L’etica del Secondo Parere: medicina basata sulle evidenze, sulle convenienze o sulle eminenze?

(da Doctor33)  Il mondo sanitario, convinto sostenitore della medicina basata sulle prove e conscio delle conseguenze negative della medicina difensiva, riflette sulla propria sostenibilità, sull'approccio "Less is more", sull'implementazione delle Linee Guida.  Ma tutto ciò sembra non coinvolgere alcuni medici, quando viene chiesto loro un secondo parere. Sono medici che sentono il dovere di giustificare la parcella, oppure di dimostrare che sono veramente bravi e sapienti: devono proporre qualcosa in più, fosse anche solo una PET. La "second opinion", momento nobile del sapere medico, richiede esperienza e particolare attenzione al contesto in cui viene richiesta: le sue implicazioni possono essere importanti.  
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DDL Lorenzin, Fnomceo fuori da tutti i tavoli istituzionali !!

La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), vista la stesura dell'articolo 3bis del DDL Lorenzin sulla riforma degli Ordini, prende atto del fatto che l'attuale testo superi la reale esigenza di un adeguamento istituzionale, da tutti condiviso, per rappresentare di fatto l'introduzione di un primato della politica dei partiti sulle rappresentanze istituzionali della professione. La Federazione stigmatizza l'atteggiamento della politica rispetto ad un reale e necessario riordino del sistema di rappresentanze istituzionali e ritiene pertanto di ritirarsi da tutti i tavoli di collaborazione istituzionale in essere sino a quando le proprie istanze non abbiano avuto il necessario e concreto ascolto. Preannuncia la convocazione di un Consiglio Nazionale straordinario urgente per dare atto ai Presidenti degli Ordini provinciali di aver svolto il mandato di merito affidatogli e condividere la proposta di sospendere ogni collaborazione istituzionale, anche a livello periferico. Esprime l'auspicio che il Parlamento riveda la propria posizione e tenga conto del fatto che l'autonomia della professione dalla politica è elemento di tutela e garanzia per la salute dei cittadini e per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale".

Catania: parla la dottoressa aggredita in guardia medica: “Sono stata violentata anche da istituzioni”

(da Repubblica.it)   "La solidarietà espressa dai colleghi è la più sincera che ci possa essere, perché siete consapevoli che tutti sareste potuti essere al mio posto. Nessuno sconto, invece, per le Istituzioni, a cui solo una cosa posso dire: io sono stata violentata anche da voi". Sono parole forti quelle della dottoressa aggredita in Guardia Medica a Trecastagni, pronunciate questa mattina di fronte ai 106 presidenti degli Ordini dei Medici, riuniti nel Consiglio della Fnomceo, e ai 106 presidenti delle Commissioni Albo odontoiatri, in assemblea plenaria a Giardini Naxos (Messina).  "Quella della sicurezza è solo la punta dell'iceberg - sottolinea - Noi medici abbiamo perso la dignità. La nostra professione si è snaturata, è diventata una cosa che non è più essere medico, è soffocata dall'affanno di evitare le denunce, di seguire pedissequamente i protocolli. Sfugge un concetto fondamentale: noi dobbiamo curare le persone". "Ho intrapreso questa strada per passione", aggiunge. E racconta: "Anche la scelta di fare la guardia medica non è stata un ripiego, ma una decisione consapevole proprio perché volevo essere in prima linea, vicina alle persone che soffrono". Per la dottoressa, "le istituzioni non hanno semplicemente lasciato sola me, mettendomi in pericolo e poi umiliandomi quando la mia aggressione è stata derubricata a infortunio sul lavoro. Il sistema rischia di travolgere la nostra intera professione. Siamo tutti vittime: a questo gli Ordini devono opporsi. Gli Ordini devono essere la casa, ma anche la famiglia di noi medici - ha concluso la dottoressa - E come in una famiglia i genitori non devono essere troppo permissivi con i figli, così è un errore assumere un atteggiamento paternalistico verso quei colleghi che sbagliano". "Va recuperata l'autorevolezza del nostro ruolo - ha risposto la presidente della Fnomceo, Roberta Chersevani - Grazie per le tue parole, è un onore averti conosciuto". Dopo l'appello della dottoressa sono emerse dal Consiglio nazionale diverse proposte, che verranno raccolte e riassunte in una mozione.

