Forza di presa della mano, indicatore stato salute a tutte le età

(da Quotidiano Sanità e Reuters Health)   La forza di presa della mano è da sempre usata come un buon indicatore della fragilità o della salute degli anziani. Per approfondire questo argomento, Stuart Gray e colleghi, dell’Università di Glasgow, hanno studiato più di mezzo milione di persone, di età compresa tra 40 e 69 anni, che hanno preso parte al progetto Biobank. Lo studio  Periodicamente, nel corso degli anni del progetto, i partecipanti si sono sottoposti a esami medici, hanno fornito campioni biologici e hanno risposto a diversi questionari su salute e stile di vita. Gray e colleghi hanno anche monitorato i partecipanti attraverso le loro cartelle cliniche per sette anni. In questo periodo, più di 13mila, quasi il 3%, son morti, mentre quasi il 6% ha sviluppato malattie cardiache, circa il 2% ha sviluppato malattie respiratorie e a quasi il 6% è stato diagnosticato un cancro.
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La carenza di vitamina D in post-menopausa favorisce la sindrome metabolica

(da Nutrizione33)   Le donne in post-menopausa con carenza di vitamina D potrebbero avere un rischio maggiore di sviluppare la sindrome metabolica rispetto a quelle con valori sufficienti, come suggerisce uno studio osservazionale pubblicato su Maturitas. «I nostri risultati ci portano a pensare che il mantenimento di adeguati livelli sierici di vitamina D nelle donne in post-menopausa possa ridurre il rischio di sviluppare la sindrome metabolica, una patologia notoriamente correlata a eventi cardiovascolari e mortalità in questo gruppo di pazienti» afferma Eneida Boteon Schmitt, della São Paulo State University's Botucatu Medical School in Brasile, primo nome dello studio.

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Responsabilità medica, Intesa Ordini medici-Csm su periti e consulenti

(da Doctor33)   Elevare le garanzie di qualità della competenza professionale e dell'indipendenza di giudizio richieste ai periti e ai consulenti tecnici in materia di responsabilità sanitaria, iscritti negli albi dei tribunali. È l'obiettivo di un Protocollo d'intesa sulla revisione di questi albi sottoscritto, a seguito dell'entrata in vigore della legge Gelli-Bianco, dal Vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, dal presidente della Federazione nazionale dei medici e odontoiatri Filippo Anelli e dal presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin.  Si tratta di «un'autentica svolta», sottolinea una nota, in una materia che interessa da sempre l'opinione pubblica.
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Privacy, decreto attuativo slitta ad agosto ma obblighi e sanzioni restano. Ecco i chiarimenti

(da Doctor33)   «Una proroga che ci voleva, dà tempo alle imprese di adeguarsi». E' il commento raccolto tra i data protection officer, i futuri "esperti di privacy" di ritorno in treno dall'incontro a Bologna con il Garante; è appena arrivata la notizia che il decreto attuativo per chiarire e adeguare al quotidiano italiano il regolamento europeo slitta al 21 agosto. Alla Camera e al Senato le due Commissioni speciali per gli atti urgenti del Governo hanno preferito rimandare la norma, troppo scivoloso agire a fronte di uno schema di testo "arrivato troppo tardi" dal Garante. A questo punto liberi tutti per tre mesi? In realtà, a parte il fatto che nelle parole del Garante Antonello Soro il decreto doveva e dovrebbe semplificare la vita a piccole imprese e professionisti, il regolamento 679/2016 una volta entrato in vigore -cioè da ieri - è legge e sono legge tutti gli obblighi che comporta: valutazione d'impatto dei trattamenti che include le misure di messa in sicurezza e per la prevenzione del "data breach", revisione delle informative, registro dei trattamenti con revisione e completamento dei dati di titolare e incaricati, e naturalmente le sanzioni.
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NUOVO BANDO DI FINANZIAMENTO PER I PROFESSIONISTI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

Il Comitato Unitario delle professioni Intellettuali degli Ordini e Collegi professionali dell'Emilia Romagna ci informa che

è stato pubblicato il 3° bando di finanziamento per i professionisti della Regione Emilia-Romagna finalizzato a promuovere l’innovazione, l’ampliamento e il potenziamento dei servizi offerti per la crescita delle attività libero professionali.

