Con un solo allenamento benefici sul metabolismo per giorni
(da DottNet) Da una singola sessione di esercizio fisico possono derivare benefici per il metabolismo che durano giorni. Ciò significa soprattutto calorie bruciate più velocemente. Lo rileva una ricerca dello Ut Southwestern Medical Center, pubblicata su Molecular Metabolism. Lo studio, con test sui topi, ha dimostrato che il loro metabolismo è stato potenziato per 48 ore: ciò significa che una sessione di allenamento ad esempio il venerdì potrebbe consentire di concedersi qualche vizio in più per l'intero fine settimana. I ricercatori hanno analizzato l'effetto dell'esercizio su due tipi di reti cerebrali che costituiscono un circuito del cervello detto melanocortinico, che esiste sia nei topi che nell'uomo. Una delle reti, Pomc, è associata ad una riduzione dell'appetito, a livelli più bassi di zucchero nel sangue e all'attitudine a bruciare più calorie. Mentre l'altra, Npy / Agrp, rende le persone più affamate e riduce il metabolismo. L'attività del circuito cerebrale dei roditori è stata monitorata dopo che avevano completato vari regimi di allenamento, che andavano da zero a uno, cinque e dieci giorni di esercizio. I risultati hanno mostrato che una sola sessione di movimento (tre corse di tapis roulant di 20 minuti per i ratti) ha potenziato l'attività di Pomc inibendo quella di Npy/ Agrp. Ciò ha fatto si che gli animali avessero un appetito ridotto fino a sei ore, oltre a bruciare calorie più velocemente. "Questo risultato può spiegare, a livello del circuito neurale, perché molte persone non si sentono affamate subito dopo l'esercizio," evidenzia il dottor Kevin Williams, uno degli autori della ricerca. Si ritiene inoltre che più ci si allena, più durino gli effetti. I risultati forniscono secondo i ricercatori anche un'altra strada per la ricerca di potenziali trattamenti per migliorare il metabolismo del glucosio in pazienti con condizioni come il diabete
40 anni del SSN, Monaco (FNOMCeO): “Gli Ordini custodi dei diritti dei cittadini”
Attività di tutoraggio ai fini ECM
Ecm, si fa strada l’autoformazione. Ecco di cosa si tratta
Medicina narrativa contro il burnout dei medici
Al via revisione prontuario farmaceutico. Garattini: via farmaci obsoleti e fotocopia
Ecdc, i migranti non sono una minaccia per la salute
(da Doctor33) I migranti non rappresentano una minaccia per la salute della popolazione del paese che li riceve. Tuttavia, alcuni gruppi, come rifugiati, richiedenti asilo e migranti irregolari, sono più vulnerabili alle malattie infettive, come tubercolosi, hiv ed epatite e hanno una salute peggiore. A segnalarlo è il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), che suggerisce programmi di screening e vaccinazioni per i nuovi migranti e quelli arrivati nell'Unione europea negli ultimi 5 anni. A tal fine ha anche elaborato, grazie ad un gruppo di 21 esperti, delle linee guida per la prevenzione delle malattie infettive in questi gruppi di persone, per aiutare gli stati europei a sviluppare strategie nazionali. Come misure efficaci si suggerisce di controllare bambini, adolescenti e adulti per la tubercolosi, hiv, epatite B e C, strongiloidosi e schistosomiasi, e di inserire i migranti nei programmi di vaccinazione.
Eccesso di prescrizione per le statine: per molti sono da sconsigliare
(da DottNet e Ansa.it) Le statine potrebbero essere troppo prescritte, anche a soggetti che in realtà per il proprio profilo di rischio cardiovascolare ne traggono pochi benefici rispetto ai rischi legati ai possibili effetti avversi della terapia. Lo rivela uno studio pubblicato sugli 'Annals of Internal Medicine' sulla base di calcoli eseguiti da un software che ha esaminato rischi e benefici della terapia su differenti gruppi di individui. Condotto da ricercatori dell'università di Zurigo, è emerso che per individui con un rischio cardiovascolare a 10 anni di 7,5-10% (cui attualmente i farmaci sono raccomandati) in realtà sono più i rischi legati ad effetti avversi (come miopatie, disfunzioni epatiche e diabete) che i benefici in termini di riduzione del rischio. Le statine sono tra i farmaci più prescritti al mondo; sono molto usate nella prevenzione primaria di eventi cardiovascolari, ovvero su soggetti a rischio che non hanno mai avuto un infarto o altri eventi. Secondo le attuali linee guida è eleggibile a questo tipo di terapia il 30% degli 'over 40'. Ma alla luce di questo studio per molti di loro la terapia sarebbe in realtà da sconsigliare. Infatti i ricercatori di Zurigo hanno calcolato che considerando il rapporto rischi/benefici nell'assunzione di questi farmaci, i benefici superano il pericolo di eventi avversi a partire da una soglia di rischio cardiovascolare del 21% a 10 anni (per individui di 70-75 anni). Sulla base di questo studio le statine sono sconsigliate per milioni di persone attualmente eleggibili per la terapia in base alle linee guida correnti.
