Senza il dentista che cura le persone, lo studio non può stare aperto
(da Odontoiatria33 - di Norberto Maccagno) Sembra una ovvietà ma non credo che questa affermazione sia un percepito di voi dentisti quando si parla di società odontoiatriche, di “Catene”. Invece l’aveva chiaro il legislatore quanto nel 2017, con la Legge sulla Concorrenza, ha messo ulteriori “paletti” per l’imprenditore proprietario dello studio, ribadendo che la cura la può fare solo un iscritto all’Albo degli odontoiatri ed a vigilare che tutto si svolga nella tutela del paziente deve essere un altro iscritto all’Albo degli odontoiatri che decide di assumere l’incarico di direttore sanitario.
Se una di queste due figure viene meno, lo studio non può svolgere le funzioni per cui è stato autorizzato: curare le persone. Quindi, se il dentista o il direttore sanitario non accettano le regole che impone il “padrone” dello studio (imprenditore odontoiatria o imprenditore esterno poco cambia), se ne vanno e se nessuno accetta di lavorare a quelle regole, lo studio è costretto a chiudere.
Da sempre quando sento i vostri rappresentanti sindacali invocare il rischio che l’imprenditore punti solo al profitto imponendo al dentista di scegliere e indicare al paziente le terapie più convenienti all’impresa-studio e non alla salute (ed al portafogli) del paziente penso: ma se il dentista non è convinto, se ne vada, senza di lui lo studio non può esistere e se rimane diventa connivente. Ed invocare il “tengo famiglia”, il "sono costretto perché se non accetto arriva un altro al mio posto", non mi sembra una scusante valida, oltre a dimostrare di avere una bassa considerazione dell’etica e della deontologia dei propri colleghi.
Il coltello dalla parte del manico l’avete voi dentisti. Se tutti i dentisti decidessero che le “catene” sono il male, e nessuno va più a lavorarci, queste chiudono. “Ma dai”, direte voi con tono ironico ricordandomi che questo è reale solo sulla carta. Certo, e forse anche perché in molte “catene” vi trovate bene ed il rapporto è onesto e deontologicamente corretto.
Ma la prova che il mio ragionamento è realistico, arriva da Oristano dove un centro odontoiatrico, appartenente ad una società veneta proprietaria di alcuni studi, ha chiuso. Le motivazioni che Odontoiatria33 ha raccolto sono che lo studio era in vendita, i tre dentisti che ci lavoravano non sembra abbiano più voluto comprarlo e se ne sono andati. L’altra voce dice che i dentisti se ne sono andati perché non venivano pagati, magari in realtà le indagini faranno emergere che lo studio era in sofferenza economica, non rendeva, e non rendeva neppure per i dentisti che ci lavoravano probabilmente a percentuale. Ma qualsiasi sia la motivazione che ha spinto i dentisti a lasciare, e non ha invogliato altri a collaborare, non fa differenza, lo studio ha chiuso perché non c’erano dentisti che potevano curare i pazienti.
Come sempre ad avere i problemi sono però i pazienti, lasciati con le cure iniziate, gli acconti versati ed i finanziamenti attivati da onorare ogni mese. Il caso Dentix ha dimostrato che anche i dentisti che ci lavoravano potrebbero venire chiamati in giudizio, ma questa è un’altra storia.
Quindi, a mio parere ma l’ho già scritto più volte, la questione da normare è come tutelare il paziente da improvvise chiusure e non tanto il rispetto del Codice di deontologia medica da parte degli imprenditori, obbligo già normato dal legislatore indicando nel direttore sanitario il responsabile se le regole non sono rispettate e demandando all’Ordine il controllo e gli eventuali atti sanzionatori nei suoi confronti.
Una questione, quella della necessità di garantire che venga portata a termine la cura che è molto odontoiatrica e difficilmente paragonabile ad altri ambiti della sanità privata.
Il paziente malato entra in una casa di cura privata e ne esce quando ha terminato di usufruire dei servizi, delle cure. La clinica, prima di chiudere, dovrà ovviamente terminare le cure e dimettere i pazienti, anche perché questi sono degenti, fisicamente all’interno della clinica. Ad essere penalizzati saranno dipendenti, collaboratori, creditori, ma difficilmente i pazienti. Così come capita quando fallisce qualsiasi società in qualsiasi ambito.
