Il burnout nei medici contribuisce pesantemente agli errori sul lavoro

(da Doctor33)    Gli errori commessi sul lavoro sono si associano al burnout dei medici tanto quanto le condizioni ambientali non sicure, se non di più. È quanto affermano i ricercatori della Stanford University School of Medicine in uno studio pubblicato su Mayo Clinic Proceedings.«Se stiamo cercando di massimizzare la sicurezza e la qualità delle cure mediche, dobbiamo affrontare il problema dei fattori nell'ambiente di lavoro che portano al burnout tra i nostri fornitori di assistenza sanitaria» spiega TaitShanafelt, dello Stanford WellMD Center, che ha guidato il gruppo di studio. I ricercatori hanno inviato un questionario ai medici in pratica attiva negli Stati Uniti, richiedendo informazioni riguardo alla loro salute e ai livelli di sicurezza degli ambienti dove lavoravano. Su 6.695 professionisti che hanno risposto, il 55% ha riferito sintomi di burnout e il 10% ha ammesso di essere incappato in almeno un grave errore medico durante i tre mesi precedenti.  I medici con burnout avevano più del doppio delle probabilità di auto-segnalazione di un errore medico, dopo aggiustamento per specialità, ore di lavoro, stanchezza e classificazione di sicurezza dell'unità di lavoro. D'altra parte, bassi giudizi della sicurezza nell'ambiente di lavoro erano legati a probabilità di errore medico aumentate da tre a quattro volte.«Questo indica che sia il livello di burnout sia le caratteristiche di sicurezza delle unità di lavoro sono indipendentemente correlati al rischio di errori» spiega Shanafelt. Lo studio però va oltre, e mostra anche che i tassi di errori medici possono essere addirittura triplicati nelle unità di lavoro classificate come estremamente sicure, se i medici che lavorano in quelle unità hanno alti livelli di burnout, indicando che il burnout potrebbe essere una causa ancora più importante di errore medico rispetto a una scarsa sicurezza. Oltre al loro effetto sui pazienti, sia gli errori che il burnout possono avere anche seri effetti personali per i medici.«Sappiamo, anche da nostri precedenti lavori, che sia il burnout che gli errori medici raddoppiano il rischio di pensieri suicidari tra i medici. Questo contribuisce al più alto rischio di morte per suicidio tra i medici rispetto ad altri professionisti»concludono gli autori.  (Mayo Clinic Proceedings 2018. Doi: 10.1016/j.mayocp.2018.05.014. https://www.mayoclinicproceedings.org/article/S0025-6196(18)30372-0/fulltext)  

