Covid. Giocare a carte è sicuro? Sì ma con alcune precauzioni. Dalla Calabria vademecum per i giocatori
Osservasalute 2019.“Covid ha messo a nudo debolezza Ssn. E regionalismo sanitario non si è dimostrato efficace nel fronteggiare pandemia”
Tumori, ogni anno costano 20 miliardi di euro. Gli esperti: servono più risorse, potenziare assistenza territoriale
Covid-19, niente risarcimenti per Mmg deceduti. Compagnie assicurative escludono infortunio
(da Doctor33) Le assicurazioni negano il risarcimento ai medici di famiglia vittime di coronavirus e ai loro superstiti. Anche se l'Inail invita a trattare l'infezione da Covid 19 come infortunio sul lavoro, per le compagnie tale non è. L'Inail però con la sua circolare numero 13 del 3 aprile scorso ha circoscritto il diritto a indennizzo Covid ai soli dipendenti tra i lavoratori a rischio, medici ed infermieri esclusi. Nulla c'è per indennizzare il medico convenzionato che è libero professionista. Ceto, si sta discutendo di farlo rientrare perché è parasubordinato e lo stipendio della convenzione è l'85-95% del suo reddito (né può rifiutare le cure a un assistito che lo ha scelto).
Enpam: “Via ai nuovi mutui per i giovani”
Il medico può esercitare la professione in farmacia? Per il momento no, ma fino a quando?
‘Io medico giuro’, campagna Fnomceo su sacrificio e valori durante emergenza Covid
(da Adnkronos Salute) - 'Io medico giuro': di curare tutti, senza discriminazione; che avrò cura di te, in ogni emergenza; che ti curerò senza arrendermi mai. Frasi legate ai valori richiamati nel Giuramento e nel Codice deontologico, alla base della campagna lanciata dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), al via da oggi sui social e attraverso l'affissione di manifesti 6x3 nelle strade delle principali città italiane. "Valori che vengono messi in pratica sempre, ma che sono diventati drammaticamente evidenti durante l'emergenza Covid-19. Sono più di 170 i medici e gli odontoiatri che hanno perso la vita nel corso dell'epidemia", come ricorda il portale della Federazione, listato a lutto in loro memoria.
Test sierologici per Covid-19, sensibilità e specificità fanno ancora discutere
(Bmj 2020. Doi: 10.1136 bmj.m2516 http://dx.doi.org/10.1136 bmj.m2516)
Nuova lista di malattie che aumentano rischi di Covid
I rischi della telemedicina ai tempi del Covid. L’esperto: «Possibili sanzioni, problemi deontologici e richieste di risarcimento»
(da SanitàInformazione.it) Sanzioni economiche, problemi deontologici e possibili richieste di risarcimento. Sono questi i rischi a cui va incontro il medico che utilizza strumenti di telemedicina non conformi al regolamento europeo sul trattamento dei dati personali. Da quando camici bianchi e pazienti sono stati “allontanati” gli uni dagli altri dal lockdown conseguente alla diffusione su larga scala del Covid-19, la medicina a distanza, fino ad ora una forma residuale dell’attività del professionista sanitario, è diventata la principale forma di consulto medico. Un’emergenza di questa portata, così improvvisa e imprevedibile, ha dunque costretto i medici a cambiare radicalmente il proprio modo di approcciarsi al lavoro. E i rischi conseguenti a questo repentino mutamento non sono pochi. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Ciro Galiano, dello studio legale “De Berardinis e Mozzi”
Avvocato Galiano, quali rischi corre, a causa di un uso non corretto della telemedicina, il paziente? «A causa del Covid per i medici si è venuta a creare la necessità di implementare le possibilità di utilizzo dei canali telematici per prestare assistenza medica. Non si tratta ovviamente di una modalità di assistenza nuova, ma è chiaro che oggi parliamo di un elemento principale, fondamentale, e lo sarà ancora per diversi mesi. Il rischio per il paziente attiene all’eventuale mancata accortezza da parte del medico nell’utilizzo di strumenti idonei a garantire un livello adeguato di protezione dei dati personali. Il medico potrebbe non adottare tutte le accortezze necessarie, e i dati del paziente potrebbero essere persi oppure rubati da qualche altro soggetto, il cosiddetto terzo uomo. Si rischia dunque una condivisione illecita dei dati da parte di soggetti non identificati».
