Non esistono livelli sicuri di PM nell’aria se si guardano i dati di mortalità

(da Univadis)    L’esposizione, anche per poco tempo, al particolato atmosferico è associata ad aumentata mortalità per tutte le cause, per cause cardiovascolari e per cause respiratorie in più di 600 città nel mondo. I risultati confermano quanto emerso da precedenti studi locali e regionali, che avevano identificato un legame tra la concentrazione di PM10 e PM2,5 e la mortalità.

Descrizione dello studio      I dati giornalieri sulla mortalità e l’inquinamento atmosferico sono stati raccolti in 652 città, sparse in 24 Paesi o regioni.  Le informazioni sulle condizioni ambientali sono state ottenute dal Multi-City Multi-Country (MCC) Collaborative Research Network database, la banca dati di un network di ricerca che valuta gli effetti del clima sulla mortalità.  Il periodo interessato va dal 1986 al 2015 e i dati di mortalità sono stati ottenuti dalle autorità locali di ciascun Paese analizzato; le cause di morte sono state classificate secondo la classificazione internazionale ICD-9 o ICD-10.   Le misurazioni di PM10 erano disponibili in 598 città, quelle di PM2,5 in 499. 445 città possedevano dati su entrambi gli inquinanti.  Lo studio è stato finanziato da numerose istituzioni pubbliche e private.

Risultati principali     In media, un aumento giornaliero di 10 μg per metro cubo di PM10 è risultato associato a un aumento dello 0,44% nella mortalità per tutte le cause, dello 0,36% nella mortalità cardiovascolare e dello 0,47% nella mortalità respiratoria.  I corrispondenti aumenti della mortalità per la stessa variazione della concentrazione di PM2,5 sono stati, rispettivamente, 0,68%, 0,55% e 0,74%.  L’associazione rimane significativa anche controllando per gli inquinanti gassosi ed è più forte nei luoghi in cui le concentrazioni medie annue di PM erano più basse e le temperature medie annuali più elevate.

Limiti dello studio      Le stime degli effetti sulla mortalità specifica risentono di possibili errori diagnostici o di codifica, inevitabili in uno studio globale così duraturo e ampio.

Perché è importante     Questo studio internazionale multicentrico, adottando lo stesso protocollo analitico e le stesse specifiche nella stima delle associazioni, permette un miglior confronto dei risultati tra Paesi. È importante capire se le associazioni osservate per i PM sono indipendenti da altri inquinanti per la regolamentazione della qualità dell’aria e la valutazione del rischio. Questo studio fornisce prove circa gli effetti indipendenti del PM.  L’esistenza di un effetto anche dopo un’esposizione breve suggerisce che non esista un livello sicuro di esposizione per PM.  Questo studio non sembra confermare l’ipotesi di curvilinearità nella relazione concentrazione-risposta secondo cui ci sarebbe un’inclinazione minore in corrispondenza di alti livelli di esposizione. Ciò significa che perfino i Paesi ad alto reddito con una qualità dell’aria relativamente buona potrebbero ottenere benefici per la salute pubblica da un’ulteriore riduzione delle concentrazioni di PM ambientale.

(Liu C, Chen R et al. Ambient particulate air pollution and daily mortality in 652 cities. N Engl J Med 381(8), 705-715. 2019. doi: 10.1056/NEJMoa1817364 )