Morbo di Parkinson e alterate funzionalità motorie della lingua

(da Odontioiatria33)   Nel morbo di Parkinson (PD) la disfagia appare con la progressione della malattia. La gravità della disfagia non è sempre però correlata con la gravità del morbo secondo la classificazione di Hoehn e Yahr (H&Y).  Una semplice e quantificabile valutazione della deglutizione per la diagnosi precoce della disfagia è utile per conoscere l'effetto terapeutico dei farmaci e della riabilitazione.  La pressione di contatto tra il palato e la lingua dà il massimo contributo al trasferimento del bolo nella fase orale della deglutizione. Sebbene la disfagia sia un problema potenzialmente letale nei pazienti con malattia di Parkinson, la fisiopatologia della disfagia orofaringea deve ancora essere compresa fino in fondo. Tipologia di ricerca e modalità di analisi  In uno studio eseguito presso l’Ospedale Universitario di Osaka e pubblicato sul Journal of Oral Rehabilitation di giugno 2018 viene indagata la funzione motoria della lingua durante la deglutizione in relazione alla disfagia e alla gravità del morbo di Parkinson (PD).  Trenta pazienti con PD (14 maschi e 16 femmine; età media 69,4 anni), stadio II-IV di PD in base alla classificazione di Hoehn e Yahr, sono stati inclusi nello studio. La pressione della lingua sul palato duro è stata misurata durante la deglutizione di 5 ml di acqua, utilizzando un foglio sensore con 5 punti di rilevamento.  Il valore massimo della pressione della lingua in ciascun punto di misurazione durante la deglutizione è stato confrontato tra pazienti con PD e i soggetti controllo sani. Una valutazione soggettiva della disfunzione orofaringea è, inoltre, stata condotta utilizzando il questionario Swallowing Disturbance Questionnaire.   Risultati   La massima pressione della lingua in ciascun punto di misurazione è risultata significativamente più bassa nei pazienti con morbo di Parkinson (PD) rispetto ai controlli sani. Inoltre, la pressione massima della lingua si è rivelata significativamente più bassa nei pazienti con PD disfagici rispetto ai soggetti con PD non disfagici.  La perdita di produzione di pressione della lingua presso la parte anteriore del palato duro è altresì risultata fortemente correlata alla disfagia nella fase faringea.  Conclusioni    I risultati di questo studio suggeriscono che nei pazienti con morbo di Parkinson disfagici si ha una tensione massima diminuita della pressione della lingua, un raggio di movimento ridotto e un’abilità motorie della lingua che si manifestano come schemi anormali portando a una deglutizione frammentaria.   Implicazioni cliniche  I risultati suggeriscono che la misurazione della pressione della lingua sul palato duro durante la deglutizione potrebbe essere utile per l’individuazione precoce e quantitativa della disabilità motoria della lingua durante la deglutizione nei pazienti affetti da morbo di Parkinson.

(Minagi Y, Ono T, Hori K, Fujiwara S, Tokuda Y, Murakami K, Maeda Y, Sakoda S, Yokoe M, Mihara M, Mochizuki H.Relationships between dysphagia and tongue pressure during swallowing in Parkinson's disease patients. J Oral Rehabil 2018 Jun;45(6):459-66 )

 

Vaccini, Rapporto Aifa fa il punto su reazioni avverse. Nessun problema di sicurezza

(da Doctor33)    Circa l'80% delle segnalazioni di sospette reazioni avverse da vaccini insorte nel 2017 sono state classificate come "non gravi" in linea con gli anni precedenti. È quanto emerge dal Rapporto Vaccini 2017 dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che descrive gli episodi inseriti nel 2017 nella Rete nazionale di farmacovigilanza (Rnf), comprese le reazioni insorte negli anni precedenti. Le segnalazioni per vaccini (6.696) rappresentano il 16% delle segnalazioni totali per farmaci e vaccini inserite nel 2017 e provengono principalmente da personale sanitario non medico (57%). Seguono le segnalazioni dei medici (21,4%) e dei cittadini/pazienti (13,2%). 

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Da ENPAM contributo per i figli degli iscritti

