ENPAM, ancora qualche giorno per dichiarare il reddito 2018

Si avvicina per i liberi professionisti, soggetti a Isa e con regime forfettario, la scadenza della dichiarazione da inoltrare ad ENPAM per i redditi 2018.

Come effettuare la dichiarazione  On Line: è necessario essere registrati all’area riservata del sito Enpam. Per i liberi professionisti non ancora registrati al sito ricevono il modello D per posta insieme a un tagliando con i bordi azzurri con le credenziali per registrarsi più velocemente.

Cartaceo: si può fare la dichiarazione a mano sul modello D cartaceo e inviarlo con raccomandata semplice utilizzando la busta allegata al modello ricevuto per posta.

Non devono compilare il modello D i liberi professionisti, che hanno meno di 40 anni, non sono tenuti a presentare il modello D se nel 2018 hanno avuto un reddito pari o inferiore a 4.602,00 euro (al netto delle spese sostenute per produrlo). Il limite di reddito sale a 8.499,03 per chi ha più di 40 anni (età a partire dalla quale si paga la Quota A per intero).  Questi importi, spiegano da ENPAM possono variare se l’iscrizione all’Albo o la cancellazione o infine il pensionamento sono avvenuti in corso d’anno.

I pensionati del Fondo di previdenza generale ENPAM che continuano a esercitare la libera professione devono fare la dichiarazione sempre a prescindere dall’importo del reddito.

Sanzioni    Per i liberi professionisti che non rientravano tra quelli interessati dalla proroga e dovevano inviare la dichiarazione entro il 31 luglio dovranno pagare una sanzione di 120 euro, stessa sanzione che sarà applicata agli altri professionisti che invieranno il modello D dopo il 30 settembre.  Sul sito ENPAM le informazioni e la documentazione necessaria.  Leggi l'articolo completo al LINK

https://www.enpam.it/comefareper/dichiarare-il-reddito-da-libera-professione/modellod

Terazosina: da farmaco contro l’ipertrofia prostatica a possibile terapia anti-Parkinson

E’ la promessa di uno studio appena pubblicato su JCI che ha messo insieme scienza dei grandi numeri e biologia molecolare. I risultati suggeriscono la possibilità di ‘riposizionare’ la terazosina in un’area terapeutica orfana di novità terapeutiche, il Parkinson. Attraverso la sua azione sull’enzima PGK1, la terazosina potrebbe prevenire, rallentare e addirittura arrestare la progressione di questa malattia neurodegenerativa. Tra i vantaggi, oltre quello dell’economicità, è che questo  vecchio farmaco ha una safety collaudata da anni di uso in ambito urologico.    Leggi l'articolo completo al LINK

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=76951&fr=n

Provvedimenti AIFA su farmaci contenenti ranitidina

(da www.aifa.gov.it)  L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha disposto il ritiro dalle farmacie e dalla catena distributiva di tutti i lotti di medicinali contenenti il principio attivo ranitidina prodotto presso l’officina farmaceutica SARACA LABORATORIES LTD - India.   Il motivo è la presenza, in alcuni di questi lotti, di un’impurezza denominata N-nitrosodimetilammina (NDMA) appartenente alla classe delle nitrosammine, già rilevata nel 2018 in una classe di farmaci anti-ipertensivi (sartani).   In questi casi le autorità sanitarie operano secondo il principio di precauzione, che prevede di ridurre al minimo i rischi per il paziente, limitando l’esposizione alla sostanza potenzialmente dannosa.  A scopo precauzionale, l’AIFA ha anche disposto il divieto di utilizzo di tutti i lotti commercializzati in Italia di medicinali contenenti ranitidina prodotta da altre officine farmaceutiche diverse da SARACA LABORATORIES LTD, in attesa che vengano analizzati. Provvedimenti analoghi sono stati assunti o sono in corso di adozione negli altri Paesi dell’Unione Europea e in diversi paesi extraeuropei. L’AIFA sta lavorando insieme all’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e alle altre agenzie europee per valutare il grado di contaminazione nei prodotti coinvolti e adottare misure correttive.  La ranitidina (antagonista dei recettori H2 dell'istamina) è un inibitore della secrezione acida utilizzato nel trattamento dell'ulcera, del reflusso gastroesofageo, del bruciore di stomaco e di altre condizioni associate a ipersecrezione acida. È commercializzata in Italia sia come medicinale soggetto a prescrizione medica, sia come medicinale di automedicazione, in forma di compresse, sciroppi o soluzioni iniettabili per uso endovenoso.  Sono disponibili in commercio altri medicinali con le stesse indicazioni terapeutiche, pertanto i pazienti che assumono medicinali a base di ranitidina devono rivolgersi al proprio medico per discutere la possibilità di una terapia alternativa. La NDMA è classificata come sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla base di studi condotti su animali. È presente in alcuni alimenti e nelle forniture di acqua, ma non ci si attende che possa causare danni quando ingerita in quantità molto basse.