Ma i pazienti di una società odontoiatrica, come tutti i pazienti odontoiatrici, cominciano una cura che si protrae per un arco di tempo molto ampio: almeno per mesi, spesso anche per anni.
Il paziente non ha nessuna garanzia che quella cura iniziata verrà terminata e neppure che i soldi che man mano vengono spesi (o finanziati) gli possano essere restituiti, soprattutto se fallisce.
Una soluzione, ne ho già scritto più volte e lo riscrivo, potrebbe essere una norma che obbliga le società a versare un fondo di garanzia (o una assicurazione obbligatoria che garantisca), magari sulla base del fatturato annuo, da utilizzare per rimborsare i pazienti qualora rimanessero con le cure interrotte in caso di fallimento o chiusura improvvisa.
Soluzione che permetterebbe anche di evitare di porci un altro quesito: ma i dentisti che stanno curando i pazienti che si sono rivolti al centro odontoiatrico di Oristano sono legittimati ad abbandonarli e non terminare le cure perché il “padrone del centro” non li paga o per qualsiasi altro motivo?
SaluteMia aumenta la protezione in caso di malattia per i medici, gli odontoiatri e le loro famiglie
Anche a 2024 inoltrato è possibile aderire a SaluteMia, la società di mutuo soccorso fatta dai medici per i medici, che ha ampliato nuovamente le tutele per i propri iscritti. Infatti, alla miriade di garanzie offerte, SaluteMia ha aggiunto una copertura infortuni gratuita per tutti i soci.
Tutta la famiglia sotto l’ombrello di SaluteMia
Tutelarsi con SaluteMia è un gesto di cura nei propri confronti e nei confronti dei propri cari. Per garantire a se stessi e al proprio nucleo, ma anche ai familiari non conviventi, la serenità di poter accedere alle migliori opportunità di cura, in tempi ridotti.
Copertura a misura per le tue esigenze
SaluteMia offre 6 Piani sanitari che garantiscono copertura dalle spese mediche per un ampio ventaglio di prestazioni ospedaliere ed extraospedaliere: dagli esami diagnostici ai grandi interventi. Ogni socio può in questo modo costruire la propria copertura sanitaria su misura per sé e per i propri familiari.
Ad esempio, tra le moltissime tutele offerte, ci sono la possibilità di avviare programmi di prevenzione e di miglior controllo e stabilizzazione di patologie croniche; beneficiare di un programma di assistenza nel periodo della maternità e di un sostegno economico per quando si diventa genitori. Nelle garanzie mutualistiche gratuite è compresa anche la copertura “critical illness”, che garantisce almeno 4.000 euro in caso di patologie gravi.
C’è inoltre la possibilità di adesione diretta per gli universitari, con piani dedicati e scontati, oltre a borse di studio per i più meritevoli.
Con questo, SaluteMia non vuole sostituirsi al Sistema sanitario nazionale, ma offrire un’ulteriore opportunità, una “rete di protezione aggiuntiva”, con efficienza e qualità.
Da quest’anno ancora più tutele e opportunità
Per il biennio 2024-2025, SaluteMia ha deciso di offrire gratuitamente a tutti i Soci una copertura infortuni, valida per eventi sia in ambito lavorativo che extraprofessionale, in Italia o all’estero.
Inoltre sul sito www.salutemia.net è stata aperta una pagina dedicata alle Convenzioni, dove i soci trovano agevolazioni su servizi di Medicina dello sport, apparecchi acustici e lenti, occhiali, finanziamenti e prestiti.
Meglio di una semplice polizza
SaluteMia rientra nel progetto di assistenza voluto da Enpam per gli Iscritti, è un ente del terzo settore, senza scopo di lucro ed offre numerosi vantaggi rispetto alle polizze assicurative sulla malattia proposte dalle società di assicurazione.
Con SaluteMia, infatti, non esistono barriere di età o salute per aderire e la mutua non può rescindere il contratto anche in caso di gravi patologie.
Un’opportunità anche per abbassare le tasse
Uno o più piani sanitari di SaluteMia aiutano anche a pagare meno tasse. Infatti, il contributo versato è fiscalmente detraibile fino all’importo di 1.300 euro l’anno.