L’ENPAM mette a disposizione dei figli dei suoi iscritti un contributo annuale di 5 mila euro per frequentare un collegio universitario di merito. La novità di quest’anno, che si aggiunge alle borse di studio già esistenti per gli orfani, riguarda –si legge in una nota- la possibilità di essere ospitati in una delle strutture residenziali riconosciute dal Miur, destinate a studenti delle università italiane statali e non statali. Per poter accedere è necessario superare una selezione e avere un curriculum di studi eccellente. Il bando riguarda 50 collegi universitari di merito distribuiti in 15 città universitarie italiane.  Oltre ad affiancare il percorso universitario del singolo studente con un tutorato altamente qualificato, ogni convitto sviluppa un programma extracurricolare specifico per favorire l’acquisizione di più competenze e valorizzare quindi particolari meriti e abilità. Le borse messe a bando dalla Fondazione ENPAM nel 2018 hanno uno stanziamento complessivo di 100mila euro e prevedranno un contributo fino a 5mila euro all’anno per studente per tutta la durata del corso universitario, se verranno soddisfatti i requisiti richiesti. Si darà priorità a chi si iscrive ai corsi di laurea in medicina e in odontoiatria, senza escludere eventuali altri corsi nel caso restino sussidi disponibili.  L’obiettivo della Fondazione è infatti quello di incentivare il ricambio generazionale e di favorire i giovani che decidono di intraprendere la professione del medico o del dentista.  “Studiare costa sacrifici in termini di impegno e di costi per la famiglia – ha commentato il presidente Alberto Oliveti– . Con quest’iniziativa vogliamo investire nel nostro futuro, favorendo il ricambio generazionale con particolare riguardo per i medici e i dentisti di domani. Tuttavia, in un’ottica di Adepp, pensiamo anche alle altre professioni”.   Potranno fare domanda gli iscritti attivi e pensionati, in regola con i versamenti contributivi, con un reddito non superiore a 8 volte il minimo Inps. Gli studenti non dovranno avere più di 26 anni.  L’apertura del bando dell’Enpam è concomitante all’avvio delle selezioni per i collegi. Si potrà infatti fare domanda a partire dalle ore 12 del 17 settembre fino alle ore 24 del 26 ottobre.  La domanda dovrà essere presentata insieme a tutti i documenti richiesti dal Bando direttamente dall’area riservata del sito dell’ENPAM. Ulteriori informazioni sono consultabili a https://www.enpam.it/comefareper/chiedere-un-aiuto-economico/borse-di-studio/collegidimerito

L’assunzione di alcolici aumenta la pressione sanguigna, ecco le categorie più a rischio

(da Doctor33)   Secondo due studi pubblicati sul Journal of American Heart Association, esistono effetti dannosi dell'assunzione di alcol sulla pressione sanguigna in proporzione alla quantità di alcol consumata, e questi effetti si vedono in particolare negli uomini. Nel primo studio, una metanalisi comprendente oltre 360.000 adulti e 90.000 nuovi casi di ipertensione, i ricercatori hanno osservato che gli uomini che assumevano una media di uno o due drink al giorno presentavano un aumento del rischio di ipertensione rispetto a quelli che non bevevano (rischio relativo [RR]: 1,2), e che l'aumento del rischio era maggiore man mano la quantità di alcol cresceva. «Sebbene sia ben noto che il consumo elevato di alcol aumenti il rischio di ipertensione, il rischio associato a bassi livelli di assunzione di alcol negli uomini e nelle donne non era ben chiaro» spiega il primo autore del lavoro Michael Roerecke, della University of Toronto in Canada.  Tra le donne, in realtà, il rischio di ipertensione iniziava ad aumentare con tre o più bevande al giorno. Il secondo studio riguardava 4.700 adulti di età compresa tra i 18 e i 45 anni che avevano risposto a un sondaggio sul binge drinking. «I tassi di prevalenza del binge drinking sono più alti nei giovani adulti; tuttavia, si sa poco sugli effetti di questa pratica sulla pressione sanguigna e su altri parametri di salute cardiovascolare» afferma Mariann R. Piano, della Vanderbilt University School of Nursing, Nashville, prima autrice dello studio. Circa il 25% degli uomini e il 12% delle donne hanno segnalato di aver vissuto episodi di binge drinking più di 12 volte nell'anno prima del sondaggio e il 29% degli uomini e il 25% delle donne ha riferito di averlo fatto da una a 12 volte. Dopo aggiustamento per più fattori confondenti, gli uomini che seguivano questa abitudine hanno mostrato una pressione sistolica più elevata rispetto ai non bevitori, e coloro che avevano bevuto in maniera esagerata per 12 volte in un anno hanno raggiunto una pressione sistolica più alta di quelli che lo avevano fatto meno frequentemente (122 rispetto a 119 mmHg). Questo tipo di associazione non è stata osservata tra le donne. «In definitiva, il nostro lavoro si deve concentrare sul responsabilizzare una persona in modo che prenda una decisione informata sul suo livello di assunzione di alcol e su come ciò possa influenzare la sua salute a breve e a lungo termine» scrive Steven Bell, della University of Cambridge, in un editoriale di accompagnamento. (J Am Heart Assoc 2018. Doi: 10.1161/JAHA.117.008202 http://jaha.ahajournals.org/content/7/13/e008202  J Am Heart Assoc 2018. Doi: 10.1161/JAHA.118.008733 http://jaha.ahajournals.org/content/7/13/e008733  J Am Heart Assoc 2018. Doi: 10.1161/JAHA.118.009698  http://jaha.ahajournals.org/content/7/13/e009698 )