(http://imprese.regione.emilia-romagna.it/Finanziamenti/industria-artigianato-cooperazione-servizi/progetti-per-linnovazione-delle-attivita-libero-professionali)

Al di là dei tradizionali investimenti finanziabili (innovazione tecnologica, ristrutturazione, organizzazione e riposizionamento strategico delle attività libero professionali, diffusione della cultura dell’organizzazione e della gestione/valutazione economica dell’attività professionale), il bando di quest’anno si pone l’obiettivo di promuovere anche le iniziative atte a creare le forme di aggregazione e la diversificazione dei servizi, le azioni di comunicazione e marketing, i servizi promozionali, i servizi di supporto alle decisioni, i processi di internazionalizzazione.

I contributi sono previsti a fondo perduto nella misura del 40% dell’investimento ritenuto ammissibile.

La percentuale di contributo è elevata al 45% nel caso di:

  • beneficiario che realizzi un incremento occupazionale;
  • beneficiario con rilevante componente femminile/giovanile;
  • beneficiario in possesso del rating di legalità;
  • nel caso in cui la sede operativa o unità locale oggetto dell’intervento sia localizzata in area montana

I progetti dovranno avere una dimensione minima di investimento ammesso pari a € 15.000, mentre l’importo massimo del contributo concedibile per ciascun progetto non potrà eccedere la somma complessiva di € 25.000.

 La presentazione della domanda deve essere effettuata dalle ore 10,00 del giorno 22 maggio 2018 alle ore 17,00 del giorno 26 giugno 2018.

I termini di chiusura saranno anticipati al raggiungimento di 200 domande.

 Le spese andranno realizzate entro e non oltre il 31 dicembre 2018

 

Calcoli renali in aumento anche a causa degli antibiotici. Rischio maggiore tra bambini e adolescenti

(da Doctor33)   Cinque classi di antibiotici sono associate a un rischio aumentato di calcoli renali, e il rischio è particolarmente pronunciato con i farmaci sulfamidici e tra i bambini e gli adolescenti, secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American Society of Nephrology. «I nostri risultati suggeriscono che l'esposizione ad alcuni antibiotici per via orale sia un nuovo fattore di rischio per la nefrolitiasi, fattore che può essere modificabile per il 30% dei pazienti che ricevono prescrizioni ambulatoriali inadeguate per antibiotici» afferma Gregory Tasian, del Children's Hospital of Philadelphia (CHOP) in Pennsylvania, Stati Uniti, autore principale del lavoro. La prevalenza di calcoli renali è aumentata del 70% negli ultimi 30 anni, parallelamente all'utilizzo sempre più diffuso degli antibiotici; in particolare, i calcoli renali erano in precedenza più rari nei bambini. Per valutare il potenziale effetto degli antibiotici sul rischio di nefrolitiasi, i ricercatori hanno analizzato i dati del The Health Improvement Network (THIN), un registro contenente informazioni su 13,8 milioni di pazienti trattati in 641 ambulatori di base nel Regno Unito. Lo studio ha incluso 25.981 pazienti con calcoli renali e 259.797 partecipanti non affetti come controllo, con un tempo medio di follow-up di 5,4 anni. Circa il 35% dei casi e dei controlli era composto da donne e l'età media al primo calcolo era di 51,6 anni. L'indice di massa corporea medio in entrambi i gruppi era superiore a 27 kg/m2. Le prescrizioni di antibiotici ambulatoriali erano più comuni per tosse e tonsillite, infezioni del torace, del tratto respiratorio superiore e delle vie urinarie. Controllando per 12 classi di antibiotici, i ricercatori hanno osservato un'associazione tra rischio di nefrolitiasi e cinque di queste classi assunte da tre a 12 mesi prima della data del calcolo renale indice. Il rischio relativo in eccesso variava dal 27% per le penicilline ad ampio spettro al 133% per i farmaci sulfamidici. I rischi più alti erano associati all'uso di antibiotici nelle età più giovani e nei tre o sei mesi prima della data indice. Il rischio di calcoli renali per tutte le classi, ad eccezione delle penicilline ad ampio spettro, è rimasto statisticamente significativo per tre o cinque anni dall'esposizione, sebbene i rischi siano andati diminuendo nel tempo. Gli autori sospettano che le riduzioni indotte dagli antibiotici nel microbioma intestinale possano essere responsabili di questo effetto. (J Am Soc Nephrol. 2018. doi: 10.1681/ASN.2017111213 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29748329)