Come iscriversi o rinnovare
Per iscriversi (o per rinnovare l’adesione, così da non perdere la continuità nelle tutele acquisite) bisogna compilare il modulo che si può scaricare direttamente da www.salutemia.net. Sul sito di SaluteMia è anche possibile aderire ai piani sanitari, trovare il dettaglio di offerte e novità, oltre alle guide e alle regole di accesso ai sussidi.
Il personale di SaluteMia è a disposizione di medici e odontoiatri, per assisterli nel costruire il sistema aggiuntivo di garanzie più adeguato alle loro esigenze e aspettative. Per qualsiasi chiarimento, aiuto o informazione, è possibile contattare SaluteMia presso gli uffici di Roma, in via della Mercede 33, e telefonicamente al numero 06.21.011.350.
Incremento pensionistico per i MMG post 68 anni
(da fimmg.org) Nell'attesa di misure strutturali che risolvano il problema della carenza di medici, la fondazione Enpam interviene con un 'provvedimento tampone' per incentivare i camici bianchi vicini alla pensione a restare al lavoro più a lungo.
Per effetto di due delibere dell'Enpam entrate in vigore il 1° marzo 2024, i medici di medicina generale che decideranno di andare in pensione dopo i 68 anni matureranno una pensione significativamente più alta.
Visualizza l'incremento QUI SOTTO
Responsabilità professionale. Pronto il decreto con requisiti polizze assicurative per strutture e esercenti la professione sanitaria
l testo 'bollinato' e firmato da Schillaci, Giorgetti e Urso, oltre a dettagliare i massimali minimi di garanzia per strutture e operatori sanitari, prevede la variazione in aumento o diminuzione del premio di tariffa in relazione al verificarsi o meno di sinistri, con specifico riferimento alla tipologia e al numero di sinistri chiusi con accoglimento della richiesta. E gli assicuratori avranno due anni di tempo per adeguare i contratti ai nuovi requisiti minimi.
Leggi L'articolo completo al LINK
Schillaci: lo scudo penale per i medici deve diventare strutturale
(da Ansa.it) «Tra un mese circa la cosiddetta commissione Nordio terminerà i propri lavori. Credo che sia necessario rendere strutturale il provvedimento dello scudo penale per la responsabilità penale dell'atto medico, che ora è esteso a tutto il 2024, anche sulla base delle conclusioni della commissione». Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo alle domande in audizione in commissione Affari sociali alla Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Medicina di emergenza ed i Pronto soccorso. Rispetto alle cause temerarie, ovvero senza fondamenti effettivi, «sono uno degli aspetti su cui la commissiona sta lavorando per cercare di disincentivare appunto il ricorso alle cause», ha sottolineato Schillaci. Tutto questo, ha concluso, «va a favore dei cittadini. Oggi, per la medicina difensiva, si fanno troppi esami spesso inutili».
Rideterminazione delle scadenze di trasmissione telematica dei dati al Sistema Tessera Sanitaria
(da fimmg.org) Com’è noto, ai sensi dell’art. 7, comma 1, del D.M. 19.10.2020 – come modificato dal D.M. 16.02.2023 - la trasmissione dei dati delle spese sanitarie al Sistema Tessera Sanitaria, ai fini della predisposizione delle dichiarazioni dei redditi precompilate da parte dell’Agenzia delle entrate, avrebbe dovuto essere mensile a far data dal 1° gennaio 2024 . Tale disposizione normativa è stata espressamente abrogata dall’art. 2, comma 2, del D.M. 8.02.2024, senza, di fatto, divenire mai operativa.
Conseguentemente, a far data dal 1° gennaio 2024, per effetto dell’entrata in vigore dell’art. 12 del d. Lgs. 8 gennaio 2024 - c.d. Decreto Adempimenti – i dati relativi alle spese sanitarie devono essere trasmessi, in modalità telematica, con una cadenza semestrale .