Farsi visitare sempre dallo stesso medico allunga la vita

(da Quotidiano Sanità  e Reuters Health)   Avere lo stesso medico nel corso degli anni aiuterebbe le persone a vivere più a lungo. A suggerirlo è uno studio internazionale coordinato da Denis Pereira Gray, del St. Leonard’s Practice di Exeter, nel Regno Unito. I risultati della ricerca sono stati pubblicati da 'BMJ Open'. Lo studio. Gli autori hanno esaminato 22 studi relativi sia a medici di base, sia a specialisti. Diciotto delle ricerche hanno rilevato che un’associazione tra maggiore continuità assistenziale e minore mortalità. Tre studi, invece, non hanno trovato alcuna associazione, mentre uno studio basato su richieste di risarcimento dalle assicurazioni ha collegato, viceversa, una maggiore continuità delle cure a un aumento della mortalità. Le conclusioni. 
In realtà, date le ampie variazioni tra gli studi, non è stato possibile combinare i dati per quantificare l’effetto complessivo della continuità dell’assistenza sulla mortalità, ma, secondo Pereira Gray, ” i risultati dimostrano comunque che la continuità assistenziale è da perseguire e i sistemi sanitari nazionali dovrebbero favorirla”. Il motivo di questa associazione potrebbe essere duplice: “prima di tutto pensiamo che i pazienti parlino più liberamente con i medici che conoscono, anche di argomenti imbarazzanti. Quindi, il medico avrà una migliore comprensione e una migliore informazione e sarà in grado di adattare consigli e informazioni a ciascun paziente”.

Come gestire il tempo nello studio odontoiatrico

(da Odontoiatria 33)   Tenere sotto controllo tempo e stress, senza che siano questi ultimi a prendere il sopravvento, è fondamentale per una buona organizzazione dello studio, ma per farlo serve un metodo. Elemento determinante è la comunicazione interna e il lavoro di squadra, perché da qui deriva “la migliore motivazione” di chi opera nello studio, ma un grande valore è quello di prevedere i tempi di ogni attività, considerando che non c’è solo la clinica e la gestione dello studio, ma anche le relazioni, e in primis quella con il paziente.  
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Sta per nascere l’ospedale di comunità: al medico la responsabilità clinica e all’infermiere la gestione e l’assistenza.

Previsto dal regolamento sugli standard ospedalieri, dal Patto per la Salute e dal Piano nazionale della cronicità, aveva fatto capolino a inizio marzo all’ordine del giorno della conferenza delle Regioni, ma era stato poi lasciato in stand-by per una serie di interventi tecnici e di richieste dei governatori, quasi tutti recepite nell’ultima versione, quella definitiva, pronta per approdare in Stato-Regioni. E’ una struttura di ricovero breve e fa parte dell’assistenza territoriale.  Leggi l'articolo completo e il documento del ministero trasmesso alle Regioni al LINK

http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=63630&fr=n

Dopo endoscopie e colonscopie il rischio infettivo è maggiore di quanto si pensi

(da Doctor33)   I tassi di infezione a seguito di colonscopie e di endoscopie del tratto gastrointestinale superiore effettuate presso i centri di chirurgia ambulatoriale (ASC) statunitensi, popolari alternative più convenienti e meno costose alle cure ospedaliere per interventi ambulatoriali e altre procedure, sono di gran lunga superiori a quanto ritenuto in precedenza, secondo uno studio pubblicato su Gut.
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Vaccini, entro 10 luglio basterà autocertificazione per iscrizioni 2018/19

