Donne di mezza età. Scarsa forza negli arti collegata a depressione e ansia

(da Quotidiano Sanità e Reuters Health)    Secondo uno studio condotto a Singapore, le donne di mezza età con una scarsa forma fisica, in particolare negli arti superiori e inferiori, potrebbero essere più inclini a depressione e ansia. In particolare, una scarsa forza di presa della mano e la necessità di un lungo tempo per alzarsi da una sedia sono state associate nello studio a sintomi più marcati di depressione o ansia. Lo studio
   Eu- Leong Yong e colleghi, della National University of Singapore, hanno studiato oltre 1.100 donne, di età compresa tra i 45 e i 69 anni, che avevano appuntamenti ginecologici di routine presso il National University Hospital di Singapore. Duranti gli appuntamenti, i ricercatori hanno valutato la prestazione fisica della parte superiore del corpo in termini di forza di presa della mano, chiedendo alle donne di stringere più che potevano un dinamometro palmare.   Per valutare la prestazione fisica della parte inferiore del corpo gli studiosi hanno usato, come parametri la velocità, di andatura, l’equilibrio da ferme e un test chair stand ripetuto, che rileva il tempo speso per alzarsi da una posizione seduta cinque volte senza usare le braccia. Il team ha utilizzato questionari internazionalmente accettati per valutare se e quanto spesso le donne avevano accusato sintomi associati a ansia e depressione nella settimana precedente, tra cui tristezza, preoccupazione incontrollabile, perdita di interesse, affaticamento, problemi con il sonno e scarso appetito. Nel complesso, 180 donne, il 16%, presentavano sintomi di ansia e depressione. Le partecipanti tra i 45 e i 54 anni avevano più probabilità di segnalare sintomi.
I sintomi non erano legati alla menopausa, alle caratteristiche sociodemografiche o alle variabili inerenti allo stile di vita come fumo o consumo di alcool. Tuttavia, le caratteristiche fisiche e la prestazione fisica hanno fatto la differenza. Le donne con sintomi di ansia e depressione avevano più spesso una prestazione fisica da moderata a scarsa. La debolezza della presa della mano si associava a una probabilità aumentata dei 68% di manifestare sintomi più marcati. Il maggior tempo richiesto per alzarsi dalla sedia è stato correlato al 33% in più delle probabilità di presentare sintomi.     “Il nostro studio mostra un’interessante correlazione tra mente e corpo, indicando che la forza fisica è strettamente associata a quella mentale”, conclude Yong. “I futuri studi dovrebbero stabilire se gli esercizi di potenziamento che migliorano la prestazione fisica siano in grado di ridurre i sintomi di ansia e depressione”.

Placca e fumo mettono a rischio gli impianti, si devono sensibilizzare i pazienti

(da Odontoiatria33)   “La presenza di placca in un sito implantare determina un rischio aumentato di circa 14,3 volte di insorgenza e progressione di una perimplantite”, ad evidenziarlo è il vice presidente SIdP Nicola Sforza.  “E' evidente –dice- che il paziente che si sottopone a terapia implantare deve essere in grado di eseguire a casa le manovre corrette di igiene orale per rimuovere efficacemente la placca batterica che si deposita a livello della protesi e attorno all'impianto stesso”. Il dot. Sforsa sottolinea, anche, come al paziente si debba spiegare che il sanguinamento “è un importante segnale di allarme, così come la presenza di pus”.  Altro fattore che mette a rischio la sopravvivenza dell’impianto con conseguenze nefaste per la riabilitazione impianto protesica è il fumo.  Anche in questo caso motivare i pazienti soprattutto con impianti a smettere è determinante.  “Il fumatore ha un rischio aumentato di circa 4 volte di sviluppare complicanze perimplantari. Il rischio di perimplantite è molto alto nei pazienti (circa 40%) che hanno sofferto di parodontite e se quest'ultimi sono anche fumatori, il rischio sale al 70%. Ci sono inoltre altri fattori di rischio per il successo a lungo termine degli impianti, rappresentati dalla suscettibilità genetica, dal diabete, dallo stress e da alcune forme di gravi ipovitaminosi”.  Vice presidente SIdP che ricorda come “la prevenzione delle malattie perimplantari deve basarsi su un percorso diagnostico, terapeutico e di mantenimento individualizzato per ogni paziente”.  Il dott. Sforza ricorda, poi, come anche precisione della protesi implantare e la conformazione della stessa, che agevoli il paziente nelle operazioni di igiene domiciliare sonno basilari per mantenere efficiente la riabilitazione implantare.  Infine il motivare il paziente all'igiene orale professionale con controlli clinici periodici, con continua motivazione ed istruzione al paziente, conclude Sforza, sono passaggi “fondamentali per intercettare eventuali patologie perimplantari ancora iniziali e quindi facilmente trattabili”.