Spesa sanitaria. Eurostat certifica gap negativo tra Italia e i maggiori partner UE
Spendiamo il 68% in meno della Germania, il 47% in meno della Francia e il 19% in meno del Regno Unito. I dati sono riportati a parità di potere d'acquisto e calcolati a livello pro capite, comprendendo sia la spesa sanitaria pubblica che quella privata. Il gap persiste anche se si prende in esame l'incidenza della spesa sul Pil che ci vede solo al 12° posto nella UE a 28 Paesi. Leggi l'articolo completo al LINK
http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=68636&fr=n
La mancata aderenza terapia costa 11 mld all’anno
Clima: abbiamo solo due generazioni per salvare il pianeta”
(da Quotidiano Sanità) Due generazioni, ovvero 20 anni, per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici e dagli effetti devastanti che questi avranno sulla salute dell'uomo e dei territori". A lanciare l'allarme è il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi: “È questo il tempo che ci rimane per mettere in atto misure concrete. Fra 20 anni potrebbe già essere troppo tardi. Già oggi le morti in Europa legate ai cambiamenti climatici sono migliaia l'anno, ma saranno milioni nel prossimo futuro se non si agisce subito”. E per questa ragione l’Istituto superiore di Sanità ha organizzato a Roma, dal 3 al 5 dicembre, il primo Simposio Internazionale Health and Climate Change cui prenderanno parte oltre 500 ricercatori provenienti da più di 30 Paesi. Obiettivo dell’evento sarà quello di stilare un documento basato sulle evidenze scientifiche con le raccomandazioni e le azioni necessarie per contrastare e contenere i rischi sulla salute prodotti dai cambiamenti climatici. Nascerà così la Carta Internazionale di Roma su salute e cambiamenti climatici, frutto di questa riflessione corale, nasce come strumento d’indirizzo capace di fornire raccomandazioni e suggerire azioni utili innanzitutto ai decisori politici ma è anche uno strumento per far crescere la consapevolezza su queste tematiche cercando di porle al centro di tutte le agende. “Questa è una giornata molto importante perché per la prima volta la comunità scientifica, che ormai da tempo concorda nel ritenere tra i problemi sanitari più rilevanti gli effetti del clima sulla salute, si riunisce per indicare le azioni prioritarie che devono essere messe in atto sulla base delle evidenze scientifiche” prosegue Ricciardi che spiega come “si corre il serio rischio nel giorno in cui prende il via ufficiale in Polonia la Conferenza internazionale sul clima Cop24 - che i nostri nipoti non possano più stare all'aria aperta per gran parte dell'anno a causa dell'aumento delle temperature: il pericolo concreto è che le ondate di calore, che nel 2003 hanno fatto 70mila morti, possano passare da periodi limitati dell'anno a oltre 200 giorni l'anno in alcune parti del mondo”. “Il fatto, ha avvertito, è che «i danni sulla salute dai cambiamenti climatici sono visibili all'istante ma sono devastanti; si tratta, in un certo senso, di un Olocausto a fuoco lento”. Già attualmente, rileva Ricciardi, “l'Organizzazione mondiale della sanità parla di 7 milioni di morti legate ai cambiamenti climatici ed in Italia ben il 12% dei ricoveri pediatrici in ospedale sono connessi all'inquinamento”. Sui cambiamenti climatici, un problema che farà 250mila morti l'anno tra il 2030 e il 2050 secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, “ci sono molte dichiarazioni generiche nel nostro paese, ma non mi pare di vedere una cultura adeguata”. Dalla qualità dell'acqua, alle zoonosi fino alla salute dei bambini, spiega Ricciardi, in più di 20 sessioni, si parlerà di come il clima impatta nei diversi ambiti della vita quotidiana e collettiva. “Il mondo scientifico è compatto nel sostenere che gli effetti sulla salute diretti ed indiretti attesi nel futuro saranno tra i più rilevanti problemi sanitari da affrontare nei prossimi decenni - afferma il presidente dell'Iss -. Quello che avrà luogo in Istituto, quindi, non è un semplice convegno, ma è piuttosto un impegno, perché la certezza che oggi abbiamo conseguito sul fatto che il degrado ambientale e i fattori climatici siano correlati all'aumento dei rischi per la salute, diventi per noi assunzione di responsabilità a creare una rete globale per vigilare sugli scenari futuri e promuovere una prevenzione che parta da ognuno di noi trasformandosi in uno sforzo corale. Ogni paese deve fare la sua parte”. E anche l'Istituto, sottolinea il presidente, farà la sua parte ospitando un convegno all'insegna della sostenibilità: “bbiamo cercato di fare in modo che questo, a cominciare dalla modalità di organizzazione e di svolgimento del convegno, sia un `evento green´ partendo dall'interesse a usare meno carta, a risparmiare energia, a produrre meno rifiuti. Abbiamo voluto un evento che fosse anche una manifestazione eco-sostenibile”.
