Prescrizioni poco chiare, FNOMCeO: evitare abbreviazioni e scrivere al Pc

(da  Doctor33)  Evitare l’uso di abbreviazioni e le sigle che i cittadini possono non comprendere, scrivere sempre al computer e fare attenzione alla effettiva comprensione della prescrizione da parte del paziente. Sono queste le raccomandazioni che il vicepresidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli Odontoiatri (Fnomceo), Maurizio Scassola, rivolge ai medici per ovviare al diffuso problema delle ricette del medico ospedaliero spesso poco comprensibili. Un problema di comprensibilità che si riscontra, il più delle volte, anche nei referti di analisi strumentali, come documenta Adnkronos, mentre prescrizioni chiare e comprensibili sono «un diritto dei pazienti, ma anche una tutela per i medici Prescrittori».  
E se i professionisti sono tenuti a spiegare in modo comprensibile, sia in forma scritta sia con le parole, diagnosi e terapie, «servono modelli organizzativi e informatici che facilitino il compito dei camici bianchi» continua Scassola. «Non è accettabile – dice il vicepresidente Fnomceo – che un paziente esca un luogo di cura senza la necessaria chiarezza su come assumere la terapia. La prescrizione, infatti, è la parte finale di un percorso di comunicazione tra medico e paziente. E se questa parte è carente, salta l’efficacia stessa dell’intera cura e si innesca anche possibilità di errore medico. È in gioco la sicurezza del paziente». Anche nel redigere i referti diagnostici il medico «deve essere chiaro, nei limiti delle tecniche usate, e comunque fornire al paziente sempre una sintesi chiara, sia a parole sia in forma scritta». In questo campo, infatti, l’ambiguità non va bene per nessuno perché «il referto ha un valore legale e probatorio. E quindi spiegarsi bene è un vantaggio anche per il medico».
Tutto, però, deve essere realizzabile. «È chiaro che non è possibile chiedere di dedicare più tempo alle necessarie spiegazioni – osserva il medico – se si obbliga un professionista a fare un’ecografia in 7 minuti o a rispettare, per ciascuna prestazione, spazi predefiniti molto ristretti con i cosiddetti “tempari”, contro i quali la Fnomceo si è battuta. Così come è difficile garantire una comunicazione ottimale in situazioni in cui mancano gli strumenti informatici di base o dove le condizioni di lavoro sono al limite», conclude Scassola.