La legge Gelli si applica solo ai fatti accaduti successivamente alla sua pubblicazione

(da Doctor33)   Il principio generale di irretroattività della norma dettato dall'art. 11 delle c.d. preleggi, per quanto non previsto in costituzione e certamente derogabile dal legislatore, trova un limite invalicabile nel rispetto dei principi costituzionali di ragionevolezza e di tutela del legittimo affidamento nella certezza delle situazioni giuridiche nonché delle funzioni costituzionalmente riservate al potere giudiziario. E ciò tanto più ove si considerino le conseguenze illogiche che deriverebbero alle situazioni pregresse e ancora non esaurite dall'adozione della diversa tesi ermeneutica, ad esempio in tema di prescrizione del diritto al risarcimento del danno, ove si rischierebbe di arrivare all'assurda conseguenza per cui il termine più breve quinquennale, tipico della responsabilità aquiliana, verrebbe applicato retroattivamente a rapporti per i quali, prima della legge G.B., la giurisprudenza applicava un termine di prescrizione decennale, tipico della responsabilità da inadempimento ex art. 1218 c.c. (avv. Ennio Grassini -www.dirittosanitario.net)

Il medico non può essere sanzionato per eccesso di prescrizioni

(da DottNet)    Arriva una sentenza per certi versi rivoluzionaria tutta a favore dei medici prescrittori. Il magistrato del Tribunale di Lecce, competente per il lavoro, giustifica il lavoro dei medici di famiglia costretti a rimborsare presunti eccessi di farmaci che avrebbero danneggiato le casse dell’Asl. . Nel caso in questione il professionista si era vista tagliare lo stipendio 276 euro per 12 mensilità (per un totale di oltre 3 mila euro), per avere prescritto, tra il 2013 e il 2014, in favore di una sola paziente, su indicazione dell’Utic di Casarano, bombole di ossigeno gassoso oltre le prescrizioni previste nelle linee guida in materia. Ma i giudici hanno accolto il ricorso del medico, condannando la Asl a restituire l’importo oltre a interessi e rivalutazione.   "Al di là delle questioni relative al carattere cogente di tale linee guida e delle conseguenze derivanti da eventuali violazioni – si legge nella sentenza – si deve rilevare che essere sono finalizzate ad evitare sprechi, il che presuppone normalmente condotte reiterate e relative ad una pluralità di casi e di pazienti, apparendo invece difficilmente compatibile con prescrizioni nei confronti di un’unica paziente, tanto più ove si consideri che esse erano assistite da una espressa ‘autorizzazione utilizzo farmaco al di fuori delle indicazioni fornite dal ministero della Salute’". Dunque, per il giudice, "trattandosi di un unico episodio e dati gli importi certamente non elevati del presunto ‘spreco’, non vi sono elementi per ritenere che vi sia stato dolo o colpa grave". Piuttosto è un altro aspetto a preoccupare il giudice: "Il medico potrebbe essere costretto a dover scegliere di non prescrivere un farmaco, pure ritenuto necessario o comunque utile per la cura di un paziente, per evitare trattenute sullo stipendio (così correndo però il rischio di eventuali azioni di responsabilità da parte del paziente)".   Per il giudice "ne consegue che una interpretazione così rigida e rigorosa del valore delle "linee guida" e degli effetti di eventuali violazioni delle relative prescrizioni o indicazioni - scrive il giudice - appare pericolosa rispetto alle esigenze di tutela del diritto alla salute ex art. 32 Cost. , potendo porre il medico di fronte a dubbi di difficile soluzione tra il timore di responsabilità nei confronti dei pazienti (con la possibilità di eventuali eccessi della cd. "medicina difensiva") e rischi di trattenute sullo stipendio conseguenti a prescrizioni che egli ritiene necessarie nel caso di specie, ma non conformi alle linee guida". "È evidente quindi - afferma ancora il giudice - che un qualche margine di discrezionalità deve essere lasciato al medico e che la sua responsabilità personale può essere ravvisata solo in caso di dolo o di errore grave conclamato".

