Carenza medici. AMOlp: “Medici liberi professionisti penalizzati, esclusione ingiustificata”

(da Quotidiano Sanità)    In un Sistema Sanitario sempre più in crisi, alle prese col gravissimo problema delle liste di attesa, non è più accettabile la costante, ingiustificata e ideologica esclusione del medico libero professionista dal circuito terapeutico evoluto e dalle certificazioni. Allo stato attuale vengono costantemente mortificate decine di migliaia di medici nel quotidiano svolgimento del proprio lavoro, ma soprattutto milioni di cittadini che ad essi liberamente si rivolgono”. La denuncia arriva dall’Associazione medici odontoiatri liberi professionisti (AMOlp), che chiede un cambio di passo. Per AMOlp, “impedire l’accesso a piani terapeutici, certificazioni per esenzione e per gravidanze a rischio ingolfa inutilmente il servizio sanitario pubblico e crea un forte disagio nei pazienti. Più volte è stato sottolineato e spiegato in tutte le sedi istituzionali, politiche e sanitarie che i costi a carico dello Stato sarebbero pari a zero e che tutti i flussi prescrittivi e certificativi verrebbero costantemente controllati così come avviene per chi opera nel pubblico”. Nella nota a firma del presidente Sergio Di Martino l’associazione lancia dunque l’appello: “E’ arrivato il momento di rimuovere le discriminazioni nei confronti dei medici liberi professionisti, motivandole soprattutto con il "mantra" del controllo della spesa, negando un diritto sancito dal codice deontologico medico che impone di fornire la migliore cura possibile al paziente. Continuare a lavorare come medici al cinquanta per cento è contrario al progresso scientifico che corre e si evolve molto più rapidamente dei burocrati di Stato”.    Per AMOlp è necessario “un atto di coraggio e di correttezza intellettuale per superare inutili e anacronistiche barriere, andando verso una sanità inclusiva che dia pari dignità a tutte le sue forme, sia esse pubbliche e sia esse private, garantendo la necessaria integrazione tra le diverse componenti, nel prioritario interesse dei pazienti”, conclude Di Martino.

Scoperto legame tra dieta ricca di sale e depressione

(da AGI)  Un nuovo studio pubblicato su 'The Journal of Immunology' ha rivelato che una dieta ricca di sale (HSD) induce sintomi simili alla depressione nei topi, stimolando la produzione di una proteina chiamata IL-17A. Questa proteina è stata precedentemente identificata come un fattore che contribuisce alla depressione in studi clinici sull''uomo. "Questo lavoro supporta interventi dietetici, come la riduzione del sale, come misura preventiva per le malattie mentali. Apre anche la strada a nuove strategie terapeutiche che prendono di mira l''IL-17A per curare la depressione", ha affermato il dott. Xiaojun Chen, ricercatore presso la Nanjing Medical University che ha guidato la ricerca. "Ci auguriamo che queste scoperte incoraggino le discussioni sulle linee guida per il consumo di sale", ha affermato il dott. Chen. I ricercatori hanno anche identificato un tipo di cellula immunitaria chiamata cellule T gamma-delta (cellule ??T) come un''importante fonte di IL-17A nei topi alimentati con HSD, che rappresentano circa il 40% delle cellule che producono IL-17A. L''esaurimento delle cellule ??T ha alleviato significativamente i sintomi depressivi indotti da HSD, identificando un altro possibile metodo di trattamento. L''assunzione elevata di sale è onnipresente nella dieta occidentale, con i fast food che spesso contengono 100 volte più sale di un pasto cucinato in casa. L''HSD è già un importante problema di salute pubblica in quanto è collegato a malattie cardiovascolari, autoimmuni e neurodivergenti. Inoltre, anche la depressione maggiore è un problema di salute pubblica significativo con una prevalenza nel corso della vita del 15-18% e un posto tra le prime 10 cause di morte negli Stati Uniti.