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Agevolazioni per i colleghi in difficoltà con i contributi

In considerazione della mutata situazione economica del Paese e della categoria, l'Enpam ha ottenuto dai ministeri vigilanti di poter rivedere le sanzioni da applicare nei casi di morosità.

Gli iscritti in ritardo con il pagamento dovranno versare i contributi previdenziali con una maggiorazione del 3% annuo (invece che del 5,5% come previsto in precedenza); la maggiorazione resta dell'1% per chi paga la Quota B entro 90 giorni dalla scadenza. Inoltre è stata cancellata la sanzione aggiuntiva del 4% per tutti coloro che chiedono di mettersi in regola spontaneamente prima che arrivi l'accertamento dell'Enpam. In aggiunta a queste misure generali, la Fondazione ha deciso di venire incontro alle esigenze di colleghi in particolari difficoltà economiche. Concretamente è stata introdotta la possibilità, rimessa alla valutazione del Presidente dell'Ordine, di chiedere all'Enpam un'ulteriore dilazione del pagamento con un numero maggiore di rate. Per poter usufruire di quest'agevolazione gli iscritti segnalati dovranno attivare l'addebito diretto dei contributi sul conto corrente. In questo modo, i colleghi che rispetteranno il nuovo piano di rateazione potranno tornare a una situazione di regolarità contributiva.

circolare_ordini_regime_sanzionatorio

facsimile_richiesta_dilazione_morosita_ex_art_10_comma_2_bis

regolamento_del_regime_sanzionatorio_del_fondo_di_previdenza_generale_per_invio_e_pubblicazione

Un ‘etilometro’ nasale fiuterà i batteri e ci eviterà gli antibiotici quando non servono

(da AGI)   Presto, quando ci ammaleremo, un naso elettronico ci dirà se dovremo assumere antibiotici o meno. Il dispositivo creato da James Covington della Warwick University funziona più o meno come l’etilometro. Una volta che il paziente ha soffiato in un tubo, il naso elettronico analizza il campione e ne individua i batteri.  I vantaggi sono duplici, assicura Covington: in primo luogo questo macchinario aiuta a ridurre le prescrizioni - inutili - di antibiotici. Gli esperti auspicano un 20% in meno. In secondo luogo  mette in guardia da malattie del tratto respiratorio alla vigilia di un intervento. Infine, prescrivere meno antibiotici significa allungare la vita di questi farmaci, più efficaci più a lungo se non se ne fa un abuso

Diabete: gli esperti propongono di modificare i criteri diagnostici della curva da carico di glucosio

