Adempimenti Legge Regionale 22/2019 e DGR 1919/2023 entro il 3 Giugno 2024

Ricordiamo che scadranno il prossimo 3 Giugno i termini della comunicazione al sindaco del loro comune per i colleghi liberi professionisti operanti in studi medici attivi prima del 20 Dicembre 2023. Tutti i nostri iscritti attivi in un loro studio prima della data indicata sono tenuti a inviare al Sindaco del comune in cui è situato lo studio stesso il Modulo 8 Bis allegato qui sotto corredato del titolo di studio. Invece, tutti gli iscritti che hanno iniziato la attività in uno studio medico dopo il 20 Dicembre 2023, devono inviare al Sindaco del comune in cui è situato lo studio il Modulo 8 allegato. Entro il giorno 1° ottobre 2024 le strutture sanitarie devono essere adeguate ai requisiti autorizzativi previsti dalla DGR 1919/2023, come da indicazioni al LINK https://salute.regione.emilia-romagna.it/ssr/strumenti-e-informazioni/autorizzazione-e-accreditamento/sanitario/autorizzazione N.B. gli indirizzi PEC di riferimento per i comuni di Forlì e Cesena sono rispettivamente suap@pec.comune.forli.fc.it suap@pec.unionevallesavio.it   MODULO_8_bis_def_vers_13_3_2024 MODULO_8_def_21-2-2024   NOTA_RISP_COORDINATORE_REGIONALE_AUTORIZZ_E_ACCRED_QUESITI_IN_TEMA_LR_22_19_IST_COMUNICAZIONE_8MAG24_timbrato

Clima: l’Europa sta ‘cuocendo’ a temperature record

(da AGI/AFP)  L''Europa ha subito un numero record di giorni di "stress da caldo estremo" nel 2023 e sta letteralmente cuocendo ad alta temperatura.  Lo rivelano due importanti osservatori climatici, sottolineando la minaccia di estati sempre più calde e mortali in tutto il continente.  In un anno di estremi contrastanti, l''Europa è stata testimone di ondate di caldo torrido ma anche di inondazioni catastrofiche, siccità devastanti, tempeste violente e violenti incendi.
Questi disastri hanno causato danni per miliardi di euro e hanno colpito più di due milioni di persone, si legge in un nuovo rapporto congiunto del servizio sui cambiamenti climatici dell''UE Copernicus e l''Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) delle Nazioni Unite.  Le conseguenze per la salute sono state particolarmente gravi.
"Stiamo assistendo a una tendenza crescente nel numero di giorni con stress da caldo in tutta Europa e il 2023 non ha fatto eccezione, con l''Europa che ha visto un numero record di giorni  estremi", ha affermato Rebecca Emerton, scienziata del clima presso Copernicus.
Per questo studio, Copernicus e WMO hanno utilizzato l''indice universale del clima termico, che misura l''effetto dell''ambiente sul corpo umano e tiene conto non solo delle alte temperature ma anche dell''umidità, della velocità del vento, del sole e del calore emesso dall''ambiente circostante.
L'indice comprende 10 diverse categorie di stress da caldo e da freddo. Lo stress da calore estremo "equivale a una temperatura percepita superiore a 46 gradi Celsius, a quel punto è imperativo intraprendere azioni per evitare rischi per la salute come il colpo di calore", ha affermato Emerton.
L''esposizione prolungata allo stress da calore è particolarmente pericolosa per le persone vulnerabili come gli anziani o coloro che soffrono di patologie preesistenti. L''effetto del caldo è più forte nelle città e 23 delle 30 peggiori ondate di caldo mai registrate in Europa si sono verificate in questo secolo. I decessi legati al caldo sono aumentati di circa il 30% negli ultimi 20 anni, si legge ancora nel rapporto.