Simg: position paper societario sull’uso pratico dell’intelligenza artificiale

(da DottNet)    Fornire un riferimento autorevole per i medici di famiglia italiani, chiamati sempre più spesso a confrontarsi con tecnologie innovative che promettono di migliorare l’assistenza sanitaria. Questo l’obiettivo del nuovo Gruppo IA costituito dalla Simg che ha redatto un Position Paper, ( https://www.dottnet.it/file/108988/ai-simg ) primo nel suo genere all’interno della Simg, per offrire una panoramica sui benefici e sui rischi derivanti dall’adozione di strumenti basati sull’IA e tracciare linee guida per un corretto utilizzo delle tecnologie emergenti nel rispetto dei più elevati standard etici.  “L’Intelligenza Artificiale rappresenta un’opportunità straordinaria per rafforzare la qualità della nostra pratica clinica e per dare risposte sempre più tempestive e accurate ai bisogni dei cittadini - spiega Alessandro Rossi, Presidente Nazionale Simg - con questo nuovo Gruppo di Lavoro, la Simg intende guidare e supportare i medici di famiglia nell’adozione di tecnologie che possano migliorare l’assistenza, garantendo al contempo l’autonomia professionale del medico e la centralità del paziente. Siamo convinti che l’IA, se governata in modo trasparente ed etico, possa favorire il progresso dell’intero sistema sanitario.” Il Position Paper illustra in particolare: - Le sfide regolatorie e l’importanza di strutturare politiche di governance chiare e nazionali, in linea con il futuro regolamento europeo “AI Act”. - I principi di utilizzo responsabile, che includono la supervisione clinica, la tutela della privacy e la garanzia di equità nell’accesso alle cure. - L’esigenza di formare adeguatamente i medici di famiglia, affinché possano interpretare correttamente i suggerimenti forniti dalle piattaforme di IA. - L’importanza della collaborazione tra governo, istituzioni sanitarie, università e società scientifiche per definire standard e metodi di validazione clinica. “Siamo in una fase cruciale per la Medicina Generale - sottolinea Iacopo Cricelli, Responsabile del Gruppo IA Simg - gli algoritmi di apprendimento automatico e i modelli di linguaggio (LLM) possono affiancarci nelle diagnosi e nelle decisioni terapeutiche, ma vanno implementati con grande senso di responsabilità. Il nostro obiettivo è promuovere una formazione specifica, coinvolgendo i medici di famiglia nell’utilizzo delle più aggiornate soluzioni tecnologiche, in modo da garantire le migliori risposte possibili ai reali bisogni dei pazienti nel più alto rispetto degli standard di sicurezza. La posizione della Simg è chiara: sì all’innovazione, purché sia supportata da rigore scientifico, valutazione del rischio e controllo umano.” Un nuovo punto di riferimento per la Medicina Generale La nascita del Gruppo IA, spiega la Società, vuole essere un momento di svolta per la professione: un punto di aggregazione dove medici, ricercatori ed esperti di tecnologie digitali possano confrontarsi e condividere esperienze, buone pratiche e strumenti operativi. Il Gruppo lavorerà in sinergia con le principali Istituzioni, promuovendo iniziative di formazione e momenti di incontro per garantire la migliore applicazione possibile dell’IA all’interno degli studi di Medicina Generale. Nei prossimi mesi, la Simg avvierà quindi un percorso di diffusione e approfondimento dei contenuti del Position Paper, tramite webinar e corsi di formazione ECM dedicati. Saranno inoltre istituiti tavoli di confronto con partner istituzionali e aziende specializzate, con l’obiettivo di favorire progetti sperimentali e di ricerca che possano validare sul campo l’efficacia degli strumenti di IA nel miglioramento dell’assistenza

