Accordo Adepp-Inps. Via libera al cumulo per i professionisti

L’Inps ha annunciato che entro una decina di giorni metterà a disposizione delle Casse previdenziali dei professionisti la procedura informatica che consentirà di cominciare ad evadere le domande di cumulo inviate dagli iscritti.  A garantirlo è stato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, nel corso di una conferenza stampa convocata insieme al presidente dell’Enpam e dell’Adepp Alberto Oliveti per presentare la convenzione quadro che disciplina le modalità per liquidare le pensioni in cumulo.  A questo punto possono essere siglati gli accordi tra l’Inps e le singole Casse, che renderanno finalmente operativa la possibilità di cumulare i flussi contributivi delle diverse gestioni.  Leggi l'articolo completo al LINK

Crediti ECM. Ecco come verificare quanti raccolti, come eventualmente spostare quelli in eccesso per il prossimo triennio

(da Odontoiatria33)  Il 31 gennaio è scaduto il termine per i professionisti sanitari tenuti all'obbligo formativo secondo il programma ECM per recuperare il debito formativo 2014-2016. I crediti acquisiti nel 2017, quale recupero del debito formativo del triennio 2014-2016, non possono essere utilizzati ai fini del soddisfacimento dell'obbligo formativo relativo al triennio 2017-2019. La Commissione nazionale per la formazione continua, nel corso della riunione del 25 gennaio 2018, ha confermato la possibilità per tutti i professionisti sanitari di effettuare le operazioni di spostamento dei crediti acquisiti nel 2017 a recupero del debito formativo del triennio 2014-2016, entro e non oltre il 31 dicembre 2018, purché i crediti siano stati conseguiti entro il 31 dicembre 2017. È possibile effettuare l'operazione autonomamente all'interno dell'area riservata ai singoli professionisti nel portale del Co.Ge.A.P.S.  Ma come si fa a sapere quanti sono i crediti acquisiti e come spostarli?   Sul sito del Co.Ge.APS. i medici e dentisti hanno la possibilità di accedere alla propria area ECM dove verificare il numero di crediti ottenuti e registrati, possibile che manchino gli ultimi raccolti e non ancora "contabilizzati" dal sistema.  Per accedere ci si deve registrare al LINK  http://application.cogeaps.it/cogeaps/login.ot inserendo il codice fiscale, il proprio nome e cognome, l'indirizzo e-mail e la federazione di appartenenza. I dentisti dovranno selezionare dal menù a tendina FNOMCeO e successivamente il proprio ordine provinciale (attenzione non sono in ordine alfabetico quindi si devono scorrere fino a trovare il proprio) e poi digitare il numero di iscrizione all'Albo degli odontoiatri.  Terminata la compilazione si dovrà cliccare su "procedi": dopo qualche minuto riceverete una e-mail di conferma con login e password da utilizzare per accedere alla propria area riservata. E' possibile, successivamente, modificarli. Cliccando sulla sezione "partecipazione ECM" vengono elencati tutti gli eventi ECM a cui si è partecipato nell'ultimo triennio indicando il numero dell'evento secondo la registrazione ECM, la data di inizio e la data di fine, la professione per cui era accreditato, la disciplina ed il numero di crediti acquisiti. Cliccando poi sull'icona (a destra) sarà possibile reperire tutte le informazioni sul singolo evento. Delle sottosezioni permettono di conoscere i crediti individuali ottenuti, ricercandolo per triennio formativo, gli eventuali crediti mancanti. Per spostare i crediti nel triennio desiderato si deve andare alla sezione "Spostamento crediti", il sistema proporrà i crediti eventualmente da spostare. Dalla Commissione ECM ricordano che è normale se gli ultimi eventi a cui un dicente ha partecipato non compaiono tra quelli raccolti. La visualizzazione dei crediti raccolti per singolo evento, dicono, non è immediatamente successivo al termine dell'evento, si deve valutare e risposte date al questionario e permetter ei tempi tecnici per l'inserimento dei dati.

Direttore sanitario unico, ma chi controlla e quali sono le sanzioni ed il ruolo dell’Ordine?