Cresce il turismo dentale all’estero: ma un paziente su due si pente

(da DottNet)   Sono migliaia gli italiani che ogni anno volano in Croazia, Romania, Moldavia, Ungheria, per cercare di riavere il 'sorriso' perduto convinti di risparmiare sulle cure dentali. Ad attrarre sono le parcelle più basse legate "soprattutto a regimi di tassazione agevolata e ai relativi costi inferiori dei materiali dei manufatti protesici e della manodopera. Dai nostri dati emerge che gli italiani che vanno all' estero per curare i denti sono il 4% di tutti quelli che scelgono cure mediche oltre confine. E il 50% di loro, secondo le informazioni raccolte dai nostri colleghi, non rifarebbe più questa esperienza", spiega all' Adnkronos Salute Sabrina Santaniello, presidente Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) Roma e segretario Andi nazionale.

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Malattie sessualmente trasmesse: un milione di nuovi casi al giorno nel mondo. Il dossier Oms

Pubblicata online sul 'Bollettino dell'Organizzazione Mondiale della Sanità' una ricerca che mostra che tra uomini e donne di età compresa tra 15 e 49 anni, nel 2016 c'erano 127 milioni di nuovi casi di clamidia, 87 milioni di gonorrea, 6,3 milioni di sifilide e 156 milioni di tricomoniasi. La sola sifilide ha provocato nel 2016 circa 200.000 morti neonatali e morti neonatali nel 2016, rendendola una delle principali cause di perdita del bambino a livello globale.  Leggi l'articolo completo al LINK

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=74745&fr=n

Come ottenere, e farsi riconoscere, crediti ECM dall’autoformazione

(da Odontoiatria33)   A quasi sei mesi dalla chiusura del triennio formativo 2017/2019, può essere utile ritornare sulla possibilità data al professionista di ottenere, nel triennio, il 20% dei crediti necessari per ottemperare all’obbligo formativo attraverso l’autoformazione. Per quanto riguarda le attività rientranti nell’autoformazione, le indicazioni generali che arrivano dalla Commissione Nazionale ECM, valide per tutte le professioni sanitarie, sono “l'utilizzazione individuale di materiali durevoli e sistemi di supporto per la formazione continua preparati e distribuiti da Provider accreditati” e “l'attività di lettura di riviste scientifiche, di capitoli di libri e di monografie non preparati e distribuiti da provider accreditati ECM e privi di test di valutazione”.  L’attività di autoformazione dà diritto a 1 credito per ogni ora di impegno formativo. autocertificato. Per il triennio 2017/2019 il numero complessivo di crediti riconoscibili per attività di autoformazione non può superare il 20% dell’obbligo formativo triennale, valutando sulla base dell’impegno orario autocertificato dal professionista il numero dei crediti da attribuire. Spetta all’Ordine indicare il numero di crediti acquisiti dal discente valutando l’attività svolta ed autocertificata.  Come fare per il riconoscimento dei crediti?    La validazione del percorso formativo seguito in autoapprendimento viene autocertificato, sulla base del modello fornito dal Cogeaps (allegato a  questo articolo). Le vie per ottenere il riconoscimento dei crediti sono due: 1) Consegnare il modulo di autocertificazione al proprio Ordine provinciale 2) Collegarsi direttamente al sito CoGeAPS e inserire autonomamente i dati dell'autocertificazione attraverso l'area riservata.   Da più parti si consiglia, per abbreviare i tempi di riconoscimento, di consegnare direttamente al proprio Ordine il modulo dell’autocertificazione compilato, indicando, nel caso l’autoformazione sia stata svolta leggendo libri o articoli di riviste anche online: il titolo, autore, editore, anno di pubblicazione e se online l’indirizzo web.

