Effetti metabolici della quarantena correlata al COVID: come reagire dopo la tempesta

(da Cardiolink)   Come tutti quanti abbiamo vissuto sulla nostra pelle, come cittadini ed operatori sanitari, la pandemia COVID-19-relata ha stravolto le nostre abitudini ed il nostro livello di attenzione alla salute ma … a tutti gli aspetti della salute? Forse no! Infatti, abbiamo amplificato la nostra percezione circa i rischi correlati ad una eventuale infezione, non dedicando in genere altrettanta attenzione alle modificazioni del stato di salute nostro, ma soprattutto dei nostri vicini e pazienti in relazione alle restrizioni imposte dal lockdown. Analizziamo rapidamente quali conseguenze sulla salute ci ha imposto il lockdown. Da un lato vi è stato sicuramente un aggravamento dello grado di sedentarietà della popolazione generale. Il fenomeno non è stato particolarmente evidente per chi ha, comunque, mantenuto una certa attività lavorativa e per chi era già molto sedentario pre-lockdown, ma decisamente più evidente per chi aveva un’attività moderato-intensa. La sindrome da quarantena ha comunque interessato tutti, anche se con impatto variabile (maggiormente chi non lavorava, e gli anziani). Gli organi ed apparati interessati dalla sedentarietà forzata sono praticamente tutti   Il Lockdown ha avuto effetti neurologici, psichiatrici, artromuscolari, respiratori, metabiolici, immunologici, gastrointestinali e genito-urinari

