Aderenza terapeutica, studio Fimmg-C.R.E.A. Sanità. Prioritaria la semplificazione del regime farmaceutico

(da Doctor33)    Semplificazione del regime farmacologico, educazione terapeutica e redazione di uno schema ad hoc per la somministrazione dei farmaci: queste le priorità indicate dai medici di famiglia per favorire l’aderenza terapeutica da parte dei pazienti. Il dato è emerso alla presentazione dello studio “I problemi di aderenza alle terapie in campo cardiovascolare”, promosso dal centro studi Fimmg (Federazione italiana Medici di Famiglia) e C.R.E.A. Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità), realizzato con il contributo non condizionato del Gruppo Servier in Italia, con l’obiettivo di analizzare le principali criticità connesse all’aderenza alle terapie, attraverso il punto di vista di coloro che hanno un rapporto privilegiato con il paziente: i medici di Medicina generale. La ricerca ha coinvolto 823 medici: il 6,8% con meno di 40 anni, il 4,0% tra i 40 e i 50 anni, il 31,7% tra i 50 e i 60 anni e il restante 57,5% più di 60 anni. Il 26,6% del campione opera nel Nord-Ovest, il 20,9% nel Nord-Est, il 19,8% nel Centro e il 32,7% nel Sud. Il 96,7% degli intervistati evidenzia al paziente «spesso/quasi sempre» l’importanza dell’aderenza alla terapia.   «L’indagine ha confermato quelle che sono già evidenze in letteratura, cioè che tra i problemi, nella realtà italiana, che portano alla cattiva aderenza, con tutti i costi che questo comporta, c’è la complessità della terapia – spiega a Doctor33 Federico Spandonaro, presidente del Comitato Scientifico di C.R.E.A. Sanità – ma anche in generale il bisogno di avere un rapporto più stretto con i professionisti che sono in contatto con il paziente, quindi: i medici di medicina generale e, dove è possibile, gli infermieri di famiglia. Cominciare ad esserci è uno degli elementi chiave per risolvere il problema. I medici di base italiani hanno confermato che, alcune tecnologie possono aiutare per migliorare l’aderenza, hanno indicato, ad esempio, le carte di studio che gli permettono di seguire meglio il livello di aderenza dei pazienti. Può aiutare anche la disponibilità di un infermiere che segue il paziente e, poi, la semplificazione vera della terapia, cioè cercare di ridurre il numero di pasticche che si assumono. Aspetto tanto più importante per un Paese come l’Italia dove anche dai dati Osmed emerge che, oltre una certa età, sono più di 10 le molecole che si prendono ogni giorno. È importante, dunque, ridurre il numero per esempio con le polipillole o con le associazioni. Questo sarebbe già un modo per aiutare a migliorare i livelli di aderenza», dichiara Spandonaro.
Per i medici di famiglia, gli elementi alla base dello scollamento tra terapia prescritta e atteggiamento del paziente sono diversi: presenza di disturbi cognitivi/psichiatrici, complessità della terapia, scarsa consapevolezza della malattia, comorbidità, livello culturale del paziente. Tra le ragioni riferite dagli assistiti, invece, si collocano con maggiore frequenza: il timore di effetti collaterali o la loro effettiva (o presunta) insorgenza. Gli obiettivi di aderenza regionale/Asl, però, sono fortemente disomogenei e la loro l’utilità è percepita soltanto dal 55,3% dei medici. Percentuale che scende al 36,0% tra i medici che appartengono alle Regioni o Asl dove tali obiettivi sono stati implementati. Per i medici di medicina generale le patologie sulle quali impatta maggiormente la mancata aderenza sono le malattie croniche respiratorie, seguite dall’ipertensione arteriosa. Il software gestionale ambulatoriale viene considerato dai medici il miglior supporto al fine di monitorare l’aderenza alla terapia da parte dei pazienti.
Il 79,7% degli intervistati ritiene che una maggiore informazione/formazione dei diversi operatori possa contribuire a un miglioramento dell’aderenza terapeutica; il 56,6% considera opportuno il ricorso a tecnologie evolute, anche la telemedicina. «Il report già mostra che linee guida perfette non esistono e bisognerà lavorare molto, partendo dai dati e investendo nelle risorse umane». A dichiararlo è Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, che spiega i passi da fare per migliorare i livelli di aderenza: «È necessario spendere più tempo con i pazienti, investire nel personale, far sì che i pazienti si sentano meno soli e valorizzare il territorio, quindi, con i medici di famiglia e gli infermieri di famiglia».