(da AdnKronos Salute) Basterà una dichiarazione sostitutiva di vaccinazione per la prima iscrizione alla scuola dei bambini dai 0 ai 6 anni. In caso di piccoli fra 6 e 16 anni, dunque non per la prima iscrizione, resta valida la certificazione presentata per l'anno scolastico 2017-2018 se il minore non deve effettuare nuovi vaccini o richiami. Ad annunciarlo il ministro della Salute, Giulia Grillo, in conferenza stampa oggi a Roma con il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti. La modifica delle regole avverrà con una circolare interministeriale, che depotenzia dunque l'obbligo di presentare la documentazione che comprova le vaccinazioni entro il 10 luglio, termine che diventa "non perentorio" ha assicurato Grillo. "In alcuni casi" ha precisato il ministro Grillo, si potrà anche solo autocertificare di aver preso l'appuntamento con la Asl per effettuare la vaccinazione, e dunque non di averla già eseguita. "Chiaramente - ha ribadito il ministro - non bisogna fare certificazioni false, perché altrimenti si incorre nelle conseguenze previste dalla legge. Se ci sono dei genitori che hanno dei dubbi si rivolgano alle istituzioni, anche a noi, siamo disponibili a risolverli. Questa è la via da seguire: informarsi ed essere sereni sul fatto che i vaccini sono sicuri". Si prevede comunque di fare dei controlli a campione per verificare la regolarità delle autocertificazioni.

Fimmg, urgente riforma certificazione malattia

(da AdnKronos Salute) - "Stare a casa e curarsi è un diritto del lavoratore, ma non può diventare un incubo per chi lo deve certificare: è urgente una riforma della norma sui certificati di malattia". Lo sostiene il vice segretario nazionale vicario della Federazione dei medici di medicina generale, Pier Luigi Bartoletti dopo che nei giorni scorsi si è riaperto il dibattito su una sentenza della Corte dei Conti Umbria (n. 47 del 20 dicembre 2017) che addossa la colpa al medico di famiglia, reo di aver certificato la malattia di un dipendente pubblico, giudicandolo corresponsabile della condotta dolosa del dipendente che ha simulato, anche attraverso documentazione clinica, un lungo periodo di malattia. "E' ineludibile la necessità di rivedere un modello che scarica sul medico di famiglia le inefficienze di un sistema caricandolo di oneri e responsabilità burocratiche sempre più collidenti con il suo impegno di medico, togliendo tempo ed energia al lavoro clinico – sottolinea Bartoletti -.
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Fumare marijuana aumenta tosse, espettorato e dispnea

(da Quotidiano Sanità e Reuters Health)   Le sigarette di marijuana contengono particolato, gas tossici, specie reattive dell’ossigeno, idrocarburi policiclici aromatici a concentrazioni molto più elevate di quelle del tabacco. Diversi studi hanno evidenziato che la marijuana sia associata a un’infiammazione bronchiale simile a quella provocata dalle sigarette tradizionali. Per determinare se l’uso di marijuana fosse associato a sintomi respiratori, malattia ostruttiva polmonare e cambiamenti nella funzionalità polmonare, i ricercatori dell’Università della California di San Francisco, guidati da Mehrnaz Ghasemiesfe, hanno preso in considerazione 22 studi. Tra gli individui rientrati nell’osservazione, 1.255 avevano avuto più di 10 anni di esposizione continua, mentre per 756 fumatori solo di marijuana l’esposizione superava i 20 anni. Dal confronto tra i fumatori di marijuana e i non fumatori, è emerso per i primi un aumento del rischio di tosse pari a 2,04 volte, un aumento del rischio di una maggiore  produzione di espettorato di 3,84 volte e un aumento del 55% del rischio di dispnea. Analisi simili da studi cross-sectional hanno evidenziato che l’uso di marijuana è associato a un aumento del rischio di tosse di 4,37 volte, un aumento del rischio di espettorato di 3,4 volte e un 56% aumento del rischio di dispnea. La ricerca è stata pubblicata su 'Annals of Internal Medicine'

Ace-Inibitori e Sartani: tempo del sorpasso?