Micro-vescicole nella saliva, diagnosi per parodontite

(da DottNet)    La parodontite è potenzialmente diagnosticabile da un campione di saliva, attraverso l'analisi di vescicole che normalmente 'gemmano' dalle cellule e che, in caso di malattia delle gengive, possono contenere molecole infiammatorie. Presenti ovunque nel corpo anche nei soggetti sani ma iper-prodotte in caso di patologia, queste stesse vescicole extracellulari potrebbero anche spiegare perché i pazienti con malattia parodontale sono a più alto rischio di diabete e perché i diabetici, a loro volta, hanno un maggior rischio di parodontite. È l'ipotesi presentata in uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Oral Microbiology e condotta presso il Department of Oral Science and Translation Research, College of Dental Medicine, Nova Southeastern University, a Fort Lauderdale, in Florida. 

Le evidenze scientifiche a disposizione confermano che esiste un rapporto bidirezionale tra la parodontite e il diabete. La parodontite può influenzare il controllo glicemico del diabete, la resistenza insulinica e le complicanze diabetiche, spiega Nicola Discepoli, del Dipartimento di Biotecnologie Mediche presso l'Università di Siena e socio attivo della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP). A sua volta il diabete può peggiorare la parodontite ritardando la guarigione delle ferite e aumentando la possibilità di infezione.

Le vescicole extracellulari (EVs) sono particelle eterogenee di struttura sferica racchiuse da membrane lipidiche, secrete sia dalle cellule umane, sia da quelle dei microrganismi batterici presenti nel nostro organismo, bocca compresa. Svolgono un ruolo chiave in una varietà di patologie infiammatorie croniche.  Il nuovo studio ha esaminato la biogenesi, il rilascio e la funzione biologica delle vescicole, e il loro potenziale ruolo nello sviluppo della parodontite e del diabete. Le vescicole extracellulari, precisa Discepoli, sono da qualche anno studiate per molte patologie croniche. Si tratta appunto di una sorta di gemma cellulare con un diametro veramente minimo che possono contenere anche codice genetico.

"Solo di recente - spiega - si è compreso che possono essere usate come un marker preciso dell'alterazione a livello parodontale: i pazienti con parodontite ne producono in eccesso e con un contenuto molecolare spesso pro-infiammatorio". Si pensa, precisa Discepoli, che possano stimolare la produzione e l'amplificazione di mediatori infiammatori nei tessuti parodontali. Nel nuovo studio, spiega l'esperto, si ipotizza che ad avere un ruolo nell'associazione tra diabete e parodontite siano proprio le vescicole, le quali partecipano attivamente all'induzione e all'amplificazione del processo infiammatorio a livello dei tessuti gengivali. Queste, quindi, oltre ad avere un enorme valore diagnostico, potrebbero giocare un ruolo nella patogenesi delle due malattie. Non a caso, spiega Discepoli, nella parodontite, che è una malattia cronica con fasi di attività e quiescenza, il tasso a cui vengono prodotte le vescicole è proporzionale alla severità della malattia e alla fase in cui essa si trova.  "Diversi studi - ribadisce - hanno visto che le vescicole sono molto affidabili nell'confermare la diagnosi clinica di parodontite. E' auspicabile in futuro che possa essere sviluppato un test ad hoc da usare nello studio del dentista; idealmente, infatti, si potrebbero isolare le vescicole da un campione di saliva - conclude - ed analizzarne il contenuto e identificando non solo lo stato di salute o malattia parodontale esistente ma anche la sua attività".

Ospedali, un posto letto su 5 è nel privato

(da DottNet)   Nel 2022 il servizio sanitario nazionale ha potuto contare su 203.800 posti letto per degenza ordinaria, il 20,8% dei quali si trovano in strutture private accreditate. A questi si aggiungono 11.906 posti per day hospital, quasi totalmente pubblici (89,1%) e di 8.253 posti per day surgery in grande prevalenza pubblici (76,9%). Sono alcuni dei dati che emergono dall'ultima edizione dell'Annuario statistico del Servizio Sanitario Nazionale pubblicata dal ministero della Salute. Secondo il rapporto, a livello nazionale sono disponibili 3,8 posti letto ogni 1.000 abitanti, con forti differenze regionali nella loro distribuzione: in Liguria sono pubblici 3,9 posti letto per mille rispetto ai 2,2 della Calabria; tuttavia la Calabria, insieme a Lazio e P.A. di Trento, si situa al posto più alto in classifica per numero di posti letto nel privato (1,1 per mille abitanti). Nel complesso è in lieve crescita il numero di posti letto per degenza ordinaria, dal 2015 al 2022 si è registrato un +5% di posti letto (soprattutto nel pubblico), con un picco nel 2020 legato alla pandemia, quando in un solo anno i posti letto per degenza ordinaria sono aumenti di quasi 40 mila unità, superando i 189 mila.