In questo articolo ci limiteremo a tratteggiare i principali effetti sulla salute cardiometabolica. Ovviamente il mancato allenamento, anche in relazione alla normale attività fisica quotidiana, ha determinato un rallentamento del metabolismo ed una disabituazione allo sforzo. In questo contesto è, quindi, particolarmente importante reiniziare lo sforzo con gradualità e gli sportivi semi-professionisti e professionisti dovrebbero risottoporsi ad un test ergometrico (specie se hanno il dubbio o la certezza di essere stati infettati dal COVID). La gradualità della riattivazione, peraltro, ha importanti finalità anche per preservare l’apparato osteoarticolare e muscolare da traumatismi che potrebbero ingenerare ulteriore sedentarietà, magari associata all’assunzione di farmaci antinfiammatori steroidei e non, non certo apprezzati dal nostro apparato cardiovascolare. Sicuramente, il secondo aspetto maggiormente influenzato dal lockdown e dall’isolamento domiciliare è l’assunzione di cibo. La limitazione delle occasioni di acquisizione di alimenti ha, infatti, avuto risvolti decisamente più importanti. Da un punto di vista quantitativo, si è assistito ad un forte aumento di consumo di carboidrati (specie pasta) e di alimenti conservati (cibi preparati, inscatolati, surgelati), a scapito di alimenti freschi (specie frutta e verdura). Le motivazioni sono le più diverse. Da un lato, le limitazioni imposte (uscire meno possibile, recarsi solo al punto vendita più vicino – che non necessariamente ha la maggior varietà o qualità di alimenti) e, dall’altro, il problema dei costi (molte persone hanno avuto gravi riduzioni di income negli ultimi tre mesi, che ne hanno condizionato le scelte di acquisto) hanno fortemente spinto ad acquistare il cibo che trovavano e, magari, al minor costo possibile. Da qua deriva il tipico pattern di consumo dei paesi emergenti, ove l’obesità sta diventando pandemica nonostante il basso income, perché vi è la corsa all’acquisizione di cibi ricchi in calorie “vuote” (Junk foods). Ma bisogna considerare anche il lato edonistico: l’isolamento a domicilio ha consentito a molte persone di avere tempo per cucinare piatti più complessi, che usualmente non cucinerebbe per mancanza di tempo. Inoltre, il cibo ha di per sé una forte componente edonistica, per cui l’assunzione di alcuni alimenti (specie quelli meno salutisitici) ha avuto un effetto di tamponamento di ansia e depressione correlati all’isolamento. Le conseguenze finali sono l’aumento di peso corporeo, insulino-resistenza, dislipidemia, peggioramento del controllo pressorio, con un impatto variabile in funzione della presenza o meno di fattori di rischio o malattie cardiovascolari al basale. Il tutto è stato aggravato dal fatto che, sia per la minor possibilità di spostamento, che per i succitati motivi economici, alcuni integratori efficaci per la gestione delle dislipidemie sono stati interrotti per il periodo del lockdown. Ora, dobbiamo assolutamente riprendere in mano le redini della situazione per far giungere i nostri pazienti al prossimo autunno, nuova stagione favorevole alle infezioni virali, in condizioni pre-COVID o anche migliori, magari sfruttando proprio la pressione psicologica derivata dalla nota associazione fra malattie cardiovascolari ed esiti dell’infezione stessa. Quindi, senza dimenticare di stressare la necessità di cessare l’abitudine tabagica ai fumatori, come sopra detto sarà da reincentivare l’attività fisica, da reiniziare in modo graduale e progressivo, sia nei grandi anziani che nei bambini, come nel resto della popolazione. Poi, nuova attenzione all’alimentazione: obiettivo primo, il ripristino di un peso corporeo ideale, almeno quello pre-lockdown! Il primo step sarà la semplice correzione delle abitudini dietetico-alimentari, riportando il carico energetico a quanto realmente necessario a compensare il consumo calorico (ovvero, se il consumo è minimo, l’apporto calorico dovrà essere proporzionale). Oltre alla modulazione quantitativa, la priorità dovrà essere data ad una dieta a base di cereali integrali, verdura di ogni tipo, pesce, piccole quantità di carni magre non processate e latticini, olio extra-vergine d’oliva e tante spezie: la tipica e stra-nota (ma non altrettanto applicata) piramide alimentare di tipo Mediterraneo. Infine, un aiuto può derivare anche dall’impiego razionale di alcuni integratori alimentari. Le fibre solubili (es.: psillio micronizzato), assunte prima dei pasti principali, possono aiutare a dare senso di sazietà e a rallentare l’assorbimento di carboidrati e lipidi. Il magnesio e la frazione flavonoica del biancospino possono aiutare sia a ridurre la percezione di stress correlato al periodo che ad una blanda modulazione della pressione arteriosa. Sicuramente il fattore di rischio cardiovascolare più facilmente ed efficacemente modulabile con nutraceutici è la colesterolemia LDL.

Infatti, dall’associazione di miglioramento dello stile di vita e nutraceutici (specie contenenti riso rosso fermentato) può derivare una riduzione della colesterolemia LDL anche del 20%. In tempi recenti si è anche osservata una correlazione fra disbiosi intestinale e rischio cardiovascolare. Esistono, peraltro, ceppi batterici probiotici specifici (es.: Lactobacillus plantarum LPLDL®) in grado di ridurre la colesterolemia legando selettivamente il colesterolo presente nel lume intestinale alla propria superficie, e contribuendo -quindi- sia alla riduzione della colesterolemia che al miglioramento della composizione della flora batterica intestinale, sicuramente alterata dalla monotonia delle abitudini alimentari, dal peggioramento delle stesse e dalla sedentarietà legata al lockdown. Da qua il concetto di “Nutrabiotico”, ovvero l’idea di associare un nutraceutico ipocolesterolemizzante come il riso rosso fermentato, a priobiotici selettivamente inibenti l’assorbimento intestinale del colesterolo. Ovviamente, ove questo non fosse sufficiente, l’intervento farmacologico specifico dovrà essere mirato all’ottimizzazione di tutti i parametri di rischio modificabili. Il nostro impegno etico per la stagione estiva è, quindi, quella di restituire all’autunno una popolazione più sana e resistente ad eventuali urti microbiologici che ci potrebbe riservare l’inverno. (Arrigo F.G. Cicero   Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche - Alma Mater Studiorum Università di Bologna)