(da Odontoiatria33)   Dal 29 agosto sono in vigore le norme contenute nella Legge sulla Concorrenza, tra queste l'obbligo per le società operanti come attività odontoiatrica di nominare un direttore sanitario unico iscritto all'Albo degli odontoiatri.  Nel caso di strutture sanitarie polispecialistiche, presso le quali è presente anche un ambulatorio odontoiatrico -specifica la legge- "ove il direttore sanitario della struttura non abbia i requisiti richiesti per l'esercizio dell'attività odontoiatrica (iscrizione Albo odontoiatri), dovrà essere nominato un direttore sanitario responsabile per i servizi odontoiatrici iscritto all'Albo degli odontoiatri". La mancata osservanza della norma comporterà "la sospensione delle attività della struttura", un successivo decreto che doveva essere emanato entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge (29 agosto) avrebbe dovuto definire le modalità di applicazione della sanzione, per esempio per quanti giorni deve rimanere chiusa la struttura. Ma il problema non è tanto nel fatto che manchino le modalità di applicazione della sanzione, comunque già oggi se viene "scoperto" che il direttore sanitario opera in più strutture scatta la sospensione dell'autorizzazione. Molto probabilmente, dopo aver dimostrato di essersi messa in regola, la struttura odontoiatrica può riaprire. Il problema è come venga verificata l'applicabilità della norma.  Le strutture odontoiatriche presenti sul territorio italiano (circa 5mila come aveva rilevato una inchiesta di Odontoaitria33) sono in regola?   Abbiamo verificato dai siti ufficiali delle principali catene presenti sul territorio italiano: DentalPro, Caredent, Vitaldent. Se sui siti dei primi due marchi, per ogni clinica presente sul territorio italiano, vengono indicati i nomi dei direttori sanitari (tutti diversi), per Vitaldent non è possibile conoscere le caratteriste delle singole strutture. E la cosa si complica se si cerca indistintamente la parole "cliniche dentali", molti dei siti evidenziati da Google non indicano il nome del direttore sanitario.  Poi chi controlla, chi verifica che il tale iscritto all'Albo non abbia assunto più di una direzione sanitaria (magari all'insaputa della struttura che lo ha nominato), quale ruolo ha l'Ordine?  L'articolo 69 del Codice di deontologia medica indica che "Il medico che svolge funzioni di direzione sanitaria nelle strutture pubbliche o private ovvero di responsabile sanitario in una struttura privata deve garantire, nell'espletamento della sua attività, il rispetto delle norme del Codice di Deontologia Medica e la difesa dell'autonomia e della dignità professionale all'interno della struttura in cui opera. Egli comunica all'Ordine il proprio incarico e collabora con l'Ordine professionale, competente per territorio, nei compiti di vigilanza sulla collegialità nei rapporti con e tra medici per la correttezza delle prestazioni professionali nell'interesse dei cittadini. Egli, altresì, deve vigilare sulla correttezza del materiale informativo attinente alla organizzazione e alle prestazioni erogate dalla struttura. Egli, infine vigila perché nelle strutture sanitarie non si manifestino atteggiamenti vessatori nei confronti dei colleghi".

Ma questo avviene?  "Alcuni iscritti segnalano al proprio Ordine di competenza di aver accettato la direzione sanitaria nella determinata struttura odontoiatrica, ma capisce bene che per un Ordine provinciale è impossibile sapere se tutti lo fanno", dice ad Odontoiatria33 il presidente nazionale CAO Raffele Iandolo .

Per il presidente CAO manca una norma di legge che obblighi chiaramente l'iscritto a comunicare l'assunzione dell'incarico al proprio Ordine e istituisca un registro pubblico tenuto dalle CAO provinciali in cui venga indicato il nome del direttore sanitario per la singola struttura. "Se però si scopre che l'iscritto ha assunto una direzione sanitaria senza comunicarla questo è già oggi passibile di sanzione disciplinare", ricorda Iandolo.  "Un registro ad hoc pubblico -spiega il presidente CAO- sarebbe utile anche per i cittadini che potrebbero conoscere il nome del direttore sanitario della struttura dove si recano". Ma il presidente Iandolo evidenza come non sia sufficiente che la comunicazione dell'assunzione della direzione sanitaria avvenga presso l'Ordine in cui è iscritto ma deve essere comunicata anche all'Ordine competente per territorialità, dove l'iscritto esercita e dove la struttura è ubicata. "Molto spesso -dice Iandolo- ci siamo trovati di fronte iscritti che avevano assunto incarichi di direzione sanitaria non solo fuori provincia ma addirittura fuori regione e poi", continua, "si deve prevedere anche un controllo sull' orario in cui il direttore sanitario sta in studio. Deve essere presente per verificare che tutto si svolga correttamente, non si può assumere una direzione sanitaria e poi andarci una volta al mese".  "Queste richieste le porteremo al Ministero della Salute chiedendo di inserirle non solo nei decreti attuativi previsti per l'applicazione della Legge Lorenzin ma anche in quello previsto dalla Legge sulla Concorrenza", assicura Iandolo.