Patente, dal 6 ottobre stop al divieto di guidare per chi ha malattie ematiche

(da ilmessaggero.it)   Dal 6 ottobre viene modificato l'elenco delle malattie che impediscono a chi ne soffre di sostenere l'esame per la patente di guida o di ottenerne il rinnovo. Con il Decreto del Presidente della Repubblica numero 139 del 10 luglio scorso, in vigore, appunto, dall'inizio della seconda settimana del prossimo mese, è stato eliminato il divieto di mettersi al volante per chi soffre di malattie ematiche. Il provvedimento, si legge nel testo di legge, è stato deciso ''in considerazione del progresso scientifico intervenuto sui nuovi strumenti di diagnosi e sulle nuove terapie per la cura delle malattie del sangue''.  E' il caso di ricordare che il Regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice della Strada (D.P.R. numero 495 del 16/12/1992), all'appendice II, elenca le patologie che non permettono di ottenere il certificato di idoneità alla guida. Si tratta, innanzitutto, di quelle cardiovascolari ritenute incompatibili con la sicurezza stradale; nei ''casi dubbi, ovvero quando trattasi di affezioni corrette da apposite protesi, il giudizio di idoneità verrà espresso dalla commissione medica locale ''. Poi c'è il diabete mellito, quando necessità di trattamento di insulina e salvo casi eccezionali, nelle altre ipotesi è richiesto il parere di un medico e successivo controllo.  Altro fattore di impedimento sono le malattie endocrine gravi diverse dal diabete e varie patologie del sistema nervoso: encefalite, sclerosi multipla, miastenia grave. Ancora: malattie del sistema nervoso associate ad atrofia muscolare progressiva e/o a disturbi miotonici, le malattie del sistema nervoso periferico e i postumi invalidanti di traumatismi del sistema nervoso centrale o periferico. In questi casi sono possibili eccezioni, come lo sono per chi soffre di epilessia. Il lungo elenco comprende poi le turbe psichiche in atto dovute a malattie, traumatismi, postumi di interventi chirurgici e l'insufficienza renale, a meno che non risulti ''positivamente corretta a seguito di trattamento dialitico o di trapianto''.  

Legge sull’omicidio stradale e ripercussioni sull’attività del medico di famiglia

(da fimmg.org e Firenze Medica)   Le norme della legge sull'omicidio stradale, approvate nel 2016, hanno reso pesantissime le sanzioni per le lesioni con prognosi superiore a 40 giorni conseguenti a incidenti stradali È bene ricordare che, ai sensi dell'articolo 583 comma 1 n. 1) CP, una lesione personale può esser qualificata grave anche nel caso in cui dal fatto derivi «una malattia o un'incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai quaranta giorni». Si tratta di un'evenienza assai frequente, in cui, non di rado, manca qualsiasi oggettività medica idonea a connotare lo stato fisico della vittima: si pensi, ad esempio, al classico "colpo di frusta". In tali casi, è prassi che il danneggiato produca (a fini assicurativi) una serie di certificati medici che possono portare a un prolungamento della prognosi ben oltre la soglia di quei 40 giorni che, a mente dell'articolo 583 comma 1 n. 1) CP, fanno qualificare il fatto come "grave". Ebbene, è evidente come una simile situazione possa facilmente portare conseguenze molto gravi in quanto il solo fatto che sussista una prognosi superiore ai 40 giorni, potrebbe determinare, ANCHE IN ASSENZA DI QUERELA, l'avvio di un procedimento penale per lesioni personali stradali gravi, ex articolo 590 bis CP. Il che comporterebbe, nell'ipotesi migliore, la pena della reclusione da 3 mesi a 1 anno, nonché la revoca della patente di guida per 5 anni. Ad una collega MMG e' stato contestato l'omissione di atti di ufficio (invece che l'omissione di referto!) per non aver fatto pervenire il referto alle autorità competenti (Polizia, Carabinieri, etc) in un caso di incidente stradale che aveva comportato certificazioni, rilasciate dalla collega, la cui prognosi complessiva era superiore ai 40 giorni. Non solo, ma chi in conseguenza delle certificazioni con prognosi superiori a 40 giorni si trovi a dover subire un processo farà di tutto per dimostrare che la prognosi del danneggiato sia stata formulata in modo eccessivo.  Pertanto si raccomanda grande attenzione e prudenza nel rilasciare certificati che in qualunque modo, complessivamente determinino una prognosi superiore a 40 giorni. La raccomandazione vale anche se i certificati sono stati precedentemente redatti da altri medici e i quaranta giorni vengono a determinarsi con un certificato di prosecuzione. Si raccomanda di formulare prognosi superiori a 40 giorni in caso di lesioni da incidenti stradali solo in presenza di condizioni il più possibilmente oggettivabili , onde evitare azioni di contestazione della prognosi, promosse dagli avvocati del colpevole dell'incidente, con conseguenti spese legali, presenze in tribunale e, nei casi più gravi anche il rischio di dover rispondere di certificazioni compiacenti o di altri reati connessi. Nei casi ove non si possa evitare di rilasciare certificati per incidenti stradali con prognosi superiore a 40 giorni ricordarsi di consegnare il referto (rapporto) a carabinieri o polizia facendosi rilasciare prova dell'avvenuta presentazione da conservare. Compilazione e presentazione del referto. (art. 334 del c.p.p.)
  1. a) il referto deve essere presentato entro 48 ore o, se vi è pericolo nel ritardo immediatamente;
  2. b) va presentato al pubblico ministero o a qualsiasi ufficiale di polizia giudiziaria del luogo dove è avvenuta la prestazione del sanitario. Sono ufficiali di polizia giudiziaria i funzionari di pubblica sicurezza, gli ufficiali e sottoufficiali dei carabinieri, della guardia di finanza e degli agenti di pubblica sicurezza;
  3. c) il medico può consegnare personalmente il referto o farlo pervenire in busta chiusa a mezzo di terzi assumendosi però la responsabilità in caso di ritardo o di mancato recapito;
  4. d) il referto deve contenere il nome della persona alla quale è stata prestata assistenza, il luogo dove si trova attualmente, il luogo, il tempo e le altre circostanze dell'intervento, e ogni altra notizia atta a stabilire le circostanze, le cause del delitto, i mezzi con i quali fu commesso e gli effetti che ha causato o può causare;
  5. e) qualora più sanitari abbiano prestato la loro opera o assistenza nella medesima occasione, sono tutti obbligati a presentare il referto, che può redigersi in atti separati o in uno solo sottoscritto da tutti.

