Migliora la sanità in Italia: vola il Sud

(da DottNet)  “Il sistema sanitario italiano va molto meglio di quanto i cittadini percepiscono” e dimostra “una grande capacità di miglioramento”. Ne è convinta Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, promotrice dello studio sul “Sistema di Valutazione della performance dei Sistemi Sanitari Regionali”, i cui dati relativi al 2018 sono stati presentati a Bari in anteprima nazionale.  Lo studio, che mette a confronto circa 390 indicatori, è stato avviato nel 2004 in Toscana, dal 2008 condiviso da altre Regioni italiane e attualmente vi aderiscono 10 Regioni (Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto) e le due province autonome di Trento e Bolzano.  Le Regioni del Sud hanno messo il turbo. Basilicata e Puglia negli ultimi anni sono migliorate molto di più delle Regioni del Centro-Nord – spiega la rettrice Nuti – che chiaramente però partivano da situazioni di migliori performance e quindi in un certo senso l’ultimo miglio è sempre più difficile da percorrere”. Infatti “Regioni che sono partite da più tempo con un sistema di valutazione e di misurazione del risultato, come Toscana e Veneto, e quindi hanno acquisito consapevolezza sui propri risultati sono quelle più avanti”.   Le aree che hanno registrato gli avanzamenti più significativi sono le vaccinazioni, i tempi di attesa per la chirurgia oncologica e in generale la capacità dei sistemi di indirizzare l’utenza verso i setting di offerta più appropriati, evitando ospedalizzazioni inutili. Per portare qualche esempio, la copertura vaccinale per morbillo, parotite e rosolia, che a Trento si fermava all’84.5% nel 2015, nel 2018 raggiunge il 94.3%; se in Liguria si dovevano mediamente attendere circa 35 giorni per un’operazione chirurgica per un tumore maligno alla mammella, nel 2018 il valore scende a 28 giorni; in Puglia il tasso di ospedalizzazione era del 170.4 per mille residenti nel 2013 e cala a 124 nel 2018.  Ancora critica tuttavia l’appropriatezza nell’uso dei servizi di diagnostica per immagini e in aumento i tempi di attesa al pronto soccorso per i casi meno gravi.  “I cittadini certamente aumentano le loro esigenze, -aggiunge – ma considerando l’entità delle risorse che il nostro Governo destina alla sanità, direi che c’è uno sforzo anche eroico in alcune Regioni di migliorare e cercare di dare il più possibile, di creare valore per i nostri pazienti”.