Arriva “Dottoremaeveroche”. Il sito della Fnomceo per la buona informazione sulla salute

Il nuovo sito della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, che è già on line, aiuterà i cittadini ad avere risposte affidabili a quelle tante domande su cui spesso cercano risposte su siti, tv o giornali non sempre attendibili. Il presidente Filippo Anelli: "In un mondo dove la gente rischia di rimanere vittima di fake news, vogliamo dare un contributo di certezza partendo dalle evidenze scientifiche".  Leggi l'articolo completo al LINK

Conferma dal ministero. L’Inail deve pagare i medici

(da Doctor33)   Il parere espresso dal Ministero della Salute la settimana scorsa chiarisce in modo inequivocabile, il diritto del professionista al pagamento dei certificati per infortuni sul lavoro inviati on line alla stessa Inail, in quanto prestazioni sanitarie fuori Lea che sono da ritenersi propedeutiche alla corresponsione dell'indennizzo di competenza della stessa Inail. Non ci sono, pertanto, motivi ostativi a che l'Inail continui a corrispondere il compenso ai medici certificatori. Lo sottolinea una nota di Anaao Assomed che precisa come il parere in tema di certificazione Inail «sembra finalmente porre fine ad una lunga querelle che ha visto protagoniste Anaao Assomed e Cimo a difesa dei diritti dei medici di Pronto Soccorso in tema di certificazioni Inail e del rispetto degli accordi contrattuali. Anaao Assomed e Cimo, conclude la nota, vigileranno affinché siano recuperate le somme indebitamente trattenute per evitare un inutile contenzioso i cui costi aggiuntivi potranno essere oggetto di segnalazione alla Corte dei Conti.

Pazienti in cura con antiaggreganti: cosa fare in caso di estrazioni dentarie e chirurgia orale

(da Odontoiatria33)   I pazienti in cura continuativa con farmaci antiaggreganti piastrinici sono sempre di più. Questi farmaci vengono somministrati sia per la prevenzione e la gestione della trombosi arteriosa, sia in seguito a patologie cardiovascolari come eventi ischemici a carico delle arterie coronarie, dopo malattie delle arterie cerebrovascolari e periferiche, dopo infarto miocardico e dopo interventi di angioplastica con posizionamento di "stent" e dopo interventi di "bypass¡" coronarico.L'assunzione di farmaci antiaggreganti espone i pazienti a un rischio di sanguinamento tale che devono essere noti agli odontoiatri.  Questi rischi spesso inducono, erroneamente, a sospendere le cure per timore di un sanguinamento eccessivo durante estrazioni dentarie o trattamenti di chirurgia orale.Questo timore è da considerarsi infondato.  In un recentissimo studio retrospettivo pubblicato sul Journal of American Dental Association del febbraio 2018 si conclude che l'uso di farmaci antiaggreganti -incluso lo schema della doppia anti-aggregazione (DAPT) a base di aspirina (ASA) e clopidogrel (CLO)- non dovrebbe mai essere interrotto per avulsioni dentarie singole o multiple o per interventi chirurgici minori. Anche i pazienti che assumono il nuovo agente antiaggregante TICA possono tranquillamente sottoporsi a procedure chirurgiche dentali senza interruzione della terapia. Da questo studio si riconferma che in pazienti in terapia antiaggregante si sono verificati episodi di sanguinamento postoperatorio controllabile con semplici manovre locali.  Gli autori hanno valutato il sanguinamento intra e postoperatorio secondo una scala a 4 livelli, categorizzando il sanguinamento come normale, lieve, moderato e grave. Dopo la procedura dentale da protocollo è stato applicato un tampone di garza sul sito d'estrazione o nell'area chirurgica per 10 minuti. Normale è stato valutato un sanguinamento gestito nell'arco di 10 minuti. Lieve un sanguinamento gestito entro 30 minuti per mezzo di compressione con garza. Moderato se avesse superato i 30 minuti e avesse richiesto l'applicazione di spugna di collagene o cellulosa ossidata, sutura, cauterizzazione o compressione con una garza imbevuta di acido tranexamico (Transamina 10%, 250 milligrammi / 2,5 millilitri, Actavis). Grave qualora il sanguinamento fosse continuato per più di 12 ore o con formazione di ematoma dei tessuti molli che avesse richiesto ricovero ospedaliero, un'altra operazione o trasfusione di sangue. Dopo la procedura, i pazienti sono stati nuovamente esaminati per assicurarsi che l'emorragia fosse sotto controllo prima della dimissione dalla clinica. I pazienti sottoposti a chirurgia orale minore hanno ricevuto inoltre 1.000 mg di amoxicillina ogni 12 ore per 5 giorni e 500 mg di paracetamolo (acetaminofene) da 4 a 6 volte al giorno sono stati raccomandati a tutti i pazienti (inclusi i pazienti sottoposti a estrazione dentale) come analgesico. Tutti i pazienti sono stati esaminati e controllati dopo 7 giorni. I risultati dello studio sono stati i seguenti:  Centosessantotto pazienti (75,7%) hanno subito 1 o più estrazioni dentali e 54 pazienti (24,3%) sono stati sottoposti ad altre procedure chirurgiche orali minori. La terapia antiaggregante più frequentemente registrata era quella con aspirina (n = 123; 55,4%), seguita da clopidogrel (n = 22; 9,9%) e ticagrelor (n = 17; 7,7%).  Sessanta pazienti (27%) erano in terapia con due farmaci antiaggreganti. Il sanguinamento postoperatorio è stato registrato nel 4,9% dei casi (11 su 222). Le percentuali di sanguinamento postoperatorio nei gruppi di terapia con aspirina, clopidogrel, ticagrelor e doppia antiaggregazione sono stati rispettivamente del 3,2%, 4,5%, 5,9% e 8,3% (P ¡Ý 0,5). Nessuno dei pazienti ha avuto episodi di sanguinamento prolungato.  Dai dati di questo studio si può confermare ulteriormente le indicazioni finora sostenute e cioè che i farmaci antiaggreganti, incluso il DAPT, non dovrebbero essere interrotti per estrazioni dentarie singole o multiple o per interventi chirurgici minori. Anche i pazienti che assumono il nuovo agente antiaggregante TICA possono tranquillamente sottoporsi a procedure chirurgiche dentali senza interruzione della terapia.