La tempistica di trasmissione è stata, invece, disposta con il D.M. 8 febbraio 2024, il quale, introducendo nel corpo dell’art. 7 del D.M. 19.10.2020, il comma 1-bis, ha disposto che, a far data dal 1° Gennaio 2024, la trasmissione al Sistema Tessera Sanitaria deve avvenire :
a) per le spese sanitarie sostenute nel 1° semestre – periodo gennaio/giugno - del medesimo anno, entro il 30 settembre;
b) per le spese sanitarie sostenute nel secondo semestre – periodo luglio/dicembre – entro il 31 gennaio dell’anno successivo.
Ema: meno batteri resistenti in Paesi che riducono antibiotici
(da AGI) I Paesi che hanno ridotto il consumo di antibiotici sia negli animali che negli esseri umani hanno visto una riduzione dei batteri resistenti agli antibiotici. Lo afferma il quarto rapporto congiunto sull''analisi integrata del consumo di agenti antimicrobici e della comparsa di resistenza antimicrobica (AMR) nei batteri provenienti da esseri umani e animali da produzione alimentare (JIACRA IV), pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. (ECDC), l''Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e l''Agenzia europea per i medicinali (EMA). Adottando un approccio One Health, che riconosce la connessione tra la salute delle persone e degli animali, il rapporto presenta dati raccolti principalmente tra il 2019 e il 2021 sul consumo di antibiotici e sulla resistenza antimicrobica in Europa.
L’attività fisica può ridurre il dolore in chi ha avuto un tumore
(da DottNet) Le persone che hanno avuto il cancro spesso sperimentano dolore continuo, ma un nuovo studio rivela che essere fisicamente attivi può aiutare a ridurne l'intensità. La ricerca, guidata dall'American Cancer Society, è pubblicata sulla rivista 'Cancer'. Sebbene sia stato dimostrato che l'attività fisica riduce vari tipi di dolore, i suoi effetti sul dolore correlato al cancro non sono chiari. Per indagare su questo, il team di ricerca ha analizzato le informazioni relative a 51.439 adulti senza una storia di cancro e 10.651 con una diagnosi di neoplasia pregressa. Ai partecipanti è stato chiesto come valutassero in media il loro dolore, con risposte che andavano da 0 (nessun dolore) a 10 (il peggior dolore immaginabile) e se praticassero attività fisica abitualmente. Sulla base delle risposte dei partecipanti, la ricerca ha evidenziato che, per le persone che avevano avuto il cancro in passato e per quelle senza una storia di neoplasia, una maggiore attività fisica era collegata a una minore intensità del dolore.
L'entità dell'associazione era simile per entrambi i gruppi studiati, cosa che indica che l'esercizio fisico può ridurre il dolore correlato al cancro proprio come fa per altri tipi di dolore studiati in passato. Le linee guida statunitensi raccomandano da 150 minuti (2 ore e 30 minuti) a 300 minuti (5 ore) a settimana di attività aerobica a intensità moderata, o da 75 minuti (1 ora e 15 minuti) a 150 minuti (2 ore e 30 minuti) a settimana di attività aerobica a intensità vigorosa. Tra i partecipanti con una diagnosi di cancro in passato, quelli che superavano i termini fissati dalle linee guida avevano il 16% in meno di probabilità di riportare dolore da moderato a grave rispetto a quelli che non riuscivano a soddisfarli. Inoltre, rispetto alle persone rimaste inattive, coloro che erano costantemente attivi o lo sono diventati in età adulta hanno riferito meno dolore.
HARD TO REACH, una iniziativa AISM dedicata ai medici del territorio
“HARD TO REACH”, che si sviluppa su tutto il territorio nazionale al fine di conoscere in modo completo e capillare la condizione delle persone con SM che vivono in condizioni di autonomia ridotta, con l’uso ricorrente di ausili.
Il titolo del Progetto sottolinea la difficoltà a raggiungere le persone affette dalla patologia in modo esaustivo e attuale.
AISM ha la opportunità di poterlo fare attraverso FISM, la sua Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, la quale, disponendo di un finanziamento statale, può mettere in campo un elevato numero di intervistatori, i quali potranno recarsi presso le residenze di coloro che accetteranno di venire coinvolti.
Queste persone, opportunamente formate, saranno in grado di raccogliere l'opinione dei pazienti attraverso domande mirate che riguardano i problemi ed i bisogni che si devono affrontare quotidianamente.