E presumibilmente malintenzionati… «Si tratta di un rischio che attiene a tutti i trattamenti di dati, non solo quelli sanitari. Nello specifico, il medico è il titolare del trattamento dei dati personali dei suoi pazienti, e come tale deve ottemperare alle norme sulla protezione dei dati personali previste dal regolamento europeo n. 679 del 2016. Ora, è chiaro che il medico era abituato a ricevere il proprio paziente presso il suo ambulatorio, cosa che poi non ha più potuto fare. Penso soprattutto ai camici bianchi che gestiscono malattie croniche o situazioni di tipo psichiatrico, dove sono necessari controlli periodici. Per non lasciare da solo il paziente anche nel periodo di isolamento, il medico avrà fatto dei consulti telematici attraverso, magari, piattaforme di comunicazione che ormai conosciamo tutti e che in questo periodo si sono diffuse tantissimo. Immagino che molti medici, presi alla sprovvista da questa situazione, abbiano dovuto adeguarsi anche con mezzi un po’ più improvvisati e “casalinghi”, come il pc personale (che magari è condiviso da altri membri della famiglia), sistemi antivirus non aggiornati e piattaforme di messaggistica. È chiaro che, una volta passato il primo momento emergenziale, in cui è assolutamente comprensibile che ci sia stata una attuazione meno vigorosa delle normative sui dati personali, risulti opportuno che oggi, in una situazione più “strutturata”, il medico cominci a pensare al corretto adeguamento dei propri strumenti. Oltre questo, è necessario fornire una nuova informativa ai propri pazienti, informarli su come vengono utilizzati e trattati i dati attraverso questi strumenti informatici. Prima di farlo, però, sarebbe opportuno mapparli e verificare l’adeguamento di questi strumenti alle normative vigenti, al fine di garantire che i dati non vadano persi».
Cosa rischia il medico se non si adegua? «Il medico potrebbe andare incontro ad un controllo da parte dell’autorità garante, magari su reclamo di un paziente, con successiva sanzione amministrativa di diverse migliaia di euro. Ma ci sono anche altri tipi di problemi: prima di tutto, la perdita e la diffusione dei dati, anche se solo per incuria e non per colpa, possono determinare una violazione degli obblighi deontologici del professionista, che rischierebbe di non essere in grado di mantenere il segreto professionale. Quindi vedo un rischio anche dal punto di vista deontologico nei confronti dell’ordine di appartenenza. In più c’è da considerare che la perdita o il non corretto trattamento dei dati del paziente fa sì che lo stesso subisca un danno e che questi possa chiedere, davanti ad un giudice ordinario, un risarcimento. Poniamo che vengano pubblicati tutti i dati dei pazienti di un determinato medico perché qualcuno è entrato in possesso del suo database. Ovviamente il singolo paziente potrebbe avviare un’azione di risarcimento danni. Si tratta di un ulteriore aspetto che non può essere sottovalutato».
Il tutto in un momento già di per sé non facile per la classe medica. «Si tratta di una serie di problemi che vanno ad aggiungersi a quelli che i professionisti sanitari subiscono già da diverso tempo. Pensiamo, ad esempio, alle continue cause per malpractice. È un elemento di rischio in più che ancora non si vede con nettezza, ma che potrebbe fare molti danni».
Dal superlavoro all’ipotiroidismo, la teoria trova conferma
(da M.D.Digital) L'ipotiroidismo era più di 2.5 volte più diffuso tra i soggetti adulti che lavoravano tra le 53 e le 83 ore settimanali rispetto a quelli che lavoravano dalle 36 alle 42 ore settimanali. Inoltre, coloro con orari di lavoro più lunghi avevano una probabilità di ipotiroidismo più alta del 46% per ogni 10 ore aggiuntive di lavoro a settimana: è quanto emerge dai dati accettati per la presentazione al meeting annuale della Endocrine Society e pubblicati su Thyroid. L'impatto negativo sulla salute dei lunghi orari di lavoro è ben confermato in relazione alle malattie cardiovascolari e ora si aggiungono crescenti evidenze epidemiologiche di una associazione tra lunghi orari di lavoro ed effetti negativi sulla salute mentale e metabolica, con conseguenze quali diabete mellito, obesità, sindrome metabolica, affaticamento e sintomi depressivi. L'ipotiroidismo è associato a molte altre malattie, tra cui la malattia cardiovascolare aterosclerotica, l'insufficienza cardiaca congestizia, il diabete mellito, l'obesità, la sindrome metabolica, l'affaticamento e la depressione, che hanno grandi sovrapposizioni con esiti di salute legati al superlavoro.
