Interstizio submucosale, l’anatomia umana si arricchisce di un nuovo organo

(da Doctor33)  Una caratteristica precedentemente sconosciuta dell’anatomia umana, che però potrebbe avere implicazioni nella funzione di organi e tessuti e nei meccanismi di molte patologie, è stata presentata in uno studio pubblicato su Scientific Reports. «Gli interstizi submucosali, in precedenza pensati come densamente riempiti di collagene, sono in realtà compartimenti pieni di liquido e interconnessi tra loro. Questa serie di spazi, supportata da un reticolo di collagene ed elastina, può agire come ammortizzatore che impedisce ai tessuti di lacerarsi mentre gli organi svolgono le loro funzioni» spiega Neil Theise, della Icahn School of Medicine al Mount Sinai di New York, che ha diretto la ricerca. «Il nostro studio è il primo a definire l’interstizio come un organo a sé stante, e come uno dei più grandi del corpo» prosegue. I ricercatori ritengono che finora nessuno abbia notato questi spazi a causa del processo di fissaggio dei vetrini per microscopio che, drenando i liquidi dai compartimenti, fa collassare il reticolo connettivo che li circonda. I risultati da loro ottenuti infatti derivano da una nuova tecnologia, l’endomicroscopia confocale laser, basata sulla tecnica dell’endoscopia, che permette una visione ad alto ingrandimento dei tessuti in vivo. I ricercatori, durante dodici interventi chirurgici per cancro in cui dovevano essere rimossi pancreas e dotto biliare, hanno analizzato con questa tecnica campioni di tessuto di dotti biliari pochi minuti prima di bloccare il flusso di sangue al tessuto bersaglio. Dopo aver osservato la struttura di questo spazio nelle immagini dei dotti biliari, la stessa è stata ritrovata in altre parti del corpo, in pratica ovunque i tessuti si muovessero o fossero compressi. «Questa scoperta ha il potenziale per portare progressi sostanziali in medicina, compresa la possibilità che il campionamento diretto del liquido interstiziale possa diventare un potente strumento diagnostico» afferma Theise. In base ai risultati dello studio si potrebbe inoltre spiegare perché il cancro che invade lo spazio interstiziale tenda a essere molto più diffuso nel corpo. E non solo questo, infatti le cellule e i fasci di collagene che risiedono nello spazio interstiziale cambiano con l’età e possono contribuire alla corrugazione della pelle, all’irrigidimento degli arti e alla progressione di malattie fibrotiche, sclerotiche e infiammatorie.
(Sci Rep. 2018. doi: 10.1038/s41598-018-23062-6 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29588511)