Arriva in Italia il microsensore sottocute che misura la glicemia

(da DottNet)    E' disponibile anche in Italia il primo microsensore sottocutaneo impiantabile per il monitoraggio continuo della glicemia, progettato per la rilevazione dei valori di glucosio nel sangue fino a 6 mesi. Il microsensore, presentato da Roche Diabetes Care in occasione del 27/mo Congresso nazionale della Società italiana di diabetologia (Sid), è in grado di inviare i dati del monitoraggio fino a 5 smartphone e di segnalare al paziente attraverso un allarme predittivo, vibrando, il rischio di iperglicemia o ipoglicemia, anche di notte. Per il paziente diabetico, ricordano gli esperti, è fondamentale mantenere la glicemia entro il target prestabilito. La nuova frontiera è oggi proprio quella del controllo glicemico continuo, con misurazioni non più a spot ma letture automatiche dei valori, con un'analisi accurata dell'andamento della glicemia. Ad oggi, sono oltre 100 i centri in tutta Italia qualificati per poter impiantare il microsensore e circa 700 i pazienti che lo hanno provato. Il buon controllo glicemico "è fondamentale per la prevenzione delle complicanze del diabete, per questo le persone con diabete necessitano di un'attenta e costante misurazione della glicemia attraverso sistemi che devono essere precisi e affidabili", commenta Elisabetta Lovati, specialista in Endocrinologia e Diabetologa al Policlinico San Matteo di Pavia. Il nuovo dispositivo viene inserito durante una seduta ambulatoriale di pochi minuti ed impiantato a livello sottocutaneo sul braccio. Al momento, è rimborsato dal Servizio sanitario solo per i pazienti che effettuano terapia insulinica mediante microinfusori.

Privacy, dubbi su obbligo Data protection officer. Per medici in rete o in gruppo non sembra necessario

(da Doctor33)  Per i medici in rete o in gruppo non pare necessaria la nomina entro il 25 maggio di un Data protection officer, nemmeno se condividono i software. Lo afferma un parere dell'avvocato Gennaro Messuti fatto proprio dall'Ordine dei Medici di Milano alla vigilia dell'entrata in vigore, il 25 maggio, del regolamento Ue sulla privacy. Il parere, un po' controcorrente, parla anche di informativa, consenso, trattamenti di persone decedute ed offre una analisi del nuovo apparato sanzionatorio. E conferma l'obbligo per tutti i medici di tenere ed aggiornare il registro dei trattamenti riguardanti dati sensibili (salute). C'è poi la questione del Data Protection Officer DPO): esperto di privacy con compiti consultivi, assiste il titolare e vigila sul rispetto del regolamento. Dipendente o con contratto di servizi, va designato sempre nella Pa; nel privato lo è dove si trattino su larga scala categorie particolari di dati personali come quelli sensibili, e per trattamenti richiedenti monitoraggi regolari e sistematici.

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Oms. Ecco la lista dei test diagnostici essenziali

(da Quotidiano Sanità)   L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il suo primo 'Essential Diagnostics List', un catalogo dei test necessari per diagnosticare le condizioni più comuni e una serie di malattie prioritarie globali. Come l'EML (Essential Medicines List), l'EDL ha lo scopo di fornire una guida basata sull'evidenza e stabilire un riferimento per lo sviluppo o l'aggiornamento degli elenchi nazionali dei test diagnostici in vitro essenziali. Scarica il documento al LINKhttp://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato9497904.pdf

Gravidanza: Il fast food “ostacola” il concepimento

(da Quotidiano Sanità/Nutri&Previeni)  Frequentare troppo spesso i fast food, quattro o più volte a settimana, metterebbe a rischio la fertilità della donna. Coloro che mangiano di frequente hamburger e patatine, infatti, impiegherebbero più tempo a restare incinte e avrebbero maggiori probabilità di andare incontro a infertilità, rispetto alle donne che frequentano di rado questi locali. A dimostrarlo è una ricerca pubblicata da 'Human Reproduction' e condotta su 5.598 madri tra Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito. Lo studio è stato guidato da Jessica Grieger, del Robinson Research Institute di Adelaide, in Australia.

