Forza di presa della mano, indicatore stato salute a tutte le età
La carenza di vitamina D in post-menopausa favorisce la sindrome metabolica
(da Nutrizione33) Le donne in post-menopausa con carenza di vitamina D potrebbero avere un rischio maggiore di sviluppare la sindrome metabolica rispetto a quelle con valori sufficienti, come suggerisce uno studio osservazionale pubblicato su Maturitas. «I nostri risultati ci portano a pensare che il mantenimento di adeguati livelli sierici di vitamina D nelle donne in post-menopausa possa ridurre il rischio di sviluppare la sindrome metabolica, una patologia notoriamente correlata a eventi cardiovascolari e mortalità in questo gruppo di pazienti» afferma Eneida Boteon Schmitt, della São Paulo State University's Botucatu Medical School in Brasile, primo nome dello studio.
Responsabilità medica, Intesa Ordini medici-Csm su periti e consulenti
Privacy, decreto attuativo slitta ad agosto ma obblighi e sanzioni restano. Ecco i chiarimenti
NUOVO BANDO DI FINANZIAMENTO PER I PROFESSIONISTI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
è stato pubblicato il 3° bando di finanziamento per i professionisti della Regione Emilia-Romagna finalizzato a promuovere l’innovazione, l’ampliamento e il potenziamento dei servizi offerti per la crescita delle attività libero professionali.
Al di là dei tradizionali investimenti finanziabili (innovazione tecnologica, ristrutturazione, organizzazione e riposizionamento strategico delle attività libero professionali, diffusione della cultura dell’organizzazione e della gestione/valutazione economica dell’attività professionale), il bando di quest’anno si pone l’obiettivo di promuovere anche le iniziative atte a creare le forme di aggregazione e la diversificazione dei servizi, le azioni di comunicazione e marketing, i servizi promozionali, i servizi di supporto alle decisioni, i processi di internazionalizzazione.
I contributi sono previsti a fondo perduto nella misura del 40% dell’investimento ritenuto ammissibile.
La percentuale di contributo è elevata al 45% nel caso di:
- beneficiario che realizzi un incremento occupazionale;
- beneficiario con rilevante componente femminile/giovanile;
- beneficiario in possesso del rating di legalità;
- nel caso in cui la sede operativa o unità locale oggetto dell’intervento sia localizzata in area montana
I progetti dovranno avere una dimensione minima di investimento ammesso pari a € 15.000, mentre l’importo massimo del contributo concedibile per ciascun progetto non potrà eccedere la somma complessiva di € 25.000.
La presentazione della domanda deve essere effettuata dalle ore 10,00 del giorno 22 maggio 2018 alle ore 17,00 del giorno 26 giugno 2018.
I termini di chiusura saranno anticipati al raggiungimento di 200 domande.
Le spese andranno realizzate entro e non oltre il 31 dicembre 2018
Calcoli renali in aumento anche a causa degli antibiotici. Rischio maggiore tra bambini e adolescenti
(da Doctor33) Cinque classi di antibiotici sono associate a un rischio aumentato di calcoli renali, e il rischio è particolarmente pronunciato con i farmaci sulfamidici e tra i bambini e gli adolescenti, secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American Society of Nephrology. «I nostri risultati suggeriscono che l'esposizione ad alcuni antibiotici per via orale sia un nuovo fattore di rischio per la nefrolitiasi, fattore che può essere modificabile per il 30% dei pazienti che ricevono prescrizioni ambulatoriali inadeguate per antibiotici» afferma Gregory Tasian, del Children's Hospital of Philadelphia (CHOP) in Pennsylvania, Stati Uniti, autore principale del lavoro. La prevalenza di calcoli renali è aumentata del 70% negli ultimi 30 anni, parallelamente all'utilizzo sempre più diffuso degli antibiotici; in particolare, i calcoli renali erano in precedenza più rari nei bambini. Per valutare il potenziale effetto degli antibiotici sul rischio di nefrolitiasi, i ricercatori hanno analizzato i dati del The Health Improvement Network (THIN), un registro contenente informazioni su 13,8 milioni di pazienti trattati in 641 ambulatori di base nel Regno Unito. Lo studio ha incluso 25.981 pazienti con calcoli renali e 259.797 partecipanti non affetti come controllo, con un tempo medio di follow-up di 5,4 anni. Circa il 35% dei casi e dei controlli era composto da donne e l'età media al primo calcolo era di 51,6 anni. L'indice di massa corporea medio in entrambi i gruppi era superiore a 27 kg/m2. Le prescrizioni di antibiotici ambulatoriali erano più comuni per tosse e tonsillite, infezioni del torace, del tratto respiratorio