Un valore di glicemia uguale o superiore a 209 mg/dl, alla prima ora del test di carico orale di glucosio identifica i soggetti con diabete tipo 2 con un’accuratezza maggiore della glicemia a digiuno (≥ 126 mg/dl).e dell’emoglobina glicata (≥ 6,5% o ≥ 48 mmol/mol). Il test ‘accorciato’ a un’ora permette inoltre di risparmiare risorse e spazi in ambulatorio. I risultati arrivano da uno studio internazionale al quale ha preso parte la Società Italiana di Diabetologia. Il prossimo dicembre in occasione del congresso dell’IDF in Corea, verrà proposto alle autorità regolatorie internazionali di inserire nelle linee guida il nuovo criterio diagnostico. Leggi l'articolo completo al LINK   http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=77017&fr=n

Vita più lunga con le proteine vegetali

(da Quotidiano Sanità e Reuters Health)  Le persone che consumano un quantitativo maggiore di proteine vegetali possono vivere più a lungo di quelle che assumono quasi esclusivamente proteine animali. È quanto emerge da uno studio giapponese pubblicato da 'JAMA Internal Medicine'. Lo studio
  I ricercatori – guidati nel lavoro da Norie Sawada del National Cancer Center di Tokyo –
hanno seguito quasi 71.000 giapponesi di mezza età per una media di quasi due decenni. Rispetto alle persone che hanno consumato una minima quantità di proteine vegetali, i partecipanti che ne hanno consumato quantità maggiori hanno fatto registrare il 13% di probabilità in meno di morire durante lo studio e il 16% di probabilità in meno di morire per cause cardiovascolari. “Precedenti studi hanno scoperto che un maggiore consumo di proteine animali è associato a un aumento di malattie croniche e mortalità, mentre un maggiore consumo di proteine vegetali è associato a un rischio inferiore, ma la maggior parte di questi studi sono stati condotti in popolazioni occidentali, in cui il consumo di proteine animali è molto superiore alle proteine vegetali – dice Frank Hu, presidente del dipartimento di nutrizione della Harvard TH Chan School of Public Health di Boston, non coinvolto nello studio – In questo lavoro giapponese, il consumo di proteine vegetali è piuttosto elevato, mentre il consumo di proteine animali è notevolmente più basso rispetto a quello delle popolazioni occidentali”. Complessivamente nello studio sono morte 12.381 persone: 5.055 sono stati decessi per cancro, 3.025 per malattie cardiovascolari, 1.528 per malattie cardiache e 1.198 per malattie cerebrovascolari. Le persone che hanno sostituito il 3% di carne rossa con proteine vegetali hanno fatto registrare il 34% di probabilità in meno di morire per qualsiasi causa, il 39% di probabilità in meno di morire di cancro e il 42% in meno di morire di malattie cardiache durante lo studio. Inoltre, le persone che hanno sostituito il 4% della carne trasformata nella loro dieta con proteine vegetali hanno avuto il 46% di probabilità in meno di morire per qualsiasi causa e il 50% in meno di morte per cancro. “Quando gli individui mangiano più alimenti proteici vegetali come noci, soia e lenticchie, si verifica un significativo miglioramento dei fattori di rischio cardiovascolare come lipidi nel sangue, pressione sanguigna e peso corporeo – aggiunge Hu – Vale la pena notare che questi alimenti vegetali contengono non solo proteine, ma anche altri nutrienti benefici come grassi sani, vitamine antiossidanti, minerali e sostanze fitochimiche. D’altra parte, diete ricche di carni rosse e trasformate sono state associate a una vasta gamma di conseguenze sulla salute come il diabete, malattie cardiovascolari e alcuni tumori”.

Non esistono livelli sicuri di PM nell’aria se si guardano i dati di mortalità

(da Univadis)    L’esposizione, anche per poco tempo, al particolato atmosferico è associata ad aumentata mortalità per tutte le cause, per cause cardiovascolari e per cause respiratorie in più di 600 città nel mondo. I risultati confermano quanto emerso da precedenti studi locali e regionali, che avevano identificato un legame tra la concentrazione di PM10 e PM2,5 e la mortalità.