Gli autori di questo nuovo studio hanno valutato i dati sull'orario di lavoro e sulla funzione tiroidea di 2.160 adulti (età media, 42.4 anni; fascia di età, 33-52.1 anni; 69.9% uomini) che lavoravano fra le 36 e le 83 ore a settimana e che non avevano una storia di malattia tiroidea. Sono stati considerati eutiroidei i soggetti con un livello sierico di Tsh compreso tra 0.62 mIU/L e 6.86 mIU/L e un livello di tiroxina libera compreso tra 0.89 ng/mL e 1.76 ng/mL.
La maggior parte della popolazione in studio è risultata eutiroidea (94.94%); lo 0.05% aveva ipotiroidismo manifesto, il 2.1% un ipotiroidismo subclinico, il 2.75% aveva ipertiroidismo subclinico e lo 0.16% un ipertiroidismo manifesto. La settimana lavorativa mediana era di 47.1 ore con il 15.4% della coorte che svolgeva attività a turni. I lavoratori con ipotiroidismo hanno accumulato più ore settimanali rispetto ai lavoratori eutiroidei (p=0.032) e una percentuale maggiore di lavoratori con ipotiroidismo (64.8%) aveva una settimana lavorativa più lunga di 48 ore rispetto ai lavoratori eutiroidei (43.2%) e a quelli con ipertiroidismo ( 52.4%; p=0.024). Nei soggetti ipotiroidei, il 3.6% lavorava tra le 53 e le 83 ore settimanali, mentre l'1.4% lavorava dalle 36 alle 42 ore settimanali. L'OR rettificato per l'ipotiroidismo e le ore di lavoro più lunghe è stato 1.46 per un aumento di 10 ore alla settimana.
(Young Ki Lee,et al. Long Work Hours Are Associated with Hypothyroidism: A Cross-Sectional Study with Population-Representative Data . Thyroid 2020; https://doi.org/10.1089/thy.2019.0709)
REGIONE EMILIA ROMAGNA: PROROGA DELLE ESENZIONI TICKET
PROROGA DELLE ESENZIONI TICKET
La Regione Emilia Romagna ha prorogato la scadenza di alcune esenzioni. in particolare sono state prorogate al 31 ottobre 2020 le esenzioni dal pagamento ticket E02 (per disoccupazione) ed E99 (per i lavoratori colpiti dalla crisi) in scadenza il 30 giugno 2020. Resta sempre in carico al cittadino verificare se continuano a sussistere i requisiti che ne concedono il diritto. Al venir meno degli stessi, si ricorda che è comunque necessario procedere alla revoca dell’esenzione anche attraverso il FSE. Sono prorogate inoltre, di 210 giorni, tutte le esenzioni per patologia cronica e invalidante, malattia rara ed invalidità, in scadenza tra il 1° luglio 2020 e 31 gennaio 2021. Per ulteriori informazioni sulle esenzioni dal ticket, e sui tetti massimi di reddito, si può contattare il numero verde gratuito del Servizio sanitario regionale 800 033033 , dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18; il sabato e i prefestivi dalle 8.30 alle 13.Per il 62% degli italiani servirà un supporto psicologico
Mancato reddito per lockdown, Enpam estende il bonus. Ecco le categorie coinvolte
(da Doctor33) Arrivano mille euro al mese per tre mesi a tutti i liberi professionisti iscritti Enpam in ritardo con il versamento dei contributi (ma in fase di "ripiano"), o a chi nel 2018 ha sospeso l'attività causa gravidanza, malattia o infortunio. Una novità che la Fondazione, in attesa degli ok ministeriali su ulteriori agevolazioni agli iscritti, inaugura impiegando risorse proprie. Ribattezzato "Enpam +", il bonus è riservato a giovani liberi professionisti iscritti in quota B dal 2019, pensionati ex contribuenti in quota B, e professionisti fin qui esclusi dalla prima versione del Bonus da mille euro stanziato per l'emergenza Covid-19. Potranno farsi avanti gli iscritti che hanno registrato un calo del fatturato di oltre il 33% rispetto agli ultimi 3 mesi del 2019; chi ha ripreso l'attività nel 2019 e ha prodotto un reddito superiore al limite già coperto dalla quota A; chi nel 2018 ha prodotto un reddito inferiore al limite già coperto dalla Quota A (anche chi per via delle spese sostenute ha abbattuto il reddito imponibile); chi ha saltato la Quota B relativa al reddito 2018 a patto saldi prima della presentazione della domanda per il bonus Enpam; chi sta pagando le rate delle sanzioni, a patto sia in regola con le scadenze; chi non è in regola con i contributi per un'annualità, se ha chiesto all'Enpam di regolarizzare la sua situazione; chi sta