Specialisti esterni, rinviato al 30 giugno il versamento del 4%

(da enpam.it)   L’Enpam ha rinviato al 30 giugno il termine per versare il nuovo contributo del 4 per cento a carico degli specialisti che esercitano in strutture private accreditate con il Servizio sanitario nazionale.  Resta invece fissato al 31 marzo il consueto termine per il pagamento del contributo del 2 per cento che invece è a carico delle strutture sanitarie. Queste strutture da quest’anno avrebbero dovuto riversare anche i contributi a carico dei medici ma il Tar del Lazio per il momento ha sospeso quest’obbligo. Le società contestano il ruolo di “sostituto” per conto dell’Enpam, cioè di dover trattenere i contributi dai compensi dei medici per poi riversarli all’ente previdenziale.

Il Tar, con l’ordinanza cautelare n. 58 del 2024, ha comunque confermato l’obbligo per i medici specialisti esterni e ha scritto esplicitamente che l’Enpam potrebbe liberamente disporre che “il versamento del contributo avvenga direttamente da parte dei singoli professionisti entro la data del 31 marzo 2024”.  Tuttavia, il Consiglio di amministrazione dell’ente di previdenza dei medici e degli odontoiatri ha deciso di rinviare comunque la scadenza a giugno per non penalizzare i professionisti.

Nel frattempo l’Enpam, come già annunciato, sta studiando misure per alleggerire il peso sui medici e sui dentisti di questo nuovo contributo del 4 per cento. Il rinvio concede più tempo per giungere a una possibile modifica

Manca 30% medici di famiglia, già 4 milioni gli italiani senza

(da Adnkronos Salute)  Italia sempre più 'a corto' di medici di famiglia: manca il 30% dei professionisti necessari. Una situazione che comporta un sovraccarico per i camici bianchi in servizio, ai quali viene chiesto di aumentare il numero dei loro assistiti. Ma ci sono anche situazioni, in aree geografiche svantaggiate in particolare al Nord, in cui già i cittadini si ritrovano senza dottore di fiducia, "possiamo stimare circa 4 milioni di italiani in queste condizioni", spiega all'Adnkronos Salute Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), in merito alla vicenda del servizio di medico di famiglia a pagamento, proposto in Veneto da un gruppo di sanità privato che fonda la sua proposta proprio sulla carenza dei medici convenzionati.   "Ad oggi - sottolinea Paolo Misericordia, responsabile centro studi Fimmg - manca il 30% dei professionisti necessari a coprire il fabbisogno dell'assistenza territoriale. Nella maggior parte dei casi per le sedi vacanti si sopperisce aumentando il numero degli assistiti per i colleghi attivi, con un'evidente disagio per i pazienti e anche per i colleghi. Nelle Marche, per esempio, abbiamo perso 300 medici su 1.200, ma nessun assistito è rimasto senza dottore. Ciascuno di noi, però, ha aumentato a 1.400 il numero di assistiti garantendo il servizio". Ci sono però alcune aree "geograficamente più difficili, in cui i cittadini non riescono ad avere il proprio dottore. Si tratta di situazioni limite per le quali è difficile avere dati puntuali".

Si possono stimare, però, "tra i 3 e i 4 milioni gli italiani senza medico di famiglia", aggiunge Scotti secondo cui il rischio è che i numeri aumentino decisamente "se consideriamo chi va in pensione in confronto con chi uscirà dalle scuole di specializzazione, entro tre anni il 25% della popolazione italiana si troverà senza l’assistenza primaria sul territorio". Non solo. "Senza un deciso cambiamento, in 5 anni potrebbero essere più di 15 milioni gli italiani senza medico di famiglia, per effetto dei 15.000 medici che andranno in pensione, sostituiti da solo 5.000 nuovi ingressi nel prossimo quinquennio", conclude Scotti che sottolinea come "il problema non si può risolvere, come qualcuno pensa, attraverso la sola riorganizzazione e la telemedicina perché la prossimità, la vicinanza al paziente e il rapporto di fiducia necessitano la presenza concreta del medico e non si inventano".