Questi posti letto hanno consentito di gestire nel pubblico 4.510.987 di ricoveri con quasi 35 milioni di giornate di degenza complessiva (7,7 giorni a paziente). A questi si sommano 794.590 ricoveri nel privato con 3.962.509 di giornate di degenza (5 giorni a paziente). Il rapporto tra pubblico e privato cambia però guardando all'emergenza: solo il 2,7% delle strutture private ha un dipartimento di emergenza (rispetto al 53% del pubblico), il 5,4% ha un pronto soccorso (rispetto all'80% del pubblico), lo 0,21% un pronto soccorso pediatrico (rispetto al 18,2% del pubblico), il 9,5% un centro di rianimazione (rispetto al 68,9% delle strutture pubbliche).

Disforia di genere: Ministero, per tutti visita neuropsichiatrica

(da AGI)  Undici rilievi o "azioni di miglioramento" indicati dal Ministero della Salute nella relazione inviata alla Regione Toscana che riguarda il centro per la disforia di genere all'ospedale fiorentino di Careggi. Tra questi, la necessità di "prevedere che tutti i casi senza eccezione siano visitati dal neuropsichiatra infantile", e di "produrre con urgenza procedure dettagliate per diagnosi e presa in carico dei soggetti con disforia di genere".  Altra indicazione contenuta nella relazione è che sia inserita "regolare valutazione del neuropsichiatra infantile in tutti gli adolescenti ai fini della prescrivibilità e rimborsabilità della triptorelina".

Secondo quanto evidenziato nella relazione, il Centro ha dato un'interpretazione sbagliata dei criteri Aifa relativi all'impiego della triptorelina e "alcuni casi trattati con triptorelina, dunque, sarebbero stati oggetto soltanto di trattamento psicologico e psicoterapeutico", "pertanto, si rileva che il percorso assistenziale e diagnostico messo in atto presso la SOD in questione non prevede l'obbligatorietà di dimostrare la mancata efficacia dell'assistenza psichiatrica per poter accedere al trattamento con triptorelina".

L’Europa affronta l’epidemia di solitudine

(da Univadis - riproduzione parziale)     La solitudine non è più solo un problema personale: è un'epidemia silenziosa. Il Vivek H. Murthy, US General Surgeon degli Stati Uniti (una carica che ha il compito di dare consigli medici alla popolazione in materia di salute e prevenzione) l'ha  paragonata al fumo, sostenendo che è dannosa quanto 15 sigarette al giorno. Il tributo pagato alla salute è impressionante e va dai rischi cardiovascolari ai problemi di salute mentale. È ora di affrontare la brutale verità: la solitudine non fa solo male all'animo ma minaccia il nostro stesso benessere.   Negli anziani, la solitudine è collegata a un rischio maggiore del 50% di sviluppare demenza, un rischio maggiore del 30% di malattia coronarica o ictus e un rischio maggiore del 26% di mortalità per tutte le cause. È anche associata a un rischio maggiore di malattie cardiache nelle persone con diabete. Infatti, la solitudine è un fattore predittivo di malattie cardiovascolari nelle persone con diabete persino più forte della dieta, dell'esercizio fisico, del fumo o della depressione.   Riconoscendo la solitudine come una priorità per la salute pubblica globale, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha lanciato una Commissione sulla Connessione Sociale, che mira a fornire prove chiare ai responsabili politici e agli operatori del settore sui modi migliori per migliorare l'interazione sociale.