Coronavirus, Oms: l’uso dei guanti non è raccomandato. Ecco le precisazioni

(da Doctor33)   L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) "non raccomanda l'uso dei guanti" nei luoghi pubblici, come i supermercati, per contrastare la diffusione del Covid-19. Anzi, l'uso dei guanti può essere anche dannoso quando si toccano superfici contaminate e poi il proprio viso. È quanto si legge sul sito dell'organizzazione nella sezione "Domande e Risposte" sui modi più efficaci per difendersi dal contagio. "Pertanto - aggiunge l'Oms - nei luoghi pubblici, come i supermercati, oltre alla distanza fisica, raccomandiamo l'installazione di distributori per l'igiene delle mani all'entrata e all'uscita". "Migliorando sensibilmente le pratiche di igiene per le mani - conclude l'Organizzazione - i Paesi possono aiutare a prevenire la diffusione del virus del Covid-19".     Un intervento di «buonsenso» secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e componente della task force Covid della Regione Liguria, che ribadisce come l'uso di guanti può «aumentare il rischio di infezione, dal momento che può portare alla auto-contaminazione o alla trasmissione ad altri quando si toccano le superfici contaminate e quindi il viso».    «I guanti vanno usati in ospedale, altrimenti sono un pericolo di trasmissione per infezione» sottolinea dal canto suo Pierluigi Lopalco, coordinatore della gestione dell'emergenza Covid in Puglia, durante la trasmissione Agorà su Rai 3 sottolineando che «finalmente anche l'Organizzazione mondiale della sanità si è guardata in giro e ha visto come vengono usati i guanti». «Le mani - è tornato a spiegare il docente di Igiene all'università di Pisa - le lavo ogni dieci minuti o le disinfetto. I guanti no. Quindi se indosso i guanti, dopo una o due ore si imbrattano, io continuo a toccarci cose e, prima o poi, mi ci stropiccio gli occhi» conclude.

Corte dei Conti: privilegiati i grandi ospedali

(da DottNet)    La concentrazione delle cure nei grandi ospedali verificatasi negli ultimi anni e il conseguente impoverimento del sistema di assistenza sul territorio, divenuto sempre meno efficace, ha lasciato la popolazione italiana "senza protezioni adeguate" di fronte all'emergenza Covid. E' quanto scrive la Corte dei Conti in un approfondimento sulla sanità contenuto nell'ultimo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica.

La crisi, spiega la Corte, ha messo in luce anche, e soprattutto, i rischi insiti nel ritardo con cui ci si è mossi per rafforzare le strutture territoriali, a fronte del forte sforzo operato per il recupero di più elevati livelli di efficienza e di appropriatezza nell'utilizzo delle strutture di ricovero. "Se aveva sicuramente una sua giustificazione a tutela della salute dei cittadini la concentrazione delle cure ospedaliere in grandi strutture specializzate riducendo quelle minori che, per numero di casi e per disponibilità di tecnologie, non garantivano adeguati risultati di cura, la mancanza di un efficace sistema di assistenza sul territorio ha lasciato la popolazione senza protezioni adeguate. - sottolineano i magistrati contabili - Se fino ad ora tali carenze si erano scaricate non senza problemi sulle famiglie, contando sulle risorse economiche private e su una assistenza spesso basata su manodopera con bassa qualificazione sociosanitaria (badanti), finendo per incidere sul particolare individuale, esse hanno finito per rappresentare una debolezza anche dal punto di vista della difesa complessiva del sistema quando si è presentata una sfida nuova e sconosciuta".