Dal microbiota prospettive di cura e prevenzione del diabete

(da Doctor33)  Uno studio pubblicato recentemente su "Cell Metabolism" conferma alcuni dati sul microbiota intestinale che dovrebbero portare a cambiare nettamente il modo in cui è gestita l'alimentazione delle persone con diabete. Ne è convinto Riccardo Fornengo, diabetologo presso l'Asl To 4 di Chivasso (Torino), al quale chiediamo di illustrarci lo studio e le sue implicazioni. Dott. Fornengo, quanto è oggi noto sul microbiota e le sue funzioni? Siamo ancora in qualche modo agli albori delle conoscenze. Sappiamo che ha una serie di funzioni fondamentali e probabilmente diventerà il fulcro delle terapie nei prossimi decenni, appena riusciremo a capire esattamente come esaminarlo, dosarlo, cambiarlo, in quanto sicuramente è implicato in patologie quali obesità, diabete, ipertensione e quasi certamente in altre malattie croniche. Un conto è ciò che noi mangiamo, un conto è quanto il microbiota trasforma e ci permette di assorbire.
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Certificati Telematici: valgono anche i cartacei, ma saranno segnalati alle autorità i medici SSN che non compileranno il telematico

(da FimmgRoma.org)  L'INPS, con messaggio n. 3459 del 6 settembre 2017, ha rammentato che i certificati medici di malattia attestanti la temporanea incapacità lavorativa vanno redatti telematicamente dai medici anche se in alcune situazioni, connesse a motivazioni di tipo tecnico e/o procedurale, la trasmissione online della certificazione di malattia non risulta possibile. Nel caso in cui il medico non invii online il certificato di malattia (ad esempio perché impossibilitato a utilizzare il sistema di trasmissione telematica) dovrà rilasciare la certificazione e l'attestazione di malattia in forma cartacea, così come previsto dalla circolare n. 4 del 18 marzo 2011 del Dipartimento della Funzione pubblica e del Ministero del lavoro, recante indicazioni operative valide sia per il settore pubblico che per quello privato,  Nel caso di specie il lavoratore dovrà presentare l'attestazione al proprio datore di lavoro e, ove previsto, il certificato di malattia all'INPS, secondo le modalità tradizionali.Dal canto loro, alla ricezione del certificato cartaceo, gli operatori dell'INPS devono acquisire lo stesso in procedura per attivare i processi operativi e per consentire, tra l'altro: 1) La corretta gestione del flusso procedurale per le attività inerenti alla disposizione di visite mediche di controllo, al conteggio del massimale dei giorni indennizzabili, alla verifica delle somme poste a conguaglio dai datori di lavoro per l'anticipazione delle prestazioni, 2) All'aggiornamento dei dati relativi al domicilio del lavoratore e all'eventuale annotazione del diverso indirizzo di reperibilità. 3) L'implementazione delle informazioni utili per le elaborazioni statistiche utilizzate dall'applicativo Data Mining, ai fini dell'individuazione dei soggetti da proporre per l'effettuazione dei controlli medico legali domiciliari. 4) La segnalazione automatica alle Autorità competenti, mediante il sistema di monitoraggio informatizzato in uso, della ricezione da parte dell'Inps dei certificati cartacei, inviati da medici del SSN o con esso convenzionati, al fine dell'eventuale esercizio di un'azione sanzionatoria.   Leggi la Comunicazione INPS a questo LINK