Neo-natalità, dall’Enpam un sostegno per padri e madri medico

(da enpam.it)    Si è aperto il bando 2025 per i sussidi dell’Enpam, l’ente di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri, a supporto della neo-natalità. I sussidi, che possono arrivare fino a 8mila euro a figlio, servono per sostenere le spese per il primo anno di vita dei nuovi nati (ad esempio per baby-sitting e asilo nido), o per i primi 12 mesi di ingresso nel nucleo familiare, nel caso di affidamenti e adozioni.  Possono fare domanda non solo le dottoresse neomamme, ma anche i medici e i dentisti padri e gli studenti dei corsi di laurea in Medicina e in Odontoiatria che si sono iscritti facoltativamente all’Enpam. La tutela è infatti estesa anche ai padri, ormai da due anni. E, visti i numeri, la novità è piaciuta se si considera che le domande presentate dai padri medico in un anno sono quintuplicate passando da 150 a 783. FINO A 8 MILA EURO PER FIGLIO Inoltre, se entrambi i genitori sono iscritti Enpam, il sussidio, che è di 2mila euro, raddoppia e si cumula.  In più, un ulteriore raddoppio dell’importo scatta nel caso a fare domanda sia una coppia di iscritti Enpam, liberi professionisti, con 3 anni di anzianità nella gestione di Quota B.  Il sussidio spetta per ogni figlio nato. Quindi, per fare un esempio, nel caso entrambi i genitori siano iscritti alla Quota B e abbiano due gemelli, l’aiuto totale alla fine sarà di 16mila euro. REQUISITI Per il sussidio Enpam bisogna essere in regola con il pagamento dei contributi e rispettare dei requisiti di reddito. Quest’anno, il limite di reddito per una mamma o un papà single con un figlio è di 62.255,44 euro, per una coppia alle prese con il primo figlio 70.037,37 euro, oppure 77.819,30 euro per una coppia con due figli.  Il limite è di 101.165,09 euro se la coppia ha un disabile in famiglia, oltre a due figli. Da ricordare che il sussidio a supporto della neo-natalità della Fondazione è cumulabile con altre misure che sono garantite a tutti, come il bonus asilo nido che lo Stato distribuisce tramite l’Inps (minimo 1.500 euro fino ai tre anni d’età). DA 1,5 A 12 MILIONI DI EURO Per la statistica, sono stati 3.025 i sussidi riconosciuti nel 2024, di cui 18 sono andati a studentesse del V o VI anno di Medicina che si sono iscritte all’Enpam.  Più in generale, dal 2017 – quando lo stanziamento a copertura delle misure a supporto della neo-natalità era di 1,5 milioni di euro – Enpam ha supportato la nascita e i primi mesi di vita di 11.242 bebè.  Per il bando 2025, l’ente di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri quest’anno ha confermato i 12 milioni di euro stanziati l’anno scorso.  Curiosità: i parti gemellari negli ultimi otto anni sono stati 249, quelli trigemellari 6. FARE DOMANDA Fino alle 12 del 26 giugno, attraverso l’area riservata di Enpam.it, si può fare domanda del sussidio per tutti i bambini che sono nati nel corso del 2024 e fino alla scadenza del bando. Per le nascite o gli arrivi in famiglia dopo il 26 giugno, si potrà far domanda l’anno prossimo.

La Assemblea del nostro Ordine approva il bilancio Consuntivo 2024

La Assemblea dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri della Provincia di Forlì-Cesena, tenutasi il 15 Aprile, ha approvato all’unanimità sia il Bilancio Consuntivo delle entrate e delle spese per l’anno finanziario 2024, sia l'Assestamento al Bilancio 2025 presentati dal Tesoriere dott. Fabio Balistreri.  