A giudizio della Corte, è infatti "sempre più evidente che una adeguata retedi assistenza sul territorio non è solo una questione di civiltà a fronte delle difficoltà del singolo e delle persone con disabilità e cronicità, ma rappresenta l'unico strumento di difesa per affrontare e contenere con rapidità fenomeni come quello che stiamo combattendo.  L'insufficienza delle risorse destinate al territorio ha reso più tardivo e ha fatto trovare disarmato il primo fronte che doveva potersi opporre al dilagare della malattia e che si è trovato esso stesso coinvolto nelle difficoltà della popolazione, pagando un prezzo in termini di vite molto alto".  Una attenzione a questi temi si è vista nell'ultima legge di bilancio con la previsione di fondi per l'acquisto di attrezzature per gli ambulatori di medicina generale, "ma essa dovrà essere comunque implementata superata la crisi, così come risorse saranno necessarie per gli investimenti diretti a riportare le strutture sanitarie ad efficienza".

Il 15% delle infezioni da Covid 19 non presenta sintomi

(da DottNet)    Una revisione dei dati di nove studi internazionali condotti anche in Italia indica che il 15% delle persone che contraggono il Covid-19 non mostrerà mai sintomi.  L'analisi condotta da studiosi australiani della Bond University della Gold Coast, con la collaborazione di colleghi delle università di Sydney e del New South Wales, era intesa a determinare in quale proporzione i contagiati del virus rimangano asintomatici e possano quindi diffonderlo a loro insaputa  I ricercatori hanno esaminato i casi di oltre 20 mila persone in sei paesi, fra cui Cina, Usa e Italia. Studi precedenti hanno suggerito che quasi metà dei contagiati dal virus non ha mostrato sintomi, ma questa analisi indica che il tasso è notevolmente inferiore. "Circa una persona su sei o una su sette non avrà sintomi per l'intera durata della malattia", scrive il responsabile dello studio Paul Glasziou, professore di medicina basata sull'evidenza, sul sito della Bond University.  Fortunatamente risulta anche che il rischio di contagio dalle persone asintomatiche è di un terzo inferiore rispetto agli altri contagiati. "Il motivo è che il contagio negli asintomatici è di minore durata e che questi tendono a non tossire o a starnutire", scrive Glasziou. E' possibile tuttavia che le persone senza sintomi si trovino in una fase 'presintomatica', precedente allo sviluppo dei sintomi. "Il più alto livello di infettività è nei due giorni prima dell'emergenza dei sintomi", sottolinea.   I risultati comunque confermano che i test e il tracciamento dei contatti sono di importanza vitale nel frenare la diffusione del Covid-19. "Più efficaci sono l'isolamento, i test e i processi di quarantena nell'individuare i contagiati asintomatici con sintomi lievi, minori saranno le restrizioni necessarie", spiega.

Coronavirus: secondo uno studio cinese deludono i risultati del trattamento con il plasma

(da fimmgnotizie.org)   Una notizia pubblicata a Reuters la scorsa settimana ha evidenziato che gli studiosi cinesi sono delusi dal trattamento con plasma immune (definito non helpful) e dal fatto che la terapia con idrossiclorochina non è efficace in prevenzione

(https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-science/convalescent-plasma-not-helpful-in-china-study-hydroxychloroquine-doesnt-prevent-infection-idUSKBN23A34B)

Il mal di schiena è stato il disturbo più diffuso durante il lockdown, ne ha sofferto 1 italiano su 2

Lo rileva una ricerca condotta da Assosalute. Il 44% del campione ha ricondotto però questi dolori non solo all’attività fisica “fai-da-te” ma anche all’eccessiva sedentarietà del periodo di quarantena, seguita da posture sbagliate assunte durante i momenti di relax sul divano (34%) e dallo smart working (21%), di cui a lamentarsi sono soprattutto i più giovani e per porre rimedio a questi disturbi il 42% degli italiani si è affidato ai farmaci di automedicazione.  Leggi l'articolo completo al LINK

Proroga dei piani terapeutici AIFA in tema di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19

(da  aifa.gov.it)   Stanti le esigenze derivanti dal mantenimento delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, ad integrazione dei precedenti comunicati dell’11 marzo 2020 e del 6 aprile 2020 si dispone che,  limitatamente ai casi in cui non fosse ancora possibile seguire i percorsi di ordinario monitoraggio delle terapie soggette a piano terapeutico AIFA (web-based o cartaceo), la validità di tali piani può essere prorogata fino al 31 agosto.