9 settembre 2017: Giornata del Medico e dell’Odontoiatra

Sala Riunioni - 1° piano – Scala C V.le Italia, 153 - Forlì   9.30 Saluto del Presidente, Michele Gaudio           Saluto del Presidente CAO, Dott. Paolo Paganelli           Saluto delle Autorità  10.00 Oncologia: passato, presente e futuro. Lettura magistrale del Prof. Dino Amadori 10.30 Premiazione 2° Concorso Letterario OMCeO Forlì-Cesena 11.00 Cerimonia di consegna della medaglia per i 60 anni di laurea:            Aniceti Piera Carla, Bandini Silvio, Flamigni Lorenzo, Ghironzi Giancarlo, Sartoni Pier Paolo, Soracco Edoardo, Tesei               Paolo Vittorio  11.30 Cerimonia di consegna delle medaglie per i 50 anni di laurea:            Campagna Amedeo, Cortesi Pierpaolo, Giulianini Stefano, Tessari Renato, Tripodi Gaetano  12.00 Giuramento di Ippocrate dei nuovi iscritti Introduce il Coordinatore Commissione Giovani, Dott. Marco Gardini 12.30 Chiusura lavori 12.40 Buffet

Specializzazioni. Oliveti (Enpam): “Servono più medici e più lavoro per salvare il Ssn”

Se verranno a mancare nei prossimi anni, causa pensionamento, i medici sul territorio – le cosiddette cure primarie del medico di famiglia – l’effetto sulla medicina pubblica e sull’ospedale sarà incompatibile con la tenuta di un Servizio sanitario nazionale, che già oggi in tempo di crisi economica appare sempre meno universale, equo e solidale. Leggi l'articolo completo al LINK  

Pensioni, firmato il decreto su Ape volontario. Ecco le novità per i medici

(da Doctor33)   Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni lo ha annunciato con un tweet: è stato firmato il decreto legge che introduce l'anticipo pensionistico volontario. Sono interessati i lavoratori cui mancano non più di 3 anni e 7 mesi per raggiungere la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi) e con almeno 20 anni di anzianità contributiva Inps, generale, sostitutiva o separata. Sono della partita medici ospedalieri e farmacisti dipendenti, beninteso se destinatari di una pensione netta non inferiore a 702 euro. L'anticipo volontario non va confuso con l'Ape Social: per la Finanziaria 2017 dovevano entrambi partire dal 1° maggio di quest'anno, con l'obiettivo di alzare la pensione al livello di quella di vecchiaia laddove se i contributi fossero stati inferiori al dovuto. In realtà l'Ape Social è stata varata già, e riguarda disoccupati, invalidi civili oltre il 74%, lavoratori che assistono coniuge o figlio con handicap grave con 63 anni compiuti, 30 anni di contributi, che salgono a 36 anni per i lavoratori che svolgono almeno da 6 anni in via continuativa un lavoro usurante, e tra questi molti infermieri. Per loro il prestito bancario è gratuito.
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Visite fiscali, così cambiano i controlli. Ci sarà un algoritmo