superiore e delle vie urinarie. Controllando per 12 classi di antibiotici, i ricercatori hanno osservato un'associazione tra rischio di nefrolitiasi e cinque di queste classi assunte da tre a 12 mesi prima della data del calcolo renale indice. Il rischio relativo in eccesso variava dal 27% per le penicilline ad ampio spettro al 133% per i farmaci sulfamidici. I rischi più alti erano associati all'uso di antibiotici nelle età più giovani e nei tre o sei mesi prima della data indice. Il rischio di calcoli renali per tutte le classi, ad eccezione delle penicilline ad ampio spettro, è rimasto statisticamente significativo per tre o cinque anni dall'esposizione, sebbene i rischi siano andati diminuendo nel tempo. Gli autori sospettano che le riduzioni indotte dagli antibiotici nel microbioma intestinale possano essere responsabili di questo effetto. (J Am Soc Nephrol. 2018. doi: 10.1681/ASN.2017111213 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29748329)
Arriva in Italia il microsensore sottocute che misura la glicemia
Privacy, dubbi su obbligo Data protection officer. Per medici in rete o in gruppo non sembra necessario
(da Doctor33) Per i medici in rete o in gruppo non pare necessaria la nomina entro il 25 maggio di un Data protection officer, nemmeno se condividono i software. Lo afferma un parere dell'avvocato Gennaro Messuti fatto proprio dall'Ordine dei Medici di Milano alla vigilia dell'entrata in vigore, il 25 maggio, del regolamento Ue sulla privacy. Il parere, un po' controcorrente, parla anche di informativa, consenso, trattamenti di persone decedute ed offre una analisi del nuovo apparato sanzionatorio. E conferma l'obbligo per tutti i medici di tenere ed aggiornare il registro dei trattamenti riguardanti dati sensibili (salute). C'è poi la questione del Data Protection Officer DPO): esperto di privacy con compiti consultivi, assiste il titolare e vigila sul rispetto del regolamento. Dipendente o con contratto di servizi, va designato sempre nella Pa; nel privato lo è dove si trattino su larga scala categorie particolari di dati personali come quelli sensibili, e per trattamenti richiedenti monitoraggi regolari e sistematici.
L’assunzione di psicofarmaci può favorire il bruxismo notturno?
(da Odontoiatria33) Il bruxismo è un'attività ripetitiva della muscolatura mandibolare, caratterizzata dal serraggio o dal digrignamento dei denti i cui segni e sintomi riportati in letteratura includono:
Oms. Ecco la lista dei test diagnostici essenziali
(da Quotidiano Sanità) L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il suo primo 'Essential Diagnostics List', un catalogo dei test necessari per diagnosticare le condizioni più comuni e una serie di malattie prioritarie globali. Come l'EML (Essential Medicines List), l'EDL ha lo scopo di fornire una guida basata sull'evidenza e stabilire un riferimento per lo sviluppo o l'aggiornamento degli elenchi nazionali dei test diagnostici in vitro essenziali. Scarica il documento al LINKhttp://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato9497904.pdf
Gravidanza: Il fast food “ostacola” il concepimento
(da Quotidiano Sanità/Nutri&Previeni) Frequentare troppo spesso i fast food, quattro o più volte a settimana, metterebbe a rischio la fertilità della donna. Coloro che mangiano di frequente hamburger e patatine, infatti, impiegherebbero più tempo a restare incinte e avrebbero maggiori probabilità di andare incontro a infertilità, rispetto alle donne che frequentano di rado questi locali. A dimostrarlo è una ricerca pubblicata da 'Human Reproduction' e condotta su 5.598 madri tra Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito. Lo studio è stato guidato da Jessica Grieger, del Robinson Research Institute di Adelaide, in Australia.
I dati- Complessivamente, 2.204 donne, ovvero il 39%, sono rimaste incinta entro un mese da quando hanno cominciato a evitare metodi contraccettivi e 468, pari all’8%, non sono riuscite a concepire dopo 12 mesi di tentativi. E mentre le donne che andavano raramente al fast food, o mai, avevano un rischio di infertilità dell’8%, il rischio era del 16% tra coloro che mangiavano in questi locali almeno quattro volte a settimana.
Frutta e verdura- I ricercatori hanno anche considerato il consumo di frutta e hanno visto che le donne che ne consumavano meno di una porzione al mese impiegavano 15 giorni in più per restare incinte rispetto a quelle che mangiavano almeno tre porzioni di frutta al giorno. Con un minore consumo di frutta, insomma, il rischio di infertilità è stato del 12%, rispetto all’8% tra chi consumava più frutta.