Vaccinazione antinfluenzale, le fasce di età e gli operatori sanitari più a rischio. Ecco la circolare del ministero

(da Doctor33)   Vaccinazione antinfluenzale gratuita e raccomandata nelle fasce di età da 6 mesi a 6 anni e dai 60 anni di età, fortemente raccomandata (in vista di un obbligo) per alcuni operatori sanitari e socio-sanitari; campagne anticipate a inizio ottobre e offerta del vaccino ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, avvio di iniziative per promuovere la vaccinazione. Questi alcuni punti presenti nella Circolare ministeriale "Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021", con cui ci si prepara per la prossima stagione invernale in cui "non è esclusa una co-circolazione di virus influenzali e SarsCov2". Vista l'attuale situazione epidemiologica per la circolazione di SarsCov2, scrive il Ministero, "si raccomanda di anticipare le campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall'inizio di ottobre e offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo per la vaccinazione". La circolare ministeriale stabilisce, che le Regioni, "per assicurare che la copertura vaccinale sia la più alta possibile, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta attiveranno, nei confronti delle persone idonee alla vaccinazione, azioni di offerta attiva di provata efficacia". È richiesto anche lo "svolgimento di iniziative volte a promuovere fortemente la vaccinazione antinfluenzale di tutti gli operatori sanitari, in tutte le occasioni possibili. I benefici del vaccino tra tutti i gruppi raccomandati dovrebbero essere comunicati e la vaccinazione resa accessibile il più facilmente possibile". Per la stagione 2020-2021', "non è esclusa una co-circolazione di virus influenzali e SarsCov2. Pertanto, si rende necessario ribadire l'importanza della vaccinazione antinfluenzale, in particolare nei soggetti ad alto rischio di tutte le età, per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili tra Covid-19 e influenza. Vaccinando contro l'influenza, inoltre - sottolinea il Ministero - si riducono le complicanze da influenza nei soggetti a rischio e gli accessi al pronto soccorso". Ampliate, quindi, le fasce di età: la vaccinazione antinfluenzale per la prossima stagione invernale è raccomandata a tutti i bambini da 6 mesi a 6 anni e agli anziani a partire dai 60 anni di età. Per queste categorie, oltre a quelle già previste, si prevede la gratuità del vaccino. La circolare precisa che "al fine di facilitare la diagnosi differenziale nelle fasce d'età di maggiore rischio di malattia grave, la vaccinazione antinfluenzale può essere offerta gratuitamente nella fascia d'età 60-64 anni", mentre attualmente la gratuità era prevista a partire dai 65 anni. Per quanto riguarda i bambini - per i quali attualmente la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata in particolari condizioni o se affetti da particolari patologie, la circolare rileva come "stante l'attuale situazione pandemica, non esistono le condizioni per condurre uno studio pilota teso a valutare fattibilità ed efficacia in pratica della vaccinazione influenzale fra i 6 mesi e i 6 anni". Per questo, il ministero rimanda alla bibliografia a oggi disponibile su protezione di comunità ed efficacia della vaccinazione influenzale in età pediatrica, "che mostra - si sottolinea - l'opportunità di raccomandare la vaccinazione in questa fascia di età, anche al fine di ridurre la circolazione del virus influenzale fra gli adulti e gli anziani nell'attuale fase pandemica". Raccomandazione estesa agli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie che operano a contatto con i pazienti, e gli anziani istituzionalizzati in strutture residenziali o di lungo degenza: la vaccinazione antinfluenzale "è fortemente raccomandata nella prospettiva di una iniziativa legislativa che la renda obbligatoria".