La situazione amministrativa 2024 termina con un avanzo di amministrazione di oltre 165 mila euro (per l’esattezza 165.370,54 €)  che saranno molto utili per coprire eventuali aumenti di spese per l’anno in corso, ma soprattutto per deliberare una diminuzione della quota di iscrizione a partire del 2026

Regione E.R.: Pubblicazione avvisi per procedura APP Medicina Generale e Pediatria di Libera Scelta – Elenco APP dei medici da incaricare 2025

Si comunica che sul BUR - parte terza – n. 92 del 11 aprile 2025 sono pubblicati gli avvisi relativi alla procedura APP per la Medicina Generale e per la Pediatria di Libera Scelta, in attuazione dell’art. 5 - Allegati 5 dell’Accordo Collettivo Nazionale per la Medicina Generale 04.04.2024 e dell’Accordo Collettivo Nazionale per la Pediatria di Libera Scelta 25.07.2024.   L’Elenco APP dei medici da incaricare, derivante dalle domande pervenute, sarà reso pubblico entro il 31 maggio, sul portale del Servizio Sanitario Regionale “ER-Salute” alla pagina: https://salute.regione.emilia-romagna.it/ssr/carriera-e-formazione/medicina-convenzionata   Il termine per la presentazione delle domande è il 30 aprile 2025   Si allegano gli avvisi in oggetto ed i moduli di domanda (Modulo C).   Cordiali saluti. Alfonso Buriani autocertificazione_2025-04-11_10-48-53 APP_Allegato_1_pubblicaz_avviso_MMG_2025 APP_Allegato_1_pubblicaz_avviso_PLS_2025 APP_Modulo_C_domanda_MMG_2025 APP_Modulo_C_domanda_PLS_2025

Rischio di cancro triplicato per chi si fa un tatuaggio

(da DottNet)   Farsi un tatuaggio potrebbe quasi triplicare il rischio di alcuni tipi di cancro: lo suggerisce un affascinante studio condotto su migliaia di persone e guidato dall'Università della Danimarca Meridionale. La ricerca è stata pubblicata su BMC Public Health. Scienziati danesi e finlandesi hanno analizzato i dati di oltre 2.000 gemelli, confrontando i tassi di cancro tra coloro che si erano tatuati e coloro che non lo avevano fatto. Hanno scoperto che i partecipanti con un tatuaggio avevano fino al 62 per cento di probabilità in più di ricevere una diagnosi di cancro della pelle. Ma per coloro che avevano tatuaggi più grandi del palmo di una mano, il rischio di cancro alla pelle aumentava del 137 per cento, mentre per il linfoma, un tipo di tumore del sangue, il rischio saliva al 173 per cento. Popolarità dei tatuaggi e rischi I ricercatori hanno affermato che i loro risultati sono preoccupanti, data la crescente popolarità dei tatuaggi nei paesi europei, in particolare tra le generazioni più giovani. Hanno spiegato che i tatuaggi potrebbero aumentare il rischio di cancro perché l'inchiostro entra nel flusso sanguigno e si accumula nei linfonodi, ghiandole che svolgono un ruolo fondamentale nel sistema immunitario dell'organismo. Secondo i ricercatori, il colorante potrebbe scatenare un'infiammazione cronica, portando a una crescita cellulare anomala e a un aumento del rischio di cancro. Accumulo di inchiostro nei linfonodi Il professor Henrik Frederiksen, esperto di malattie del sangue presso l'Università della Danimarca meridionale e uno degli autori dello studio, ha spiegato: "Osserviamo che le particelle di inchiostro si accumulano nei linfonodi e sospettiamo che il corpo percepisca l'inchiostro come una sostanza estranea. Ciò potrebbe significare che il sistema immunitario cerca costantemente di rispondere all'inchiostro e non sappiamo ancora se questo ceppo persistente potrebbe indebolire la funzionalità dei linfonodi o avere altre conseguenze sulla salute". Diagnosi tardiva e cancro della pelle Pur sottolineando che i loro dati suggerivano che farsi un tatuaggio aumenta il rischio di cancro, i ricercatori hanno riconosciuto che, per quanto riguarda il cancro della pelle, potrebbero essere altri i fattori da considerare. Hanno affermato che potrebbe essere che i tatuaggi non causino direttamente la malattia, ma piuttosto la nascondano, portando a una diagnosi tardiva. "L'inchiostro dei tatuaggi - hanno scritto - potrebbe non causare il cancro, ma 'semplicemente' portare a una diagnosi tardiva e quindi essere potenzialmente associato a stadi più gravi del cancro della pelle. Si tratta di un aspetto su cui intendiamo concentrarci in modo più approfondito in futuro".