Telemedicina, 90 mila postazioni a giugno

(da IlSole24Ore)  I motori della telemedicina sono ufficialmente accesi: il 2024 sarà il primo anno in cui gli italiani potranno beneficiare delle cure on line targate Servizio sanitario nazionale. Le prime saranno erogate da metà anno con l'obiettivo minimo previsto dal Pnrr di raggiungere entro la fine del 2025 almeno 300mila italiani, ma l'ambizione è raggiungerne oltre 800mila l'anno dopo e cioè nel 2026. Si tratterà in particolare di pazienti colpiti da malattie croniche e in particolare diabetici, malati di tumore o chi è colpito da patologie respiratorie, cardiologiche e neurologiche. Nel frattempo, i prossimi mesi serviranno per attivare le circa 90mila postazioni di telemedicina - in sostanza i computer con i software appositi - a cui potranno accedere oltre 400mila tra medici specialisti, medici di famiglia, pediatri, infermieri e altri operatori sanitari con le quali verranno erogate televisite (le visite appunto a distanza), i teleconsulti (il consulto cioè tra più sanitari su un caso) e i telemonitoraggi (il monitoraggio a distanza dei parametri vitali del paziente). Il piano per far girare i motori della Telemedicina ha visto arrivare in porto alcune importante tappe nelle ultime settimane: innanzitutto l'aumento delle risorse che sono cresciute da 1 miliardo a 1,5 miliardi dopo la revisione a novembre scorso con Bruxelles del Pnrr e la rimodulazione dei fondi aumentando così il target finale dei pazienti da raggiungere (da 200mila a 300mila), poi a fine dicembre - come previsto sempre dai target Ue del Pnrr - è stato adottato da ogni Regione un progetto regionale di telemedicina con la definizione dei piani operativi contenenti il fabbisogno per i servizi. Infine a inizio gennaio c'è stato il collaudo della piattaforma nazionale di Telemedicina - l'infrastruttura messa a punto da Engineering e Almaviva dove gireranno le prestazioni - a cui sono seguite le gare ora in corso, attraverso le Regioni capofila Lombardia e Puglia, con cui verranno aggiudicati tra marzo e giugno prossimi il software e l'hardware e cioè i servizi minimi di telemedicina e le 90mila postazioni. «Da metà dell'anno con l'attivazione delle postazioni le Regioni potranno cominciare ad erogare le prestazioni di telemedicina», conferma il presidente dell'Agenas (l'Agenzia per i servizi sanitari regionali che è anche Agenzia per la Sanità digitale) Enrico Coscioni. Che sottolinea come «infermieri, pediatri, medici di famiglia e medici specialisti oltre agli altri professionisti sanitari potranno lavorare su queste 90mila postazioni». Ma dove saranno attivate? «Le postazioni saranno disponibili nelle case di comunità, negli ospedali e negli ambulatori dei medici di famiglia e dei pediatri, e in oltre 6mila nelle farmacie rurali: serviranno a monitorare pazienti cronici come chi ha lo scompenso, i broncopatici o i i diabetici, ma anche chi ha malattie degenerative», conclude Coscioni.

Assumere vitamina D riduce il rischio di demenza

(da MSD Salute)  Secondo uno studio su ampia scala condotto negli USA da un team dell’University of Exeter (Regno Unito), assumere vitamina D può aiutare a tenere alla larga la demenza.

Il lavoro del team britannico – pubblicato da 'Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring' – ha valutato la relazione tra integrazione di vitamina D e demenza su più di 12mila persone dello US National Alzheimer’s Coordinating Center che, al momento dell’arruolamento, avevano un’età media di 71 anni e nessuna diagnosi di demenza. Di tutto il gruppo, il 37% prendeva integratori a base di vitamina D.

L’assunzione di questo integratore è risultata associata a un lungo periodo di vita senza demenza e a un 40% in meno di diagnosi di questa patologia. Tra tutti i partecipanti, 2.696 persone sono andate incontro a demenza nel corso del follow up di 10 anni, ma tra questi il 75% non aveva assunto vitamina D, come evidenziato dalla visita precedente alla diagnosi di demenza.  Gli effetti benefici della vitamina D si sono infine rivelati significativamente più elevati nelle donne e nelle persone non portatrici del gene APOEe4, noto fattore di rischio di demenza da Alzheimer.

(https://alz-journals.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/dad2.12404)                                                        

Contributi aggiuntivi, gennaio è un buon mese per pensare al futuro

(da Enpam.it)   Alcune categorie di medici hanno l’opportunità di versare, entro la fine del mese, un contributo aggiuntivo e aumentare l’importo della propria pensione futura.