Il progetto è rivolto alle persone affette da SM e ai loro familiari, e richiede la collaborazione dei medici di Medicina Generale e, ovviamente, di tutti gli specialisti in Neurologia e branche affini, che possono scaricare i documenti allegati e consegnarli ai pazienti per informarli della iniziativa
Vegetariani e B12
(da La Nutrizione) I tassi di prevalenza della carenza di vitamina B12 nei vegetariani adulti statunitensi possono superare il 30%, cosa preoccupante dato il ruolo di questa vitamina in numerose funzioni del sistema nervoso, inclusa la sintesi delle guaine mieliniche. La sintesi e la riparazione della mielina sono direttamente collegate alla neuropatia periferica; tuttavia, poche ricerche hanno esaminato come gli indicatori fisici della neuropatia periferica (ad esempio, la destrezza della mano, la sensibilità alle vibrazioni e l’equilibrio) siano influenzati negli individui che aderiscono a diete vegetariane.
Lo studio I ricercatori hanno coinvolto 38 adulti sani (19-40 anni di età) che hanno riferito di aver seguito esclusivamente una diete vegetariana o vegana per 3 anni. La neuropatia periferica è stata misurata utilizzando una piastra per valutare l’equilibrio, un tester per la sensibilità alle vibrazioni e test su pannello forato per valutare la destrezza della mano. La vitamina B12 e il folato sierici sono stati misurati utilizzando tecniche di dosaggio radioimmunologico standard. Il 26% del campione mostrava uno stato di vitamina B12 carente o border line (vitamina B12 sierica <221 pmol/L). I partecipanti con un adeguato stato di vitamina B12 hanno ottenuto un punteggio superiore del 10% nel test di assemblaggio del pannello forato Purdue e del 20% nel test di destrezza funzionale della mano sinistra, rispetto ai partecipanti con uno stato di vitamina B12 da marginale a carente (p <0,05).
Significato clinico La vitamina B12 sierica non è un indicatore definitivo di carenza vitaminica poiché i sintomi clinici di carenza possono verificarsi al di sopra dei limiti standard. Questi dati forniscono prove preliminari che la neuropatia periferica può essere rilevata in individui con uno stato di vitamina B12 da border line a carente.
( Front. Nutr., 18 December 2023, Volume 10 - 2023 | https://doi.org/10.3389/fnut.2023.1304134 )
Corte dei Conti: ridare lustro a medici e insegnanti, bisogna investire
(da fimmg.org) "Il tema deve divenire parte delle riflessioni sull'efficienza del sistema sanitario che, dopo aver sostenuto l'impatto della pandemia, soffre di una crisi sistemica - accentuata dalla 'fuga' del personale sanitario, non adeguatamente remunerato - cui si dovrebbe rispondere, a livello nazionale e regionale, con decisioni ed investimenti non più rinviabili, nei campi dell'organizzazione, delle strutture, della formazione e delle retribuzioni, capaci di ridare lustro a una professione che, assieme a quella degli insegnanti, misura il senso civile di un Paese". Lo afferma Pio Silvestri, procuratore generale della Corte dei Conti nel giorno dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario.
Lombalgia cronica, pubblicate dall’OMS le linee guida per la gestione in assistenza primaria e di comunità
(da Doctor33) L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pubblica le sue prime linee guida in assoluto sulla gestione della lombalgia (LBP, low back pain) nelle strutture di assistenza primaria e comunitaria, elencando gli interventi che gli operatori sanitari devono utilizzare o meno durante le cure di routine. La lombalgia – riporta il documento - è la principale causa di disabilità a livello globale. Nel 2020, circa 1 persona su 13, pari a 619 milioni di persone, hanno sperimentato LBP, con un aumento del 60% rispetto al 1990. Si prevede che i casi di LBP saliranno a circa 843 milioni entro il 2050. Gli impatti e i costi personali e comunitari associati alla LBP sono particolarmente elevati per le persone che sperimentano sintomi. La lombalgia primaria cronica si riferisce al dolore che dura per più di 3 mesi e che non è dovuto a una malattia sottostante o a un'altra condizione; rappresenta la stragrande maggioranza della presentazione della lombalgia cronica nelle cure primarie, comunemente stimata per rappresentare almeno 90% dei casi. Per questi motivi, l'OMS sta emanando linee guida sulla lombalgia primaria cronica.