Descrizione dello studio      I dati giornalieri sulla mortalità e l'inquinamento atmosferico sono stati raccolti in 652 città, sparse in 24 Paesi o regioni.  Le informazioni sulle condizioni ambientali sono state ottenute dal Multi-City Multi-Country (MCC) Collaborative Research Network database, la banca dati di un network di ricerca che valuta gli effetti del clima sulla mortalità.  Il periodo interessato va dal 1986 al 2015 e i dati di mortalità sono stati ottenuti dalle autorità locali di ciascun Paese analizzato; le cause di morte sono state classificate secondo la classificazione internazionale ICD-9 o ICD-10.   Le misurazioni di PM10 erano disponibili in 598 città, quelle di PM2,5 in 499. 445 città possedevano dati su entrambi gli inquinanti.  Lo studio è stato finanziato da numerose istituzioni pubbliche e private.

Risultati principali     In media, un aumento giornaliero di 10 μg per metro cubo di PM10 è risultato associato a un aumento dello 0,44% nella mortalità per tutte le cause, dello 0,36% nella mortalità cardiovascolare e dello 0,47% nella mortalità respiratoria.  I corrispondenti aumenti della mortalità per la stessa variazione della concentrazione di PM2,5 sono stati, rispettivamente, 0,68%, 0,55% e 0,74%.  L'associazione rimane significativa anche controllando per gli inquinanti gassosi ed è più forte nei luoghi in cui le concentrazioni medie annue di PM erano più basse e le temperature medie annuali più elevate.

Limiti dello studio      Le stime degli effetti sulla mortalità specifica risentono di possibili errori diagnostici o di codifica, inevitabili in uno studio globale così duraturo e ampio.

Perché è importante     Questo studio internazionale multicentrico, adottando lo stesso protocollo analitico e le stesse specifiche nella stima delle associazioni, permette un miglior confronto dei risultati tra Paesi. È importante capire se le associazioni osservate per i PM sono indipendenti da altri inquinanti per la regolamentazione della qualità dell'aria e la valutazione del rischio. Questo studio fornisce prove circa gli effetti indipendenti del PM.  L’esistenza di un effetto anche dopo un’esposizione breve suggerisce che non esista un livello sicuro di esposizione per PM.  Questo studio non sembra confermare l’ipotesi di curvilinearità nella relazione concentrazione-risposta secondo cui ci sarebbe un’inclinazione minore in corrispondenza di alti livelli di esposizione. Ciò significa che perfino i Paesi ad alto reddito con una qualità dell'aria relativamente buona potrebbero ottenere benefici per la salute pubblica da un'ulteriore riduzione delle concentrazioni di PM ambientale.

(Liu C, Chen R et al. Ambient particulate air pollution and daily mortality in 652 cities. N Engl J Med 381(8), 705-715. 2019. doi: 10.1056/NEJMoa1817364 )

Certificati sportivi: le regole da seguire

(da DottNet)   Ha destato sicuramente scalpore l’inchiesta dei Nas sui certificati sportivi e di cui abbiamo dato ampia risonanza. Alla luce di ciò vediamo dunque di fare chiarezza sull’argomento in concomitanza con la ripresa delle attività scolastiche e sportive. Tre sono le categorie interessate:

- Per l’attività sportiva agonistica, l’idoneità può essere certificata dai medici della Federazione medico-sportiva italiana (che sono in possesso del diploma di specializzazione in Medicina dello sport) e dal personale e dalle strutture pubbliche e private convenzionate, con le modalità fissate dalle Regione d’intesa con il Coni. In questo caso il certificato non solo è obbligatorio e oltre a quanto richiesto dalla visita per il certificato non agonistico, necessita di ulteriori accertamenti. Ad esempio: elettrocardiogramma sotto sforzo; esami del sangue; esame delle urine; test respiratorio; test visivo.