(Bleeding frequency of patients taking ticagrelor, aspirin, clopidogrel, and dual antiplatelet therapy after tooth extraction and minor oral surgery. Ozge Doganay, Belir Atalay, Erhan Karadag, Ugur Aga, Mehmet Tugrul. The Journal of the American Dental Association Volume 149, Issue 2, February 2018, Pages 132¨C138)

Carenza medici specialisti, la ricetta di Anaao giovani in 5 passaggi

(da Doctor33)   La soluzione per superare le criticità della formazione e del fabbisogno di medici specialisti nel Servizio Sanitario Nazionale c'è e Anaao Giovani in un recente studio propone la sua ricetta in5 passaggi:1) facilitare il precoce ingresso nel Ssn; 2) svincolare il percorso formativo dall'Università, almeno in parte; 3) confrontarsi con l'Europa; 4) prevedere una forma di part time ospedaliero in cui il giovane medico, adeguatamente tutorato, gradualmente "sostituisce" l'over 60 che potrà su base volontaria lavorare nel territorio; 5) migliorare l'inquadramento previdenziale.

L'iter di formazione di un medico è tra i più lunghi nell'ambito delle discipline scientifiche. Infatti, dopo il conseguimento di una laurea magistrale a ciclo unico (sei anni, unicum tra le lauree), è obbligatorio, per accedere al Ssn, il superamento dell'esame di stato (circa tre mesi di tirocini obbligatori più la prova finale) e il conseguimento di un diploma di specializzazione o di formazione specifica in medicina generale (della durata variabile, a secondo del percorso scelto, dai tre anni fino a un massimo di cinque anni), con accesso alla formazione post lauream generalmente oltre un anno dopo dal conseguimento della laurea. Pertanto, un medico specialista impiega, nella maggioranza dei casi, circa 11-12 anni per poter lavorare per il Ssn.

Partendo dagli accessi a Medicina la ricetta Anaao prevede di ridurre gli accessi a medicina a 6.200/anno fino al 2022-2023 per assorbire gli eccessi degli iscritti in sovrannumero.  Lo Stato sa di quanti medici ha bisogno e interviene programmando esso stesso gli accessi al corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e mettendo a bando contratti statali di formazione specialistica. È inutile formarne di più, perché farlo ha un costo non irrisorio. Pertanto, se si conosce il fabbisogno di medici specialisti (numero espresso dalle Regioni triennalmente), la programmazione della formazione medica diventa abbastanza semplice, almeno sulla carta.  Per il post lauream? Alla luce dei dati, secondo un obiettivo di pareggio delle cessazioni nei prossimi 10 anni, e un obiettivo di applicazione standard su base Dm 70 a invarianza di "carico di lavoro medio nazionale", il numero di contratti di formazione specialistica attuali (media 6.100) devono essere incrementati nel prossimo quinquennio nell'ottica di potenziare le attuali assunzioni nel Ssn di 3.228 medici/anno.

Fatti salvi i 6.105 contratti pagati con l'attuale fondo statale per la formazione specialistica, sarebbe auspicabile che le Regioni contribuissero all'aumento dei contratti di formazione specialistica - sottolinea l'Anaao - diventando protagoniste della programmazione e del cammino formativo dei giovani medici specializzandi e della sostenibilità generale del sistema. Con il loro aiuto e lo stanziamento di ulteriori 1.862 contratti (differenza tra posti Miur e fabbisogno regionale calcolata sull'ultimo anno accademico), il gap tra partecipanti al concorso e posti a bando si ridurrebbe sensibilmente nei prossimi anni.

Il costo complessivo dell'operazione, secondo lo studio Anaao, è stimabile in quasi 190 milioni di euro (per specializzazioni di durata quadriennale) e ammonterebbe a poco più di 9 milioni di euro per le 20 Regioni italiane. Una cifra oggettivamente alla portata di ogni bilancio regionale. Pertanto, le Regioni dovrebbero farsi carico della differenza tra posti ministeriali e fabbisogno, che esse stesse devono indicare ogni 3 anni.