Modulo autoformazione

Rapporto Gimbe: Ssn non regge invecchiamento. Recuperare risorse da bonus

(da Doctor33)    Una trasfusione da 50 miliardi. Di qui al 2025 servirebbe al servizio sanitario per non collassare di fronte all'invecchiamento della popolazione. È il messaggio del 4° Rapporto Nazionale della Fondazione Gimbe, che dedica spazio all'analisi degli sprechi e a soluzioni per cambiare qualcosa nel finanziamento del Ssn. Quattro cavalieri dell'apocalisse oggi falcidiano la sanità, la più grande opera pubblica italiana: uno stato che finanzia sempre meno, è giunto al 6,6% del Pil e sotto il 6,5% -dice l'Ocse- non si va avanti; erogatori di cure che sprecano; italiani che spendono male per curarsi e non tutelano abbastanza il loro diritto alla salute; assicurazioni che prosperano sulle richieste inappropriate e sulle inefficienze pubbliche. Nei prossimi 8 anni, è la stima a invarianza di popolazione, l'invecchiamento generale porterebbe l'Italia a dover spendere per ogni residente non più i 2561 euro del 2017 ma 3800.

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Usa. Dentisti sotto accusa: prescrivono troppi antibiotici

È una potente 'call to action' quella che scaturisce da una ricerca della University of Illinois, che ha evidenziato come la prescrizione preventiva di antibiotici prima di una procedura odontoiatrica sia inutile in oltre l’80% dei casi. E dunque dannosa per i pazienti che rischiano di sviluppare resistenza antibiotica e di fare infezioni da batteri resistenti. Sotto accusa l’iperprescrizione di clindamicina che aumenta di rischio di sviluppare un’infezione da Clostridium difficile. L’uso preventivo di antibiotici dovrebbe essere riservato ai pazienti cardiopatici ad alto rischio   Leggi l'articolo completo al LINK

Trattamento del paziente affetto da obesità, linee guida europee per il medico di medicina generale

(da Endocrinologia 33)   Sono state recentemente pubblicate le linee guida (LG) per il trattamento dell'obesità nell'adulto, formulate per il medico di medicina generale (MMG).

Intervista motivazionaleSono fornite istruzioni dettagliate sugli aspetti da trattare con il paziente durante il colloquio (Possiamo parlare del suo peso? Quanto considera importante il cambiamento dello stile di vita? Quanta fiducia nutre nella possibilità di cambiare le sue abitudini? Ci sono elementi di stress nella sua vita che potrebbero ostacolare il cambiamento? etc.), finalizzati alla consapevolezza dell'importanza del cambiamento e alla percezione di essere in grado di realizzarlo con la giusta priorità. Quando queste condizioni si realizzano, il paziente è pronto a iniziare il percorso di cura.

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Inibitori della pompa protonica: nuovi dati confermano che è necessario usarli con cautela

(da Univadis)   I pazienti che, senza un’indicazione documentata, assumono inibitori della pompa protonica (IPP) hanno un eccesso di mortalità dovuto a malattia cardiovascolare, malattia renale cronica e tumori del tratto gastrointestinale superiore. Una storia pregressa di malattia cardiovascolare, malattia renale cronica e tumori del tratto gastrointestinale superiore non modifica la relazione tra l’uso di IPP e il rischio di morte per le cause suddette.

Descrizione dello studio  Sono stati analizzati i database del Dipartimento degli Affari dei Veterani degli Stati Uniti d’America. Sono stati identificati i soggetti che tra il 2002 e il 2004 hanno iniziato a usare farmaci per sopprimere la secrezione acida: IPP (n=157.625) o anti-H2i (n=56.842).  È stata valutata l’associazione tra l’uso dei farmaci e la causa di morte (follow-up: 10 anni).  Fonti di finanziamento: US Department of Veterans Affairs, Washington University in St Louis.