COVID-19: tre esami utili per la prognosi

(da Univadis)  L’infezione da COVID-19 provoca febbre, tosse, affaticamento e complicazioni respiratorie variabili da lievi a gravi. I casi molto gravi possono portare a morte il paziente. A Wuhan, in Cina, il 13,8-19,1% dei pazienti si è ammalato gravemente di infezione da COVID-19 (1,2). In tutto il mondo i casi gravi hanno esercitato una forte pressione sui servizi sanitari portando a carenza di risorse nei reparti di terapia intensiva. Alcuni report sui casi critici hanno rivelato un tasso di mortalità che ha raggiunto il 61,5%, con un incremento progressivo per età e comorbilità (3)  In questo scenario drammatico sono stati identificati diversi biomarcatori che potrebbero aiutare nei modelli di stratificazione del rischio per la previsione di COVID-19 grave e fatale (4).

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SARS-CoV-2 nei bambini: catena di trasmissione dell’infezione

(da DottNet)   I neonati e i bambini piccoli sono in genere ad alto rischio di ospedalizzazione a seguito di infezione delle vie respiratorie con alcuni patogeni come il virus respiratorio sinciziale e quello influenzale  Mentre è confermato che, pur essendo suscettibili all’infezione da SARS-Cov-2, presentano poche forme cliniche importanti: ciò comporta però la possibilità che potrebbero essere facilitatori ed amplificatori della trasmissione virale. I 36 bambini arruolati in questo studio e ricoverati erano il 5% di tutta la popolazione della stessa area geografica. il dato clinico più osservato era la polmonite (nel 53%); febbre, tosse secca, o entrambi erano i sintomi successivi più frequenti. I risultati possono suggerire che i bambini hanno meccanismi specifici che regolano l’interazione tra il sistema immunitario e quello respiratorio, il che può contribuire a rendere la malattia più lieve.

(Alyson A Kelvin, Scott Halperin - COVID-19 in children: the link in the transmission chain  The Lancet Infectious Diseases Published Online March 25, 2020   DOI: https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(20)30236-X/fulltext?dgcid=raven_jbs_etoc_email)  

Coronavirus:metà operatori sanitari con stress post trauma

(da DottNet)   Sintomi da stress post-traumatico, ansia, insonnia, depressione: sono questi alcuni tra i disturbi più diffusi tra coloro che in Italia sono stati in prima linea nella lotta al coronavirus, gli operatori sanitari, durante i giorni più duri dell'epidemia. È quanto emerso da uno studio pubblicato sulla rivista Jama Network Open e condotto presso l'Università di Roma Tor Vergata, il primo studio italiano su vasta scala sull'impatto dell'epidemia covid sulla salute mentale degli operatori sanitari. Su 1379 intervistati, quasi la metà (49,38%) ha riferito sintomi da stress post-traumatico, quasi uno su 4 (24,73%) sintomi di depressione, quasi uno su 5 (19,8%) sintomi d'ansia, quasi uno su 10 (8,27%) insonnia, oltre uno su 5 (21,9%) alti livelli di stress. "Questi risultati - scrivono gli autori - sono in linea con quelli riferiti in Cina, confermando una significativa proporzione di problemi di salute mentale, in particolare tra le donne giovani e tra gli operatori sanitari in prima linea e che hanno avuto contatti con colleghi contagiati o deceduti".  "I nostri risultati - riferisce all'ANSA l'autore principale del lavoro Rodolfo Rossi - suggeriscono la necessità di un ulteriore monitoraggio e interventi specifici per gli operatori sanitari per prevenire problemi a lungo termine".  "Dopo questi primi risultati - conclude - abbiamo continuato il reclutamento degli operatori sanitari ed è prevista una seconda misurazione di follow-up".

Marinoni (OMCeO Bergamo): Il futuro è la telemedicina.