Valutazione della solitudine in Europa

Quanto è grande il problema? Secondo la prima indagine sulla solitudine in tutta l'Unione Europea (UE), EU-LS 2022, condotta dal Joint Research Center (JRC), circa il 13% dei 20.000 intervistati ha riferito di essersi sentito solo per la maggior parte o per tutto il tempo nelle 4 settimane precedenti l'indagine.   I cittadini di Irlanda, Lussemburgo, Bulgaria e Grecia si sono sentiti più soli, mentre Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Croazia e Austria hanno registrato i livelli più bassi di solitudine.   Inoltre, la solitudine non colpisce solo gli anziani.  "Alcuni studi mostrano una relazione a U, con alti livelli di solitudine sia tra i giovani sia tra gli anziani, mentre altri indicano una continua diminuzione della solitudine con l'età", ha spiegato Elizabeth Casabianca, analista socioeconomica del JRC, a Medscape Medical News.   "Gli interventi sulla solitudine sono spesso rivolti agli adulti più anziani. Tuttavia, sono necessari anche interventi per i giovani. Gruppi di età diverse vivono la solitudine in modo diverso, quindi è importante considerare attentamente le esigenze del gruppo target e adattare gli interventi di conseguenza".

Legami con l'uso dei social media

La solitudine è stata anche collegata a un maggiore uso dei social network, indicando che queste piattaforme potrebbero sostituire i legami offline con quelli online.  Courtney Queen, professore associato presso il Dipartimento di Salute Pubblica della Texas Tech University, Lubbock, Texas, e visiting professor presso la Stradiņš University di Riga, in Lettonia, ha dichiarato a Medscape Medical News: "Mentre molti studi suggeriscono un'associazione tra l'uso dei social media e la solitudine, abbiamo bisogno di saperne di più su altre domande fondamentali, come: l'aumento dell'uso dei social media comporta sempre un aumento della solitudine? Sicuramente no. Chiunque si impegni nell'uso dei social media si sente automaticamente più solo? Sicuramente no. E questa solitudine dura per sempre? Anche questo è poco probabile".    "A volte è difficile individuare queste associazioni, poiché è più probabile che le persone sole si dedichino ai social media rispetto a quelle che si sentono già socialmente connesse" ha osservato Queen, che ha studiato a fondo l'uso della tecnologia tra gli europei come mediatore della solitudine.

Gli operatori sanitari possono fare la loro parte

Gli operatori sanitari svolgono un ruolo essenziale nell'identificare la solitudine e nel minimizzare il suo impatto sulla salute mentale e fisica.  "Il primo passo per gli operatori sanitari è quello di effettuare uno screening della solitudine e delle sue cause, in modo da poter fornire un'assistenza personalizzata, un supporto emotivo e l'accesso alle risorse della comunità", ha dichiarato il geriatra Michael Cantor, geriatra con base negli Stati Uniti, in un'intervista a Medscape Medical News.   Secondo Cantor, "la pratica migliore è quella di utilizzare un approccio proattivo, integrando le valutazioni della salute mentale nei controlli di routine, collegandosi con i programmi di coinvolgimento comunitario, accogliendo i progressi tecnologici e formando gli operatori a riconoscere e affrontare la solitudine. Queste iniziative assicurano che gli operatori sanitari non si limitino a trattare le condizioni mediche, ma contribuiscano attivamente al benessere generale delle persone anziane".

Un invito all'azione coordinata

Il percorso dall'isolamento all'inclusione dovrebbe prevedere non solo il riconoscimento del problema, ma anche l'attuazione di politiche e interventi mirati.  A livello locale, i programmi comunitari possono essere molto efficaci. Offrono un'ampia gamma di attività e risorse che rispondono a esigenze diverse e creano un ambiente che favorisce la connessione sociale.

Tra ospedalieri, mmg, pediatri e continuità assistenziale quasi 11 mila medici in meno in dieci anni

(da DottNet)    In dieci anni il Servizio sanitario nazionale ha perso 10.912 medici tra ospedalieri, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e di continuità assistenziale (ex guardia medica). È questo il dato che emerge dal confronto tra il 2022 e il 2012 secondo i dati del Ministero della Salute. In controtendenza gli infermieri che negli ultimi dieci anni sono aumentati di 7.076 unità.