(da Cardiolink)  Gli inibitori dell’enzima convertitore dell’angiotensina (ACE-inibitori) sarebbero prossimi a cedere il passo alla categoria farmacologica dei bloccanti del recettore dell’angiotensina (ARB), o sartani, dotati della medesima efficacia clinica e favoriti da una minore incidenza di effetti avversi. È quanto emerge da una recente revisione di letteratura, appena pubblicata su Journal of the American College of Cardiology. Gli Autori hanno revisionato dati provenienti da 119 trials clinici randomizzati, per un totale di oltre 500000 individui trattati con ACE-inibitori o sartani. I risultati dell’analisi indicano che non vi sono differenze in termini di efficacia clinica tra le due categorie farmacologiche, con particolare riferimento all’endpoint surrogato di controllo pressorio e all’incidenza di outcomes cardiovascolari, quali mortalità cardiovascolare o per tutte le cause, infarto del miocardio, scompenso cardiaco, stroke e malattia renale terminale. Di converso, l’incidenza di effetti avversi, principalmente rappresentati dalla tosse, molto più raramente da angioedema finanche fatale, era sbilanciata a discapito degli ACE-inibitori, maggiormente negli individui di colore e negli Asiatici. Sulla scorta di queste osservazioni, gli Autori concludono per l’assenza di solide ragioni per preferire ancora l’uso degli ACE-inibitori a quello degli ARBs. Considerazioni economiche potrebbero essere sollevate rispetto al costo più contenuto degli ACE-inibitori rispetto ai sartani, che, se di poco conto nell’opulento Occidente, potrebbero fare la differenza nei Paesi in via di sviluppo. Di contro, l’aumento del ricorso alla Sanità in caso di effetti avversi potrebbe vanificare il risparmio così ottenuto. Nell’ottica della salvaguardia della Salute dell’individuo, l’opportunità di applicare l’una o l’altra strategia terapeutica dovrebbe tener sì conto di fattori socio-demografici ed economici, ma, al contempo, verificare che ciascuna assicuri un adeguato beneficio pressorio, che è quanto fa la differenza rispetto all’incidenza di eventi cardiovascolari nel lungo temine.  (Messerli FH, et al - J Am Coll Cardiol. 2018 Apr3;71(13):1474-1482. doi: 10.1016/j.jacc.2018.01.058.)

