vs 16%) e di classe III (18% vs 11%), rispetto a coloro che non hanno sviluppato obesità a esordio precoce.
Un altro dato emerso è che le principali raccomandazioni dei medici si concentrano sulla restrizione calorica e sull’attività fisica. Meno frequente il consiglio di seguire una dieta specifica (22%) o programmi di allenamento (34%) e raramente di ricorrere a farmaci su prescrizione (11%) o alla chirurgia bariatrica (10%). Poiché solo una minoranza di medici ritiene attualmente disponibili valide opzioni farmacologiche (25%) “è evidente la necessità di implementare le conoscenze sull’obesità di medici, governi, persone con obesità e opinione pubblica in generale, migliorando l’educazione relativa alle basi biologiche per far sì che venga riconosciuta come malattia cronica” conclude Paolo Sbraccia.
I dati presentati in occasione dell’European Congress on Obesity (ECO) 2021 hanno dimostrato l’efficacia dei nuovi trattamenti farmacologici, che nello studio STEP 1 hanno portato a una significativa perdita di peso che ha avuto un impatto positivo sul benessere delle persone e sulla loro capacità di svolgere attività fisiche quotidiane, come fare passeggiate e svolgere le loro routine quotidiane.
In merito alle nuove terapie è da segnalare la recente approvazione dell’Fda statunitense a semaglutide per la gestione cronica dell’obesità e del sovrappeso in soggetti adulti con almeno una condizione correlata al peso (come ipertensione arteriosa, diabete di tipo 2 o ipercolesterolemia), da utilizzare in aggiunta a un dieta ipocalorica e all’aumento dell’attività fisica. I risultati
(Sbraccia P, et al. Misperceptions and barriers to obesity management: Italian data from the ACTION-IO study. Eat Weight Disord 2021; 26: 817-828. doi: 10.1007/s40519-020-00907-6. )