Medici ospedalieri. Nel 2012 il Ssn ne annoverava 104.618 contro i 101.827 del 2022 (-2.791)

Medici convenzionati. I medici di famiglia dai 45.437 che erano nel 2012 sono diventati 39.366 nel 2022 (-6.071). In calo anche i pediatri (-694 in 10 anni per un totale nel 2022 di 6.962 unità). In frenata anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) che dagli 12.027 che erano nel 2012 sono diventati 10.671 nel 2012 (-1.356).

Infermieri. In crescita gli infermieri: nel 2012 erano 260.937 contro i 268.013 del 2022.

Salute: la personalità influenza l’espressione dei nostri geni

(da AGI)   La nostra personalità altera l''espressione dei nostri geni. Lo dimostra uno studio internazionale condotto dall''Università di Granada (Spagna) utilizzando l''intelligenza artificiale e pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry (Nature). Lo studio multi e interdisciplinare è stato condotto da ricercatori dell''Istituto interuniversitario andaluso di ricerca in scienza dei dati e intelligenza computazionale (DaSCI), del Dipartimento di informatica e intelligenza artificiale dell''UGR e dell''Istituto di ricerca sulla biosalute di Granada (ibs.GRANADA). Lo studio è stato effettuato in collaborazione con il professor Robert Cloninger (Washington University di St. Louis), ricercatori del Baylor College of Medicine (Texas, USA) e dello Young Finns Study (Finlandia). Il gruppo di ricerca internazionale (composto da specialisti in genetica, medicina, psicologia e informatica) ha utilizzato i dati dello Young Finns Study, un ampio studio condotto sulla popolazione generale della Finlandia per oltre quattro decenni durante il quale sono state raccolte informazioni rilevanti sulla salute dei partecipanti , condizione fisica e stile di vita. Inoltre, i partecipanti sono stati sottoposti ad approfondite valutazioni della personalità che hanno riguardato sia il temperamento (abitudini e reattività emotiva) che il carattere (obiettivi e valori coscienti). I risultati hanno mostrato che alcune visioni della vita favoriscono una vita sana, appagante e lunga, mentre altre portano a una vita stressante, malsana e breve. Lo studio ha analizzato la regolazione dell''espressione genetica in questi individui, tenendo conto di tre livelli di autoconsapevolezza misurati attraverso la combinazione del loro temperamento e dei loro profili caratteriali. Questi livelli sono stati definiti "non regolamentati" - individui dominati da emozioni e abitudini irrazionali associate alle loro tradizioni e all''obbedienza all''autorità, "organizzati" - individui autosufficienti capaci di regolare intenzionalmente le proprie abitudini e cooperare con gli altri per il reciproco vantaggio e, infine, "creativo" - individui auto-trascendenti che adattano le proprie abitudini per vivere in armonia con gli altri, con la natura o con l''universo, anche se ciò richiede occasionali sacrifici personali.

Mantenersi attivi aiuta a dormire meglio

(da Univadis)     L’attività fisica portata avanti con costanza negli anni riduce il rischio di insonnia e quello di dormire troppo o troppo poco. È quanto riportano sulla rivista BMJ Open i ricercatori guidati da Eva Bjornsdottir del dipartimento di psicologia all’Università di Reykjavik, in Islanda, che hanno portato avanti uno studio di coorte su oltre 4.300 persone arruolate in 21 centri di 9 paesi europei.   “I disturbi del sonno sono molto comuni nella popolazione generale e hanno un impatto su salute e qualità di vita” esordiscono gli autori. “Numerosi studi suggeriscono che l’attività fisica possa migliorare i sintomi dell’insonnia cronica ma ad oggi non sappiamo quanto siano significativi tali benefici e quali fattori possano influenzarli” aggiungono, spiegando che ci sono anche dati a sostegno di un’associazione tra attività fisica e ridotta sonnolenza diurna. 

Parola d’ordine: costanza

I dati oggi disponibili non dispongono di un follow-up sufficientemente esteso e difficilmente gli studi precedenti hanno valutato più esiti legati al sonno contemporaneamente. Proprio per colmare queste lacune e valutare in dettaglio l’associazione tra attività fisica e sonno, Bjornsdottir e colleghi hanno valutato le risposte dei partecipanti a domande sull’attività fisica al basale e su attività fisica, sintomi dell'insonnia, durata del sonno e sonnolenza diurna a 10 anni di follow-up. “Sulla base dei cambiamenti nell’attività fisica, abbiamo identificato quattro gruppi di partecipanti: costantemente non attivi; diventati inattivi; diventati attivi e costantemente attivi” scrivono i ricercatori.