La metformina adeguatamente titolata è sicura ed efficace anche in caso di malattia renale moderata-grave

(da Doctor33)   Secondo un nuovo studio pubblicato su Diabetes Care, il trattamento con metformina appare sicuro e comunque farmacologicamente efficace nella malattia renale cronica moderata e grave stadio 3A (VFG stimato 45-59 ml/min/1.73m2), 3B (VFG stimato 30-44 ml/min/1.73m2) e 4 (VFG stimato 15-29 ml/min/1.73m2), a condizione che la dose sia aggiustata per la funzionalità renale. «Dopo la revoca delle restrizioni sull'uso della metformina in pazienti diabetici con nefropatia cronica da moderata a grave, vista l'assenza di studi prospettici sulla sicurezza e sull'efficacia in questa popolazione, abbiamo voluto portare avanti una sperimentazione che potesse aiutare a definire un regime posologico sicuro ed efficace per il farmaco» dice Jean-Daniel Lalau, della Universite de Picardie Jules Verne di Amiens, Francia, primo autore della ricerca. I ricercatori hanno lavorato su tre studi complementari. Il primo era uno studio di dosaggio negli stadi 1- 5 della nefropatia cronica, in cui le concentrazioni ematiche di metformina sono state valutate per un periodo di una settimana dopo ogni aumento della dose.   Sono poi passati a uno studio sul trattamento con metformina per quattro mesi per la convalida della dose ottimale di farmaco in funzione dello stadio di nefropatia cronica 3A, 3B e 4, con verifica mensile delle concentrazioni di metformina ematica, lattato ed emoglobina glicata (HbA1c). Il terzo studio consisteva infine in una valutazione dei parametri farmacocinetici dopo la somministrazione di una singola dose di metformina in steady state in nefropatia cronica di stadio 3A, 3B e 4. Nello studio di dosaggio, i risultati hanno indicato che gli schemi di somministrazione giornaliera appropriati sono 1.500 mg (0,5 g al mattino + 1 g alla sera) in nefropatia cronica 3A, 1.000 mg (0,5 g al mattino + 0,5 g alla sera) in nefropatia cronica 3B e 500 mg (al mattino) in nefropatia cronica 4. Dopo quattro mesi con questi regimi, i pazienti hanno mostrato concentrazioni di metformina stabile che non hanno mai superato il limite superiore di sicurezza generalmente accettato di 5,0 mg/L; inoltre, si è riscontrata assenza di iperlattacidemia (>5 mmol/L), escludendo un paziente con infarto miocardico, senza modifiche dei valori di HbA1c. Non sono state riscontrate differenze significative nei parametri farmacocinetici tra i gruppi nei diversi stadi di nefropatia cronica. I dati dello studio sostengono la raccomandazione clinica per l'uso di 1,5 g di metformina in stadio 3A, 1g in stadio 3b, con controlli semestrali del VFG stimato. La metformina va sospesa in corso di patologie intercorrenti con rischio di insufficienza renale acuta. L'utilizzo di metformina nello stadio 4 della malattie renale cronica è al momento da considerare una prospettiva da valutare. (Diabetes Care 2018. Doi: 10.2337/dc17-2231 http://care.diabetesjournals.org/content/early/2018/01/19/dc17-2231

Batteri responsabili della parodontite possono scatenare il cancro

(da Dental Tribune)   Una ricerca in Finlandia ha indagato il ruolo svolto nello sviluppo del cancro orale e di altri tipi, da un batterio fortemente connesso alla parodontite. In una seconda ricerca è stato scoperto anche un collegamento tra parodontite e mortalità da cancro.  La prima ricerca ha dimostrato per la prima volta l’esistenza di un meccanismo a livello molecolare attraverso il quale un batterio associato alla parodontite, il Treponema denticola, può anche contribuire alla genesi del cancro. Il fattore di virulenza primario del T. denticola, chimotripsina come proteinasi, si verifica anche nei tumori maligni del tratto intestinale, per esempio nel cancro del pancreas. Secondo un’altra ricerca, l’enzima ha la capacità di attivare quelli che le cellule tumorali usano per invadere i tessuti sani. Allo stesso tempo, la proteinasi diminuisce l’efficacia del sistema immunitario attraverso, ad esempio, l’inattivazione di molecole note come inibitori enzimatici.  Nella seconda ricerca è stato provato che la parodontite è chiaramente associata alla mortalità da cancro nella popolazione. È stato riscontrato un legame particolarmente forte con la mortalità da cancro del pancreas. Circa 70.000 finlandesi hanno preso parte a questa ricerca basata su un follow-up decennale.  «È stato dimostrato per la prima volta che i fattori di virulenza dei batteri patogeni centrali alla base della patologia gengivale sono in grado di diffondersi dalla bocca ad altre parti del corpo, molto probabilmente in unione coi batteri, prendendo parte al meccanismo di distruzione tissutale correlato al cancro» dichiara il Prof. Timo Sorsa dell’Università di Helsinki.  I ricercatori hanno concluso che un basso grado di infiammazione sistemica legato alla parodontite agevola la diffusione di batteri orali e dei loro fattori di virulenza verso altre parti del corpo, sottolineando l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce della parodontite per la salute orale dei pazienti e per il loro benessere generale, «comportamenti che nel lungo periodo non possono che essere estremamente redditizi per la società» dice Sorsa. Le ricerche sono state effettuate da Gruppi guidati da Sorsa, da Cai Haglund, Jari Haukka e Jaana Hagström dell’Università di Helsinki.  Il primo studio, intitolato “Treponema denticola chymotrypsin-like proteinase may contribute to orodigestive carcinogenesis through immunomodulation”, è stato pubblicato online il 16 Novembre 2017 sul British Journal of Cancer. Il secondo, intitolato “Periodontitis and cancer mortality: Register-based cohort study of 68.273 adults in 10-year follow-up”, è stato pubblicato online sul International Journal of Cancer l’11 Gennaio 2018. Studi ulteriori sono già in corso all’University of Helsinki e al Karolinska Institutet.