I commenti- “I cibi dei fast food contengono elevate quantità di grassi saturi, sodio e a volte zucchero”, dice Grieger. E sebbene “questi componenti non siano stati specificatamente studiati in relazione alla gravidanza umana, quantità elevate di acidi grassi saturi sono stati identificati in ovociti di donne sottoposte a riproduzione assistita e studi su animali da laboratorio hanno evidenziato che una dieta ricca di grassi avrebbe effetti tossici sulle ovaie”. La ricerca, comunque, avrebbe dei limiti, uno su tutti l’affidarsi ai ricordi delle donne, attraverso un questionario, le informazioni su cosa avevano mangiato nel mese precedente il concepimento. “Molti fattori legati allo stile di vita sono associati alla sterilità, come il fumo, il consumo di alcool o l’obesità”, ha sottolineato Joachim Dudenhausen, del Weill Cornell Medicine di New York, che non era coinvolto nello studio. Questa ricerca “offre nuove prove sul ruolo che la dieta può svolgere nell’aiutare il concepimento
Vaccino contro Hpv, revisione Cochrane dimostra efficacia e sicurezza
(da Doctor33) L'efficacia e la sicurezza del vaccino contro l'Hpv hanno ricevuto in questi giorni una conferma di alta qualità dal punto di vista delle evidenze scientifiche. A sancirla, infatti, è una revisione comparativa indipendente del gruppo Cochrane, che ha esaminato 26 studi condotti complessivamente su oltre 73.000 ragazze e donne. Si è osservato prima di tutto che gli effetti collaterali di una certa rilevanza sono stati rari e simili a quelli riscontrati in coloro che avevano ricevuto un placebo o un altro tipo di vaccino. In ogni caso non si è registrato nessun decesso e neppure eventi avversi gravi, come aborti spontanei o decessi. Sul fronte dell'efficacia della vaccinazione, i ricercatori scrivono che «esistono prove di elevata sicurezza che i vaccini Hpv proteggono dal precancro cervicale ragazze vaccinate tra i 15 ei 26 anni di età». È l'ennesimo dato a favore di una vaccinazione che aveva già dimostrato la sua validità in diverse ricerche, tanto da ottenere il supporto dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema) e dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «In Italia, nei Lea 2018 è prevista tutta una parte relativa alla vaccinazione contro l'Hpv sia per quanto riguarda le ragazze che i ragazzi, - ricorda Carmine Pinto, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) - abbiamo tutte le condizioni, sia normative che culturali, perché anche nel nostro Paese questo processo possa andare avanti. L'aspetto culturale è in questa fase particolarmente importante, c'è un aumento della consapevolezza che tuttavia deve ancora crescere e su cui bisogna lavorare a livello informativo. Oggi non c'è più bisogno di interventi normativi, nella sanità pubblica si fa molto ma l'azione culturale richiede tempo e non è semplice visto che qui non si parla di malati e a volte è difficile convincere genitori e ragazzi ad aderire ai programmi di vaccinazione». Pinto spiega che i dati sulla copertura vaccinale non sono recentissimi e indicano una grande variabilità tra regione e regione, legata molto all'offerta ma anche alla compliance delle persone giovani a rispondere alla lettera di invito alla vaccinazione. «È comunque indubbio il valore protettivo del vaccino, soprattutto di quello multivalente che è oggi disponibile, - ribadisce il presidente Aiom - non soltanto per prevenire il tumore della cervice dell'utero e della vulva nella donna ma anche per il tumore del pene nell'uomo e, in entrambi i sessi, per il tumore dell'orofaringe».
Gli impianti dentali si ‘ammalano’ come denti, entro 2025 boom casi
(da AdnKronos Salute) Anche gli impianti dentali, come i denti, si 'ammalano'. E nei prossimi anni si stima un forte aumento dei casi in Europa. Lo indica uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology, condotto all’Università di Pisa da Filippo Graziani, docente al dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'Area critica e presidente eletto della Federazione Europea di parodontologia. "Nel nostro studio abbiamo stimato l'andamento dei casi sia di parodontite, sia di perimplantite, la patologia che colpisce gli impianti dentali", spiega Graziani. E i risultati indicano che, "da qui al 2025, la parodontite rimarrà stabile nel numero complessivo di casi, mentre la diffusione delle patologie collegate agli impianti dentali crescerà in maniera rilevante, di pari passo con la diffusione dell’implantologia". La parodontite colpisce 743 milioni di persone nel mondo e rappresenta la sesta malattia cronica più frequente a livello globale. Nella ricerca sono stati interpellati 113 esperti europei sulle previsioni più probabili in ambito parodontale nei prossimi anni. Per condurre l’indagine è stato utilizzato il metodo Delphi, un metodo iterativo che si svolge attraverso più fasi di formulazione e valutazione delle opinioni di un gruppo di esperti su un dato argomento e serve a far emergere una visione completa e condivisa sul tema di interesse. "Livelli elevati di placca, abitudine al fumo e presenza di parodontite sono associate a un rischio maggiore di sviluppare perimplantite - conclude Graziani - Tuttavia questi indicatori possono essere messi sotto controllo prima del trattamento. Infine, se attuato un corretto programma di mantenimento professionale, 3-4 controlli all’anno, si può ridurre l’incidenza della patologia e assicurarne un successo più duraturo".
Fattori di rischio per sindrome coronarica acuta nella donna giovane
(da Cardiolink) La sindrome coronarica acuta (SCA) è un evento raro nella donna giovane. Per questo motivo, gli autori di questa ricerca hanno valutato un gruppo di giovani donne con SCA, al fine di identificare i fattori di rischio che predispongono alla comparsa di eventi coronarici in giovane età nel sesso femminile. Sono state incluse nell'analisi 1941 donne con SCA in età ≤45 anni (SCA_≤45), confrontate con due gruppi di controllo: 4275 donne con SCA all'età di 63-64 anni (SCA_63-64) e 1170 giovani donne sane senza coronaropatia (≤45S).