Risultati principali   Le morti in eccesso per 1.000 pazienti che assumevano IPP erano 45,20 (IC 95% 28,20-61,40).  Il 38,65% di queste morti erano legate a malattie del sistema cardiocircolatorio, il 28,63% a neoplasie, il 13,83% a malattie del sistema genito-urinario e il 9,29% a malattie infettive e parassitosi.  Il rischio di mortalità per ogni causa e il rischio di mortalità per malattia del sistema cardiocircolatorio, neoplasia e malattia del sistema genito-urinario aumentava all’aumentare della durata cumulativa dell’esposizione agli IPP.  Tra i pazienti senza un’indicazione documentata per l’uso di farmaci per sopprimere la secrezione acida (n=116.377), l’assunzione di IPP si associava con un eccesso di mortalità per malattia cardiovascolare (22,91; IC 95% 11,89-33,57), malattia renale cronica (4,74; 1,53-8,05) e tumore del tratto gastrointestinale superiore (3,12; 0,91-5,44).  Il rischio di morte dovuto a queste cause non era modificato da una storia di malattia cardiovascolare, malattia renale cronica o tumore del tratto gastrointestinale superiore.

Limiti dello studio  La coorte in esame presenta caratteristiche peculiari (maschi, anziani, caucasici), i risultati potrebbero non essere generalizzabili.  L’esposizione ai farmaci è ipotizzata sulla base delle prescrizioni.

Perché è importante   Gli IPP sono spesso utilizzati senza indicazione e per periodi protratti. Lo studio mostra che l’eccesso di mortalità associato all’uso di IPP, già noto, è dovuto a malattia cardiovascolare, malattia renale cronica e tumori del tratto gastrointestinale superiore.  Le evidenze disponibili implicano che è fondamentale utilizzare gli IPP solo quando esiste l’indicazione medica e solo per il tempo strettamente necessario.

(Xie Y, Bowe B, et al. Estimates of all cause mortality and cause specific mortality associated with proton pump inhibitors among US veterans: cohort study. BMJ 2019;365:l1580.  doi:10.1136/bmj.l1580

Giornata mondiale Ambiente, Romizi (Isde): troppi rischi per la salute

da Doctor33)   La Giornata mondiale dell'Ambiente, che ricorre mercoledì 5 giugno e avrà come tema principale i gas serra, sarà ospitata quest'anno dalla Cina che, dopo l'India, è il secondo Paese più inquinato del mondo: una contraddizione o l'attestazione di un cambiamento? Secondo Roberto Romizi, presidente dell'Associazione dei medici per l'ambiente (Isde), «potrebbe essere una scommessa: la Cina era e resta una delle nazioni più inquinanti ma ha fatto rapidamente dei grossi passi in avanti. Ma anche nel resto del mondo, a parte qualche isolato esempio positivo, l'impostazione di fondo è quella di porre al centro delle preoccupazioni l'economia e il profitto, indipendentemente dal danno che si crea».   La contrapposizione vede ricercatori, associazioni ambientaliste e movimenti giovanili da una parte e i decisori politici dall'altra. Il nuovo rapporto del Consiglio delle Accademie europee delle scienze (Easac) evidenzia una "gamma allarmante" di rischi per la salute e i benefici, anche economici, che si potrebbero ottenere dalla "rapida eliminazione dei combustibili fossili".  In Italia, un segnale dalle istituzioni giunge dal protocollo "Aria Pulita", definito come patto d'azione per migliorare la qualità dell'aria, che il ministro dell'Ambiente Sergio Costa firmerà a Torino, alla presenza dei rappresentanti dell'Unione Europea. Presso la presidenza del Consiglio, inoltre, viene istituita l'unità di coordinamento del Piani per il miglioramento della qualità dell'aria: una segreteria politica con compiti di raccordo fra tutti i soggetti coinvolti. Ma Romizi esprime un sostanziale sconforto per gli scarsi risultati ottenuti finora. «Facciamo tante giornate di sensibilizzazione, per l'ambiente, la salute, i campi elettromagnetici, i pesticidi... - ricorda il presidente Isde - ma vengono recepite pochissimo dalle amministrazioni governative di qualsiasi tipo e c'è la sensazione di una grande distanza di una classe politica volta ad affrontare le criticità del momento e che finalizza i propri interventi agli appuntamenti elettorali. Ancor più deludente è il fatto che a volte alcune forze politiche sembrano recepire posizioni ambientaliste ma poi, quando sono al governo, si comportano in modo diverso se non addirittura opposto a quanto dichiarato». Tra le iniziative a cui, come associazione, l'Isde punta maggiormente c'è la promozione della figura del medico sentinella per l'ambiente. «Il progetto - dice Romizi - è partito più di un anno fa e ci stiamo investendo molto, nel coinvolgimento delle istituzioni e nel rapporto positivo con la cittadinanza. Questi professionisti, principalmente medici di medicina generale e pediatri, sensibili, preparati e soprattutto indipendenti, rappresentano una figura di riferimento e di raccordo tra cittadinanza, comunità scientifica e istituzioni e si spera possano incidere su alcune questioni cruciali relative al rapporto tra ambiente e salute».