Dopo aggiustamenti per età, sesso, indice di massa corporea, storia di fumo e centro di studio, chi era rimasto costantemente attivo aveva meno probabilità di riportare difficoltà nell’addormentarsi (OR 0,60) e di avere una durata del sonno particolarmente breve (≤ 6 ore/notte; OR 0,71) e particolarmente lunga (≥ 9 ore/notte; OR 0,53) rispetto a chi era rimasto costantemente inattivo.    Come ricordano gli autori, una limitazione dello studio è rappresentata dal fatto che i dati sui disturbi del sonno sono stati riferiti dai partecipanti e non erano disponibili diagnosi mediche o misurazioni oggettive. Di contro, però, il follow-up di 10 anni ha permesso di valutare l’impatto della costanza nell’attività fisica sul sonno. “I nostri risultati sono in linea con quelli di altri studi che mostrano un beneficio dell’attività fisica sui sintomi dell’insonnia, ma aggiungono un dato importante, ovvero l’importanza di mantenere un’attività fisica costante nel tempo” affermano Bjornsdottir e colleghi, precisando che chi è fisicamente attivo in generale ha anche maggiori probabilità di adottare uno stile di vita più sano, comportando un effetto anche sul sonno. 

Enpam conferma impegni di investimento per il 2024

(da Doctor33)   L'Enpam, l'Ente previdenziale di medici e odontoiatri, fa sapere di aver "confermato i propri impegni di investimento per il 2024, con un programma di attività finanziarie che avranno il proprio 'focus' sul mercato italiano" per un ammontare di "circa 520 milioni, suddivisi in tre diversi progetti, con richiesta specifica ai Gestori di presentare proposte di fondi Oicr (Organismi di investimento collettivo del risparmio), che investono prevalentemente in Italia, o comunque in modo significativo e che siano in grado di attrarre significativi investimenti sul territorio nazionale". Lo si legge in una nota. "Si tratta di un'ulteriore conferma del nostro impegno a puntare sul sistema paese. Con l'opportuna specifica - afferma il presidente della Cassa dei professionisti Alberto Oliveti - che ciò deve e dovrà sempre avvenire nel pieno rispetto dei nostri criteri di sostenibilità, che hanno come obiettivo primario il pagamento delle pensioni dei nostri iscritti, e non certo la mera speculazione finanziaria", va avanti la nota. Nello specifico, indica l'Enpam, "un primo progetto mira a investire 375 milioni in Oicr di private equity e i fondi ricercati devono avere un valore pari ad almeno 150 milioni", poi "una seconda linea di investimento prevede invece un impegno di 100 milioni complessivi in Oicr focalizzati sul private debt: anche per questa seconda selezione le dimensioni del fondo dovranno essere pari ad almeno 150 milioni". Infine, Enpam investirà 45 milioni su Oicr con focus sul venture capital e, in questo ultimo caso, la selezione si rivolge ancora a fondi con un target di almeno 100 milioni. 

A Londra medici di famiglia a pagamento per tagliare le liste

(da ADN Kronos)   Le liste d'attesa soffocano il Servizio sanitario nazionale anche Oltremanica. Nel Regno Unito, secondo dati recenti del National Health Service (Nhs), un paziente su 20 aspetta almeno un mese per riuscire a farsi visitare da un general practitioner - il Gp, l'equivalente inglese del nostro medico di famiglia - e solo a novembre scorso si contavano oltre 1,5 milioni di appuntamenti per un centro di assistenza medica di base evasi dopo un minimo di 4 settimane dal momento della prenotazione. Ed ecco che a Londra arriva il medico di famiglia a pagamento: a Fulham, nel sud-ovest della metropoli - informa il quotidiano locale gratuito 'The Stardard' - apre la sua prima sede Dr Dropin, una piattaforma privata norvegese di medici di base che ha in programma altre 3 aperture nella capitale britannica entro fine anno. Fondata a Oslo nel 2017, Dr Dropin offre nella sede di Fulham appuntamenti di 15 minuti con un medico di famiglia al prezzo di 79 sterline a persona (poco più di 92 euro), che scendono a 59 (poco meno di 69 euro) per una consulenza virtuale. Si prenota e si fa la visita, senza attese.