Longevità, le raccomandazioni ISS per guadagnare 15 anni di vita

(da Doctor33)   Vivere 15 anni di più adottando uno stile di vita sano quando di anni se ne hanno 50 è possibile. Per prima cosa bisogna dire 'no' al fumo e controllare la pressione arteriosa. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul 'New England Journal of Medicine' con il contributo dei dati Iss - Progetto Cuore sugli effetti dei 5 principali fattori di rischio sull'aspettativa di vita. "Pressione e fumo sono i fattori che singolarmente fanno guadagnare di più in termini di aspettativa di vita senza malattia - sottolinea l'Istituto superiore di sanità - Sia gli uomini che le donne che a 50 anni non fumano, hanno una pressione arteriosa normale, mantengono livelli di colesterolo entro i limiti, sono liberi dal diabete e sono normopeso vivono di più e rimangono anche liberi più a lungo dalle malattie cardiovascolari. Ma anche chi posticipa scelte salutari a dopo i 55 anni trae vantaggi in termini di aspettativa di vita. A dimostrazione che per fare scelte di salute non è mai troppo tardi". All'indagine, condotta dai ricercatori del Global Cardiovascular Risk Consortium su un campione di oltre 2 milioni di partecipanti distribuiti in 133 coorti, 39 Paesi e 6 continenti - spiega l'Iss - hanno contribuito anche i ricercatori Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco del Dipartimento Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e Invecchiamento dell'Iss con i dati delle coorti di Cuore, progetto che indaga lo stato di salute della popolazione italiana adulta. I 5 fattori di rischio classici, modificabili - vale a dire fumo, pressione arteriosa alta, livelli elevati di colesterolo, diabete e sottopeso o sovrappeso/obesità - rappresentano circa il 50% del carico globale delle malattie cardiovascolari; il che significa che circa la metà di tutti i casi di malattie cardiovascolari potrebbero essere potenzialmente prevenuti attraverso un'efficace gestione dei fattori di rischio. Lo scopo dello studio, una delle indagini più complete fino ad oggi sull'effetto dei fattori di rischio sull'aspettativa di vita, era capire in che modo e in che misura l'assenza o il controllo di questi 5 fattori influenzi l'aspettativa di vita. Dallo studio emerge che le donne prive dei 5 fattori di rischio all'età di 50 anni sviluppano malattie cardiovascolari 13,3 anni dopo e muoiono 14,5 anni più tardi di quelle con tutti e 5 i fattori di rischio. Gli uomini cinquantenni senza questi fattori di rischio vivono 10,6 anni in più senza malattie cardiovascolari e muoiono 11,8 anni dopo rispetto agli uomini con questi fattori di rischio. Un'altra scoperta significativa emersa dallo studio - prosegue l'Iss - è che anche mettere in atto comportamenti sani in età più avanzata è utile, e che tra tutti e 5 i fattori di rischio il controllo della pressione arteriosa è associato al maggior numero di anni di vita sani aggiuntivi. Le persone che riescono a controllare la pressione alta o a smettere di fumare tra i 55 e i 60 anni vivono più a lungo e rimangono più a lungo libere da malattie cardiovascolari rispetto a coloro che non apportano cambiamenti al proprio stile di vita: 2,4 anni di aspettativa di vita in più senza malattie cardiovascolari per le donne non ipertese e 1,2 anni per gli uomini non ipertesi; 1,7 anni in più per le donne non fumatrici e 1 anno in più per i non fumatori. Quindi, pressione arteriosa, in particolare, e fumo sono i 2 fattori di rischio che, singolarmente, consentono di avere un maggior guadagno in termini di aspettativa di vita senza malattia. L'adozione di stili di vita sani (alimentazione povera di sale e ricca di frutta e verdura, attività fisica regolare, non fumare) consente di influire positivamente sui principali fattori di rischio cardiovascolare. Dai dati preliminari della ultima Italian Health Examination Survey 2023-2025 - Progetto Cuore emerge che, ad esempio nella popolazione generale di età 35-74 anni, solo il 24% delle donne e il 10% degli uomini ha un adeguato consumo di sale (meno di 5 grammi al giorno).  