Neonati prematuri: il latte d’asina riduce sensibilmente i casi di intolleranza
È quanto emerge da uno studio condotto dall’Ospedale S.Anna e dal Cnr-Ispa di Torino, pubblicato sulla rivista Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition. Enrico Bertino, direttore della Terapia Intensiva Neonatale dell’Università di Torino: “Lo studio clinico ha mostrato che gli episodi di intolleranza alimentare erano 2,5 volte inferiori nei soggetti che assumevano il prodotto a base di latte d’asina” Leggi l'articolo completo al LINK
http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=68543&fr=n
Pubblicità in sanità, passa l’emendamento dell’On Boldi. No a messaggi a ”carattere promozionale’’ e vincolo territoriale per il direttore sanitario
Allergopatie e test “alternativi”
Anelli (Fnomceo): “Sulle ambulanze trovare un modello che valorizzi medico e infermiere per garantire massimo livello di cura e assistenza al cittadino”
Abbiamo sempre dichiarato che la professione medica e quella infermieristica sono complementari e indispensabili per assicurare un’efficace assistenza. Nel delicatissimo campo dell’emergenza abbiamo più volte ribadito che la diagnosi non può che essere affidata al medico e che, quindi, anche nel soccorso avanzato, dovremmo trovare un modello che valorizzi le due figure professionali, medico e infermiere, per assicurare al cittadino il massimo livello delle cure e dell’assistenza Leggi l'articolo completo al LINK
http://www.quotidianosanita.it/emilia_romagna/articolo.php?articolo_id=68653
Più carboidrati e meno proteine, così il cervello invecchia bene
(da DottNet) Diete con poche proteine e un alto apporto di carboidrati possono essere una chiave per la longevità, in special modo quella del cervello, favorendone un invecchiamento sano. A suggerirlo è una ricerca dell'Università di Sidney, pubblicata su 'Cell Reports'. "Al momento non ci sono trattamenti farmacologici efficaci per la demenza: possiamo rallentare questo tipo di malattie ma non possiamo fermarle, quindi è stimolante il fatto che stiamo iniziando a identificare diete che possono influenzare il modo in cui il cervello invecchia", evidenzia l'autore principale dello studio Devin Wahl.
Malattia di Parkinson: si previene con…. l’appendicectomia?
(da M.D.Digital) L’eziopatogenesi della malattia di Parkinson indica come causa l’accumulo di aggregati di alfa-sinucleina che, secondo alcuni dati di recente pubblicazione, potrebbe essere di origine intestinale. L’aberrante accumulo di alfa-sinucleina nel tratto gastrointestinale avviene in risposta alla presenza di tossine e batteri che attivano il sistema immunitario. In altre parole questo potrebbe significare che le regioni del tratto gastroenterico che hanno regolari interazioni con agenti patogeni ambientali hanno un rischio maggiore di generare alfa-sinucleina. In accordo con questa ipotesi, è stato di recente dimostrato che l'appendice vermiforme – o appendice cecale - contiene un'abbondanza di alfa-sinucleina in soggetti che hanno malattia di Parkinson in fase prodromica o conclamata, ma anche in soggetti neurologicamente ancora indenni. Sebbene l’appendice vada a ragione considerata un organo vestigiale, la sua mucosa è ricca di cellule immunocompetenti e la sua funzione primaria è quella di supportare il sistema linfatico nel rilievo e nell’eliminazione dei patogeni, oltre che a contribuire a regolare la composizione della microflora intestinale. Il fatto che questa formazione tubulare sia in grado di accumulare alfa-sinucleina ne sancirebbe il suo coinvolgimento nella comparsa della malattia di Parkinson. In due serie di dati epidemiologici indipendenti, che hanno coinvolto oltre 1.6 milioni di individui e oltre 91 milioni di anni-persona, è stato osservato che la rimozione dell'appendice decenni prima dell'insorgenza della malattia di Parkinson era associata a un minor rischio di sviluppare la neuropatologia e a un ritardato esordio della malattia. Analizzando i dati di pazienti svedesi seguiti per 52 anni, di cui 500 mila operati di appendicectomia, è risultato che la rimozione della appendice aveva ridotto di quasi il 20%o il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson e tardato l’età della diagnosi in media di 3.6 anni. È stato anche osservato che l'appendice umana sana conteneva aggregati di alfa-sinucleina e un’abbondante quantità di prodotti di degradazione che si accumulano nei corpi di Lewy, e diventano il tratto caratteristico della malattia di Parkinson. Inoltre i lisati di tessuto di appendice umana sono in grado di indurre la rapida scissione e oligomerizzazione della a-sinucleina ricombinante. Questi fattori fanno dunque ipotizzare che la normale appendice vermiforme contenga forme patogene di alfa-sinucleina che influenzano il rischio di sviluppare malattia di Parkinson. (Killinger BA, et al. The vermiform appendix impacts the risk of developing Parkinson’s disease. Sci Transl Med 20018; 10: eaar5280.)