- L' idoneità all'attività sportiva non agonistica, può essere invece rilasciata dai medici di medicina generale o i pediatri di libera scelta solo relativamente ai propri assistiti, oppure dai medici iscritti alla Federazione Medico Sportiva Italiana sia soci ordinari, vale a dire specialisti in medicina dello sport, sia soci aggregati, vale a dire non specialisti in medicina dello sport, ma comunque tesserati per la  Federazione Medico Sportiva Italiana; in tale caso sul certificato dovrà risultare il numero di iscrizione alla Federazione stessa. Nessuna altra figura o equipollenza è contemplata.  La visita medica consiste in: misurazione della pressione; elettrocardiogramma a riposo; analisi dello stato di salute del paziente.

- Per l’attività ludica amatoriale non è prevista alcuna figura specifica, né alcun titolo specifico oltre alla laurea in medicina e relativa abilitazione e iscrizione all'Ordine dei Medici.

Subito un decreto contro la violenza su medici e personale sanitario

(da M.D. Digital)  "È passato tanto tempo, troppo dalla morte di Paola Labriola. Sei anni di quotidiani episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari, senza che la politica sia stata in grado di dare risposte adeguate ad un fenomeno che è ormai un’emergenza sociale” – ha dichiarato, in occasione della recente conferenza stampa della Giornata nazionale sulla violenza contro gli operatori sanitari, Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della FNOMCeO. “Non bastano più le parole e le commemorazioni. È giunto il momento di agire in modo pragmatico. Il disegno di legge giace alle Camere da troppo tempo. Per questo chiedo al neo Ministro della Salute Roberto Speranza di avere più coraggio”.
Intanto si continuano a registrare episodi di violenza soprattutto nei Pronto Soccorso, come quello accaduto lunedì 16 settembre nel PS dell’Ospedale San Paolo di Napoli.   Un uomo che aveva accompagnato la moglie a ginecologia, spazientito per l'attesa ha dato calci e pugni ai due sanitari. Poi è fuggito con sua moglie.

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Un importante riconoscimento per il nostro Ordine

Martedì 17 Settembre, nel corso della manifestazione " Workshop annuale Wellness Valley " tenutasi a Cesena, il nostro Ordine è stato insignito del riconoscimento " eccellenza della Wellness Valley" assieme agli Ordini dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri di Ravenna e Rimini. Nella motivazione si legge "In questi anni gli Ordini dei Medici della Romagna sono stati protagonisti di uno straordinario impegno per l’educazione della popolazione e la formazione della classe medica sulla Cultura del Wellness e dei sani stili di vita per la prevenzione delle patologie croniche e il miglioramento della qualità della vita. È grazie a questo impegno, ad esempio, che la Romagna può vantare il triplo della popolazione che usa la bicicletta per gli spostamenti quotidiani rispetto alla media nazionale, il 14,5% in meno della popolazione residente sedentaria rispetto al resto d’Itali, il 40% di medici che consigliano ai propri pazienti di fare attività fisica (+9.1% rispetto alla media italiana) e il 58% che consigliano di perdere peso (+10,4% rispetto alla media italiana)."   Il riconoscimento è stato consegnato alla presenza del Governatore della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e dei  Sindaci di Cesena e Rimini

Cuore e condizioni meteo. Esiste un legame tra clima e infarto ed è possibile effettuare previsioni con giorni di anticipo

Basse temperature, maggiore umidità e giornate meno piovose in inverno e temperature più elevate in estate aumentano la probabilità di infarto. Lo dice uno studio recentemente pubblicato su International Journal of Cardiology da un gruppo di ricercatori italiani coordinati dal Professor Francesco Versaci, direttore della Cardiologia dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina, che spiega: “Riuscire a prevedere con anticipo i giorni considerati con ‘bollino rosso’ per infarto offre la possibilità di prevenzione dei pazienti a maggior rischio e ulteriori possibilità organizzative per il sistema dell’emergenza sanitaria”  Leggi l'articolo completo al LINK

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=76868&fr=n

Vaccinazione anti-HPV: ci sono evidenze dell’effetto gregge

(da Univadis)   L’introduzione della vaccinazione contro il papillomavirus umano (HPV) ha avuto un impatto notevole sulla frequenza delle infezioni da HPV e delle neoplasie intraepiteliali cervicali di grado 2 o superiore (CIN2+) tra le ragazze e le giovani donne e sulla frequenza dei condilomi anogenitali tra ragazze e ragazzi e giovani adulti di entrambi i sessi.