(da Fimmg.org)   «Sta cambiando il rapporto coi pazienti - conferma Guido Marinoni, presidente dell'Ordine dei medici di Bergamo - ed è cambiato anche il nostro approccio. Premessa: in Italia non funzionerà mai il modello di altri Paesi stranieri, dove il rapporto medico paziente è quasi esclusivamente basato sulla teleassistenza. Nemmeno lo vogliamo, noi medici. C'è però da dire che, prima dell'epidemia, c'era un'overdose di presenza fisica, un eccesso di consulenza de visu. Ecco: non sarà più così, cambierà l'abitudine di passare fisicamente dal medico per questioni facilmente risolvibili al telefono, si potenzierà la telemedicina e la teleassistenza.
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Ecm, per operatori impegnati durante emergenza Covid-19 crediti 2020 acquisiti

(da Doctor33)   I 50 crediti da acquisire, per l'anno 2020, attraverso l'attività di formazione a distanza in medicina (Ecm), da medici, odontoiatri, infermieri e farmacisti in qualità di dipendenti delle aziende ospedaliere, delle università, delle unità sanitarie locali, si intendono già maturati da coloro che, in occasione dell'emergenza da Covid-19, abbiano continuato a svolgere la propria attività professionale. È quanto prevede l'emendamento "Campari" al Decreto 8 sulle "Misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato", il cosiddetto Decreto Scuola. L'emendamento, che prende il nome dal senatore parmigiano Maurizio Campari (Lega) che l'ha presentato, riguarda i dipendenti delle aziende ospedaliere, delle università, delle unità sanitarie locali, delle strutture sanitarie private accreditate o come liberi professionisti, ed è stato fatto proprio dalla 7° Commissione "Istruzione pubblica, beni culturali" del Senato il 28 maggio, diventando parte integrante del provvedimento su cui il Governo ha messo la fiducia e quindi non potrà più essere modificato senza far decadere il provvedimento stesso. Una disposizione accolta con favore da, presidente Fnomceo Filippo Anelli, che in una nota sottolinea come sia "giusto prevedere come già acquisiti i 50 crediti previsti, per l'anno 2020, dal programma di Educazione continua in medicina, qualora i professionisti della salute abbiano portato avanti la loro attività durante l'emergenza Covid-19. È un doveroso riconoscimento" continua "per il lavoro prezioso dei medici e di tutti gli operatori sanitari che, impegnati nella lotta contro il nuovo virus, hanno fatto dell'attività professionale la loro stessa fonte di aggiornamento".  La norma fa riferimento ai medici, odontoiatri, infermieri e farmacisti che siano dipendenti delle aziende ospedaliere, delle Universita, delle aziende sanitarie locali, delle strutture sanitarie private accreditate o che siano liberi professionisti

AIFA sospende l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento del COVID-19 al di fuori degli studi clinici

La notizia giunge all'indomani della decisione dell'Oms di sospendere il trial ma in questo caso le sperimentazioni in corso in Italia continueranno. A essere sospesa è infatti l'utilizzazione del farmaco al di fuori dei trials clinici autorizzati (attualmente 5), sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare. Tale utilizzo viene conseguentemente escluso dalla rimborsabilità.   Leggi l'articolo completo al LINK

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=85639&fr=n

Stop a idrossiclorochina, l’Oms sospende i test

(da DottNet)  Considerato un possibile farmaco promettente per il trattamento della Covid-19 e divenuto ancor più popolare dopo l'annuncio del presidente Usa Donald Trump che lo ha utilizzato a scopo preventivo contro il nuovo coronavirus, la corsa dell'antimalarico idrossiclorochimna è stata bloccata dall'Organizzazione mondiale della sanità. L'Oms ha infatti annunciato la decisione di sospendere i test sull'uso del medicinale, manifestando preoccupazione per la sicurezza.  In una conferenza stampa virtuale il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha precisato che l'organizzazione ha sospeso "temporaneamente" in via precauzionale gli esperimenti clinici sull'uso della idrossiclorochina in corso con i suoi partner in diversi Paesi. 
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Coronavirus, ISS: vitamina D possibile aiuto contro perdita gusto e olfatto