Vaccini, bimba non immunizzata si ammala di tetano. Genitori indagati per lesioni colpose

(da Doctor33)   Lesioni personali colpose. È questa l'accusa per i genitori della bambina di 7 anni, ricoverata all'Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino per aver contratto il tetano. La piccola, nata nel 2010, non era stata vaccinata mentre i genitori avrebbero dovuto vaccinarla come stabilito dal ministero della Salute: un" ciclo di base di 3 dosi nel primo anno di vita e un richiamo all'età di 6". La bimba, ricoverata nell'ottobre scorso prima nel reparto di Terapia intensiva, poi in quello di Rianimazione, è stata dimessa il 7 novembre. La querela per "lesioni personali colpose" è in mano al procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, che ha iscritto i genitori della bambina nel registro degli indagati. Pacileo ha disposto una consulenza tecnica per determinare la presenza di un nesso di causalità tra la mancata vaccinazione e la successiva "reazione patologica" e per valutare le attuali condizioni della piccola. È stato inoltre scoperto che anche il fratello minore non è stato vaccinato. I genitori si sono difesi, affermando di essere persone "ragionevoli" e di avere sempre avuto a cuore la salute dei figli. Adesso dovranno convincere anche il magistrato che è così.

Sul pagamento delle certificazioni INAIL serve chiarezza

(da M.D.Digital)    I medici vogliono chiarezza sul pagamento delle certificazioni Inail: “Non possiamo accettare - scrivono Anaao Assomed e Cimo al Direttore Generale dell’Inail - che per assurdo l’Istituto incassi i contributi senza pagare chi fornisce il relativo servizio di certificazione, né che Inail si sottragga ad un preciso obbligo contrattuale. Occorre, pertanto, sanare questa delicata vicenda, che sta privando il personale medico dell’emergenza del riconoscimento economico spettante per una attività aggiuntiva ai compiti istituzionali, in un momento avaro di riconoscimenti economici per la categoria tutta, a fronte di progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro, e particolarmente penalizzante i medici che lavorano nei Pronto soccorso”.  Anaao Assomed e Cimo oltre a chiedere un incontro ai vertici dell’Istituto, sollecitano anche l’intervento del Ministro della Salute, nel suo ruolo di organo vigilante sulla attività dell’Inail, per garantire il rispetto della dignità del lavoro dei medici e degli obblighi contrattuali sottoscritti. A tale proposito ricordiamo che nel 2016 è entrato in vigore il decreto legge semplificazioni 151/2015 che obbliga tutti i medici a fare il certificato di apertura dell'infortunio - siano essi di Pronto soccorso, di medicina generale, di continuità assistenziale e competenti, convenzionati o meno - ove siano loro per la prima volta a prestare assistenza al paziente vittima di infortunio. L'attestazione medica che certifica l'evento morboso, infatti, non deve più essere trasmessa dal datore di lavoro ma dal medico certificatore o dalla struttura sanitaria che effettua la prima assistenza al lavoratore che si è infortunato o è malato a seguito di una malattia professionale o causa di servizio.