Descrizione dello studio    Si tratta dell’aggiornamento di una metanalisi del 2015.  Sono stati inclusi 65 articoli pubblicati tra il 2014 e il 2018 che avevano stimato incidenza o prevalenza di un endpoint legato all’HPV: infezione genitale da HPV (n=23), condilomi anogenitali (n=29), CIN2+ confermata istologicamente (n=13).  Dal confronto tra la frequenza nel periodo pre-vaccinazione e quella nel periodo post-vaccinazione è stato calcolato il rischio relativo (RR) dei diversi endpoint.  Fonti di finanziamento: WHO, Canadian Institutes of Health Research, Fonds de recherche du Québec – Santé.

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Smettere di fumare dopo un evento cardiovascolare riduce notevolmente il rischio di recidive e la mortalità da tutte le cause

(da Cardiolink)  Questo studio ha analizzato la relazione tra l’interruzione dell’esposizione tabagica e il rischio di recidive e di mortalità in pazienti con un precedente evento cardiovascolare. Nello studio sono stati inclusi 4673 pazienti che avevano avuto un evento cardiovascolare nei precedenti 12 mesi; l’età media era di 61 ± 8.7 anni. Tra i pazienti arruolati, un terzo dei soggetti fumatori aveva interrotto l’esposizione tabagica dopo il primo evento. Durante il follow-up, di durata mediana pari a 7.4 (3.7–10.8) anni, 794 pazienti sono deceduti e 692 hanno presentato recidive cardiovascolari. Rispetto ai pazienti che avevano continuato a fumare, quelli che avevano interrotto l’esposizione tabagica hanno mostrato un minor rischio di recidive cardiovascolari (HR 0.66, 95% CI 0.49–0.88) e di mortalità da tutte le cause (HR 0.63, 95% CI 0.48–0.82). Inoltre, i pazienti che avevano smesso di fumare vivevano in media 5 anni di più e presentavano gli eventi cardiovascolari 10 anni più tardi. Un miglioramento della sopravvivenza è stato osservato anche nei pazienti che avevano avuto il primo evento ad un’età > 70 anni, nei quali la sopravvivenza è risultata paragonabile a quella di ex-fumatori o non fumatori. Pertanto, smettere di fumare dopo un evento cardiovascolare, indipendentemente dall’età del primo evento, riduce significativamente il rischio di recidive e la mortalità cardiovascolare. In particolare, la riduzione del rischio cardiovascolare è più marcata di quella osservata con qualunque altro trattamento farmacologico dei fattori di rischio, per cui dovrebbe essere considerato un obiettivo fondamentale del trattamento di tutti i pazienti vasculopatici.

(Van den Berg MJ et al. Am Heart J. 2019 Jul;213:112-122. doi: 10.1016/j.ahj.2019.03.019..)

Diagnostica per immagini in costante crescita nonostante i richiami a un uso ponderato