(da DottNet)  Visite fiscali sistematiche e a ripetizione, anche se l'assenza capita di lunedì, venerdì o a ridosso delle feste. Così cambieranno i controlli sulla malattia. Accertamenti che saranno condotti dall'Inps sia per i lavoratori privati che pubblici, finora invece 'vigilati' dalle Asl. Una novità, quella del Polo unico, che scatta dal primo settembre e che cambierà il sistema dei controlli, confermando però alcuni capisaldi, come le visite immediate per gli statali che mancano dal servizio il giorno prima o dopo la festività.  A stabilirlo è il decreto sugli accertamenti che fa seguito alla riforma Madia. Un provvedimento allo studio dei ministeri della P.A e del Lavoro, che si accompagna alle linee guida per la messa a punto degli accordi tra medici fiscali e Inps. Si punta infatti a una rete capillare di 'camici bianchi' in grado di coprire i fabbisogni su tutto il territorio, compensando gli squilibri attuali. In campo ci sarebbero 1.300 professionisti, da incentivare con premi misurati sul numero delle visite.
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Vaccini, gli adempimenti dei medici tra esoneri e autocertificazioni

(da Doctor33 e DottNet)  Non partirà in modo uniforme in tutte le regioni l'iter per somministrare le dieci vaccinazioni obbligatorie a chi ancora non vi si è sottoposto come richiede la nuova legge 119. Nella maggior parte delle regioni le famiglie dovranno produrre i documenti alle scuole, entro il 10 settembre per i nidi ed entro il 31 ottobre per elementari e medie.   La Regione Emilia Romagna ha disposto che la documentazione sullo stato vaccinale sia inviata direttamente dalle Asl alle famiglie; laddove lo stato vaccinale non sia regolare rispetto all'età, le famiglie riceveranno gli appuntamenti per le vaccinazioni. I documenti ricevuti dalla propria Asl saranno poi consegnati dalle famiglie alle scuole, evitando quindi la presentazione di autocertificazioni e di successive certificazioni. Le famiglie che non dovessero ricevere la comunicazione Asl potranno comunque avvalersi della possibilità di presentare l'autocertificazione.
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Comitato “cumulo gratuito”

Si è istituito un Comitato di professionisti di varie discipline che cerca di attivare iniziative utili al fine di veder applicata la riforma previdenziale contenuta nella Legge di Bilancio 2017 per quanto riguarda il cosiddetto “cumulo gratuito”. In calce i riferimenti per l’iscrizione gratuita di quanti volessero aderire.
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Inquinamento domestico: attenzione alla carta da parati !

(da fimmg.org)   Le tossine prodotte da tre diverse specie di funghi che crescono in casa su carta da parati possono “aerosolizzarsi” ed essere facilmente inalate. I risultati, che hanno implicazioni per la “sick building syndrome”, sono stati recentemente pubblicati sulla rivista dell’American Society for Microbiology. “Abbiamo dimostrato che le micotossine possono trasferirsi da un materiale ammuffito, come la carta da parati, all'aria, condizioni che potrebbero essere comunemente presenti negli edifici" –dice Jean-Denis Bailly, professore di Igiene alimentare della National Veterinary School di Toulouse, Francia. “Così –continua Bailly-, le micotossine possono essere inalate e anche studiate come parametri della qualità dell'aria indoor, in particolare nelle abitazioni con contaminazione fungina visibile". L'impulso per la realizzazione dello studio francese è derivato dalla mancanza di dati sul rischio sanitario delle micotossine prodotte dai funghi che crescono indoor, come l’Aspergillus, che produce spore aerosolizzate e inalabili. I ricercatori hanno creato un’apparecchiatura che simula un flusso d'aria su una parete ricoperta da carta da parati, già contaminata dalla muffa, con il controllo di velocità e direzione dell'aria, poi hanno analizzato il bioaerosol risultante. "La maggior parte delle tossine aeree sono probabilmente situate sulle spore fungine, ma abbiamo anche dimostrato che una parte del carico tossico è stata trovata su particelle più piccole, come polvere o frammenti di carta da parati, che potrebbero essere facilmente inalati", afferma Bailly. I ricercatori hanno utilizzato tre specie fungine nel loro studio: Penicillium brevicompactum, Aspergillus versicolor e Stachybotrys chartarum. Queste specie, studiate come fonti di contaminanti alimentari, sono anche considerate contaminanti da interni. Esse producono diverse micotossine e le loro micelle sono diverse l'una dall'altra, in qualità e quantità. I risultati hanno sollevato due osservazioni: 1) non c'è quasi nessun dato sulla tossicità delle micotossine dopo l'inalazione da parte dell’individuo perchè la maggioranza delle ricerche si sono concentrate su queste tossine come contaminanti alimentari. 2) le diverse specie di funghi hanno prodotto differenti quantità di micotossine aeree, probabilmente legate all'organizzazione del micelio, ma anche ed eventualmente correlate ai meccanismi con i quali le micotossine provenienti da diversi funghi si liberano nell’aria, per esempio attraverso goccioline di essudato rispetto al loro accumulo nelle spore. Bailly ha osservato che lo stimolo per costruire abitazioni con sempre maggiore efficienza energetica può aggravare il problema delle micotossine al loro interno. Queste nuove abitazioni sono fortemente isolate dall'esterno per risparmiare energia e questa condizione potrebbe favorire la crescita fungina. “La presenza di micotossine indoor –conclude Bailly- deve essere presa in considerazione come un importante parametro della qualità dell'aria”.   (Brankica Aleksic et al. Applied and Environmental Microbiology, June 2017.)