I dati-  Complessivamente, 2.204 donne, ovvero il 39%, sono rimaste incinta entro un mese da quando hanno cominciato a evitare metodi contraccettivi e 468, pari all’8%, non sono riuscite a concepire dopo 12 mesi di tentativi. E mentre le donne che andavano raramente al fast food, o mai, avevano un rischio di infertilità dell’8%, il rischio era del 16% tra coloro che mangiavano in questi locali almeno quattro volte a settimana.

Frutta e verdura- I ricercatori hanno anche considerato il consumo di frutta e hanno visto che le donne che ne consumavano meno di una porzione al mese impiegavano 15 giorni in più per restare incinte rispetto a quelle che mangiavano almeno tre porzioni di frutta al giorno. Con un minore consumo di frutta, insomma, il rischio di infertilità è stato del 12%, rispetto all’8% tra chi consumava più frutta.

I commenti- “I cibi dei fast food contengono elevate quantità di grassi saturi, sodio e a volte zucchero”, dice Grieger. E sebbene “questi componenti non siano stati specificatamente studiati in relazione alla gravidanza umana, quantità elevate di acidi grassi saturi sono stati identificati in ovociti di donne sottoposte a riproduzione assistita e studi su animali da laboratorio hanno evidenziato che una dieta ricca di grassi avrebbe effetti tossici sulle ovaie”. La ricerca, comunque, avrebbe dei limiti, uno su tutti l’affidarsi ai ricordi delle donne, attraverso un questionario, le informazioni su cosa avevano mangiato nel mese precedente il concepimento. “Molti fattori legati allo stile di vita sono associati alla sterilità, come il fumo, il consumo di alcool o l’obesità”, ha sottolineato Joachim Dudenhausen, del Weill Cornell Medicine di New York, che non era coinvolto nello studio. Questa ricerca “offre nuove prove sul ruolo che la dieta può svolgere nell’aiutare il concepimento

Vaccino contro Hpv, revisione Cochrane dimostra efficacia e sicurezza

(da Doctor33)   L'efficacia e la sicurezza del vaccino contro l'Hpv hanno ricevuto in questi giorni una conferma di alta qualità dal punto di vista delle evidenze scientifiche. A sancirla, infatti, è una revisione comparativa indipendente del gruppo Cochrane, che ha esaminato 26 studi condotti complessivamente su oltre 73.000 ragazze e donne. Si è osservato prima di tutto che gli effetti collaterali di una certa rilevanza sono stati rari e simili a quelli riscontrati in coloro che avevano ricevuto un placebo o un altro tipo di vaccino. In ogni caso non si è registrato nessun decesso e neppure eventi avversi gravi, come aborti spontanei o decessi. Sul fronte dell'efficacia della vaccinazione, i ricercatori scrivono che «esistono prove di elevata sicurezza che i vaccini Hpv proteggono dal precancro cervicale ragazze vaccinate tra i 15 ei 26 anni di età». È l'ennesimo dato a favore di una vaccinazione che aveva già dimostrato la sua validità in diverse ricerche, tanto da ottenere il supporto dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema) e dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «In Italia, nei Lea 2018 è prevista tutta una parte relativa alla vaccinazione contro l'Hpv sia per quanto riguarda le ragazze che i ragazzi, - ricorda Carmine Pinto, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) - abbiamo tutte le condizioni, sia normative che culturali, perché anche nel nostro Paese questo processo possa andare avanti. L'aspetto culturale è in questa fase particolarmente importante, c'è un aumento della consapevolezza che tuttavia deve ancora crescere e su cui bisogna lavorare a livello informativo. Oggi non c'è più bisogno di interventi normativi, nella sanità pubblica si fa molto ma l'azione culturale richiede tempo e non è semplice visto che qui non si parla di malati e a volte è difficile convincere genitori e ragazzi ad aderire ai programmi di vaccinazione». Pinto spiega che i dati sulla copertura vaccinale non sono recentissimi e indicano una grande variabilità tra regione e regione, legata molto all'offerta ma anche alla compliance delle persone giovani a rispondere alla lettera di invito alla vaccinazione. «È comunque indubbio il valore protettivo del vaccino, soprattutto di quello multivalente che è oggi disponibile, - ribadisce il presidente Aiom - non soltanto per prevenire il tumore della cervice dell'utero e della vulva nella donna ma anche per il tumore del pene nell'uomo e, in entrambi i sessi, per il tumore dell'orofaringe».