«Per raggiungere una copertura sanitaria universale, il problema della lombalgia non può essere ignorato, in quanto è la principale causa di disabilità a livello globale» ha affermato Bruce Aylward, vicedirettore generale dell'OMS, Universal Health Coverage, Life Course. «I Paesi possono affrontare questa sfida onnipresente ma spesso trascurata incorporando interventi chiave e realizzabili, rafforzando i loro approcci all'assistenza sanitaria di base».
Con queste linee guida, l'OMS raccomanda interventi non chirurgici per aiutare le persone che soffrono di lombalgia primaria cronica. Questi interventi includono:
1) programmi educativi che supportino la conoscenza e le strategie di cura di sé;
2) programmi di esercizi;
3) alcune terapie fisiche, come la terapia manipolativa spinale e il massaggio;
4) terapie psicologiche, come la terapia cognitivo-comportamentale; 5) farmaci, come quelli antinfiammatori non steroidei (FANS).
Le linee guida delineano i principi chiave dell'assistenza per gli adulti con lombalgia primaria cronica, raccomandando che sia olistica, centrata sulla persona, equa, non stigmatizzante, non discriminatoria, integrata e coordinata. L'assistenza deve essere personalizzata per affrontare il mix di fattori (fisici, psicologici e sociali) che possono influenzare l’esperienza cronica di lombalgia primaria nel paziente. In un paziente potrebbe essere necessaria una serie di interventi per affrontare in modo olistico la lombalgia primaria cronica, piuttosto che singoli interventi usati in modo isolato.
Le linee guida delineano anche 14 interventi che non sono raccomandati per la maggior parte delle persone nella maggior parte dei contesti. Questi interventi non dovrebbero essere offerti di routine, poiché la valutazione dell'OMS delle prove disponibili indica che i potenziali danni probabilmente superano i benefici. L'OMS sconsiglia interventi come: 1) tutori, cinture e/o supporti lombari; 2) alcune terapie fisiche, come la trazione su una parte del corpo; 3) alcuni farmaci, come gli antidolorifici oppioidi, che possono essere associati a sovradosaggio e dipendenza.
La lombalgia è una condizione comune sperimentata dalla maggior parte delle persone a un certo punto della vita. Nel 2020, il LBP ha rappresentato l'8,1% di tutte le cause di anni vissuti con disabilità a livello globale. Tuttavia, le linee guida per la gestione clinica sono state sviluppate prevalentemente nei Paesi ad alto reddito. Per le persone che provano dolore persistente, la capacità di partecipare alle attività familiari, sociali e lavorative è spesso ridotta, potendo influire negativamente sulla salute mentale e comportare costi sostanziali per le famiglie, le comunità e i sistemi sanitari. I Paesi potrebbero aver bisogno di rafforzare e trasformare i loro sistemi e servizi sanitari per rendere disponibili gli interventi raccomandati, accessibili e accettabili attraverso la copertura sanitaria universale, interrompendo al contempo l'erogazione di routine di determinati interventi. Il successo dell'attuazione delle linee guida si baserà su messaggi di salute pubblica relativi all'assistenza appropriata per il LBP, costruendo la capacità di forza lavoro per affrontare la cura della lombalgia cronica, adattando gli standard di assistenza e rafforzando l'assistenza sanitaria di base, compresi i sistemi di invio agli specialisti. «Affrontare la lombalgia cronica richiede un approccio integrato e centrato sulla persona. Ciò significa considerare la situazione unica di ogni persona e i fattori che potrebbero influenzare la loro esperienza del dolore» ha affermato Anshu Banerjee, direttore dell'OMS per la salute materna, neonatale, infantile e adolescenziale e l'invecchiamento. «Stiamo utilizzando questa linea guida come strumento per supportare un approccio olistico alla cura del dolore da lombalgia cronica e per migliorare la qualità, la sicurezza e la disponibilità delle cure».