Pronto soccorso, presto in tutta Italia il triage a cinque fasce di priorità

(da Doctor33)   Non solo Lazio e Veneto, di cui si è parlato in questi giorni: tutte le Regioni italiane si stanno attrezzando per l'aggiornamento del triage nei pronto soccorso degli ospedali, con il passaggio a un sistema a cinque strati rispetto ai quattro attualmente utilizzati. «Su questo tema c'è una commissione nazionale che sta lavorando già da tre o quattro anni - spiega Gian Alfonso Cibinel, consigliere della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), di cui è stato presidente - ed è in chiusura alla Conferenza Sato-Regioni un protocollo definitivo che sarà poi trasmesso a tutte le Regioni». Insomma, si sta solo aspettando l'indicazione ufficiale da parte del ministero della Salute per una trasformazione che riguarderà tutto il territorio nazionale. «Il sistema di triage - ricorda Cibinel - serve per assegnare una priorità ai pazienti che si recano in pronto soccorso, ma con l'attuale classificazione a quattro colori si è visto che la grande maggioranza dei pazienti finisce all'interno di una classe intermedia, quella dei codici verdi, che riguarda fino al 70% dei pazienti; è invece molto importante discriminare meglio all'interno della classe più numerosa». È prevista un'ulteriore innovazione: «Oltre a stabilire la priorità, il sistema a cinque codici definisce anche il potenziale assorbimento di risorse e l'impegno assistenziale richiesto dai pazienti; alcuni di loro possono essere priorità bassa ma aver bisogno di un'attenzione e una presa in carico particolare, come gli anziani, i disabili e, in generale, i pazienti più fragili; è un altro criterio importante che migliora la qualità del sistema». Secondo Cibinel non ci sarà bisogno di una sperimentazione particolare, intanto perché «il sistema a cinque strati è già adottato con successo nella maggior parte dei Paesi sviluppati e poi perché molti ospedali italiani adottano questo sistema da anni, distinguendo due popolazioni diverse all'interno della fascia dei codici verdi». In realtà, la nuova classificazione prevede di identificare gli strati di priorità con cifre, dall'1 al 5, «ma i codici colore non spariranno improvvisamente e continueranno a essere utilizzati, affiancati ai codici numerici, per favorire il passaggio da un sistema all'altro».

Malati di (troppi) farmaci. Negli ultimi 20 anni moltiplicate le prescrizioni per molte patologie: dal diabete alle displipidemie

(da Quotidiano Sanità)   E’ un articolo volutamente provocatorio, a cominciare dal titolo – ‘La medicalizzazione di massa è una catastrofe iatrogena’ - ma anche ricco di spunti di riflessione. Per medici e pazienti. A firmarlo è James Le Fanu, un medico di famiglia inglese in pensione che, dalle pagine del 'British Medical Journal', punta il dito sull’epidemia silenziosa di effetti indesiderati provocata dall’eccesso di medicalizzazione, a fronte di benefici spesso assenti nella maggior parte dei ‘consumatori seriali’ di farmaci.
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Le creme solari forse causano carenza vitamina D

(da AGI)   Le creme ad elevata protezione solare rappresentano uno scudo importantissimo contro i tumori della pelle. Ma cominciano ad accumularsi prove di un loro effetto indesiderato: impedirebbero la corretta produzione di vitamina D da parte dell'organismo. A discutere della questione sono stati gli esperti riuniti in occasione del congresso della Societa' Italiana di Medicina Estetica (SIME) che ha chiuso i battenti a Roma il mese scorso. "Cominciano ad accumularsi evidenze scientifiche che suggeriscono una possibile correlazione tra uso di creme con filtri solari ad elevata protezione (SPF 50+) e carenza di vitamina D", ha detto il presidente della SIME Emanuele Bartoletti ad un simposio su questo argomento. "Ma rimane ancora controverso il ruolo dei filtri solari nell'influenzare i livelli di vitamina D", ha aggiunto. "Sembra un paradosso ma l'Italia, Paese baciato dal sole, e' anche uno di quelli con la maggior prevalenza di carenza di vitamina D in Europa", ha sottolineato Domenico Centofanti, vicepresidente SIME. "Esporsi al sole almeno per 20 minuti a giorni alterni aiuta a 'ricaricare' l'organismo di vitamina D; tenendo pero' presente che la pelle delle mani o del viso e' meno 'efficiente' di quella del tronco nel produrre vitamina D", ha aggiunto. Ma i medici consigliano giustamente di non esporsi al sole senza aver prima applicato sulla pelle una crema con filtro solare. "Di recente - ha ricordato Centofanti - e' stato pubblicato un documento sull'effetto dei filtri solari sulla vitamina D. Scopo di questo studio era quello di valutare l'effetto di una protezione solare SPF50+ sulla produzione di vitamina D cutanea e sui livelli circolanti di 25(OH)D3 (la vitamina D trasformata in forma attiva dal fegato) in base alle diverse aree superficiali del corpo (BSA, body surface area)