Tre geni potrebbero prevenire gli effetti collaterali farmaci

(da AGI)  Testare i pazienti per soli tre geni potrebbe aiutare a prevenire tre quarti degli effetti collaterali evitabili di alcuni farmaci. Lo rivela uno studio condotto dalla Queen Mary University di Londra, pubblicato su 'PLOS Medicine'. I risultati hanno rivelato che il 9% delle reazioni avverse ai farmaci, ADR, segnalate nel Regno Unito è associato a farmaci il cui rischio di effetti collaterali dipende in parte dal patrimonio genetico del paziente. In particolare, il 75% di queste ADR è legato a soli tre geni: CYP2C19, CYP2D6 e SLCO1B1. Lo studio suggerisce che i test genetici per questi geni potrebbero aiutare a prevenire tre quarti degli effetti collaterali evitabili di alcuni farmaci, migliorando la sicurezza e l''efficacia delle terapie. Le reazioni avverse ai farmaci, ADR, rappresentano una sfida significativa per la salute pubblica, con un costo stimato di oltre 2 miliardi di sterline all''anno per il sistema sanitario nazionale britannico, NHS. La farmacogenomica, che combina la farmacologia con la genomica, offre un approccio promettente per personalizzare le prescrizioni farmacologiche in base al patrimonio genetico individuale, riducendo così il rischio di effetti collaterali. Lo studio ha analizzato oltre 1,3 milioni di segnalazioni di ADR inviate al programma MHRA Yellow Card, identificando 115.789 casi associati a farmaci per i quali il rischio di effetti collaterali può essere modificato utilizzando informazioni di farmacogenomica. I dati hanno mostrato che il 75% di queste ADR è legato ai geni CYP2C19, CYP2D6 e SLCO1B1. I trattamenti per disturbi psichiatrici e problemi cardiovascolari sono stati i più coinvolti nelle ADR che potevano essere prevenute con informazioni genetiche. I pazienti con ADR prevenibili erano più spesso maschi, anziani e sperimentavano effetti collaterali gravi ma non fatali. Lo studio evidenzia il potenziale dell''integrazione dei test farmacogenomici nella pratica clinica per rendere i medicinali più sicuri ed efficaci. L''adozione di test preventivi per i geni noti che interagiscono con i farmaci potrebbe migliorare significativamente la sicurezza dei pazienti. I risultati dimostrano che i test genetici per pochi geni chiave potrebbero prevenire una significativa percentuale di effetti collaterali evitabili, sottolineando l''importanza della farmacogenomica nella pratica clinica moderna.

Anelli: piani terapeutici ostacolano l’erogazione dei farmaci

(da Ansa.it)  "L'idea aziendalistica della nostra sanità limita molto l'utilizzo dei farmaci innovativi". Per esempio, "i piani terapeutici costituiscono ancora oggi un ostacolo vero all'erogazione di farmaci, perché ci sono larghe fasce della professione che non possono utilizzare" alcuni farmaci, dal momento che questi "possono essere prescritti soltanto da alcuni centri individuati dalla Regione". È quanto ha affermato il presidente della Fnomceo Filippo Anelli. "Credo che questo meccanismo sia obsoleto e vada assolutamente cambiato", ha aggiunto. "Va rimessa in mano alla professione l'autonomia, cioè la capacità di decidere su questi farmaci". Ciò "rappresenta un altro aspetto dell'equità proprio nell'accesso alle cure". Naturalmente, ha aggiunto Anelli, "non c'è dubbio che i farmaci innovativi devono essere monitorati", ma "credo che i piani terapeutici siano stati utilizzati prevalentemente come contenimento della spesa" e che ciò "abbia in qualche maniera limitato l'accesso. È giusto che ci siano delle super-specializzazioni dove la prescrizione sia in qualche maniera vincolata - ha proseguito il presidente Fnomceo - però io continuo a pensare che il modo per esercitare oggi la professione del medico sia la laurea. Tranne per alcune specializzazioni particolari, il medico oggi può essere colui che prescrive tutto", ha concluso.