Gli impianti dentali si ‘ammalano’ come denti, entro 2025 boom casi

(da AdnKronos Salute)  Anche gli impianti dentali, come i denti, si 'ammalano'. E nei prossimi anni si stima un forte aumento dei casi in Europa. Lo indica uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology, condotto all’Università di Pisa da Filippo Graziani, docente al dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'Area critica e presidente eletto della Federazione Europea di parodontologia. "Nel nostro studio abbiamo stimato l'andamento dei casi sia di parodontite, sia di perimplantite, la patologia che colpisce gli impianti dentali", spiega Graziani. E i risultati indicano che, "da qui al 2025, la parodontite rimarrà stabile nel numero complessivo di casi, mentre la diffusione delle patologie collegate agli impianti dentali crescerà in maniera rilevante, di pari passo con la diffusione dell’implantologia".  La parodontite colpisce 743 milioni di persone nel mondo e rappresenta la sesta malattia cronica più frequente a livello globale. Nella ricerca sono stati interpellati 113 esperti europei sulle previsioni più probabili in ambito parodontale nei prossimi anni. Per condurre l’indagine è stato utilizzato il metodo Delphi, un metodo iterativo che si svolge attraverso più fasi di formulazione e valutazione delle opinioni di un gruppo di esperti su un dato argomento e serve a far emergere una visione completa e condivisa sul tema di interesse. "Livelli elevati di placca, abitudine al fumo e presenza di parodontite sono associate a un rischio maggiore di sviluppare perimplantite - conclude Graziani - Tuttavia questi indicatori possono essere messi sotto controllo prima del trattamento. Infine, se attuato un corretto programma di mantenimento professionale, 3-4 controlli all’anno, si può ridurre l’incidenza della patologia e assicurarne un successo più duraturo".

Fattori di rischio per sindrome coronarica acuta nella donna giovane

(da Cardiolink)  La sindrome coronarica acuta (SCA) è un evento raro nella donna giovane. Per questo motivo, gli autori di questa ricerca hanno valutato un gruppo di giovani donne con SCA, al fine di identificare i fattori di rischio che predispongono alla comparsa di eventi coronarici in giovane età nel sesso femminile. Sono state incluse nell'analisi 1941 donne con SCA in età ≤45 anni (SCA_≤45), confrontate con due gruppi di controllo: 4275 donne con SCA all'età di 63-64 anni (SCA_63-64) e 1170 giovani donne sane senza coronaropatia (≤45S).

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Diabetoporosi, una nuova entità nosologica

(da M.D.Digital)   L'osso fragi(da M.D.Digital)   L'osso fragile del paziente diabetico. Si tratta di una condizione evidenziata in numerosi studi epidemiologici, che hanno sottolineato l'impatto dei rischio fratturativo in questi soggetti, nei quali la frattura può verificarsi anche con un decennio di anticipo rispetto a quanto accade nella popolazione generale. A parità di età il rischio di frattura è da 3 a 5 volte più elevato in caso di diabete di tipo 1 del 50% più alto nel diabete di tipo 2, ed è tanto più evidente quanto maggiore è la durata della malattia o il controllo della stessa non è soddisfacente.  
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Fnomceo, se a ‘vendere bufale’ è un medico denunciatelo a Ordine

(da (AdnKronos Salute)  "Contro le bufale, rivolgetevi ai medici che hanno un percorso di formazione specifico che li rende in grado di disinnescarle. Ma se è proprio un medico a sostenere terapie o indicazioni non fondate scientificamente, segnalatelo all'Ordine professionale". E' l'appello di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri, che oggi ha presentato a Roma la campagna 'Una bufala ci seppellirà', contro le fake news. "Gli Ordini dei medici - ha spiegato Anelli - sono tenuti a vigilare sul fatto che in ogni caso i camici bianchi devono essere aderenti alle evidenze scientifiche. E se è proprio un medico a seminare disinformazione, interveniamo. Negli ultimi anni sono fortemente aumentate le sanzioni comminate dagli ordini, ci sono state anche due o tre radiazioni". Ma questa, paradossalmente, per Anelli "non è una notizia solo negativa. Vuol dire che la sensibilità dei pazienti e dei cittadini, che spesso segnalano situazioni anomale, è cresciuta".