regolarizzando la sua posizione e paga la prima rata. Saranno circa 31mila i nuovi titolati all'agevolazione: si aggiungono ai circa 60mila camici che hanno già ricevuto il Bonus Enpam da mille euro. Quest'ultimo, erogabile al massimo per 3 mesi e fino a 1000 euro mensili - da non confondere con il bonus statale da 600 euro per marzo aprile maggio 2020 ma con esso cumulabile - va a tutti i medici e odontoiatri in libera professione che tra il 21 febbraio e la data della domanda hanno registrato un calo di fatturato superiore al 33% rispetto a ottobre-novembre-dicembre 2019. Sia nel bonus "Enpam" sia nel bonus "Enpam+", i mille euro arrivano a chi contribuisce ad aliquota intera (17,50%): chi versa meno deve aspettarsi indennizzi proporzionati. L'esborso della Fondazione per i bonus fin qui è stato pari a circa 140 milioni di euro. «Si tratta di uno sforzo straordinario - sottolinea il presidente Alberto Oliveti - che conferma una volta di più quanto la Fondazione voglia essere vicina e a supporto di medici e odontoiatri che stanno risentendo in maniera drammatica della crisi Covid-19». Le domande sono state aperte ieri 25 giugno e vanno inoltrate dall'area riservata del sito della Fondazione. Accanto ai bonus "Enpam" ed "Enpam+", la Fondazione eroga un sussidio di 82,78 euro al giorno (intorno ai 2500 euro mensili, importo analogo all'assegno erogato in caso di calamità) a medici e odontoiatri costretti a interrompere l'attività a causa di quarantena disposta dall'autorità sanitaria grazie al via libera ottenuto ad aprile dai ministeri vigilanti di Economia e Lavoro. Tale provvisione è incompatibile con il bonus Enpam da 1000 euro, con l'indennità per malattia o infortunio e con l'indennità per gravidanza a rischio. La Fondazione ha anche deciso, lo scorso marzo, il rinvio al 30 settembre, per sei mesi, dei versamenti delle Quote A e B e del contributo del 2% delle società accreditate con il Servizio sanitario nazionale. Sono state prorogate pure le rate di riscatti e ricongiunzioni, quelle dei mutui Enpam e i contributi dovuti per sanzioni o versamenti omessi. Si attende ora l'ok dei ministeri vigilanti per consentire ai soli liberi professionisti puri con calo del reddito importante causa Covid-19 di chiedere all'Enpam un anticipo della pensione maturata sulla Gestione "Quota B". Su un altro fronte, per i professionisti convenzionati iscritti ai fondi speciali che hanno contratto il Covid vigono le indennità di norma fruite in caso di malattia. I decreti legge però equiparano il contagio a malattia professionale e l'ordinamento tende a far aprire in tali casi ai lavoratori una pratica con l'Inail, istituto al quale però fin qui i medici convenzionati non sono iscritti. E' in atto un tavolo per dirimere la questione con Fnomceo e Inail stesso.
ENPAM: Attesa finita per il Bonus Enpam +
Covid-19, le linee guida per il primo soccorso e rianimazione cardiopolmonare
(da Doctor33) Soccorrere le persone colpite da arresto cardiaco e garantire una protezione adeguata dal contagio per i soccorritori soprattutto in casi specifici come nelle vittime di annegamento e nei bambini; questo l'obiettivo delle linee guida per il primo soccorso e rianimazione cardiopolmonare durante la pandemia di Covid-19 pubblicate da Italian Resuscitation Council (Irc). Tali indicazioni, sono particolarmente rilevanti anche in relazione alla riapertura delle spiagge, degli stabilimenti balneari e delle piscine, e riprendono e adattano alla realtà italiana il vademecum diffuso a livello internazionale dallo European Resuscitation Council (Erc).
Quota 100, i medici potranno cumulare i redditi da lavoro
Evidenze Scientifiche Covid-19: una raccolta di articoli gratuiti
Ringraziamo la Dottoressa Marta Milandri, responsabile della Servizio Aziendale di Documentazione Biomedica, Giuridica e Tecnica della Ausl Romagna, per averci messo a disposizione questo file .PDF con una interessantissima selezione di link dedicati alle evidenze scientifiche sul CORONAVIRUS COVID-19 tutti in rete, ad accesso gratuito, dalle più autorevoli e prestigiose riviste internazionali, da gruppi editoriali e da società scientifiche.