INVESTIRE SULLA PENSIONE    Ad avere questa possibilità sono gli iscritti alla gestione della medicina generale (medici di famiglia, di continuità assistenziale e pediatri di libera scelta), che attualmente sono tenuti a pagare un minimo del 25 per cento (24 per cento per i pediatri) ma che, in aggiunta, possono anche attivare la cosiddetta Aliquota modulare.   Con Aliquota modulare ci si riferisce ad un contributo addizionale, da scegliersi in una percentuale compresa tra l’1 e il 5 per cento.  Per informazione, sono stati quasi 6 mila gli iscritti gli iscritti che hanno deciso di ricorrervi l’anno scorso, con un contributo medio aggiuntivo che è stato del 4,11 per cento.

DEDUCIBILI DALLE TASSE   Per attivare l’aliquota modulare è necessario fare richiesta alla propria Asl entro il 31 gennaio. I moduli per la richiesta sono disponibili nella sezione “Come fare per” del sito Enpam.it    Al pari degli altri contributi previdenziali Enpam, anche quelli aggiuntivi da aliquota modulare sono interamente deducibili e riducono, quindi, l’ammontare delle tasse da pagare al fisco.   Infine, la possibilità di richiedere un’aliquota modulare, oltre che per i medici di medicina generale, è consentita anche agli specialisti esterni accreditati ad personam.

IN ALTERNATIVA     Per chi non può usufruire dell’aliquota modulare, sono a disposizione altre soluzioni per migliorare la propria posizione previdenziale e aumentare l’assegno di pensione Enpam. 

Il riscatto, ad esempio, consente di far valere ai fini della pensione i periodi che non sono coperti da contribuzione, garantendo un aumento dell’anzianità contributiva e un incremento dell’assegno di pensione in cambio del versamento di una cifra deducibile.

L’allineamento (o riscatto di allineamento) permette di allineare i contributi già pagati a una contribuzione più alta versata nei periodi in cui si è lavorato di più e quindi il reddito è stato maggiore, ottenendo un incremento della pensione (non dell’anzianità contributiva).

Per tutti, inoltre, c’è la possibilità di crearsi una pensione complementare aderendo a FondoSanità, il fondo riservato agli operatori del settore sanitario, che consente una deducibilità delle somme fino a oltre cinquemila euro.

RICHIESTA DIVULGAZIONE AVVISO

"L'Azienda Servizi alla Persona del Forlivese (Asp del Forlivese) ha pubblicato l'avviso pubblico per l'affidamento dell'incarico professionale di Direttore Sanitario del Reparto Hospice presso la struttura O.P. Spedale G.Zauli da Montepolo di Dovadola.

I candidati devono presentare domanda entro le ore 12,00 del 03/02/2024.

L'avviso pubblico è reperibile sul sito dell'Ente (www.aspforlivese.it) nella sezione Bandi e Gare/Gare/Servizi/In corso.

Grati per la collaborazione, si porgono distinti saluti 

Dr. Massimiliano Pedulli

AZIENDA SERVIZI ALLA PERSONA DEL FORLIVESE
Indirizzo: Via Piccinini, 66
CAP: 47016 - Città: PREDAPPIO - Provincia: FC
Telefono: 05431900837 - Fax: 05431900838
Sito Internet: www.aspforlivese.it


Non è più raccomandato lo screening per la rosolia in gravidanza

(da Univadis)    Se una gestante contrae la rosolia nelle prime 17 settimane di gravidanza, corre un rischio elevato, fino all’80%, di aborto spontaneo, morte intrauterina o gravi malformazioni fetali, la cosiddetta rosolia congenita del neonato. È un’eventualità che spaventa, o meglio che spaventava in Italia, perché grazie all’ampia copertura vaccinale della popolazione, nel 2021 l’OMS ha dichiarato raggiunta l’eliminazione della trasmissione endemica dell’infezione nel nostro Paese. L’Istituto Superiore di Sanità ne ha preso atto e nell'aggiornamento delle Linee Guida per l'assistenza alla gravidanza fisiologica (https://www.iss.it/documents/20126/9184367/LG-Gravidanza-Fisiologica-Parte1_protetto.pdf/f80f46c8-84b8-7310-4387-9e91ba779117?t=1703160748090)  pubblicato recentemente non raccomanda più di offrire a tutte le donne in attesa lo screening per la rosolia.