A Londra medici di famiglia a pagamento per tagliare le liste

(da ADN Kronos)   Le liste d'attesa soffocano il Servizio sanitario nazionale anche Oltremanica. Nel Regno Unito, secondo dati recenti del National Health Service (Nhs), un paziente su 20 aspetta almeno un mese per riuscire a farsi visitare da un general practitioner - il Gp, l'equivalente inglese del nostro medico di famiglia - e solo a novembre scorso si contavano oltre 1,5 milioni di appuntamenti per un centro di assistenza medica di base evasi dopo un minimo di 4 settimane dal momento della prenotazione. Ed ecco che a Londra arriva il medico di famiglia a pagamento: a Fulham, nel sud-ovest della metropoli - informa il quotidiano locale gratuito 'The Stardard' - apre la sua prima sede Dr Dropin, una piattaforma privata norvegese di medici di base che ha in programma altre 3 aperture nella capitale britannica entro fine anno. Fondata a Oslo nel 2017, Dr Dropin offre nella sede di Fulham appuntamenti di 15 minuti con un medico di famiglia al prezzo di 79 sterline a persona (poco più di 92 euro), che scendono a 59 (poco meno di 69 euro) per una consulenza virtuale. Si prenota e si fa la visita, senza attese.

Siti e app per il contatto tra medico e paziente. Dal Garante arrivano le indicazione per la Privacy

(da Quotidiano Sanità)  Un concreto aiuto dal Garante Privacy per app e siti che mettono in contatto i pazienti con i professionisti sanitari, tra cui i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta che offrono a utenti e medici servizi quali la scelta del professionista, la prenotazione delle visite, l’invio e l’archiviazione di documenti sanitari.  Il Garante ha pubblicato infatti un documento in 10 punti in cui si indicano gli obblighi e gli adempimenti da rispettare al momento di trattare dati personali così delicati.

Attraverso le piattaforme digitali, che nella maggior parte dei casi fanno capo a società stabilite in paesi europei diversi dall’Italia o in Paesi terzi, i dati sia personali che sanitari dei pazienti vengono utilizzati per molteplici finalità da diversi soggetti che intervengono a vario titolo nelle operazioni di trattamento e che possono assumere diversi ruoli di protezione dei dati (titolare, contitolare e responsabile del trattamento).

Il compendio fornisce chiarimenti con riferimento a tre macro tipologie di trattamenti: dati dei pazienti, necessari per offrire loro servizi anche di tipo amministrativo correlati alla prestazione sanitaria richiesta (ad es. creazione dell’account, prenotazione di una visita medica); dati personali dei professionisti sanitari trattati per diversi scopi (ad es. gestione dell’agenda del medico e recensioni degli utenti); dati sulla salute dei pazienti, trattati per finalità di diagnosi e cura (es. condivisione di documenti sanitari come prescrizioni o referti).  Per ciascuna delle tre differenti macro tipologie di trattamenti, il compendio identifica le specifiche basi giuridiche, i ruoli, le responsabilità e gli obblighi in capo a siti e app e ricorda la necessità di adottare misure di sicurezza tecniche e organizzative, volte a ridurre i rischi di distruzione, perdita, modifica, divulgazione non autorizzata di dati o accesso accidentale o illegale.

Una specifica sezione del compendio è dedicata all’obbligo per le piattaforme di svolgere al riguardo una preventiva valutazione di impatto sul trattamento di dati che possa presentare un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone fisiche.  Un paragrafo, infine, è dedicato alle informazioni da rendere ai pazienti che, in conformità ai principi di correttezza e trasparenza, devono essere semplici e chiare oltre che concise, trasparenti, intelligibili e facilmente accessibili.

Consulta il documento del Garante qui sotto

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