Nuove regole sulla privacy, si profila normativa più semplice per i medici.

(da Doctor33)  Niente data protection officer per il medico di famiglia single, e forse niente consenso al trattamento dei dati per il fascicolo sanitario. Si profila una normativa più semplice con il decreto di attuazione del Regolamento europeo, ma il condizionale resta d'obbligo. Entro il 25 maggio solo gli enti sanitari che trattano dati su larga scala devono nominare un DPO, professionista che fa da tramite tra professionisti e aziende titolari di trattamento e adempimenti al regolamento e segnala al Garante eventuali situazioni non in linea. Il decreto di attuazione del regolamento - è la novità che si fa strada - dovrebbe poi abrogare alcune norme strategiche del codice della privacy sul consenso al trattamento dati. Responsabili protezione dati - Gli ospedali stanno designando i DPO, che possono essere loro dipendenti ma anche reclutati all'esterno con un contratto di servizio, e devono renderli pubblici al Garante che avrà l'elenco dei nuovi profili. Il Garante sta per mettere online una procedura per informarlo delle nomine man mano effettuate, intanto ha prodotto un fac-simile in pdf per "impratichirsi". Non è obbligato a dotarsi di DPO chi esercita in forma individuale - il medico single -mentre lo sono (dall'articolo 37 del regolamento) coloro che gestiscono dati sanitari su larga scala o la cui attività richiede il monitoraggio sistematico dei soggetti trattati; i medici che gestiscono le cronicità -e in Lombardia sono già in coop - però potrebbero rientrare e, per la verità, il regolamento Ue raccomanda di designare il DPO anche in situazioni dove non c'è uno specifico obbligo. Gestione del rischio - Di qui al 25 bisogna invece mettersi in regola con il registro dei trattamenti e il Garante ha postato un tutorial (http://www.garanteprivacy.it/regolamentoue/dpia/gestione-del-rischio ) Entro il 21 dovrebbe uscire il decreto di adeguamento con l'ok delle camere per gestire le urgenze, i cui contenuti sono in via di ufficializzazione. Ci si occuperà pure delle nuove regole per il consenso al trattamento dati, che non parrebbe più un "must". Se inizialmente era previsto come passaggio obbligato ai fini della compilazione del fascicolo sanitario elettronico e del patient summary, ora ci sarebbero forti dubbi, l'Unione Europea sarebbe per uno snellimento degli iter. Consenso - Il Regolamento Ue abroga gli articoli 76,81,83 e 84 della legge 196/03; per l'articolo 76, i sanitari nell'effettuare prestazioni a tutela della salute di un paziente devono chiedergli il consenso, anche a voce ma in tal caso annotandolo. Fin qui potevano non averlo solo se si tratta di tutelare la salute di terzi o della collettività, ad esempio quarantena in caso di malattia contagiosa o trattamenti obbligatori (da autorizzare dal Garante e dal consiglio superiore di sanità a meno di emergenze obiettive). Inoltre il codice chiedeva al medico che raccoglie il consenso di informare sempre i colleghi in predicato di entrare in contatto con il paziente. Ora il Regolamento suppone che l'ok al trattamento sia implicito nei rapporti di cura implicanti: diagnosi, assistenza o terapia sanitaria; finalità di medicina preventiva e del lavoro; gestione dei sistemi e servizi sanitari e sociali; motivi di interesse pubblico nel settore della sanità pubblica. Altre abrogazioni riguardano l'articolo 83 che vieta di chiamare i pazienti per nome in sala d'attesa, impone agli sportelli d'introdurre distanze tra chi è "sotto" e chi attende, e di evitare che le informazioni sensibili nel colloquio con il sanitario siano ascoltate da terzi. Inoltre, vieta che il paziente riceva visite da parenti che non vuole vedere, e impone il segreto professionale anche agli sportellisti, non tenuti. I Mmg - Paolo Misericordia di NetMedica su FimmgLazio Tv ha sottolineato due cose: il sindacato Fimmg sta per mettere online un software da scaricare con una guida alla compilazione per capire dove si è in regola e dove no e come rimediare, già in rete i requisiti per iscriversi; inoltre, ci sarebbe una disponibilità del Garante di ragionare con la professione sulle procedure per gestire i dati al meglio, «Fimmg potrebbe proporre un documento per condividere modalità operative».