Il rubeo-test, l’analisi per cercare nel sangue gli anticorpi prodotti dalla vaccinazione o da una pregressa infezione da rosolia, fa parte tradizionalmente del pacchetto di esami che ogni medico prescrive alle proprie assistite all’inizio della gravidanza. Se dal test risulta che la donna non è vaccinata e non è mai entrata in contatto col virus, dunque è suscettibile al rischio di infezione, secondo la precedente edizione delle Linee Guida l’esame andrebbe ripetuto a 17 settimane di attesa, per rilevare un’eventuale rosolia contratta in gravidanza e in questo caso offrire alla donna un counselling multidisciplinare per l’elevato rischio di danni fetali gravi. L’infezione contratta dopo la 17° settimana comporta invece solo un minimo rischio di sordità congenita. Non esiste alcun trattamento per prevenire la trasmissione verticale in caso di infezione durante l’attesa.   Per la donna che risultasse suscettibile al rischio di infezione, inoltre, le vecchie Linee Guida prevedevano la raccomandazione di pianificare la vaccinazione nel periodo post natale, con la prospettiva di proteggere eventuali gravidanze future. La vaccinazione anti-rosolia è controindicata in gravidanza perché il vaccino potrebbe essere teratogeno.

L’aggiornamento della raccomandazione

Dai primi anni ‘90 è stata introdotta in Italia la vaccinazione universale dei nuovi nati contro la rosolia, che dal 2017 figura tra le 10 obbligatorie in età pediatrica. Nel giugno del 2022, il Ministero della Salute ha rilevato una copertura vaccinale sulla popolazione di 24 mesi di età pari al 93,8%, una copertura del 93,3% sulla coorte di nascita del 2003 per la prima dose e dell’89% per la seconda dose.   “La rosolia è una malattia a notifica obbligatoria e nel 2013 il sistema di sorveglianza nazionale appena attivato rilevava un caso di rosolia congenita ogni 100 mila nuovi nati. Dal 2018 in poi non è stato rilevato più alcun caso”, osserva Vittorio Basevi, ginecologo della Commissione consultiva tecnico-scientifica sul percorso nascita della Regione Emilia Romagna e coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico che ha elaborato l’aggiornamento delle Linee Guida. “Grazie all’estesa copertura vaccinale, l’infezione non circola più in Italia. È sulla base di questi dati che abbiamo deciso di non offrire più lo screening alle donne in gravidanza”.   Rimane invece confermata la raccomandazione di offrire la vaccinazione anti rosolia nel post partum a tutte le donne che non avessero documentazione di avvenuta vaccinazione con due dosi o di pregressa infezione.

La situazione delle persone di origine straniera

Come ci si deve regolare nell’assistenza alla gravidanza di una donna di origine straniera, nata in un Paese dove non è prevista la vaccinazione universale contro la rosolia? La probabilità che sia suscettibile all’infezione è superiore rispetto alla popolazione generale in Italia. “D’altra parte, poiché nel nostro Paese il virus non circola più, la probabilità che contragga il virus in gravidanza è trascurabile, a meno che non abbia fatto di recente un viaggio nel Paese d’origine, oppure che non sia entrata in contatto con familiari arrivati da poco in Italia”, osserva Basevi. “Le Linee Guida si riferiscono all’offerta dello screening a tutte le donne in gravidanza. Nei casi specifici, spetta al medico curante che agisce in scienza e coscienza adottare la condotta che ritiene opportuna”.

Infarto e ictus, fare colazione presto e non cenare tardi riduce rischi

(da DottNet)   . Fare colazione al mattino presto e non cenare troppo tardi riduce il rischio il rischio di malattie cardiovascolari, coronariche e cerebrovascolari, infarto e ictus in primis E' quanto emerge da un ampio studio che ha voluto approfondire il concetto, già noto, secondo cui mangiare presto alla sera faccia bene alla salute, andando a esaminare gli effetti degli orari dei pasti sul rischio cardiovascolare. I ricercatori del Nutritional epidemiology research team (Eren) dell'Inserm, Inrae, Università Sorbona di Parigi e dell'Istituto di Salute globale di Barcellona hanno studiato i dati di 103.389 adulti della coorte NutriNet-Santé dal 2009 al 2022 (79% donne) analizzando tutte le informazioni su ciò che le persone mangiano durante la giornata e in quali orario lo fanno.

