Medici in sciopero per difendere salute di tutti, non solo categoria
(da AdnKronos Salute) I medici italiani dipendenti del servizio pubblico si avviano allo sciopero proclamato per il 12 dicembre con preoccupazione, rabbia e delusione per la mancanza di attenzione del Governo al settore, confermata – sottolineano – anche dalla manovra economica dove per la sanità c’è poco o nulla. Ma anche convinti che la loro protesta, nonostante l’inevitabile disagio per i cittadini, sia necessaria per difendere il servizio sanitario pubblico a vantaggio di tutti i cittadini, e non solo per tutelare la categoria “sempre più bistrattata”. Lo hanno ribadito i camici bianchi delle diverse sigle aderenti all’Intersindacale medico, che oggi hanno manifestato a Roma in un affollato incontro a cui hanno partecipato anche parlamentari e rappresentanti dei cittadini.
Sei i punti su cui poggia la protesta di medici che chiedono una sanità pubblica che garantisca il diritto alla cura e il diritto a curare; un contratto di lavoro che valorizzi l’attività dei camici bianchi e il ruolo a garanzia di servizi di qualità per i cittadini; la fine della precarietà e la possibilità di nuova occupazione; la difesa della professione; l’aumento dei contratti di formazione. Ma si tratta anche di una protesta, e questo è il sesto punto, ‘politica’, contro le “fallimentari scelte” dei decisori sul Ssn e sulla professione.
“Noi chiediamo un adeguato finanziamento del sistema sanitario nazionale – ha spiegato Carlo Palermo, vicesegretario dell’Anaao Assomed – che è attualmente assolutamente inadeguato, insufficiente rispetto alle necessità. Sia per la sostenibilità dei servizi sia per portare finalmente a conclusione, dopo 8 anni di blocco, il contratto di tutto il comparto, dei medici e del settore infermieristico”. Per Guido Quici, presidente Cimo “sulla sanità sono mancate le scelte politiche. Veniamo da 13 anni di finanziarie che non finanziano il servizio sanitario nazionale. Hanno applicato quest’anno la politica del bonus e del malus, dove ci sono i bonus più disparati e il malus della mancata stabilizzazione dei ricercatori, di contratti scaduti da 8 anni, di precariato ecc. Ma alla fine il cerino in mano rimane a pazienti e cittadini perché venendo meno le risorse i cittadini vivranno il disagio delle mancate risposte e gli operatori sanitari non saranno in grado di garantire loro i servizi, con un inevitabile conflitto sociale”.
“Il nostro sciopero – aggiunge Andrea Filippi che sarà segretario della Fp Cgil medici – è assolutamente necessario ed è una protesta soprattutto in difesa del fondo sanitario nazionale e della sanità pubblica. Noi crediamo che una qualsiasi possibilità di ripresa dei servizi pubblici debba partire, prima di tutto, dalla legittimazione dei ruoli professionali. Deve essere chiaro che non c’è contrapposizione, a contrario di quanto è stato detto dalle Regioni, tra finanziamento del contratto e finanziamento del fondo sanitario nazionale. Dobbiamo uscire fuori da questo assurdo balletto che stanno facendo Regioni e Governo della ‘coperta corta’: è assurdo far credere che finanziare il contratto vorrebbe dire non finanziare i livelli essenziali di assistenza”.
Dello stesso parere Aldo Grasselli, presidente della Federazione veterinari-medici-farmacisti e dirigenti sanitari. “Occorre scioperare – ha spiegato – per far capire che la misura è colma, che i valzer delle responsabilità rimpallate tra Stato e Regioni hanno stancato, che il definanziamento della sanità pubblica si deve fermare e la finanza pubblica deve tornare a dare risorse pari a quelle che in sanità investono Francia e Germania. Non ci piace scioperare. Ci costa energia e soldi, più di quanti ne chiediamo nel rinnovo contrattuale. Ma c’è una categoria di dirigenti totalmente ignorata dal Governo e dalla politica. E che non può guardare senza reagire allo distruzione del Servizio sanitario nazionale. Un sistema in cui crediamo e per il quale siamo disposti a scioperare”.
Nel suo intervento senatore Amedeo Bianco, già presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, ha invitato i camici bianchi riuniti a Roma, che non avevano risparmiato contestazioni all’onorevole Federico Gelli, come rappresentante della maggioranza di Governo, di indirizzare la protesta verso chi è tenuto a dare risposte istituzionale. “Le Regione devono fare i contratti. Ed è inaccettabile che mettano in contrapposizione il finanziamento degli accordo contrattuali con l’erogazione dei servizi. Non dimentichiamo che fino ad oggi i Lea sono stati garantiti a spesa dei professionisti. Le regioni devono anche capire che i professionisti sono la soluzione dei problemi e non il problema”, sottolinea.