Antibiotici, dietro front sul ciclo della terapia ?

(da DottNet)   La buona regola che sempre accompagna le prescrizioni di una terapia antibiotica è di portare a temine il ciclo di cura stabilito dal medico anche se dopo i primi giorni di assunzione del farmaco i sintomi iniziano a ridursi o scompaiono. Si è sempre detto che questo è il modo per evitare cure sospese anzitempo e la conseguente insorgenza di resistenze agli antibiotici, oggi una delle minacce più rilevanti per la salute pubblica. Ma in futuro questa regola potrebbe diventare un ricordo perché secondo un articolo oggi sul British Medical Journal non vi sono evidenze scientifiche a sufficienza su cui fondare l'attendibilità di tale raccomandazione clinica.  Anzi, secondo gli autori dell'articolo, Martin Llewelyn presso la Brighton and Sussex Medical School e colleghi, potrebbe addirittura essere vero il contrario, e cioè potrebbe essere più sano per il singolo e per la comunità interrompere la terapia prima del termine della prescrizione, non appena i sintomi dell'infezione sono scomparsi. Inoltre, sempre secondo la lettera sul BMJ, aumentano le evidenze scientifiche secondo cui più sicuri cicli brevi di terapia (3 giorni) che non cicli lunghi come oggi spesso è prescritto (5-7 giorni o multipli di questi). La raccomandazione del medico curante che sicuramente ognuno si sarà riportato a casa insieme a una ricetta per antibiotici è quella di finire la cura anche se a metà del ciclo si avverte un miglioramento.
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Acoi, specializzazione in ospedali pubblici per qualità e sicurezza

(AdnKronos Salute)  "Che molte Scuole di specializzazione di Medicina abbiano rivelato che il sistema formativo post laurea sia in crisi è notizia che non ci stupisce. Sono anni che denunciano le carenze della formazione in ambito medico, anche sulla base di quanto ci viene riportato dagli specializzandi, in particolare in campo chirurgico". Pierluigi Marini, presidente dell'Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani (Acoi), commenta così quanto emerso ieri da organi di stampa, in merito all'irregolarità formativa di una Scuola di specializzazione su 10. "Gli specializzandi - spiega - troppo spesso non hanno l'opportunità di effettuare una vera pratica chirurgica e concludono il proprio corso di studi senza aver eseguito un numero di interventi chirurgici sufficienti a conseguire una adeguata esperienza".  "Aprire la formazione agli ospedali riconosciuti, con strutture e volumi adeguati - sostiene Marini - rappresenta l'unica soluzione per il futuro, prospettiva su cui Acoi si sta impegnando da tempo, e che consentirà di avere nuovi chirurghi competenti e cure sicure per i pazienti. Proprio per venire incontro alle esigenze di tanti medici che lamentano la mancata pratica, non avendo altri mezzi, Acoi ha creato delle Scuole che consentono una vera e propria attività chirurgica teorica e pratica. E' dunque arrivato il momento che gli ospedali pubblici possano essere protagonisti della formazione degli specialisti, perché - sottolinea - solo attraverso una pratica laddove c'è l'eccellenza e gli adeguati volumi si potranno formare medici che garantiscono la qualità ela sicurezza delle cure".  E' importante, però, che "non si ceda alla tentazione - conclude il presidente dell'Acoi - di usare gli specializzandi, che ricordo sono medici in formazione, soltanto per supplire alla carenza di organici ospedalieri. Acoi, di concerto con Agenas, è in grado di fornire al ministero della Salute un elenco delle strutture in grado di sostenere il carico formativo. Speriamo che la legge sulla riorganizzazione delle Scuole di specializzazione sia applicata nella correttezza e nella trasparenza, senza trovare facili scorciatoie, che metterebbero in discussione l'efficacia del piano formativo post laurea. Il nostro impegno per garantire una corretta formazione e una sanità pubblica sicura e di eccellenza è già in campo".
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