Medico odontoiatria, per il Ministero della Salute si può utilizzare la denominazione

(da Odontoiatria33)   Si chiude una “questione” mai chiarita sulla quale da tempo la FNOMCeO, ed in particolare la CAO, si erano espressi affermativamente: ovvero se il laureato in odontoiatra può definirsi medico odontoiatra. Ultima, in ordine cronologico, ad esprimersi era stata la CAO attraverso una Circolare del 2014 in cui si sosteneva che “la dizione medico odontoiatra possa essere corretta e non soggetta ad alcuna criticità deontologica anche in riferimento al laureato al corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria".  Ma mancava il pronunciamento ufficiale, in tal senso, del Ministero della Salute che è arrivato nei giorni scorsi dalla Direzione Generale delle professioni sanitarie. Il pronunciamento si era reso necessario dopo la richiesta avanzata alla FNOMCeO dai medici che operano all’interno dell’Esercito sul fatto se potessero essere equiparate le due figure e di conseguenza anche le carriere di odontoiatra, inteso come iscritto al solo apposito Albo, con quella di medico.  Un nuovo parere in tal senso, come spiega ad Odontoiatria33 il presidente CAO Raffaele Iandolo (nella foto), era stato inviato dalla FNOMCeO ai richiedenti a fine marzo (vedi al link sotto) nel quale veniva evidenziato “che nell' ambito del quadro legislativo e giurisdizionale non possano ritenersi accettabili sperequazioni nell'inquadramento di carriera fra il medico e l'odontoiatra”. Parere FNOMCeO, sottoscritto dal presidente della Federazione Filippo Anelli e della CAO Raffaele Iandolo, che è stato veicolato poi dal SUSO al Ministero della Salute attraverso un interpello che ne chiedeva la conferma. Ministero che prima di pronunciarsi ha coinvolto per un parere nuovamente la FNOMCeO ed anche il Gruppo Tecnico sull’Odontoiatria, dove vi è stato un confronto che ha coinvolto anche le Società scientifiche ed i Sindacati odontoiatrici, acquisendo come propria la posizione della FNOMCeO.  “Finalmente il Ministero –continua il presidente Iandolo- ha accolto e fatto propria la nostra posizione autorizzando l’utilizzo della dizione di medico odontoiatra per gli iscritti all’Albo degli odontoiatri”.  “Questo pronunciamento –conclude il presidente CAO- risulta importantenon solo ai fini dalle carriere negli ambiti pubblici ed ospedalieri, ma può essere un passo avanti verso l’equiparazione delle due professioni anche dal punto di vista della formazione universitaria, visto che ora entrambe le professioni hanno un percorso di sei anni. E questo può essere un ulteriore passo per equiparare i percorsi formativi in modo che si possa arrivare alla possibilità per il laureato in medicina, o in odontoiatria, di integrare i crediti formativi universitari che mancano per acquisire la laurea in medicina (per l’odontoiatra) o quella in odontoiatria (per il laureato medico), senza dover completare l’intero percorso universitario”.

Una dose di empatia aumenta l’efficacia delle cure

(da M.D.Digital)  Una ricerca pubblicata sul 'Journal of the Royal Society of Medicine' suggerisce che i messaggi empatici e positivi dei medici possono essere di beneficio per i pazienti che soffrono di dolori e migliorare la loro soddisfazione per le cure ricevute.  Lo studio, che ha valutato i dati di 28 studi clinici per un totale di oltre 6.000 pazienti, aggiunge peso all'argomento secondo cui i risultati terapeutici positivi possono essere aumentati se i medici migliorano il modo in cui esprimono empatia e creano aspettative positive di beneficio.
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