(da Adnkronos)    "Il mantenimento dei normali livelli di vitamina D nel sangue non solo può giocare un ruolo nel ridurre i rischi di infezioni acute delle vie respiratorie, ma potrebbe essere importante per il trattamento di due sintomi tipici della malattia da Covid-19, quali l'anosmia e l'ageusia, ossia la perdita dell'olfatto e del gusto, lamentati da più pazienti". Lo scrivono in una lettera pubblicata questo mese sull''American Journal of Physiology - Endocrinology and Metabolism' ricercatori di varie istituzioni italiane (Idi-Irccs di Roma, Isa-Cnr di Avellino e ospedale Sant'Andrea di Roma) e dell'Augusta University americana, coordinati da Francesco Facchiano del Dipartimento di Oncologia e Medicina molecolare dell'Istituto superiore di sanità (Iss), in risposta a un'altra lettera apparsa in aprile sulla stessa rivista in tema Covid e vitamina D. "Sulla base di un'ampia meta-analisi pubblicata nel 2017, che riporta una revisione sistematica di studi randomizzati controllati - spiega Facchiano - confermiamo ciò che ha proposto il collega croato" Hrvoje Jakovac dell'università di Rijeka, autore della prima lettera, "ossia il potenziale impatto benefico dell'integrazione di vitamina D contro le infezioni acute delle vie respiratorie. Inoltre sottolineiamo che l'anosmia e l'ageusia, sintomi osservati nei pazienti affetti da Covid-19, sono state rilevate anche in soggetti con deficit di vitamina D. In letteratura è poi riportato che i pazienti affetti dalla sindrome di Kallmann, una rara forma congenita di ipogonadismo ipogonadotropico, presentano spesso diverse caratteristiche comuni ai pazienti affetti da Covid-19 come ipo o anosmia, maggiore frequenza della malattia nei soggetti di sesso maschile, nonché bassi livelli di vitamina D. Perciò queste ricerche sottolineano la necessità, attraverso approfonditi studi epidemiologici, di raccogliere dati dai pazienti per correlare l'infezione da Covid-19 e l'assetto ormonale dei pazienti stessi". "Attualmente - concludono gli studiosi nella nuova lettera - sono in corso numerosi trial clinici, ad esempio negli Usa, che mirano a testare l'integrazione di vitamina D nei pazienti con Covid-19 in combinazione con altri farmaci e a confrontare l'effetto di dosi elevate rispetto alle dosi standard. I risultati di questi studi saranno fondamentali per verificare l'utilità di un'integrazione di vitamina D per i pazienti Covid-19".

Mascherine e guanti. Come smaltirli? Ecco le indicazioni Iss

(da Quotidiano Sanità)  Il Rapporto fornisce raccomandazioni per la gestione di mascherine e guanti monouso come rifiuti prodotti da utilizzo domestico e non domestico, compresi Enti pubblici e privati, attività commerciali e produttive, diverse dalle attività sanitarie e sociosanitarie. Vengono fornite raccomandazioni anche sulle caratteristiche, posizionamento e movimentazione dei contenitori per la raccolta di tali rifiuti.  Leggi l'articolo completo al LINK

https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=85381

Sanificazione studi Mmg, ecco le regole da seguire e i rischi in caso di sinistro da contagio

(da Doctor33)   Le linee guida per gestire i pazienti Covid ci sono, la medicina generale le ha prodotte, e ci sono anche indicazioni sufficienti per impostare una corretta sanificazione dello studio. Una parola con cui bisognerà abituarsi a fare i conti. Ne parliamo con Giorgio Monti, medico di famiglia e attuale segretario Fimmg Pavia, antesignano delle medicine di gruppo avanzate e del "Doctor Office".
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