Colazione, chi la evita è a rischio di declino cognitivo

(da M.D.Digital)   Precedenti studi hanno delineato la correlazione degli effetti avversi del saltare la colazione con la funzione cognitiva. Tuttavia, la maggior parte di questi studi si è concentrata sugli effetti a breve termine; ad oggi, l’effetto a lungo termine del saltare la colazione sulla funzione cognitiva tra gli anziani rimane poco chiaro. In un recente studio prospettico di coorte condotto su una coorte di 712 adulti anziani (età media 70.8 anni), è stata indagata la correlazione tra saltare la colazione una o più volte alla settimana e il declino del punteggio cognitivo (definito come diminuzione del punteggio del Mini-Mental State Examination MMSE) di due o più punti nel periodo osservato. Durante il follow-up 135 dei 712 partecipanti hanno evidenziato un calo del punteggio cognitivo.

L’analisi statistica ha confermato che il tasso di incidenza del declino del punteggio cognitivo era significativamente più alto in chi faceva a meno del primo pasto della giornata (rapporto del tasso di incidenza (IRR), 2.10). Ulteriori aggiustamenti del punteggio di propensione relativi all’evitamento della colazione rispetto ai parametri di base (età, sesso, abitudine al fumo e al consumo di alcol, indice di massa corporea, reddito familiare, livello di istruzione, sintomi depressivi, ipertensione, diabete, sonniferi, attività fisica, apporto calorico e cognizione di base) hanno prodotti risultati coerenti (IRR, 2.21). Per quanto riguarda l’assunzione giornaliera di gruppi di alimenti, chi saltava la colazione consumava una quantità significativamente inferiore di verdura, frutta e pesce rispetto a chi faceva colazione. In conclusione, i dati sembrano quindi deporre a favore del fatto che che saltare la colazione si associa a un declino del punteggio cognitivo tra gli anziani.

(Rika Ishizuka, et al. Breakfast Skipping and Declines in Cognitive Score Among Community-Dwelling Older Adults: A Longitudinal Study of the HEIJO-KYO Cohort. J Geriatr Psychiatry Neurol 2023; 36: 316-322. Doi: 10.1177/08919887221135551)