Esami preoperatori: spesso inutili, a volte dannosi, sempre costosi

Esami preoperatori: spesso inutili, a volte dannosi, sempre costosi

(da Univadis)   Pazienti a basso rischio che devono sottoporsi a interventi di chirurgia minore o intermedia non dovrebbero essere sottoposti a esami preoperatori di routine.  Non ci sono evidenze che tali esami offrano un beneficio clinico, mentre possono innescare una cascata di eventi dannosi per il paziente e far levitare i costi sanitari.  Un articolo appena pubblicato sul British Journal of Medicine spiega in modo molto efficace perché e come andrebbe ridotto il numero degli esami preoperatori, per il bene dei pazienti e della collettività. Gli autori dello studio sottolineano che i troppi test eseguiti oggi dipendono dall’idea sbagliata che lo screening medico non faccia male, laddove invece esami ingiustificati portano a visite specialistiche non necessarie e a interventi diagnostici e terapeutici invasivi, ritardano l’intervento chirurgico, causano costi al paziente e al sistema sanitario e, se ci si pensa, risultano dannosi anche per l’ambiente.

Le linee guida del NICE (UK National Institute for Health and Care Excellence) e la campagna internazionale Choosing Wisely promuovono questo approccio, ovviamente a condizione che le caratteristiche del paziente e il tipo di intervento lo consentano: pazienti in buone condizioni di salute generale (categorie di rischio ASA 1 o 2 secondo la valutazione anestesiologica) che devono affrontare interventi elettivi a basso rischio (es. interventi oculistici, interventi odontoiatrici, rimozione di lesioni cutanee) e a medio rischio (es. artroscopia del ginocchio, ernia inguinale) non vanno sottoposti a nessun esame preoperatorio, compresi gli esami di laboratorio (test di coagulazione inclusi), l’elettrocardiogramma e la radiografia del torace. Diverse revisioni sistematiche dimostrano che i risultati degli esami preoperatori influiscono quasi in meno del 2% dei casi sulla gestione del paziente e non hanno effetto sull’esito dell’intervento. Non solo tali esami sono inutili, ma sono dannosi, come dimostra uno studio su pazienti per cui è stato richiesto un elettrocardiogramma prima dell’intervento di cataratta: il 25% è andato incontro a quattro o più eventi a cascata (es. esami di approfondimento, visite, ricoveri) e il 35% ha dovuto aspettare più di un mese prima della chirurgia (l’8% addirittura tre mesi), con un aumento del 40% nel numero di cadute dovute alla cattiva visione.

Con i test aumentano le spese sanitarie: si stima che negli Stati Uniti per gli esami preoperatori non necessari e per gli eventi a cascata da questi innescati si spendano ogni anno 18 miliardi di dollari. Anche il paziente si trova ad affrontare costi non indifferenti, se non per gli esami (da noi rimborsati dal Sistema Sanitario) per le giornate di lavoro perso e per le spese di viaggio.  Adottare un approccio diverso può essere reso complicato dal fatto che “si è sempre fatto così”. Alcuni studi hanno dimostrato che chirurghi e anestesisti pur sapendo che test di basso valore non sono necessari li ordinano ugualmente perché pensano che il collega li vorrà vedere. I medici sono portati a pensare, in fin dei conti erroneamente, che il rischio di non richiedere gli esami sia più grande delle conseguenze della richiesta di tali esami.

Per ridurre gli esami non necessari si possono usare diverse strategie agendo a più livelli: 1) a livello del medico, attraverso campagne di educazione, ma anche mediante audit e feedback; 2) a livello di organizzazione, creando cliniche dedicate alla chirurgia a basso rischio, sviluppando linee guida adattate al contesto locale, abolendo le prescrizioni in automatico; 3) a livello di sistema sanitario, disincentivando i test non necessari. “Introdurre strategie per ridurre gli esami preoperatori non necessari è responsabilità di chi controlla il team operatorio multidisciplinare – concludono gli autori dell’articolo – Tuttavia ogni medico può verificare le proprie convinzioni e pratiche he sono in contrasto con le raccomandazioni internazionali per ridurre i test preoperatori inutili nella propria unità”.

(Dossett LA, Edelman AL, et al. Reducing unnecessary preoperative testing. BMJ 2022;379:e070118 doi:10.1136/bmj-2022-070118 )