(da Doctor33)  Uno studio pubblicato su JAMA mette in evidenza che, nonostante una vasta campagna mirata ai professionisti sanitari affinché riducano il ricorso alla diagnostica per immagini, i tassi di utilizzo di TC, risonanza magnetica e altri tipi di esame di imaging continuano ad aumentare sia negli Stati Uniti che nella regione canadese dell'Ontario. I ricercatori di tre grandi centri accademici statunitensi hanno valutato oltre 135 milioni esami di imaging nel più grande studio di questo tipo mai portato avanti, e si dicono preoccupati che questa crescita sia dovuta a un abuso di tali metodiche. «La diagnostica per immagini è una parte importante dell'assistenza sanitaria, ma può anche portare a danni ai pazienti come riscontri accidentali, sovra-diagnosi, ansia ed esposizione alle radiazioni, con conseguente aumento del rischio di cancro» afferma Rebecca Smith-Bindman, della University of California San Diego, prima autrice dello studio. I ricercatori hanno analizzato i modelli di imaging tra il 2000 e il 2016 in un gruppo eterogeneo di pazienti adulti e pediatrici arruolati in sette sistemi sanitari statunitensi e nel sistema sanitario pubblico in Ontario. Ebbene, la crescita annuale di TC, risonanza magnetica ed ecografie è stata più alta negli anni tra il 2000 e il 2006, ma anche dopo tale periodo l'utilizzo ha continuato ad aumentare di anno in anno, e tra il 2012 e il 2016 si è vista una crescita annuale dell'1-5% per la maggior parte delle fasce di età e la maggior parte dei test sia negli Stati Uniti che in Ontario. L'unica eccezione è stato l'uso della TC nei bambini, che è diminuito negli Stati Uniti dal 2009-2013 ed è poi rimasto stabile, ed è in riduzione in Ontario dal 2006. I tassi di imaging per TC e risonanza magnetica sono risultati più alti negli Stati Uniti che in Ontario, ma questo divario si sta ora colmando. Gli autori osservano che il potenziale uso eccessivo dei test diagnostici è stato affrontato nella campagna "Choosing Wisely", lanciata nel 2012 dall'American Board of Internal Medicine Foundation, e che altre iniziative hanno creato incentivi per scoraggiare l'uso eccessivo di diagnostica per immagini riducendo i tassi di rimborso per determinati esami, ma che in base a questi risultati pare che tali provvedimenti non siano stati del tutto efficaci. (JAMA 2019. doi: 10.1001/jama.2019.11456  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31479136

Tumori: in Emilia Romagna, nasce numero verde per le urgenze

(da AGI)  Sarà presto attivato un numero verde dedicato, presso il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, attivo alla sera, dalle 20 fino alla mattina, nei giorni festivi e nei fine settimana, in grado di rispondere a tutti - uomini e donne - su qualunque tipo di neoplasia. Una sorta di “pronto soccorso” telefonico per le urgenze, con medici specialisti per dare risposte o consigli a chi ne ha bisogno, anche negli orari più imprevedibili. È una proposta, pienamente condivisa dalla Regione, dell’associazione bolognese Loto onlus, che si occupa nello specifico di tumore dell’ovaio, aiutando le pazienti e operando perché ci sia sempre più informazione su questa patologia. Patologia che vede, a livello nazionale, circa 5.200 nuovi casi l’anno, di cui 350-400 in Emilia-Romagna.

In arrivo decreto attuativo legge Gelli su assicurazioni, dubbi FNOMCeO

(da AdnKronos Salute)   Sarebbe in arrivo, emanato dal ministro dello Sviluppo economico, di concerto con quello della Salute, oltre che con quello dell’Economia, uno dei più importanti decreti attuativi della Legge 24/2017 sulla sicurezza delle cure", la cosiddetta Legge Gelli, ovvero "quello che regolamenta le polizze assicurative". Un decreto che arriverebbe "con un ritardo di due anni sulla tabella di marcia" ma sulla cui bozza (in circolazione in queste ore), la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) mostra perplessità. Proprio su questo tema - riferisce una nota - il presidente Fnomceo, Filippo Anelli, "aveva chiesto a Roberto Speranza, all’atto della sua nomina a ministro della Salute, di convocare le professioni sanitarie per impostare insieme ai professionisti, e ai cittadini, una politica di sostegno al Servizio sanitario nazionale. Ora l’occasione potrebbe farsi concreta".  

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