Rischio cardiovascolare, anche fumare poco espone a pericolo

da Doctor33)   Chi fuma una sola sigaretta al giorno ha circa la metà del rischio di malattia coronarica e ictus rispetto a chi ne fuma 20, quindi si espone a un pericolo molto maggiore di quanto si possa pensare, secondo una revisione pubblicata sul British Medical Journal. «I fumatori dovrebbero smettere completamente di fumare invece di ridurre la quantità di sigarette per far diminuire significativamente il rischio di malattie cardiache e ictus. Queste informazioni potrebbero essere particolarmente utili all'inizio di un nuovo anno, quando è probabile che molti fumatori si impegnino per smettere di fumare o per fumare di meno» afferma Allan Hackshaw dello UCL Cancer Institute allo University College di Londra, che ha guidato il gruppo di studio. In passato singoli studi hanno riportato che fumare solo da una a cinque sigarette al giorno fosse associato a un rischio più elevato del previsto di malattie cardiache.   Per approfondire l'argomento, i ricercatori hanno analizzato i risultati di 141 studi e stimato i rischi relativi al fumo di una, cinque o 20 sigarette al giorno. I risultati hanno mostrato che gli uomini che fumavano una sigaretta al giorno avevano il 46% di eccesso di rischio di malattie cardiache e il 41% di eccesso di rischio relativo rispetto al fumo di 20 sigarette al giorno, molto più alto del 5% che poteva essere previsto a partire da una semplice associazione lineare. Nel caso delle donne, quelle che fumavano una sigaretta al giorno avevano il 31% di eccesso di rischio di malattie cardiache e il 34% di eccesso di rischio di ictus, sempre rapportato al consumo di 20 sigarette al giorno. «Abbiamo dimostrato che una grande percentuale del rischio di malattia coronarica e di ictus deriva dal fumare anche solo un paio di sigarette al giorno. Questo probabilmente rappresenta una sorpresa per molte persone, ma esistono anche meccanismi biologici che aiutano a spiegare il rischio inaspettatamente elevato associato a un basso livello di fumo.   La malattia cardiovascolare, non il cancro, costituisce il maggiore rischio di mortalità da fumo, con circa il 48% dei decessi prematuri dovuti al fumo» concludono gli autori. In un editoriale di accompagnamento, Kenneth Johnson, dell'Università di Ottawa in Canada, delinea le principali implicazioni per la salute pubblica di questi risultati: «Solo la completa cessazione del fumo è protettiva e questo fatto dovrebbe essere sottolineato da tutte le misure e le politiche di prevenzione. Il messaggio da portare a casa per i fumatori è che "qualsiasi esposizione al fumo di sigaretta è troppo"» conclude l'editorialista. (BMJ 2018. Doi: 10.1136/bmj.j5855   http://www.bmj.com/content/360/bmj.j5855  BMJ 2018. Doi: 10.1136/bmj.k167   http://www.bmj.com/content/360/bmj.k167  )

 

Politerapie: con più di 4 farmaci al giorno aumentano le cadute

(da M.D.Doctor)    Nell'anziano che deve assumere quattro farmaci al giorno il rischio di cadute aumenta del 18%. Ancora più a rischio chi deve fare ricorso a 10 farmaci al giorno, che vede addirittura raddoppiato il rischio. Lo afferma un ampio studio longitudinale condotto da un team di ricercatori britannici su oltre 5000 pazienti di età superiore ai 60 anni, che ha indagato il legame tra il politerapie e tasso di cadute. Questi risultati, pubblicati nella rivista BMJ open, incoraggiano ad essere vigili al fine di minimizzare i rischi potenzialmente correlati alle prescrizioni multiple, riscontro si potrebbe dire quasi “tipico” nel paziente anziano a fronte di frequenti situazioni di comorbilità, ma anche a mettere in atto misure per prevenire le cadute in questi pazienti. Partendo dai dati dell'English Longitudinal Study of Aging 6 e 7, gli autori hanno incluso nella loro analisi 5.213 persone di età superiore a 60 anni (69 anni di mediana, 55% di sesso femminile): di questi, quasi un terzo assumeva cinque o più farmaci. Dei 1611 pazienti in politrattamento, 569 sono andati incontro ad almeno un caduta negli ultimi due anni (175/1000), mentre fra i 3602 pazienti che non necessitavano di terapie multiple sono stati descritti episodi di caduta solo in 875 casi, con una differenza tra gruppi del 21%. Le analisi sono state effettuate per ridurre al minimo il rischio di casualità inversa e dopo aggiustamento per potenziali fattori confondenti  Gli autori hanno utilizzato dati longitudinali per ridurre al minimo il rischio di inversione causale e aggiustati per la comorbilità per minimizzare i fattori confondenti (che tuttavia potrebbero potenzialmente persistere). Sarà comunque opportuno condurre ulteriori studi per una disamina attenta e specifica delle complesse interazioni tra le terapie multiple, anche in relazione alle correlazione tra tipologia di farmaco e rischio di eventi. Nell'immediato, concludono gli autori, si sottolinea l'importanza di adottare un approccio multidisciplinare che vede la collaborazione di medici di base, specialisti e farmacisti, al fine di minimizzare i rischi e ottimizzare i trattamenti farmacologici in questa popolazione. (Dhalwani NN, et al. Association between polypharmacy and falls in older adults: a longitudinal study from England. BMJ Open 2017; 7: e016358.)

