Coscienza ambientalista anche nello studio odontoiatrico

(da Odontoiatria33)   L’associazione Ecodentisty, alcuni anni fa, affermava che gli studi dentistici americani producevano 4,8 milioni di lamine di piombo (presenti nelle radiografie fisiche), 28 milioni di litri di fissaggio, 3,7 tonnellate di mercurio, 1,7 miliardi di buste di plastica e 680 milioni di barriere protettive (riunito, paziente ecc).
“In questi anni abbiamo fatto passi da gigante sostituendo le radiografie fisiche con quelle digitali ed eliminando l’amalgama dai materiali da otturazione”, ricorda ad Odontoiatria33 Tiziano Caprara, uno dei componenti di ‘Verdenti’, progetto nato nel 2013 per rendere più ecocompatibile lo studio odontoiatrico e la professione.  Il gruppo Verdenti, a cui partecipano circa 40 studi selezionati in tutta Italia, si è attivato riguardo tali aspetti sostituendo la plastica di buste, bicchieri, aspiratori ecc. con la carta e una nuova plastica ricavata dalla canna da zucchero o dall’amido di mais; riducendo le sostanze chimiche ove possibile e risparmiando risorse quali acqua, energia e carta oltre ad altre azioni per la salvaguardia dell’ambiente.  “Ogni attività –dice- produce dei rifiuti creando un impatto sull’ambiente. Questo è tanto più grave quanto i prodotti della lavorazione non sono riciclabili o biodegradabili”.Lo studio odontoiatrico produce rifiuti, smaltiti secondo le normative, ma secondo Caprara si potrebbe fare di più, introducendo nella professione un comportamento ecologico sia cercando di utilizzare materiali il più riciclabile possibile ma anche tenendo un “portamento” ecologico nella salvaguardia della salute orale e generale del paziente cercando, dice, “di ridurre i metalli utilizzati per le ricostruzioni e utilizzando sostanze maggiormente tollerate. “Tutti i partecipanti del gruppo –spiega Caprara- collaborano alla ricerca di nuovi prodotti, nazionali ed esteri. In questo modo troviamo delle formule che non penalizzano lo studio dentistico. Senz’altro ci sono delle spese aggiuntive, però sono contenute. Esiste anche una riduzione dei costi, data da una maggiore attenzione al risparmio delle risorse e dai gruppi di acquisto. Con il gruppo Verdenti e l’aiuto del collega Gianluca Santià, che segue tali aspetti, siamo riusciti ad ottenere certi prodotti monouso a circa la metà rispetto ai nuovi prodotti green di alcuni depositi”. Se gli chiediamo se questo modo di intendere la professione “green” comporta anche un risparmio per lo studio, Caprara spiega che “questo cambiamento va realizzato soltanto se lo si fa proprio, come valore personale e non considerando logiche economiche. Certamente uno studio attento all’ambiente non risparmia e forse alla fine spende anche un pochino di più ma l’obbiettivo non è quello del risparmio, ma del benessere del paziente e collettivo”.

“Il progetto Verdenti non si ferma al rispetto dell’ambiente, ma si rivolge anche all’aspetto Eco-salutare”, ricorda Caprara. “Con tale termine indichiamo il rispetto della salute generale del paziente attraverso il miglioramento della sua salute orale e la selezione dei materiali utilizzati per le cure. Inoltre tutti i partecipanti hanno deciso di preservare quell’importante rapporto medico-paziente evitando intermediari economici che lo tendono a snaturare”.

E dal punto di vista del marketing, uno studio “ecologico” può essere meglio speso per farsi conoscere ed apprezzare?    “Il paziente che crede in tali aspetti, capisce quando qualcuno lo fa soltanto per promuoversi. 
In ogni caso il rispetto ambientale non va considerato come uno mero strumento di marketing. Chiaramente fornisce una immagine diversa al dentista che porta avanti tale progetto, ma non è sempre sufficiente a far cambiare il professionista di fiducia”.

Ma i prodotti alternativi per rendere lo studio più eco sostenibile sono facili da trovare?    “Direi di no. Alcuni depositi dentali stanno timidamente distribuendo prodotti plastic-free. Dipenderà da quanto i colleghi crederanno in tale ‘valore’, se questa nuova ‘linea di prodotti’ potrà essere mantenuta. Quando visitai la Discuss Dental in California nel 2011 un dirigente mi fece vedere la linea di prodotti ‘green’ che era stata messa fuori produzione a causa della bassa richiesta. Forse i tempi non erano ancora maturi”.