Scoperto dopo 30 anni un nuovo antibiotico

(da Quotidiano Sanità)  Da campioni di terreno potrebbe arrivare un'arma contro una delle più temute minacce alla salute globale, l'antibiotico-resistenza. Scienziati canadesi hanno scoperto un microrganismo che produce naturalmente un nuovo potente antibiotico chiamato lariocidina, promettente non solo perché ha un meccanismo d'azione del tutto nuovo, ma anche perché ai primi test di laboratorio è risultato efficace contro batteri resistenti e non tossico. Resa nota sulla rivista 'Nature', la scoperta arriva da un cortile di Hamilton e si deve ad esperti della McMaster University guidati da Gerry Wright. Si tratta di una ventata di novità dopo anni di vuoto, infatti l'ultima volta che una nuova classe di antibiotici ha raggiunto il mercato è stato quasi tre decenni fa. La lariocidina è prodotta da un tipo di batterio del suolo chiamato Paenibacillus. Wright ha spiegato che la molecola, un peptide, è un candidato forte per sfidare anche alcuni dei batteri più resistenti del pianeta, perché attacca i germi in modo diverso dagli altri antibiotici, legandosi direttamente al macchinario di sintesi proteica degli agenti infettivi e inibendone la capacità di crescere e sopravvivere. La scoperta di questa nuovissima classe di antibiotici risponde a un'esigenza critica di nuovi farmaci antimicrobici, poiché i batteri e altri microrganismi si evolvono in nuovi modi per resistere ai farmaci esistenti. Questo fenomeno è chiamato resistenza antimicrobica (o AMR) ed è una delle principali minacce alla salute pubblica globale, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità. E proprio secondo un recente rapporto Oms sulle armi contro le infezioni sono 32 gli antibiotici in fase di sviluppo in tutto il mondo, ma solo 12 possono essere considerati innovativi. E appena 4 sono attivi contro almeno un patogeno "critico", cioè quelli indicati nella lista nera dell'Oms per le antibiotico-resistenze. Secondo dati della Fondazione Gimbe le percentuali di resistenza agli antibiotici sono sempre superiori al 30%, in particolar modo su quegli agenti patogeni che, anche a livello europeo, sono direttamente o indirettamente responsabili di oltre 35mila decessi all'anno. Di questi un terzo avviene in Italia. “Ogni anno muoiono circa 4,5 milioni di persone a causa di infezioni resistenti agli antibiotici e la situazione non fa che peggiorare”, spiega Wright. Per arrivare alla lariocidina il team di ricerca ha lasciato crescere in laboratorio per circa un anno i batteri raccolti dal suolo - un metodo che ha permesso di rivelare anche le specie a crescita lenta che altrimenti sarebbero potute sfuggire. Uno di questi batteri, il Paenibacillus, produceva una nuova sostanza che aveva una forte attività contro altri batteri, compresi quelli tipicamente resistenti agli antibiotici. La lariocidina, inoltre, non è suscettibile ai meccanismi di resistenza agli antibiotici esistenti e funziona bene anche in un modello animale di infezione. Il prossimo passo sarà produrre la molecola in quantità sufficienti per consentire lo sviluppo clinico. “Saranno necessari molto tempo e risorse prima che la lariocidina sia pronta per il mercato”, conclude l'esperto. (https://www.nature.com/articles/s41586-025-08723-7)