Gli autori della ricerca, pubblicata su 'Nature Communications' - ricordando che le malattie cardiache e cerebrovascolari sono la principale causa di morte nel mondo e la metà di tutti i casi è legato alla dieta - hanno concluso, dunque, che mangiare troppo tardi per la prima volta durante la giornata e troppo tardi l'ultima volta è associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari. In particolare, ritardare l'ora della colazione fa salire del 6% il rischio di malattie cardiovascolari per ogni ora in più di 'ritardo'. In altre parole: una persona che di solito fa colazione alle 9 del mattino ha un rischio maggiore del 6% di avere malattie cardiovascolari rispetto a qualcuno che fa colazione alle 8 del mattino. Mentre ritardare la cena aumenta dell'8% il rischio di ictus per ciascuna ora, tuttavia non risulta alcun aumento del rischio di malattia coronarica.

Fattura elettronica, medici esonerati per tutto il 2024

(da Il giornale della previdenza Enpam) L’obbligo di fatturazione elettronica slitta al 2025, rimane il divieto di emissione delle “e-fatture” in relazione alle prestazioni sanitarie per tutto il 2024. A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno, il Consiglio dei ministri ha prorogato l’esclusione delle prestazioni sanitarie rivolte ad altre persone fisiche dal Sistema di interscambio dell’Agenzia delle entrate.

In termini pratici, per medici e dentisti non cambia nulla rispetto allo scorso anno. La prassi da seguire rimane l’emissione ai pazienti della fattura cartacea e il contestuale invio dei dati al sistema Tessera sanitaria.

L’estensione del sistema in vigore è arrivata con il decreto milleproroghe (Dl 215 del 30 dicembre 2023), pubblicato nel numero 303 della Gazzetta ufficiale.

Nel particolare, il comma 4 dell’articolo 3 del provvedimento interviene su quanto disposto dall’articolo 10 bis del decreto legge 119 del 2018, che aveva stabilito il divieto di emettere in formato elettronico quelle fatture contenenti i dati da inviare al Sistema tessera sanitaria. Un meccanismo di esonero temporaneo che era stato introdotto per il 2019, a tutela della privacy dei pazienti, e poi prorogato per gli anni successivi.

Nel mentre si sarebbero quindi dovute adottare soluzioni per conciliare le esigenze emerse con la digitalizzazione con quelle di tutela dei dati personali dei pazienti. Ma il decreto attuativo, con regole specifiche e in accordo col parere del Garante della privacy, non è mai arrivato.

C’è la firma di Ausl Romagna nelle Linee Guida sulla Chirurgia mininvasiva per le urgenze addominali pubblicate sul ‘World Journal of Emergency Surgery’

(da www.auslromagna.it)  Portano la firma dell’Ausl della Romagna le nuove Linee Guida sulla chirurgia mininvasiva per le urgenze addominali di recente pubblicate sul 'World Journal of Emergency Surgery', prestigiosa rivista scientifica sull'urgenza medico chirurgica.

Sono state sviluppate a Cesena - da qui il nome ‘Cesena Guidelines’ -  coinvolgendo più di 50 scienziati provenienti da cinque continenti. Tra gli autori, vi sono il dottor Fausto Catena (coordinatore delle Linee guida), il dottor Giacomo Sermonesi, il dottor Carlo Vallicelli, il professor Vanni Agnoletti e la dottoressa Francesca Bravi dell'Azienda Usl Romagna.

Il documento, redatto con il supporto della Società Mondiale di Chirurgia d'Urgenza (WSES), fornisce indicazioni sulla pratica clinica e i benefici di un primo approccio laparoscopico nei pazienti che richiedono un intervento chirurgico addominale d'urgenza per emergenze di chirurgia generale o traumi addominali. “L'aspetto saliente di queste linee guida – spiega il dottor Catena direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia generale e d’urgenza del Bufalini nonché coordinatore delle Linee Guida -  è che per la prima volta al mondo viene definito che se un paziente deve essere operato per una patologia chirurgica addominale acuta, in condizioni generali stabili, il primo approccio deve essere laparoscopico cioè mininvasivo con solo piccoli ‘buchini’ nell’addome, e non con i grossi tagli chirurgici tradizionali. Questo consente un minor dolore post operatorio e un recupero più veloce”.

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