La lombalgia influisce sulla qualità della vita ed è associata a comorbilità e rischi di mortalità più elevati. Individui che soffrono di lombalgia cronica. Soprattutto le persone anziane, hanno maggiori probabilità di essere in povertà, uscire prematuramente dall’attività lavorativa e accumulare meno risorse per la pensione. Allo stesso tempo, le persone anziane hanno maggiori probabilità di andare incontro a eventi avversi correlati agli interventi, rafforzando l'importanza di adattare l'assistenza alle esigenze di ogni singola persona. Affrontare la lombalgia cronica tra le popolazioni più anziane può facilitare un invecchiamento sano, in modo che le persone anziane abbiano la capacità funzionale di mantenere il proprio benessere.
( https://www.who.int/publications/i/item/WHO-FWC-ALC-19.1
https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/374726/9789240081789-eng.pdf )
La sedentarietà è legata al rischio di demenza
(da Univadis) Il comportamento sedentario è legato alle malattie cardiometaboliche e alla mortalità, ma la sua associazione con la demenza non è chiara. Secondo uno studio retrospettivo su dati raccolti prospetticamente dalla UK Biobank, sono stati inclusi 49.841 adulti di 60 anni o più (follow-up medio, 6,72 anni) che hanno indossato un accelerometro al polso 24 ore al giorno per una settimana. L'apprendimento automatico è stato utilizzato per calcolare il tempo di sedentarietà in base alle letture dell'accelerometro. Il sonno non è stato considerato come tempo di sedentarietà.
I risultati hanno mostrato che, rispetto alle 9,27 ore al giorno di sedentarietà, il rischio di demenza aumentava dell'8% con 10 ore al giorno (hazard ratio aggiustato [aHR] 1,08 [1,04-1,12]; p<0,001) e del 63% con 12 ore al giorno (aHR 1,63 [1,35-1,97]; p<0,001). In particolare, quando gli individui si dedicavano a 15 ore di sedentarietà al giorno, il rischio di demenza era più che triplicato (aHR 3,21 [2,05-5,04]; p<0,001).
(Raichlen DA, Aslan DH, Sayre MK, et al. Sedentary behavior and incident dementia among older adults. JAMA. 2023;330(10):934-940. doi:10.1001/jama.2023.15231 https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2809418)
Sima, da surriscaldamento globale effetti sulla salute umana
(da DottNet) L'aumento delle temperature "ha effetti diretti sulla salute umana e incrementa il rischio di malattie trasmesse attraverso acqua, cibo, insetti e parassiti". Lo affermano gli esperti della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), commentando l'allarme lanciato da Copernicus secondo cui il 2023 si conferma l'anno più caldo mai registrato a partire dal 1850. "Il surriscaldamento globale altera l'equilibrio di tutti gli ecosistemi minacciando gli elementi essenziali della vita umana come acqua, aria e cibo, e modifica la frequenza e la distribuzione di molte malattie infettive - spiega Sima - L'aumento delle temperature medie crea le condizioni ideali per la trasmissione di molteplici agenti patogeni: grazie alla maggiore umidità proliferano ad esempio zecche, zanzare e parassiti che diffondono malattie anche gravi come il virus Zika, la febbre dengue e la malaria.
Ma a crescere è anche il rischio di malattie idrotrasmesse: piogge intense e alluvioni, eventi direttamente connessi al cambiamento climatico, fanno straripare corsi d'acqua e mandano in tilt le reti fognarie, diffondendo tra la popolazione agenti virali quali virus delle epatiti A ed E, Enterovirus, Adenovirus, Norovirus, Rotavirus, contaminando anche la catena alimentare". E proprio sul fronte del cibo, "l'innalzamento delle temperature medie incrementa la sopravvivenza delle cisti di protozoi patogeni e i batteri responsabili di alcune sindromi gastroenteriche, anche a causa della contaminazione di alcuni prodotti alimentari, come ad esempio i prodotti ittici". A tali fenomeni "si associa quello psicologico, che non deve essere sottovalutato - afferma il presidente Sima, Alessandro Miani - E' stato di recente coniato il termine 'solastalgia' per indicare proprio l'angoscia provocata dal drastico cambiamento del clima: gli eventi climatici estremi provocano uno stato di stress e ansia tra i cittadini più vulnerabili che può sfociare in disturbi post-traumatici e addirittura in suicidi".