Fine vita. A marzo 2019 oltre 62.000 Dat consegnate ai Comuni. Pronto decreto con le modalità registrazione alla Banca dati.

Il decreto stabilisce le modalità di registrazione delle Dat nella Banca dati nazionale, e definire anche il funzionamento e i contenuti informativi della Banca medesima nonché le modalità di accesso alla stessa da parte dei soggetti legittimati. Tra questi, ci saranno il medico che ha in cura un paziente dal momento che sussista una situazione di incapacità di autodeterminarsi dello stesso, oltre che il fiduciario in carica. Raccomandata l'estensione della registrazione delle Dat anche ai non iscritti al Ssn, in modo da garantirne i diritti fondamentali della persona umana  Leggi l'articolo completo al LINK 

Concorso Letterario 2019

Nella seduta del 18 dicembre u.s. il Consiglio Direttivo del nostro Ordine ha deliberato di bandire per il 2019 la quarta edizione del Concorso Letterario tra tutti gli iscritti. Anche quest'anno si potrà concorrere per due categorie, prosa (racconti brevi) e poesia (una sola poesia a tema libero). Ogni nostro iscritto potrà presentare lavori sia per la prosa che per la poesia. Gli elaborati dei concorrenti devono essere consegnati alla nostra segreteria entro il 14 Giugno 2019. Modulo di partecipazione Regolamento

Donne medico, in Italia più discriminate. I risultati dello studio Fems

(da Doctor33)   Deluse. Discriminate più di tutte da colleghi e pazienti. In cerca di gratificazione professionale, non necessariamente di stipendi più alti. Le donne medico italiane stanno peggio delle loro colleghe europee, almeno limitandoci agli 11 paesi che hanno risposto al questionario sui 17 aderenti alla Fems, considerati nell'indagine sulle condizioni lavorative delle donne medico europee presentata a Napoli alla Conferenza Internazionale"Verso una Medicina governata da donne". Al questionario promosso da Anaao-Assomed, e realizzata (con Aaroi-Emac e Snr) hanno risposto le donne medico di Bulgaria, Croazia, Italia, Olanda, Portogallo, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna, Turchia, Cipro Nord. Il 60% delle dottoresse italiane vorrebbe in particolare una migliore gestione dei tempi casa-lavoro, superate solo dalle slovene. In attesa di dati da Francia, Austria, Belgio, Polonia, Slovacchia e Ungheria, scopriamo però altre cose: la parità uomo donna è raggiunta solo in uno-due paesi; la soddisfazione per il lavoro cresce spostandosi nei paesi balcanici, noti fin qui più per esportare medici che per gli ospedali ricchi e organizzati; reddito e successo oltre un certo limite non fanno da volano alla realizzazione professionale, almeno in Occidente.

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