Corte dei Conti: per i certificati medici facili responsabile è l’Mmg

(da DottNet)   Il medico di base che certifichi lo stato di malattia senza effettuare scrupolose verifiche può concorrere al danno erariale anche se vittima di raggiro da parte del dipendente, che mente deliberatamente su sintomi e condizioni di salute. Lo ha stabilito la Corte dei Conti Umbria sez. giurisd., con la sentenza n. 47 del 20 dicembre 2017, ampliando così i profili di responsabilità per gli Mmg.   La vicenda trae origine da un procedimento, prima disciplinare e poi penale, avviato contro un dipendente pubblico che svolgeva le sue mansioni presso la Direzione Territoriale del lavoro dell’Umbria. Nello specifico, il soggetto aveva prodotto false attestazioni di malattia redatte da lui con firma e timbro di sanitari ignari, nonché certificati prodotti effettivamente da un medico che ne aveva invece confermato la provenienza. La Procura regionale si è rivolta alla Corte dei Conti competente per ottenere la condanna per danno erariale non soltanto nei confronti del dipendente pubblico, ma persino del sanitario che aveva emesso le relative certificazioni.   Il medico in sede di giudizio si è difeso sostenendo di non essere stato coinvolto nel procedimento penale e di aver scrupolosamente verificato le condizioni fisiche del paziente. Ma, sulla base degli atti del procedimento penale acquisiti, la Corte dei Conti ha stabilito come emergesse un quadro diverso: in particolare, il paziente aveva palesato, in alcune intercettazioni telefoniche, la volontà di dichiarare al medico stati patologici inesistenti, certo che avrebbe emesso le relative certificazioni.  La Corte dei Conti ha quindi giudicato il medico corresponsa­bile dell'attuazione del disegno criminoso del lavoratore, seppur non dolosa­mente ma soltanto colposamente, condannandolo in via sussidiaria al risarcimento del danno patrimoniale all’Erario, pari alla metà dello stipendio indebitamente percepito dal lavoratore nel periodo coperto dalle sue certificazioni.

 

Vaccini, Andriukaitis: dia consigli chi è competente

(da Ansa.it)   «Lo sapete cosa penso sia pericoloso? Un esempio è dare consigli medici senza avere qualifiche mediche. Ancor di più, quando il risultato peggiore sono i bambini che muoiono perché non ottengono vaccinazioni salvavita». Così in un tweet il commissario Ue alla salute Vytenis Andriukaitis interviene sulla vicenda postando un articolo che riporta le dichiarazioni del ministro dell'interno Matteo Salvini contro le vaccinazioni obbligatorie.

I medici di famiglia inglesi propongono tassa su appuntamenti non necessari

(da Doctor33)   Studi e ambulatori dei medici di famiglia inglesi sempre affollati e spesso da persone che non necessitano dell'intervento di un dottore. Così i medici di medicina generale hanno proposto una tassa di 5 sterline per scoraggiare la popolazione a recarsi nello studio o a prenotare un appuntamento inappropriato dal medico, optando invece per la farmacia. L'iniziativa dovrebbe essere votata oggi dalla British Medical Association (Bma). Secondo i rappresentati dei camici bianchi di famiglia, l'obiettivo è far riflettere i pazienti sul reale bisogno del medico, suggerendo che la loro richiesta può essere soddisfatta anche da una farmacia. Inoltre, si potrebbe liberare il dottore dalle visite inutili e aumentare il tempo da dedicare a chi ha davvero bisogno di un consulto. «Ai tempi dei nostri nonni andavi dal dottore solo se eri veramente malato. Oggi vai dal medico per problemi molto semplici», spiega sul Daily Mail Mike Foster del Gloucestershire Local Medical Committee, che rappresenta 600 medici di famiglia di quell'area. La proposta arriva dopo che un sondaggio curato da Ipsos Mori Research Highlights ha svelato come il 70% dei cittadini sia d'accordo con la proposta di un ''balzello'' per diminuire le visite inutili dal medico di famiglia.
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