Covid, uno studio italiano identifica i pazienti più a rischio

(da DottNet)   Uno studio condotto da un gruppo multidisciplinare di scienziati guidato da Antonio Giordano (nella foto), direttore dell'Istituto Sbarro di Philadelphia, e composto da epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi, ha individuato un metodo statistico per identificare i pazienti più a rischio o, al contrario, quelli più protetti dal Covid-19, partendo dallo studio delle molecole HLA, quelle responsabili del rigetto dei trapianti in un individuo.    "E' dalla qualità di queste molecole - spiega all'ANSA Pierpaolo Correale, capo dell'Unità di Oncologia Medica dell'ospedale Grande Metropolitano 'Bianchi Melacrino Morelli' di Reggio Calabria - che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta immunitaria efficace, o al contrario di soccombere alla malattia". In sostanza, spiegano, è questione di corredo genetico. Chi ha molecole HLA di maggiore qualità, rileva lo studio, avrà più chance di contrastare il Covid o altri virus pandemici.   Dallo studio - pubblicato sul 'Journal of  Translational Medicine' e brevettato dai suoi autori, emerge anche che questi "alleli" non presentano la stessa distribuzione sul territorio nazionale e ciò spiegherebbe le differenza nella diffusione di malattia durante le prime ondate di Covid19, con il Sud Italia meno esposto alla pandemia delle regioni del Nord. Il metodo - si sottolinea - è applicabile anche in altre condizioni infettivologiche, oncologiche e autoimmunitarie. Lo studio ha preso in esame nella sua parte epidemiologica tutti i casi di Covid registrati in Italia nella Banca dati dell'Istituto Superiore di Sanità. E successivamente 75 malati di Covid tra l'ospedale di Reggio Calabria e il Cotugno di Napoli e 450 pazienti registrati tra i donatori sani.

Comunicato Ausl Romagna “L’ospedale di Forlì al Tg1” (Domenica 6 aprile, ore 8)

Domenica 6 aprile, nel Tg1 delle ore 8, durante la Rubrica di “Medicina”, andrà in onda un servizio girato all’Ospedale “Morgagni – Pierantoni” di Forlì sul sistema automatizzato di gestione dei farmaci in monodose, trasporto automatizzato del cibo nei reparti e sul distributore automatizzato delle divise. Le riprese sono state girate nel reparto di Chirurgia Senologica dell’Ospedale di Forlì, diretto dalla dottoressa Annalisa Curcio (prescrizione, ritiro e somministrazione farmaci) e negli ambienti dove operano il sistema automatizzato di gestione del farmaco in dose unitaria e della distribuzione di divise. Sono stati intervistati il dottor Fabio Pieraccini, Direttore della Direzione Assistenza Farmaceutica Ospedaliera Forlì–Cesena e della Direzione Tecnica Assistenza Farmaceutica di Ausl Romagna e il dottor Francesco Sintoni, direttore del Presidio Ospedaliero “Morgagni – Pierantoni” di Forlì. Da tempo l’Ospedale  di Forlì ha introdotto e perfezionato sistemi informatici avanzati per supportare la gestione delle terapie in Dose Unitaria, con l’obiettivo di ridurre i rischi associati agli errori di somministrazione e migliorare la sicurezza dei pazienti. L’adozione della prescrizione informatizzata è stato un passaggio cruciale, che ha permesso di intercettare potenziali errori terapeutici e garantire la tracciabilità dei farmaci, dalla prescrizione alla somministrazione al letto del paziente.

10° CONCORSO LETTERARIO 2025

Il Consiglio Direttivo del nostro Ordine, riunitosi il 25 marzo 2025, ha confermato il regolamento del Concorso Letterario, giunto quest’anno alla sua decima edizione. Possono partecipare gli iscritti agli Ordini di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. L’elaborato ed il modulo di partecipazione dovranno essere inviati attraverso un’unica PEC, al seguente indirizzo PEC: segreteria.fc@pec.omceo.it entro il 20 giugno 2025 ore 24.00.   Modulo di partecipazione concorso letterario 2025 Regolamento concorso letterario 2025
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