Accesso a fondi Ue, Enpam avvisa: proposte telefoniche truffaldine agli iscritti

(da Doctor33)  Una dozzina di Sos. Tanti ne hanno ricevuti gli uffici dell'Enpam da medici e dentisti destinatari di telefonate di sedicenti società di servizi che si presentano come consulenti in finanziamenti europei e chiamano in causa la Fondazione, a supporto delle loro proposte di mediare tra medico e programmi UE per ottenere rimborsi su eventuali ingenti spese sostenute negli anni passati. Tra l'acquisto di equipaggiamento e la ristrutturazione dello studio, vari motivi possono spingere il medico a una risposta purtroppo affermativa. In un caso al professionista è stato chiesto di acquistare un software per interloquire con Bruxelles alla ricerca dei finanziamenti per l'investimento fatto. L'Enpam ne riferisce sul sito: «Questi soggetti sostengono che Bruxelles ha messo loro a disposizione dei fondi ingenti finanziati anche al 100 per cento, e che basta solo fare domanda per ottenerli. In realtà sono truffatori e dopo aver ricevuto l'importo richiesto quasi sempre si rendono introvabili. Inoltre non hanno nulla a che fare con strutture istituzionali che garantiscono serietà e correttezza. È opportuno non sborsare le cifre richieste, anche se modeste, e segnalare l'accaduto ai Centri Europe Direct presenti sul territorio o agli Uffici della Rappresentanza della Commissione europea». «È importantissimo sapere che i Fondi UE non coprono in nessun caso retroattivamente le spese sostenute da un professionista», aggiunge l'Ufficio stampa della Fondazione. «Per capire se la spesa che si intende effettuare rientri tra i progetti finanziabili ci si deve rivolgere a un consulente di fiducia o ad un ufficio che offra una analisi di progetto o ancora ad uno sportello regionale che fornisca dati sui fondi UE gestiti. Se servono informazioni sui bandi, il sito Enpam offre un'area riservata dove registrarsi e da cui (https://www.enpam.it/servizi/login) accedere a pubblicazioni statistiche». Se invece si cerca un consulente di fiducia, l'Associazione degli enti previdenziali privati Adepp guidata dal presidente Enpam Alberto Oliveti ha stretto una convenzione con Coopération Bancaire pour l'Europe (http://www.cbe.be/home), società con sede a Bruxelles che agli iscritti Enpam offre sconti dal 20 al 45% sul proprio operato e che con CheckUp Europa offre un quadro ampio delle opportunità di finanziamento per i progetti dei singoli. Al link https://www.enpam.it/wp-content/uploads/Bandi-europei-per-i-professionisti-dicembre-2017.pdf aggiornati allo scorso dicembre ci sono inoltre tutti i progetti varati con i fondi Ue per regione. Le regioni sono tra chi più spesso dispone dei fondi per proprie iniziative e a loro o a sportelli nazionali, a seconda del programma, vanno indirizzate le domande: non da persone fisiche ma da enti pubblici, associazioni, sindacati, ordini, onlus e imprese italiane o straniere con sedi locali. Fanno capo alle regioni le risorse provenienti da Fondo sociale Europeo e Fondo Europeo di Sviluppo Regionale che scommettono sull'occupazione rispettivamente per categorie specifiche da formare (FSE) e nel mondo delle infrastrutture e della produzione (FESR). In evidenza questo mese le iniziative di tre regioni. La Campania ha messo a bando 100 milioni per la lotta al cancro con tre avvisi, il 353 (40 milioni) per progetti di partenariati o reti di imprese di potenziamento delle infrastrutture di ricerca; il 354 (20 milioni) per trasferimento tecnologico e avviamento di imprese innovative ad alto potenziale; il 355 (40 milioni) per realizzare piattaforme tecnologiche di ricerca collaborativa. Tra le proposte fin qui arrivate, telemedicina, teleassistenza, epidemiologia, piattaforme, imaging. La Sardegna invece ha stanziato 25 mila euro per l'avvio di nuove attività, domande entro il 30 giugno da formulare da parte di iscritti ad ordini od associazioni professionali; la Puglia ha pubblicato il 5° avviso Nidi - Nuove Iniziative d'impresa, per l'autoimpiego e la nascita di start up. Accanto ai programmi finanziati da FESR e FSE si propongono programmi UE dedicati, come Erasmus per la formazione, e alcuni di essi riguardano da vicino la professione medica, da Horizon 2020 di ricerca e collaborazione pubblico-privato (100 mila euro alle cinquanta migliori idee progettuali), a Life per la protezione dell'ambiente, da Cosme e Interreg per le piccole e medie imprese, a Easi che passa per gli ordini professionali ed è rivolto a promuovere occupazione e migliori condizioni di lavoro.
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